LE AVVENTURE DI POKONASO
Dura la vita nel Paleolitico!
Alessandra Bucchi e Laura Cruciani

Personaggi
Pokonaso
Okkibuffi
Babbo
Mamma
Nonna
Kapo Kapo
Moglie di Kapo Kapo
Zio Testarossa
Nasastro
3 Amici
4 Narratori
4 Venditori


(Si apre il sipario. Sulla scena è disposto il coro che apre lo spettacolo cantando “Eravamo Pappemolli” di Roberto Piumini da “Il mattino di zucchero”), che ripercorre in modo semplice e divertente la nascita della vita sulla Terra.)

SCENA 1


Narratore 1: Pokonaso era un bambino che visse migliaia di anni fa tra gli uomini di Neanderthal. Fu quando sulla Terra faceva un freddo tremendo: ecco perché hanno chiamato quell’epoca Era Glaciale!
C’erano in giro moltissimi animali feroci: leoni, tigri, orsi, lupi, e tutti avevano il loro bel pelliccione folto per stare più caldi. Il rinoceronte ed il mammut, una specie di grosso elefante, avevano addirittura un manto ricoperto di lunghi peli.

Narratore 2: Strana gente, questa di Neanderthal: erano tozzi e forti, col collo corto e il naso lungo e largo. Di questo nasone andavano fierissimi e fu per questo che, un po’ perplessi, appena nacque il nostro amico gli affibbiarono quel buffo soprannome: il suo naso non era infatti più grosso di un lampone.
Pokonaso non abitava in una casa come le nostre, ma in una caverna, con babbo e mamma.

(Escono dalla caverna sulla scena il babbo, con in mano due pietre che si accovaccia davanti al focolare e tenta di accendere il fuoco, la mamma e Pokonaso.)

Mamma: Forse ti serve una pietra focaia nuova.

Babbo: Un figlio nuovo, ecco quello che mi servirà se farà spegnere il fuoco un’altra volta! Deve dimostrarsi più responsabile, non pensare solo a bighellonare al fiume.

Mamma: Lo sai, Pokonaso, che di fronte alla casa deve esserci sempre un gran fuoco acceso: serve a riscaldare la famiglia e a tenere lontane le bestie feroci. Hai rischiato come minimo di venir divorato dalla tigre dai denti a sciabola, se non schiacciato come una frittatina da qualche peloso rinoceronte!

Pokonaso (fa lo scocciato poi si volta verso il pubblico): Loro mi brontolano, ma io vicino al fiume ho trovato un prezioso ciottolo verde. Sicuramente al mercato troverò qualcosa con cui scambiarlo.

Babbo: Basta così, mi arrendo. Per fortuna sta già arrivando gente per il mercato. Sicuramente troverò una nuova pietra focaia.

Mamma: Fai attenzione che gli scambi siano vantaggiosi… e non usare tutti i nostri ciottoli colorati!

(Entrano i vari personaggi che allestiscono il mercato e Pokonaso ed il babbo si avvicinano)

Venditore 1: Pettini, aghi, spilli fatti d’osso!

Venditore 2: Noci, frutta, bacche di ogni tipo! Ciottoli e pietre focaie!

Venditore 3: Pelli! Pellicce! Ce l’ho tutte: orso, tigre, rinoceronte peloso!!!!

Venditore 4: 5 ciottoli rossi, nessuno offre di più? Uno, due, tre! Aggiudicato. Per 5 ciottoli rossi il mammut va a quel signore vestito con la pelle di leone!

Pokonaso: Oh, se soltanto potessi comprarne uno anche io. Me ne tornerei a casa tirandolo per la proboscide. Tutti farebbero festa. Una volta a casa farei…oh, no! Mi ero dimenticato che la mamma ed il babbo non vogliono che tenga animali nella caverna. E poi un mammut non riuscirebbe a farci entrare neppure la coda! Peccato: era l’unica cosa che mi sarebbe piaciuto comprare col mio ciottolo.

