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Il fantasma della scuola media
considerazioni dall'interno
Antonio Limonciello
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Si dice, anche un sondaggio CGIL lo confermerebbe, che i docenti delle medie siano molto contrari alla riforma.
Perché?
Naturalmente viene da rispondere: ma perché è il livello che scompare, come possono quegli insegnanti essere favorevoli!
Non è forse una chiara sfiducia nel ruolo che essi hanno svolto in questi 40 anni? È un po' come dire che essi non servivano poi tanto.
E che ruolo sta svolgendo la ricerca pedagogica italiana per far capire loro, così tanto disorientati, se questo sacrificio è giusto o è un errore?
E perché questi dotti ricercatori universitari non girano per i collegi dei docenti o non predispongono seminari nelle università per far conoscere il loro parere favorevole o contrario?
E perché i collegi autonomamente (!?) non prendono iniziative in tal senso?
Intanto, proviamo a rispondere noi, partendo dalle nostre conoscenze e dalla nostra pratica scolastica. Lasciamo per un attimo da parte la riforma dei cicli, facciamo finta che non esiste e per noi stessi chiediamoci: perché è necessario avere un livello scolastico medio organizzativamente separato dalla scuola primaria e dalle superiori?
(Rispondiamo tutti, a prescindere dal livello scolastico a cui apparteniamo).
Che percezione abbiamo del ruolo della scuola media?
Non il ruolo scritto nelle leggi ma quello che sentiamo, percepiamo dall'interno, per chi ci insegna, e dall'esterno per chi lavora negli altri segmenti.
Faccio un elenco di "sentito dire", ingiustificati luoghi comuni o grandi verità, non importa, tanto li elenco così come mi vengono.
- La scuola media è il luogo dove entrano dei bambini ed escono degli adolescenti
- La scuola media è la necessità di dare una risposta didattica specifica all'età evolutiva.
- La scuola media è il segmento orientativo per eccellenza, infatti gli alunni procedono dal conoscere se stessi al conoscere il mondo che li circonda fino alla capacità di orientarsi in questo mondo, ovvero mettere in relazione il dentro e il fuori per fare la migliore scelta possibile per loro stessi (ma se la scelta si sposta di 2 anni, cioè alla conclusione del biennio delle superiori, questo ruolo orientativo viene meno.
- La scuola media realizza il passaggio verso l'astrazione.
- L'alunno passa dalla elementare ed intuitiva capacità di osservare a una osservazione scientifica, per passare quindi all'analisi, alla sintesi e alla valutazione critica.
- La scuola media conclude il ciclo dell'obbligo, quindi l'esperienza formativa di base (anche questo non è più vero perché non si conclude più l'obbligo), quindi con la scuola media si ritiene aver formato l'uomo e il cittadino.
Mi fermo qui, se ne potrebbero aggiungere altri.
A termine voglio parlare più direttamente come vivo attualmente la scuola media.
Intanto: sono al trentesimo anno di insegnamento (sui 38 complessivi che ha la scuola media unificata). Quando vi arrivai era il livello di scuola più vivo, più interessante dei vari segmenti della scuola italiana. Tutti gli insegnanti che erano interessati alla qualità scolastica prendevano come riferimento le esperienze che maturavano nelle scuole medie.
C'era anche una continua attività di adeguamento ai cambiamenti, così, pur essendo il segmento scolastico più nuovo (1962) vedeva diverse, a volte anche contraddittorie, modifiche:
- l'abolizione completa del Latino (prima in alternativa alle Applicazioni Tecniche);
- l'unificazione della Matematica e delle Osservazioni scientifiche (divennero Scienze matematiche, chimiche fisiche e naturali);
- le Applicazioni Tecniche, divise in maschili e femminili, divennero Educazione Tecnica, l'insegnamento fu obbligatorio e con lo stesso curricolo per ambo i sessi - in più Scienze matematiche e E.T. insieme aumentarono di 3 ore complessive nel corso, ovvero si rafforzava in questo modo l'asse tecnico-scientifico;
- Educazione fisica fu non più sessista;
- raddoppiarono le ore di Educazione Musicale;
- si introdusse l'integrazione dell'handicap (1977);
- si abolì il voto e si introdusse il giudizio, dalla valutazione sommativa si passò a quella formativa, dai programmi si passò alla programmazione, didattica ed educativa (1976);
- furono approvati dal parlamento i Nuovi Programmi (1979);
- infine, ultimo intervento, nel 1982 si introdusse il Tempo Prolungato (al posto del Tempo Pieno sperimentale e delle LAC, leggi doposcuola).
