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La dimensione della libertà
Alfonso Cardamone
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“Nel segno del tempo” (edizioni Debatte, Livorno 2002) di Alfredo Giacomelli, poeta e saggista nativo di Alessandria ma livornese di adozione, è prima di ogni altra cosa, per segni inequivoci del dettato, oltre che per spie più o meno intenzionali o allusività persuasive di abbandoni referenziali, un esercizio di linguaggio. Meglio: una messa in scena del dramma del linguaggio, vero protagonista delle interrogazioni dell’autore.
Attraverso una scrittura, che ora si tende, ora si avvita tra gli estremi dell’argomentazione raziocinante e l’afflato dell’entusiasmo oracolante, prende forma progressivamente l’angoscioso interrogarsi della coscienza sul divenire del tempo, l’essenza delle cose, la funzione esistenziale della memoria. E, come seguendo il più puro canone della tragicità classica, l’inevitabilità ed insanabilità del conflitto viene ad occupare il centro della scena, investendo le dramatis personae (con la dovuta avvertenza, sia ben chiaro, che qui non si tratta di una interlocuzione tra diverse e distinte individualità umane, quanto piuttosto di una messa in campo di sentimenti e di concetti), sia considerate ciascuna in sé per sé quanto, soprattutto, in relazione con ciascun’altra. Così, le cose (vera e propria ossessione questa codificazione del reale che circonda della sua insopprimibile quanto inafferrabile apparenza la coscienza dell’individuo umano!), pure avvertite e certificate nella loro sensibile concretezza, sono altresì perdute nel riconoscimento doloroso della loro sostanziale inafferrabilità. E l’irredimibile duplicità fonda il dramma dell’irraggiungibilità del creato, nonché, possiamo arrischiare noi, della coscienza stessa.
A questo punto, insorge, come un grido, la domanda centrale: «Ma allora per quale motivo esiste l’essere e non il nulla?».
Domanda destinata a restare, ovviamente senza risposta. Ma, poiché qui si svolge propriamente il dramma del linguaggio, non daremo segni di meraviglia se il capitolo centrale del volumetto sarà dedicato a notazioni di poetica e se in questo, attraverso il groviglio di conflitti e contraddizioni che da ogni parte stringono la coscienza dell’individuo, vedremo fare capolino l’evento della lirica. E, poi che “l’essere e la poesia nascono per vivere uniti”, apprenderemo che in essa e solo in essa, “spazio e tempo non esistono più” e “l’essere e il dover essere si completano trasformandosi in una dimensione, nella quale l’uomo trova il valore della propria libertà”.
marzo 2004
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