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Relazione non ufficiale di fine anno scolastico
Enrico Galavotti
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dalle liste di discussione didaweb rilanciamo questo intervento, al tempo stesso acuto e provocatorio, di Enrico Galavotti, che ci sembra toccare temi di non evitabile attualità. saremo lieti di mettere a disposizione le nostre "colonne" a quanti -ci auguriamo numerosi- volessero intervenire a precisare, approfondire, confermare, consentire o dissentire)
Stralci di una bozza per un ipotetico dirigente intelligente
Dopo aver utilizzato svariati cd enciclopedici e motori di ricerca i miei studenti hanno acquisito una piena padronanza della cultura del copia/incolla, ovvero del taglia e cuci, una cultura informatizzata a 360 gradi, in quanto non vi è ricerca che non possano fare, in rapporto ovviamente alla loro età.
L'importanza del libro di testo è stata ridotta al mero eserciziario, al test concepito come gioco competitivo.
Le nozioni apprese sono state meramente ripetitive, preconfezionate, astrattamente memorizzate, dove la personalizzazione, durante l'anno, verteva al massimo sulla capacità di formulare domande per capire il senso delle frasi acquisite, nonché sulla bravura impiegata per salvare le apparenze, mostrando cioè che non si era vergognosamente copiato.
Riflessioni di specchi opachi
Il web, che pur è stato una grande occasione di espressione personale da parte di chi si sentiva estraneo ai grandi circuiti della comunicazione, dell'editoria, dei premi letterari ecc., è progressivamente diventato, per le giovani generazioni, il ricettacolo del plagio, lo spettro che la didattica deve fuggire per dimostrare a se stessa che andare a scuola ha ancora un senso.
I supporti infotelematici si stanno configurando come "fine della creatività del pensiero". L'estrema quantità di nozioni sta diventando inversamente proporzionale alla personalizzazione dei contenuti.
Più volte ho sentito una voce provenire dal fondo dell'aula informatica, senza però riuscire ad attribuirla a qualcuno in particolare: - Sappiamo tutto, ma nulla ci appartiene. Possiamo imparare tutto, ma non ci rimane nulla.
Dunque scienziati dove siete? Vi piace l'idea che il cervello sia come scatola da riempire, incapace di assimilare alcunché di significativo?
E voi poeti e letterati, che dite di un cuore povero di sentimenti, di emozioni, di partecipazione spontanea, gratuita alla vita scolastica?
Orsù psicopedagogisti, dite la vostra sulla solitudine del rapporto uomo-macchina, che caratterizza le giovani generazioni sin dalla più tenera età.
Fate presto che è tardi: loro diventano fisicamente sempre più obesi, emotivamente frettolosi (perché le sequenze del clic devono essere veloci), psicologicamente insofferenti ai tempi lunghi, ai "religiosi" silenzi, alla democrazia dei lavori di gruppo, alla disciplina del metodo, al rispetto della diversità negli apprendimenti...
Chi più dispone di mezzi tecnologici e quindi più sa, più vuole imporsi... "E tu straniero o ti adegui o è meglio che ritorni da dove sei venuto".
Una sola domanda una sola
Come ristrutturare la didattica in cui l'accesso ai contenuti globali sta diventando sempre più facilitato e massificato?
L'insegnante ha ancora una qualche utilità o il declino è
irreversibile?
Ci stiamo illudendo della nostra efficacia educativa-formativa o possiamo dimostrarla con dei riscontri oggettivi?
Abbiamo il diritto-dovere di lanciare un grido d'allarme in direzione dei mass-media, o partiamo dal presupposto che ciò non serva a nulla, in quanto la nostra categoria non ha forze sufficienti per darsi una veste politica?
Forme e modi che possano rendere creativa la ricerca, interessante l'apprendimento, stimolante il rapporto diretto tra docente e discente, quali sono?
Dire che la formazione non si basa tanto sul "livello dei contenuti" (la difficoltà oggettiva di comprensione di un testo), quanto piuttosto su "contenuti di livello" (la difficoltà è soggettiva, in quanto si pretende un coinvolgimento personale di tutti gli attori della formazione), ha un qualche senso?
Avete per caso ulteriori spunti di riflessione da aggiungere a questa
relazione antiburocratica?
giugno 2006
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