(Pokonaso si avvicina al mammut, gli gira intorno…)

Venditore 4: E tu cosa ci fai qui, ragazzino?

Pokonaso: Scusa, stavo solo guardando il mammut.

Venditore 4 : Quelli grandi li abbiamo venduti tutti. Questo è solo un trovatello scalcinato che chissà chi mi ha lasciato qui. Piccolo così non lo vendo di certo. E guarda poi, ha anche gli occhi diversi uno dall’altro. Uno è rosso ed uno è verde Chi me la compra una bestia simile?

Pokonaso: Io ( mostra il suo ciottolo)

Venditore 4 : Bene. Un aggeggio simile non posso fartelo pagare più di 8 ciottoli bianchi. Così avrai anche 2 ciottoli bianchi di resto.

(Pokonaso si avvicina al mammut e lo accarezza.)

Pokonaso: Un occhio rosso ed un occhio verde, che occhi buffi! Ti chiamerò proprio così. Vieni Okkibuffi, ti presento il babbo.

(I due si avviano in un’altra zona del mercato dove c’è il babbo che contratta con un venditore.)

Babbo: Insomma mi assicuri che queste pietre focaie non mi daranno problemi.

Venditore 2: Stai tranquillo. Avrai un fuoco in pochissimi istanti.

Venditore 1 : Tutto il mazzo d’aghi solo un ciottolo bianco. E’ un grande affare!

Babbo: Va bene li prendo. A furia di cucire pelli dure mia moglie ha rovinato tutti quelli che avevamo in casa.

Pokonaso: Ciao babbo

Babbo : Dove ti eri cacciato?

Pokonaso: Ti piace il mio mammut?

Babbo (urlando) : Mammut? MAMMUT? Ti metti a giocare con la roba degli altri adesso? Riportalo subito dove l’hai trovato.

Pokonaso: Ma è mio! L’ho comprato con il mio ciottolo verde.

Babbo: Basta chiacchiere. Andiamo a casa.

(Si avviano verso la caverna, dove la mamma li sta aspettando.)

Mamma: Finalmente siete tornati. Sta facendo buio e non ero affatto tranquilla senza il fuoco a proteggere noi e la nostra casa. E quello cos’è? Un mammut!!?? Non penserete che io faccia entrare in casa un bestione puzzolente come quello!

Babbo: Ti presento Okkibuffi. Pokonaso l’ha comprato con il ciottolo verde che aveva trovato al fiume.

Pokonaso: Comprato? No, noi non compriamo nulla. Noi usiamo il BARATTO!!!!

SCENA 2


Narratore: L’epoca in cui visse Pokonaso è stata chiamata Era Glaciale perché la maggior parte della Terra era coperta da una spessa lastra di ghiaccio.
Le estati erano solo appena calde e, d’inverno, tempeste e tormente di neve venivano giù dalle montagne coperte di ghiaccio, mentre la gente si stringeva nelle caverne piene di correnti d’aria attorno a fuochi crepitanti, in attesa della primavera.

(Il padre e la madre di Pokonaso sono seduti davanti al fuoco con la nonna. Poco più in là si vedono Kapo Kapo e sua moglie.)

Mamma: Credo che ancora sia troppo piccolo per dirglielo. Non capirebbe

Babbo: Una volta o l’altra lo dovrà pur sapere, che sia adesso o dopo fa lo stesso. Non vorrai mica che cresca senza saperne niente, no?

(Entrano Pokonaso e Occhibuffi, si avvicinano al fuoco. Pokonaso si siede accanto ai genitori)

Pokonaso: Brr… che freddo!

(Occhibuffi mima di avere i brividi)

Babbo: Pokonaso, stai diventando un bambino grande e c’è una cosa che devi sapere. Ascoltaci attentamente, te la spiegheremo

Mamma: D’estate il sole è caldo. Fa sciogliere la neve, fa aprire i fiori, fa maturare i frutti e fa intiepidire l’aria.

