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Il poeta e il suo libro
Alfonso Cardamone e “L’ombra lunga del mito”
Rodolfo Coccia
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Si è chiusa con l’incontro del poeta Alfonso Cardamone, nella Biblioteca Comunale di Frosinone, alla presenza di un pubblico qualificato e numeroso, la rassegna letteraria “Il poeta e il suo libro” a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Frosinone.
Anche i precedenti incontri, divisi tra il Museo Archeologico e la Biblioteca Comunale, negli ultimi quattro mesi, hanno avuto un buon successo di pubblico. L’assessore alla cultura, Amedeo di Sora, ha presentato puntualmente tutti gli incontri, alla continua presenza di una platea omogenea che ha accolto favorevolmente i versi e le poetiche dei vari autori intervenuti.
“L’ombra lunga del mito” di Alfonso Cardamone è stato l’ultimo lavoro presentato il 12 dicembre 2004 nella sala conferenze della biblioteca comunale di Frosinone.
Alfonso Cardamone, è noto, del Mito ha fatto morbida pasta da plasmare per la sua poetica.
Fonte inesauribile di grazia, bellezza e luce, il mito, da sempre, è visto come nascita incontaminata dei primitivi passi del genere umano, ancora fuori dal “tempo della storia”, ma inserito perfettamente dentro un mondo armonico dove la felicità lentamente si adombra del male e del dolore portando l’uomo gradualmente ad un continuo nostalgico “guardarsi indietro”. Ed è con questa visione “antica” che l’efficacia ispiratrice del Mito irrompe violentemente con inesauribile fecondità sull’arte e la poesia di Cardamone, lasciando scorrere agilmente i versi del poeta, volti al quotidiano vivere, ma rivolti anche e contemporaneamente al magico canto dei personaggi mitologici, evocati in ogni titolo e criticamente spiegati, per l’occasione, dal prof. Renzo Scasseddu; uno snodare concetti e libere parole sopra un’abile e personale costruzione letteraria e poetica giocata con la sicurezza del “mithos” posseduta dal poeta.
Inserto della rivista letteraria “Angeli e poeti” pubblicata dall’editore Guido Miano in Milano, la gradevolissima raccolta è presentata da Ferruccio Masci, che ripercorre le simbologie dei personaggi mitologici citati, soffermandosi ancora una volta sul mistero della parola del poeta, che mentre afferma nega e sempre allude ad altro, e della grande padronanza posseduta dallo stesso, il quale verseggia “la poesia dicono è un peccato infantile /un ripetuto gesto onanistico / un battere ostinato delle parole alle porte / di ferro delle cose”.
Le letture dei versi sono state affidate alle voci di Amedeo di Sora e Severo Lutrario, amplificate dal loro personale bagaglio intellettuale, cassa di risonanza perfetta al servizio del “mithos” del “poeta alfonso cardamone”.
dicembre 2004
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