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Dell’educare. 49
“La diversità degli insegnanti…“
Aldo Ettore Quagliozzi
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Straordinaria e struggente la paginetta che si propone e che è stata tratta da quel meraviglioso libro di memorie che ha per titolo “Storia di una giovinezza“ di Elias Canetti.
Da essa vien fuori la poliedrica e misteriosa figura dell’insegnante, di tutti gli insegnanti, così come di sicuro essa è apparsa ed appare agli occhi incantati dei pre/adolescenti di tutte le epoche e di tutti i luoghi.
E chi non ha provato un incantamento anche breve al cospetto di un insegnante ilare e giocoso, o di un insegnante canuto ed austero, non avrà goduto di quel tempo “sospeso“ che quasi per miracolo la scuola riesce a creare.
Ed in un simile e magico incantamento la curiosità giovanile galoppa e si inerpica per quelle vie tortuose della immaginazione per cui, di quelle stupende persone che sono pur sempre gli insegnanti, ci si sforza di indovinarne la vita anche la più recondita, a costruirne attorno un alone a volte impenetrabile di pensieri e di ingenui ed indistruttibili convincimenti, ché solo il progredire degli anni dissiperà per restituire una immagine dell’insegnante più concreta e verosimilmente vicina alla sua umanità.
“La diversità degli insegnanti ( … ) è la prima forma di molteplicità di cui si prende coscienza nella vita.
Il fatto che essi ci stiano davanti così a lungo, esposti in tutte le loro reazioni, osservati ininterrottamente per ore e ore, oggetto dell’unico vero interesse della classe, impossibilitati a muoversi e dunque presenti in essa sempre per lo stesso tempo, esattamente delimitato; la loro superiorità di cui non si vuole prendere atto una volta per tutte e che rende acuto, critico e maligno lo sguardo di chi li osserva; la necessità di accostarsi ad essi senza rendersi le cose troppo difficili, dato che non ci si è ancora votati al lavoro in maniera esclusiva; e poi il segreto in cui rimane avvolto il resto della loro vita, in tutto il tempo durante il quale non stanno recitando la loro parte davanti a noi; e ancora, il loro susseguirsi uno dopo l’altro, nello stesso luogo, nello stesso ruolo, con le stesse intenzioni, esposti con tanta evidenza al confronto – come tutto questo agisce e si manifesta, è un’altra specie di scuola, del tutto diversa da quella dell’apprendimento, una scuola che insegna la molteplicità della natura umana, e purché la si prenda sul serio anche solo in parte, è questa la prima vera scuola di conoscenza dell’uomo.”
giugno 2006
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