|
Europa, non dimenticare il dottor Zivago!
Mario Amato
|
Oggi, alle porte dell’Est, in Ucraina è in atto una crisi che rappresenta un punto di rottura fra Europa dell’Ovest e Russia. Gli osservatori internazionali hanno segnalato elezioni poco democratiche e il leader ucraino Viktor Yuscenko dell’opposizione denuncia brogli e frodi elettorali. Nessuno di noi può sapere quale sia la verità, ma se da giorni vediamo in televisione centinaia di migliaia di persone che sventolano, pacificamente e democraticamente (è il caso di sottolinearlo), le bandiere color arancione della protesta, ciò deve aver pure un significato. O più significati! Già alla vigilia della guerra del presidente G. W. Bush fu chiaro che ormai esistono due grandi schieramenti: da una parte il potere e dall’altra l’opinione pubblica, il popolo. Manifestazioni in tutto il mondo, bandiere di pace alle finestre ed ai balconi delle case in ogni dove non indussero il presidente statunitense a retrocedere dalle sue decisioni ed oggi in Iraq è la guerra di tutti contro tutti.
La crisi ucraina deve far riflettere sul desiderio di libertà e democrazia del popolo e sulla sordità dei poteri costituiti. Il vincitore ufficiale (?) Viktor Yanukovich vuole introdurre la doppia cittadinanza e la lingua russa come seconda lingua ufficiale in Ucraina. Dopo la prima guerra mondiale alla Conferenza di Parigi fu introdotto il principio di nazionalità, che oggi, dalla fine del secondo conflitto mondiale, si chiama “principio di autodeterminazione dei popoli”. La Russia riconosce i risultati ufficiali della votazione svoltasi domenica scorsa, ma giudica una ingerenza in affari privati di un altro Stato il giudizio espresso dagli osservatori internazionali. L’Unione Sovietica si è dissolta e bisogna rispettare il principio di autodeterminazione dei popoli, bisogna rispettare la volontà popolare, che forse è quella scritta sulle bandiere color arancione. Tutti abbiamo il sogno di una mondo senza divisioni, senza bandiere, ma per realizzarlo è necessario rispettare le elementari regole della democrazia, e la più elementare è il rispetto della volontà popolare.
La lingua non è soltanto un mezzo di comunicazione, ma è qualcosa di più profondo ed intimo, è uno strumento di conoscenza e di espressione, è il canto, è la musica, è il cuore pulsante di un popolo. Forse i pagani erano più democratici di noi moderni, se è vero che Gesù parlava aramaico e l’impero romano non gli impose di parlare latino, neanche come seconda lingua.
Viktor Yuscenko ha chiesto all’Europa di non abbandonare l’Ucraina ad un amaro destino.
Una parte del popolo ucraino ha già parlato tedesco, allorché era compreso nei confini dell’impero austro-ungarico; successivamente tutto il popolo ucraino ha parlato russo nell’epoca non lontana dell’Unione Sovietica. Non è forse ora che possa scegliere di parlare la sua lingua, non è forse ora che venga detto che Boris Pasternak, autore di uno dei più grandi romanzi della storia della letteratura, era ucraino e pensava e scriveva in lingua ucraina?
Europa, non dimenticare il Dottor Zivago!
novembre 2004
in attualità/discussione: |
|
dello stesso autore: |
|