Ecco, la scuola media era capace di rinnovarsi, o forse fu sempre alla ricerca di un equilibrio che nella pratica non trovava.
Io non so se questo è vero, però fino alla fine degli anni '80 ho sentito il mio livello scolastico come il più attivo e lo verificavo sia negli incontri con le elementari che con quelli delle superiori, anzi queste ultime erano davvero sconcertanti, prive come si presentavano di qualsiasi sensibilità alla ricerca didattica.
Con gli anni '90, e soprattutto con la riforma delle elementari, si evidenzia con chiarezza una crisi di ruolo della scuola media. Ho sentito che giravamo a vuoto, che c'era uno stanco ripetersi senza trovare più nuove risposte ai fallimenti registrati, come se fosse subentrata la rassegnazione rispetto al fallimento.
Le superiori da sempre ci rimproveravano di non essere sufficientemente propedeutici al loro livello scolastico. Quando eravano forti delle nostre convinzioni respingevamo al mittente dicendo: non possiamo mica peggiorare la nostra scuola per adeguarla alla vostra schifezza. Sì, proprio così, c'era orgoglio per quanto facevamo e disprezzo per le mummie incatenate ai "programmi ministeriali" della secondaria superiore. Noi potevamo progettare i nostri interventi liberamente adattandoli, come e quanto volevamo, alle realtà in cui operavamo. Una scuola moderna, una classe docente giovane e fortemente motivata.
Così eravamo.
Eravamo, perché negli anni '90 mi sono scoperto sempre con gli stessi colleghi assunti tra la fine dei '60 e la metà degli anni '70 (dopo la riduzione delle nascite bloccò praticamente le assunzioni al solo turnover, quando c'era), molti di essi erano spenti e desiderosi della pensione.
Sempre più si era fatta strada la pratica di fare una scuola propedeutica alle superiori.
Ma che sono queste schifezze di espressioni? Che vuoi fare, se non le faccio, quando vanno alle superiori dicono che non sono preparati e li bocciano.
E la ricerca come antipedagogia? Ma quale antipedagogia, e poi non ho tempo, l'analisi logica! Se non la faccio, vanno male a latino!
E il recupero delle tradizioni orali?
E il teatro?
......
E basta! qui non si fa più scuola!
Negli anni '90 si iscrivevano alla scuola secondaria ormai il 90% dei nostri alunni. Di fatto non eravamo più, quasi per nessuno, la conclusione del ciclo formativo.
Eravamo solo terra di transito.
Crisi!
Sì, ma noi orientiamo però.
È pur vero che da molto tempo andavamo dicendo che a 14 anni è presto per scegliere, che non c'è sufficiente maturità, la scelta doveva avvenire più in là. Ma se non riusciamo a fare orientamento allora è proprio crisi!!!
Riforma, dopo la riforma delle elementari ci vuole una riforma anche per la media. Salviamo la scuola media, si gridava nei primi anni '90!
Forse qui in molti si sono chiesti se c'era più un ruolo specifico, una necessità, di tenere un'organizzazione scolastica intermedia e separata.
Secondo me, non sono stati trovati buoni motivi per mantenere la scuola media.
Io non ne trovo di forti, e mi piacerebbe trovarne. La scomparsa della scuola media mi rende triste, perché è come venisse meno una parte importante di me.
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