Nonna: Ora, questo lavoro è assai duro e, come ogni lavoro che si rispetti, rende il sole molto, molto stanco. Dunque, Pokonaso, dicci, cosa succede d’autunno quando i frutti sono maturi?

Pokonaso: Comincia a fare freddo.

Babbo: Giusto. E ti sei mai domandato perché?

Pokonaso: No

Babbo: Bene, te lo dirò io. Lo sforzo che il sole compie per far crescere le cose lo lascia estremamente indebolito.

Nonna: E via via che il tempo passa, emana sempre meno calore. Si alza tardi e tramonta presto, finché gli rimane soltanto la forza di farsi vedere appena.

Mamma: Adesso è così debole che un bell’acquazzone riuscirebbe ad annientarlo.

(Si avvicinano Kapo Kapo e sua moglie.)

Babbo: Salve Kapo Kapo. E salve anche a voi.

Kapo Kapo: Sembravate impegnati in un discorso importante.

Babbo: Spiegavamo a Pokonaso il duro lavoro che svolge il sole per noi e di quanto sia debole ora.

(Entra il coro e tutti cantano “Amico Sole” di Roberto Piumini da “Il mattino di zucchero”; il coro resta in scena sullo sfondo.)

Kapo Kapo: Bene. Se vogliamo che il sole non muoia lasciandoci senza luce né calore, ogni anno dobbiamo fare qualcosa affinché continui a funzionare per un’altra estate. Fino ad ora eri troppo piccolo per partecipare, ma adesso farai anche tu la tua parte… da domani. Tra 3 giorni ci sarà la DANZA DEL SOLE.

Moglie di Kapo Kapo: C’è molto lavoro da fare tutti insieme: uomini,donne e bambini. Libereremo dalla neve uno spiazzo, poi andremo nel bosco a raccogliere rami verdi e bacche, vischio ed erbe, dovremo metterle tutte insieme per formare un enorme mucchio, poi al centro isseremo un albero.

Pokonaso(rivolto al pubblico): Lo sapevo. Ci sarà da faticare molto e da graffiarsi tutte le mani.

Babbo: Ecco quello che cerchiamo di fare. Mostreremo al sole com’è l’estate, affinché se ne ricordi, e accenderemo fuochi per riscaldarlo e per restituirgli un po’ delle sue forze.

Moglie di Kapo Kapo: Ci saranno anche canti e balli, naturalmente. E tutti noi riceveremo dei regali.

Pokonaso: La cosa si fa moooolto interessante!

(Al centro si allestisce la scena
Tutta la tribù si riunisce intorno al totem, in silenzio.
Entra solennemente Kapo Kapo, con una torcia, seguito da alcune persone che portano in mano frutti, pesce, carne.. e le depongono ai piedi del totem.
Parte la musica n° 3 tratta dal cd “INDIANI”
Finita la danza Kapo Kapo alza le mani e la torcia al cielo
)

Kapo Kapo: Abbiamo avuto calore, luce ed allegria. Che il grande sole possa recuperare le sue forze ogni giorno di più e portarci un’altra estate

SCENA 3


Narratore 1: Ai tempi in cui viveva Pokonaso, gli uomini facevano dei disegni sulle pareti delle caverne.in certe parti del mondo si vedono tuttora i disegni che fecero. Rappresentano mammut, cervi, cavalli e rinoceronti, o uomini a caccia e donne che danzano. Ma non era il popolo di Pokonaso, la gente di Neanderthal, che dipingeva le grotte: il segreto del mischiare i colori e di fare disegni somiglianti agli animali apparteneva ai Nasastri.

(Pokonaso e 3 suoi amici entrano in una grotta)

Pokonaso: Venite amici, ho scoperto il segreto dei Nasastri

Amico 1: Ecco il posto di cui parlano i nostri padri, qui è dove i capi-tribù fanno dei riti magici.

Amico 2: Ed è grazie a quei riti e a quelle danze che sono così fortunati nella caccia!!

