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Parole di umanità
Aldo Ettore Quagliozzi
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Scrive Umberto Galimberti nel suo articolo “Tante parole per nulla“:
“(…) … dice Heidegger: «I poeti sono i più arrischianti, ma per questo sono anche i dicenti, mentre gli altri si trattengono nei modi di dire, perché a loro il linguaggio non dice, il linguaggio serve». E quando non serve il linguaggio diventa "residuo". Oggi la nostra civiltà è minacciata di soccombere sotto i propri residui: residui industriali, ma anche residui linguistici, sovrabbondanza di modi di dire, di frasi fatte, di slogan che trasmettono il senso codificato come un dettato ipnotico, riducendo il tasso di comunicazione e sbarrando il rapporto sociale, che non può non soccombere sotto il cumulo dei residui lasciati da un linguaggio morto.(…)“
Affinché non si lasci morire il linguaggio dell’uomo, affinché esso non viva solo ed esclusivamente di vuote parole d’ordine, affinché esso serva a dire, a far venire fuori, quanto di più nobile sottostà nell’animo umano, affinché esso esprima sino in fondo l’orrore per i fatti visti o vissuti su questo frammento di universo chiamato Terra, siano essi fatti accaduti in terra d’Iraq o in terra di Israele, o in qualsiasi altro luogo di questa Terra, affinché il linguaggio dell’uomo giunga fino ai potenti con il suo carico di disapprovazione e di rabbia per come essi menano le cose di questo mondo, affinché non muoia ancora la speranza in un linguaggio che sia voce vera dell’animo umano, si trascrivono le voci di tanti cittadini americani indignati per i tragici fatti che vedono il loro Paese trascinato nel pozzo profondo della abiezione e della viltà.
Scriveva William Pfaff, famoso ed attento notista del “Tribune Media Services International“:
“(…) L’amministrazione Bush fin dall’inizio, ancor prima dell’11 settembre, ha manifestato una certa ostilità nei confronti del diritto internazionale e dei doveri derivanti dai trattati considerati limiti alla sovranità nazionale americana o ostacoli rispetto all’interesse nazionale americano.
(…) Tutto questo è coerente con un atteggiamento nei confronti della violenza particolarmente caratteristico dei neoconservatori dell’amministrazione Bush che da anni insistono che la storia si fa con la violenza e che, per il bene del paese, una elite di governo ha il diritto di ingannare l’opinione pubblica per conseguire obiettivi che solo i leader sono in grado di capire.
(…) Quanti si oppongono agli Stati Uniti in Iraq e altrove debbono essere uccisi, ribadisce ripetutamente il ministro della Difesa. Non parla di sconfiggerli e ancor meno (…) di negoziare con loro. Un linguaggio disumanizzante è stato deliberatamente utilizzato per descrivere tutti quelli che si oppongono agli Stati uniti. L’effetto cumulativo è stato quello di indurre i soldati americani a ritenere che, nella guerra al terrorismo, erano state sospese (o comunque seriamente limitate) le norme del diritto nazionale e internazionale.
Si potrebbe sostenere che l’amministrazione Bush ha creato una condizione di aspettativa, una modalità di comportamento, una ostilità per le tradizionali norme di comportamento militare e un atteggiamento nei confronti degli iracheni, degli afgani e di altri terroristi islamici che hanno aperto la strada alle atrocità.
(…) … chi ha corrotto questi giovani soldati e soldatesse americani? Direi che la corruzione morale è arrivata da Washington lungo la catena di comando.“
Le lettere sono state inviate da cittadini americani al Direttore del quotidiano “New York Times“ il giorno 7 maggio 2004.
“New York.
(…) E’ già una piccola consolazione che il presidente Bush sia finalmente sceso dal suo piedistallo per porre al re di Giordania Abdullah II le proprie scuse per gli abusi cui sono stati sottoposti i prigionieri iracheni sotto la sua custodia. Ciò che manca adesso è una richiesta di scuse al popolo americano e a tutti gli altri abitanti del pianeta.
(…) Come americano provo vergogna e umiliazione. Adesso la gente ci odia e diffida di noi come mai mi è capitato di notare prima. Dove sono le scuse che mi sono dovute?
Robert Issen“
“Somerville, Massachusset.
(…) Uno dei risultati più inquietanti ottenuti dall’amministrazione Bush è stato l’essersi impossessato del linguaggio della moralità e di averlo ridotto a cosa vuota. La testimonianza offerta dal segretario alla Difesa Donald Rumsfeld non è che l’ultimo esempio di questo fenomeno. «Mi prendo tutta la responsabilità», ha affermato di fronte alla commissione Difesa del senato.
(…) Se non dà le dimissioni allora la sua affermazione, come tutta la retorica moraleggiante dell’amministrazione Bush, non ha alcun significato.
Peter Spiegler“
“Chicago.
Quanto è americano il fatto che il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld possa pensare di trovare «un modo per offrire una riparazione adeguata a quei detenuti che hanno sofferto abusi tanto brutali e crudeli». Un’affermazione come questa dimostra il livello di incomprensione dei responsabili di questa guerra verso le persone contro le quali stanno combattendo. Non c’è alcuna maniera per riparare all’aggressione sessuale e all’umiliazione pubblica cui il mondo ha assistito questa settimana.
Laura Beth Nielsen“
“Philadelphia.
Credo che il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld potrebbe dimettersi. Ma prima ci sarà un periodo in cui l’amministrazione lo difenderà strenuamente. Poi comincerà a cianciare in base a come si muoverà l’opinione pubblica. Ma alla fine, quando il presidente inizierà a temere danni ai suoi risultati elettorali, farà in modo che Rumsfeld dia le dimissioni in un modo che permetta di salvare la faccia.
(…) Questo è il genere di leadership di cui la Casa Bianca è tanto orgogliosa.
Louis Kalikow"
“Granger, Indiana.
(…) La condotta di Rumsfeld come segretario alla Difesa ha messo in discussione la credibilità dell’America e le sue capacità di combattere i reali terroristi. Dovrebbe essere rimosso dal suo incarico.
Kathleen Opel"
“New York.
(…) A novembre il mondo aspetterà un segnale che dimostri che anche l’elettorato americano comprende la gravità di ciò che è successo.
Barbara Paul
“Bordentown, N.J.
Se c’è un elemento caratterizzante e unificante i campi di sterminio, l’arcipelago dei gulag e orrori come il governo del Generale Pinochet in Cile o il regime Baathista in Iraq, è che sotto questi regimi ingiusti e criminali le persone possono essere fatte sparire.
(…) Se il processo di Norimberga, e tutto ciò che l’ha seguito, ha stabilito qualcosa è che la responsabilità è dei vertici e che aver eseguito gli ordini non può essere considerato né una giustificazione, né una difesa plausibile. Se le persone comuni restano in silenzio, il male prospera. Non un giorno di più. E non in nome mio, come americano.
Carl Zeitz"
24 maggio 2004
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