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Dell'educare.16
Colui che ha dimenticato la sua fanciullezza...
Aldo Ettore Quagliozzi
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Anche questa preziosa pagina è stata raccolta da quel campo infinito della saggezza umana che è lo scritto “Ai piedi del maestro“, dell’indiano Krishnamurti.
Se solo si pensa all’epoca della sua stesura, il 1910, ed alla sua attualità, a ben novantaquattro anni di distanza, non risulta mai bastevole il nostro riconoscimento per tutta la saggezza che continua ad elargire a piene mani.
In questa epoca edonistica e di grande obnubilamento delle masse il richiamo all’amore, che non sia di trasgressione o di esasperata sensualità, ma come amore verso il debole, il giovane, l’iniziato alla vita, proprio di un educatore, diventa un impegno categorico ed una prescrizione senza la quale l’arte dell’educare non potrà sortire effetto alcuno.
E la breve pagina riporta di un amore vicendevole che trasmigra sotto la forma della protezione paterna e dell’aiuto, ma che poi riversa e ricambia amore sotto la forma della ammirazione e della riverenza per il maestro, con cui la sorte ci ha posto in amorevole contatto.
E questo scambio aiuterà il giovine nella sua crescita e lo indurrà a scorgere e scoprire le vere grandezze della vita, e lo fortificherà al punto da rendere il giovine docile e facile da guidare.
“( … ) “Colui che ha dimenticato la sua fanciullezza e non è più in simpatia con i fanciulli, non è un uomo adatto ad insegnare loro e ad aiutarli“.
Quest’amore dell’insegnante per il suo allievo, amore che protegge ed aiuta, provocherà di ritorno amore da parte del ragazzo; e siccome quest’ultimo ammira il suo maestro, così un simile amore assumerà la forma di riverenza.
Una volta iniziata, nel fanciullo, la riverenza crescerà in lui col crescere degli anni, diventando un’abitudine di scorgere e riverire la grandezza, e così, col tempo, lo condurrà forse ai piedi del maestro.
L’amore del fanciullo per l’istruttore lo renderà docile e facile da guidare, e così non sorgerà mai la necessità del castigo. In questo modo sparirà una delle grandi cause di timore che attualmente avvelena i rapporti fra insegnante ed allievo.
Quelli fra noi che hanno la felicità di essere discepoli di veri maestri, sanno quali dovrebbero essere questi rapporti. Noi conosciamo con quale mirabile pazienza, dolcezza e simpatia, essi ci accolgono sempre, anche quando possiamo aver commesso degli errori od essere stati deboli.
( … )”
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