(I ragazzi si avvicinano alle pitture)

Amico 3: Non ho mai visto nulla di simile. Guarda: quello è un branco di tori… e quelli sono dei cacciatori con le lance

Amico 1: Lì c’è un bisonte davvero enorme

Amico 2: ..e laggiù ci sono dei mammut.

Amico 3: Queste qui devono essere le impronte delle mani dei cacciatori.

Pokonaso: Zitti …ascoltate. Non sentite un rumore? Nascondiamoci

(Entrano marciando in fila tanti uomini che hanno in mano delle lance o dei bastoncini corti. Si fermano davanti al bisonte; quelli con i bastoncini si accovacciano e cominciano a suonare. Parte la musica -SAMBAREGGAE, liberamente scaricabile dal sito http://www.bandao.it -, sempre più coinvolgente. C’è una danza tribale propiziatoria della caccia. Appena finita Pokonaso ed i suoi amici si sporgono e fanno cadere un masso. Tutti i Nasastri si voltano verso i bambini, tre di loro li catturano.)

Zio Testarossa: (facendo un passo avanti) Lasciateli andare, quello lì si chiama Pokonaso ed è mio nipote.

Nasastro: Vorrai dire nipotastro… non dirmi che sei imparentato con quello!

Amico 1: Sei parente di questi Nasastri?

Pokonaso:. Lui è il fratellastro di mia madre, è zio Testarossa, ma non sapevo che fosse un Nasastro!

Testarossa: Andiamo ragazzi, vi accompagno alla caverna.

(Escono di scena i Nasastri, le luci si abbassano e poi si riaccende la scena.)

Babbo: Guarda…arriva tuo fratello

Mamma: Fratellastro… e non è colpa mia se è così intelligente

Babbo: E’ questo il punto. E’ troppo intelligente. Non mi piace.Se vuoi sapere come la penso, c’è qualcosa di strano in lui… un che di… un che di Nasastro!

Mamma: Nasastro?!

Babbo: Tutti quei suoi trucchetti. Mi dici quale uomo di Neanderthal sa nuotare, per esempio? E tutto quel suo vagabondare! Non appartiene alla tribù, di lui non mi fido.

Mamma: Ma è così gentile… e poi Pokonaso lo adora.

Babbo: Pokonaso adora anche il suo mammut…ma almeno Okkibuffi non gli mette in testa idee strampalate.

(Arrivano Pokonaso e zio Tastarossa.)

Mamma: Guarda chi c’è. Neanche a farlo apposta

Testarossa: Ehi, salve. Ho incontrato Pokonaso e l’ho accompagnato qui da voi. Vi ho portato anche un regalo: un grande pezzo di carne. L’ho lasciato appeso all’albero laggiù, dove le volpi non possono arrivare. Lo potete prendere più tardi.

Mamma: Buona idea! E grazie.

Pokonaso: Zio Testarossa, zio Testarossa, avevi detto che dovevi fare un regalo anche a me. Ancora non me lo hai dato.

Mamma: Pokonaso! Non essere maleducato.

Testarossa: Non lo sgridare è vero. Vado subito a prenderlo.

(Esce e torna poco dopo con un semplice flauto.)

Pokonaso: Ma che, mi regali un bastoncino?

Testarossa: Non è un semplice bastoncino….guarda bene, ci sono dei buchi. Prova a soffiarci dentro.

(Pokonaso soffia nel flauto, entra il coro e canta “LA CANZONE DEL FLAUTO” di Roberto Piumini da “Il mattino di zucchero”)

Babbo: (rivolto al pubblico) Questo Testarossa non me la racconta giusta. I Nasastri poi…. chissà come andremo a finire con questi furboni.

Pokonaso: Babbo, lo so io come va a finire. Li vedi tutti questi qui sotto? (Indica il pubblico) Sono tutti Nasastri!!!!!

(Entra il coro e tutti cantano “All’età della pietra”, sigla del cartone animato “Giatrus il primo uomo”).


Alessandra Bucchi e Laura Cruciani
e-mail:alessandrabucchi@virgilio.it

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