INDICE DELL'IPERTESTO
Introduzione
CAP.I°- La storia: politica e società
- Premessa
- La questione della decadenza
- Un secolo di stagnazione
CAP.II°- I centri della cultura e gli intellettuali
- La Corte e l’organizzazione della cultura
- Gli avvenimenti intellettuali
CAP.III°- Il concetto di Barocco
- La parola
- Le vicende critiche
- Una nuova weltanschauung
CAP.IV°- Il Barocco letterario
- Premessa
- Il gusto e la poetica del Secolo
- Una diversa "idea" dell’arte
- La critica letteraria
- La lirica
- Marinisti e non
- La satira
- La poesia giocosa
- Il poema eroicomico
- La prosa: il romanzo
- La poesia giocosa
- La novella
CAP.V°- La poesia lirica e G.B.Marino
- L’Adone
- Il poeta della "meraviglia"
- I seguaci del Marino
CAP.VI°- La nuova scienza: G.Galilei
- Premessa
- La vita e le prime scoperte
- La polemica antiaristotelica e l’accusa
- Il declino
- L’intellettuale nuovo
- Dalla filosofia alla scienza
- Tra scienza e fede
- Il metodo sperimentale
- L’eredità galileiana
CAP.VII°- La "Scienza Nuova" di G.B.Vico
- La posizione storica
- La formazione filosofica e le opere minori
- L'autobiografia: res et verba convertuntur
- Dal razionalismo cartesiano alla scoperta della storia come "vera scienza"
- La "Scienza Nuova" e la critica letteraria
- Il problema della poesia primitiva
- L'arduo stile e la fortuna di Vico
BIBLIOGRAFIA
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| Introduzione
Già da diversi anni, a partire dal tempo delle sperimentazioni avviate nella scuola superiore, si suole ripetere che è necessario farla finita con la vecchia logica dell’educazione tradizionale e con la didattica di tipo gentiliano impostata sulla rigidità di un programma calato dall’alto, sul valore assoluto del libro di testo, sulla trasmissione agli allievi di un sapere codificato esclusivamente attraverso il procedimento della lezione frontale, sui vecchi criteri della valutazione improntata sull’interrogazione e sui compiti scritti.
Fortunatamente oggi si parla di un nuovo e complesso sistema nell’esperienza dell’apprendimento e dell’insegnamento in un ambito di ampia progettazione didattica in grado di coinvolgere non solo i docenti, ma anche gli alunni e tutte le componenti e gli strumenti presenti nel contesto scolastico: «L’autonomia organizzativa è finalizzata alla realizzazione della flessibilità, della diversificazione, dell’efficienza e dell’efficacia del servizio scolastico, alla integrazione e al miglior utilizzo delle risorse e delle strutture, all’introduzione di tecnologie innovative..» (Art. 21 legge n.59).
Essere educatori oggi è certamente molto più difficile di quanto non lo fosse ieri. In effetti è finito il tempo in cui bastava essere conoscitori della propria disciplina per poter insegnare bene.
La scuola tradizionale appariva caratterizzata da un procedimento verticale nella trasmissione di un sapere di tipo codificato, affidato solo alla conoscenza di specialisti dell’educazione i quali, comunicando in modo ontologico il loro sapere, fidavano prevalentemente sul "verbo" e sulla retorica per raggiungere i loro interlocutori. Qualsiasi programma educativo avanzato, tradotto nell’attuale stesura del POF, per converso non può fare a meno di pensare ad ogni unità scolastica (microsistema) come ad un sistema integrato in un complesso generale (macrosistema), in grado di cooperare alla realizzazione della migliore offerta formativa che potrebbe concretizzarsi solo con il pieno coinvolgimento dei docenti e dei discenti nel progetto educativo di una didattica flessibile e aperta.
Ciò comporta, particolarmente per i docenti, di uscire dall’ambito individuale e di non considerare le discipline come assoluti (sciolti) campi specialistici, ma di vederle in costante relazione fra loro (interdisciplinarità, multidisciplinarità, transdisciplinarità) integrate nel complesso e modulare sistema con le altre materie. Ne consegue che tutto ciò comporta una profonda modificazione dei vecchi sistemi e l’impianto di un modello di progettazione e organizzazione scolastica in grado di ovviare alla rigidità della didattica tradizionale, e di realizzare proprio con la costituzione di moduli fondamentali quella flessibilità, reversibilità, trasferibilità di esperienze didattico-formative difficili da realizzare in un "sistema ingessato", immobile, caratterizzato da eccessiva rigidità come il nostro.
Tutti sanno che qualsiasi progetto di modificazione didattica viene avviato per risolvere uno o più problemi che si riconoscono nel microsistema scuola in cui si opera, i quali si configurano a loro volta come ostacoli che richiedono un intervento innovativo. E’ stata proprio la presa di coscienza di uno o più limiti presenti nel nostro liceo che mi ha indotto, pur senza abbandonare del tutto i sistemi tradizionali, a sperimentare l’uso delle nuove tecnologie a fini didattici, progettando e realizzando con gli allievi di una classe del triennio liceale (seconda E) un ipertesto interdisciplinare sul ‘600, argomento che costituisce una sezione importante del programma curricolare del penultimo anno. Il progetto di realizzare un ipertesto multimediale, in grado di coinvolgere non solo i docenti (le discipline coinvolte sono: l’italiano, la storia, la filosofia e la fisica) ma anche gli allievi (il progetto riguarda in primis una classe, ma rimane inteso che, una volta messo in rete l’ipertesto, i risultati potranno essere fruiti non solo da tutti gli alunni del nostro liceo, ma da quanti decideranno di accedere al nostro sito) per i quali si richiede oggi particolarmente una preparazione più accurata e flessibile per poter affrontare le difficoltà di un mercato del lavoro più complesso e la competizione europea) è una formula abbastanza inedita che non mi pare sia stata mai tentata nel nostro liceo.
