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Una ventata di sgretolamento
Anna Pizzuti
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Antonio
La cosiddetta circolare sulle iscrizioni ha condotto gli insegnanti e i genitori al principio di realtà, cosicché, da un momento all'altro, sembra aver preso forma, tra i colleghi della scuola media, un elenco interminabile di domande:…….
Ho sempre pensato che sarebbe accaduto così. Il principio di realtà, come lo chiama Antonio. Ed io, a questo punto, non ci vedo nulla di male. Se è "anche" questa la strada per la quale passa la presa d'atto della trama generale sulla quale è stato intessuto l'ordito della riforma. E comunque il 17 gennaio lo ha dimostrato. Prolungando il 29 novembre. È un passaggio importante, per me, il fatto che, dopo la prima manifestazione, sia stato subito chiaro che non di ore si trattava, ma di quello che le ore contengono e significano. E che questo andava detto. Di fatto, una grande dimostrazione che non di soli organici si tratta. Ma di quello che essi consentono di fare.
Non ci dimentichiamo, tra parentesi, che la prima scure si è abbattuta sugli organici funzionali, anch'essi strumento ed occasione.
Antonio
Tutti i processi di riforma sono dolorosi e richiedono impegno straordinario, voglia di mettersi in gioco, studio, risorse, sperimentazioni.
Questo passaggio non mi è chiaro, nel contesto del messaggio. Sono sicura che Antonio non individua nel momento che viviamo un "processo di riforma", e non capisco quale potrebbe essere l'impegno straordinario ed in che cosa mettersi in gioco. Se non nel mantenere la propria dignità e quella della scuola pubblica, riempiendo il tempo casuale con lo stesso impegno con il quale si è lavorato finora.
Comunque, per me, il problema è sempre quello del senso. Del disegno generale.
Ho letto e riletto le domande che Antonio elencava. Per me esprimono, anche attraverso l' insicurezza personale (chi decide, con quali criteri) finalmente la consapevolezza della ventata di sgretolamento che questa riforma porta con sé.
Antonio
Questo processo di riforma sembra spostare nelle scuole la guerra tra le varie componenti scolastiche e all'interno di esse.
e si innesta, secondo me, per la parte che si sta attuando ora, sul peggio delle riforme precedenti, cioè sul peggior modo in cui erano state vissute.Se non altro per quella parte di protagonismo che attivano: pensa alla figura del tutor nella scuola elementare: mi consta che ci siano persone che si stanno già dando da fare per capire come lo si diventa.
Antonio
Sicuramente arriveranno norme che daranno risposte alle domande di cui sopra, ma sarà difficile evitare che la gestione a livello di scuola non comporti furbizie, scontri, lotte tra poveri.
Forse erano proprio queste le intenzioni. Che si potevano svuotare reagendo prima, visto che il disegno era chiaro fin dall'inizio. Voglio dire, opponendosi globalmente al progetto di scuola che si stava costruendo.Ma non è accaduto, ed è inutile ora riparlarne.
Antonio
Vi ricordate? La riforma Berliguer non cadde per contestazione di merito ma per il Concorsone, come dire che la categoria docenti fa pazziare i ministri fino a che non viene toccata.
Eppure a me sembrò chiaro, allora, che, attraverso quella lotta, si metteva in discussione tutto. Perciò Berlinguer cadde o fu fatto cadere.
Antonio
E allora proprio la CGILscuola deve prendere coraggio e giocare fino in fondo la carta più difficile per un sindacato: uno sciopero non corporativo ma uno sciopero per la scuola.
Uno sciopero della scuola contro la riforma della scuola non lo chiamerei corporativo, proprio per quello che questa riforma rappresenta. Fermo restando che uno sciopero per la scuola avrebbe sicuramente più significato. Come lo hanno avuto i momenti in cui la scuola ha scioperato insieme alle altre categorie.
Comunque non vedo le due cose come alternative.
Anche se è esperienza di questi giorni come culmine, ma anche di questi mesi ed anni: i movimenti e le associazioni che, mi sembra, rispetto alla scuola stiano trovando incontri e costituendo stimoli ed anche creando riscontri con i livelli organizzativi molto più di quanto accada nel resto dello scenario politico. Con tante azioni.
Antonio
Bisognerà avere l'intelligenza di spostare le paure dei docenti su un terreno di prospettive, non si tratta di difendere questa scuola ma di costruire le premesse per un'altra scuola possibile.
Mi ha colpito tantissimo la conclusione dell'articolo di Starnone sul Manifesto. E la riporto come contributo alla discussione.
"Il momento del resto è dei peggiori. L'opera di demolizione del centrodestra arriva quando la scuola, malgrado il suo sforzo pluridecennale per porre sotto controllo gli effetti dello svantaggio socioeconomico e culturale, sembra aver causato nel tempo soltanto la facilitazione degli studi, un'ignoranza diffusa a dispetto dei diplomi o comunque una generica educazione al consumo, abbandoni pur sempre numerosi, sbocchi scarsi sul mercato del lavoro, scontento delle intelligenze, disoccupazione intellettuale. La sinistra dal canto suo gioca da tempo in difesa, si spaventa della sua stessa storia, non chiama le cose con il loro nome, asseconda la tendenza a fingere che vengano bene i `pezzi' del tornitore - secondo la metafora di don Milani - anche quando, per le enormi difficoltà che si incontrano a fare una scuola che davvero assicuri un'istruzione di qualità a tutti, vengono male. E questo non aiuta. La scuola pubblica, se la si ama, se la si vuole salvare, va guardata con spietata lucidità. La battaglia di oggi a tutela del tempo pieno e contro l'opera devastatrice del centrodestra, giustissima, sarebbe ancora più giusta se riuscisse a riavviare la tensione verso una scuola ben fatta, rifatta. Molti insegnanti ci riescono, giorno dietro giorno, ma in solitudine, tra difficoltà enormi. E lì dove questo avviene il tempo pieno non è una formula, ma quello che volevamo che fosse: uno strumento contro quella disuguaglianza che impedisce ai più di essere realmente liberi. Non ci limitiamo a difenderlo.
Ridiamogli anche significato e passione."
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