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Lettera aperta al Ministro della Pubblica Istruzione Tullio De Mauro
Marco Pippione
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Carissimo signor ministro,
ho letto lo schema di decreto e gli indirizzi per la realizzazione dei
curricoli nella scuola di base.
Le confesso di aver avuto due reazioni opposte; una positiva, l'altra di una certa preoccupazione.
Sono rimasto infatti favorevolmente impressionato dalla sua ripetuta sottolineatura dell'importanza
del passaggio dal programma al curricolo, ovvero dal vecchio sistema in cui si decideva tutto
centralmente ad uno nuovo, nel quale saranno le scuole e gli insegnanti a decidere come
realizzare gli obiettivi educativi e culturali indicati dal ministero. E' un segno incoraggiante per il
futuro della scuola che lei si sia speso a difesa dell'autonomia dei singoli istituti e della libertà di
insegnamento, garanzia di pluralismo culturale, pedagogico e didattico. Di questo non si può non
esserle grati.
Ma veniamo al motivo di perplessità, anzi di preoccupazione.
Forse ho inteso male, ma mi pare che i principi da lei sostenuti vengano di fatto contraddetti negli
indirizzi per la realizzazione dei curricoli. Infatti, quando lei passa a delineare la scuola della
riforma, prescrive un'unica didattica, quella di stampo costruttivista-modulare. Spero di aver capito
male, ossia che lei ci ha consegnato queste cento pagine non perchè noi le traducessimo
meccanicamente in modalità del nostro insegnamento, ma per sollecitarci ad impegnare le nostre
energie nella costruzione autonoma dei curricoli. Del resto avere un esempio di come si potrebbe
fare ha una sua utilità proprio come punto di riferimento e come stimolo ad un confronto, con la
possibilità di sperimenatre altre ipotesi, altre strade, tutte legittime, cui gli insegnanti possono
riferirsi per costruire i nuovi curricoli.
Ho inteso bene? Posso sostenere davanti ai miei colleghi e assieme ai miei colleghi che non
siamo obbligati ad adottare la didattica ministeriale, ma che possiamo conseguire gli obiettivi
formativi e disciplinari nel modo che riteniamo più rispondente al bisogno degli studenti?
Se è così, se cioè lei non intende obbligare tutti i docenti ad uniformarsi ad una nuova didattica, di
fatto quella modulare (nutro peraltro forti dubbi sul fatto che la stragrande maggioranza degli
insegnanti italiani sia pronta a questa "rivoluzione"), mi permetto altresì consigliare il rinvio di un
anno dell'attuazione della riforma per consentire alle singole scuole di costruire autonomamente i
propri curricoli.
Grazie per l'attenzione
Distinti saluti
Marco Pippione, Istituto di Istruzione Superiore di Gavirate
Gavirate, 3 marzo 2001
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