L’idea di introdurre, in generale, l’uso del computer nella scuola ha sollevato e solleva ancora oggi diverse questioni. Non sono mancate, infatti, da parte dei sostenitori dell’antico critiche serrate circa l’uso didattico delle nuove tecnologie multimediali, accusate di proporre una pedagogia trasmissiva di tipo nozionistico che, sostituendo la pura e semplice "informazione" al più nobile termine di "conoscenza" quale frutto di personale elaborazione culturale, sono accusate di produrre materiale culturale che, appiattendo e disperdendo i concetti e spezzettando le idee, pur avendo qualche valenza formativa, non può ovviare ad un carattere fondamentalmente frammentario, nonché transeunte, del sapere. Gli avversari del computer continuano a sostenere in somma che ammettendo definitivamente il loro uso nella scuola si contribuirà ad annullare la prospettiva storica della cultura dei nostri allievi, che, proprio in virtù dell’abuso didattico delle nuove tecnologie, non potrà essere più come per il passato organica e sistemata intorno a concetti di fondo, ma costituita esclusivamente da un semplice ed effimero accumulo di dati.
In effetti, come suggerisce Palma "il dibattito recente su questa sfida si è sviluppato in modo poco riflessivo: quasi una richiesta di schierarsi con i devoti che prefigurano effetti taumaturgici del progressivo ingresso delle nuove tecnologie nelle aule scolastiche oppure con gli eretici che vedono in esse un veicolo per una dissoluzione culturale, per la perdita di strumenti di reale conoscenza". In effetti tra "devoti" ed "eretici" non è facile mantenere la posizione. In questa contrapposizione fra gli "apocalittici" che lamentano la morte del libro e la distruzione di una cultura edificata faticosamente nel corso dei secoli e i cosiddetti "integrati", profeti ad oltranza del progresso tecnologico, ancora una volta credo si debba ricercare un tentativo di riconciliazione, in quanto il rapporto fra il libro e il computer, fra il testo e l’ipertesto, deve far pensare più all’alleanza che al conflitto.
Non vogliamo certo nascondere le difficoltà che abbiamo incontrato, sul piano operativo, nel tentare una tale conciliazione, derivanti soprattutto dalla indubitabile diversità dei due modelli stilistici: dalla parte del libro stampato stanno, come sottolinea lo stesso Palma, concetti quali linearità, astrazione, ragionamento deduttivo, monomedialità, contesti chiusi, dalla parte della nuova cultura si riscontrano espressioni come multilinearità, multimedialità, procedimento analogico, contesti aperti. Non possiamo neppure negare che il passaggio da testi lineari a stampa all’ipertesto, sia quelli suggeriti agli allievi e riferiti nella bibliografia sia quelli costituiti dalle singole relazioni degli stessi, ha richiesto non lievi difficoltà, esclusioni o compromessi, in quanto il testo tradizionale (pensiamo all’abitudine del vecchio tema cui sono pur sempre ancorati gli alunni), non può rinunciare al procedimento retorico sequenziale, caratterizzato da una certa ridondanza, se non proprio prolissità, mentre l’ipertesto, per sua natura icastico si fonda prevalentemente su una logica non lineare ma di tipo associativo: un testo tradizionale può essere letto solo nel rispetto dell’ordine delle idee che l’autore vi ha imposto, l’ipertesto libera il lettore da una tale costrizione, lasciandogli la facoltà di spaziare a suo piacimento in un gran numero di dati informativi, su alcuni dei quali egli potrà successivamente concentrare il suo interesse ed attenzione.
Quanto all’organizzazione, si dirà che il docente non si è limitato a suggerire o trattare direttamente gli argomenti dei singoli capitoli dell’opera, ma dividendo il lavoro in due tempi, il primo curriculare e corrispondente al logico svolgimento della programmazione ordinaria, il secondo extracurricolare, svolto prevalentemente dagli allievi riuniti in gruppi di lavoro, relativo alla ricerca, raccolta e selezione dei dati di studio, del commento sonoro e delle immagini da inserire nell’ipertesto.
L’operazione complessa dell’allestimento, svolta in comune da docenti ed allievi, riuniti in un’attività laboratoriale ritagliata al di fuori del normale tempo e spazio scolastico, ha trovato il pieno consenso e partecipazione degli allievi, i quali, alleggeriti dall’assillo psicologico e dal peso dell’ordinario svolgimento curriculare dei compiti e delle interrogazioni, hanno avuto l’opportunità di sperimentare un nuovo modello di ricerca-azione che, coinvolgendoli insieme al docente (non più nella tradizionale funzione di giudice, ma questa volta nella veste di guida e tecnico) ha offerto loro l’affascinate opportunità di partecipare direttamente, sia in modo divertito sia in parte attiva e creativa, ad un’impresa culturale qualificante che, coinvolgendoli totalmente, certamente sarà parte fondamentale della loro memoria scolastica più di tutto il tempo impiegato nel rutinario ed obbligato studio ordinario.
Quanto al docente che ha coordinato il lavoro, quest’ultimo, oltre a rinsaldare sul piano umano il buon rapporto con i suoi alunni, rompendo la monotonia dell’abituale routine scolastica, ha avuto modo di fare qualcosa di nuovo sul piano didattico, che, se pure non arriverà ad abbattere completamente i procedimenti tradizionali (l’ipertesto difficilmente soppianterà il libro), costituisce comunque un’esperienza che merita di essere ripetuta ed approfondita a causa del risultato più che positivo. |