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Dopo il 17 gennaio
Antonio Limonciello
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Anche i più tenaci difensori della riforma Moratti sono messi in difficoltà dalla durezza dei fatti.
La cosiddetta circolare sulle iscrizioni ha condotto gli insegnanti e i genitori al principio di realtà, cosicché, da un momento all'altro, sembra aver preso forma, tra i colleghi della scuola media, un elenco interminabile di domande:
- quali sono le 5-6 ore che diventeranno facoltative?
- chi deciderà su queste ore?
- che procedura decisionale sarà messo in moto?
- che ruolo potrò svolgere?
- e se mi propongono delle attività che non so realizzare?
- e se invece a proporre sono io e gli alunni non si iscrivono?
- e come saranno valutate queste attività, avranno posto nella pagella, avranno valore nella valutazione finale, oppure saranno attività di serie B, dei riempitivi per insegnanti in attesa della pensione?
- queste attività saranno obbligatoriamente distribuite tra tutti i docenti della classe di concorso o si procederà per ordine di graduatoria, ovvero agli ultimi toccherà prendere quanto rifiutato dagli altri?
- si formeranno delle "classi facoltative" come quelle delle attività di progetto?
- e queste classi hanno un minimo di alunni per formarsi oppure ognuno insegna agli alunni delle proprie classi?
- essendo delle attività facoltative cosa succede se dopo un po' gli alunni non frequentano più?
- e se alla fine di tutto molti insegnanti si ritrovano con ore a disposizione senza attività frequentate dagli alunni?
- e se degli insegnanti si ritrovano a disposizione in delle scuole mentre in altre, causa pensionamento, ci sono cattedre libere, siamo sicuri che saranno assunti nuovi insegnanti e non saranno utilizzati quelli a disposizione?
- ma siamo proprio sicuri che gli organi non saranno toccati dopo che la riforma sarà partita?
- ci saranno dei criteri di rapporto tra le classi di concorso e "l'Educazione alla Convivenza civile"
(educazione alla cittadinanza, stradale, ambientale, alla salute, alimentare e all'affettività)? Chi insegnerà queste educazioni?
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Tutti i processi di riforma sono dolorosi e richiedono impegno straordinario, voglia di mettersi in gioco, studio, risorse, sperimentazioni.
Questo processo di riforma sembra spostare nelle scuole la guerra tra le varie componenti scolastiche e all'interno di esse.
Sicuramente arriveranno norme che daranno risposte alle domande di cui sopra, ma sarà difficile evitare che la gestione a livello di scuola non comporti furbizie, scontri, lotte tra poveri.
Vi ricordate? La riforma Berliguer non cadde per contestazione di merito ma per il Concorsone, come dire che la categoria docenti fa razziare i ministri fino a che non viene toccata.
Succederà ancora?
Cioè, la riforma salterà per aria quando i collegi dei docenti saranno chiamati a decidere quali discipline segare?
Non sarà una cosa edificante però ci sta tutta, e comunque, sicuramente saranno problemi seri quelli che investiranno i collegi docenti, i Consigli di Istituto e le RSU.
Lo sciopero generale di tutte le categorie è una prospettiva, ma non ancora abbiamo fatto uno sciopero di categoria, secondo me dobbiamo passare anche per questa fase.
È inspiegabile come non sia all'ordine del giorno visto che tutti i sindacati che contano sono contrari a questa riforma.
Le elezioni delle RSU devono pur dire qualcosa, la CGILscuola vince, non vuol dire forse che la categoria premia chi più coerentemente si è opposto a questa gestione della scuola? Perdono i sindacati che, oggettivamente, diedero una mano ai vincitori delle elezioni del 2001, perdono i
corporativismi di destra e di sinistra.
E allora proprio la CGILscuola deve prendere coraggio e giocare fino in fondo la carta più difficile per un sindacato: uno sciopero non corporativo ma uno sciopero per la scuola.
Bisognerà avere l'intelligenza di spostare le paure dei docenti su un terreno di prospettive, non si tratta di difendere questa scuola ma di costruire le premesse per un'altra scuola possibile.
La lotta contro il Concorsone ebbe il limite di nascere e morire come lotta corporativa, ecco perché da essa non è nato alcun processo di riforma.
D'altra parte i vincitori delle elezioni diedero una lettura corretta: un movimento reazionario si era espresso nella scuola, dunque la risposta sarà "marcia indietro, vie le utopie degli anni 60, si torna alla scuola degli anni 50".
Bisogna prepararsi a gestire una lotta articolata che impedisca la partenza della riforma.
Alcuni momenti potrebbero essere:
1) vigilare ed ottenere che nelle scuole le iscrizioni avvengano come quelle dell'anno scorso. Non si può ordinare con una circolare di attuare quanto previsto da decreti non ancora approvati;
2) impugnare giuridicamente la circolare delle iscrizioni;
3) una volta che le iscrizioni sono avvenute non deve essere possibile cambiare le scelte operate dai genitori, dunque non deve essere possibile far partire nella scuola media la riforma nel prossimo anno scolastico;
4) vigilare durante tutte le fasi della composizione degli organici di scuola;
5) costituire, come hanno fatto i genitori per il tempo pieno e per la scuola pubblica, dei comitati che dal basso organizzano lo sciopero contro la distruzione della scuola e per una vera riforma;
6) dallo sciopero della scuola passare allo sciopero generale
Si perderà?
Può darsi, ma solo dopo aver tentato tutte le strade, il lavoro che faremo non sarà vano, servirà certamente per il futuro della scuola.
18 gennaio 2004
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