I PROMESSI SPOSI

classe 2^ - scuola media

Personaggi

Rapper - Alessandro Manzoni - Don Rodrigo - Conte Attilio - Don Abbondio - Perpetua - Renzo - Lucia - Tonia - Gervasa - Innominato - Nibbio - Egidio - Suor Gertrude - Angelo - Demonio - Griso - Dottore - Bravi - Passanti - Ultrà - Spettatore


(Il sipario è chiuso. Ai lati del proscenio due quinte mobile, su cui sono affissi numerosi cartelloni: saranno mostrati durante lo spettacolo. Sul proscenio un rapper canta a ritmo di rap)

Rapper: Questa è la storia
di Renzo e Lucia,
che del matrimonio hanno perso la via.
Ma Don Rodrigo li voleva fregar,
perché era cattivo e non sapeva amar.
I promessi sposi non sanno che fare,
altro non rimane loro che pregare,
affidano a Dio speranze e illusioni
e a Don Abbondio rompono i...
Voce fuori campo:Cip Ciip!!!
Rapper: La povera Lucia volevano rapire
e a Don Rodrigo volevano spedire,
il cattivo la voleva sposare,
e una volta a letto la voleva...
(Dal pubblico si alza un spettatore che si dirige verso il palco)
Spettatore: Stooop! Scusate, vorrei lamentarmi per i vostri termini molto volgari e poco opportuni.
Rapper: Ma va' va'! Mettiti a sedere!
(lo spettatore torna a sedere e il rapper continua a cantare)
Donna Lucia per la troppa paura,
si votò più casta e pura,
alla Madonna fece la premessa
di non diventare più sposa promessa.
Ma l'Innominato intanto stava cambiando,
mentre nel bagno stava...
Voce vuori campo: Blim, Blim! Acqua Rocchetta! puliti dentro, belli fuori!
Rapper: L'Innominato era tutto rose e fiori,
e dette Lucia a due bravi genitori.
Ma il resto lo racconta Alessandro Manzoni,
sperando che non usi i suoi paroloni.

Manzoni: (Avviandosi verso la sala)Qualcuno mi ha chiamato? Bene! Allora, ascoltate!
(Indica il primo cartellone: un paesaggio. Legge con enfasi) Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e golfi …
Rapper: No, no, no !!!
Alessandro, questo non lo vogliamo,
perciò il tuo romanzo noi ritocchiamo.
Il nostro copione noi riscriveremo,
e questa storia di testa nostra faremo.
Perciò chiudi quel becco e ascolta tu!
Siediti lì, e non scocciare più.

(Manzoni riprende il suo posto ad uno dei lati del proscenio. Il rapper esce di scena)


Scena 1


(Don Rodrigo e il Conte Attilio passeggiano nel proscenio)

Don Rodrigo: Caro conte Attilio, che vita monotona! Solo abbuffate, giochi, vizi e stravizi! Non so che fare per trovare nuovi piaceri, nuovi entusiasmi!
Conte Attilio: È strano sentirti parlare così, Don Rodrigo! Nemmeno la tua amante ti soddisfa più? Eri tanto contento!
Don Rodrigo: Mi ha lasciato!
Conte Attilio: Lo sapevo! Non ci sai proprio fare con le donne!
Don Rodrigo: Non cominciamo ad offendere! Io con le ragazze ho avuto sempre un certo fascino!
Conte Attilio: Sì, il fascino dei quattrini!
Don Rodrigo: Ma che dici? Sono bello, sono intelligente, sono potente e… certo, sono anche ricco. Vuoi scommettere che in quattro e quattrotto ti faccio una conquista?
Conte Attilio: E chi vorresti conquistare?
Don Rodrigo: C'è una ragazza che vedo passare tutte le mattine mentre va alla filanda, una certa Lucia… Mortadella,… no… Mondella, sì, Lucia Mondella.
Conte Attilio: Ma quella si sta per sposare con Renzo…Tramezzino, no, no Renzo Tramaglino!
Don Rodrigo: Che me ne importa? Non li faccio sposare! Io sono potente! Vuoi scommettere che prima del giorno di S. Martino riuscirò a conquistare quella Lucia?
Conte Attilio: Veramente a me sembra una ragazza un po' ochetta… Pensa che una volta, camminando a piedi, ha investito una carrozza parcheggiata, a cui avevano tolto anche i cavalli per la revisione annuale.
Don Rodrigo: Però ha certe curve che sembrano le montagne russe!
Conte Attilio: Va bene! Accetto la scommessa! Voglio vedere lo sbruffone che sei! In quanti scudi vogliamo fissare la posta?
Don Rodrigo: Facciamo 30!
Conte Attilio: Non fare il tirchio! Facciamo 60!
Don Rodrigo: 35
Conte Attilio: 55
Don Rodrigo: 40
Conte Attilio: 50
Don Rodrigo: 45
Conte Attilio: OK! 45 ! Ricordati, prima del giorno di S. Martino!
Don Rodrigo: Prima del giorno di S. Martino!

(I due si stringono la mano e si allontanano da parti opposte)


Scena 2


(Nel proscenio due bravi in attesa. Un fascio di luce illumina la porta in fondo la sala, da cui avanza lentamente Don Abbondio, leggendo il breviario e biasciacando parole in latino. Alza lo sguardo e si accorge dei due)

Don Abbondio: Chi sono quei due? Non hanno certo belle facce! Oh, sono due bravi! Ma, io dico, si possono chiamare "bravi" persone che mostrano tutta la loro "bravura" nel fare del male alla gente? Io, quasi quasi, me la svigno. Non voglio incontrarli.

(Cerca di dirigersi verso destra, ma i due bravi, andandogli incontro…)

1 Bravo: Dev'essere lui!
2 Bravo: Sì, sì, è lui!
1 Bravo: Sei tu Don Abbondo?
Don Abbondio: Don Abbondio, signori! Don Abbondio! Non Don Abbondo!
2 Bravo: Che fai, il verecondo? Aspettiamo proprio te!
Don Abbondio: Me ? E che potete volere da me? Io non so niente, non ho visto niente, non ho sentito niente! Io sono solo un povero curato di campagna, che…
1 Bravo: Stai zitto e ascolta, Don Verecondo!
Don Abbondio: Don Abbondio!!!
2 Bravo: Ehi, qui decidiamo noi i nomi, decidiamo noi tutto, capito? Comunque, Verecondo… o come diavolo ti chiami… che hai da fare domani?
Don Abbondio: Domani, domani … ci sono due ragazzi che si vogliono sposare … ed io … domani… celebrerò il loro matrimonio.
1 Bravo: Chi sono? Come si chiamano?
2 Bravo: Sono forse Renzo Tramaglino e Lucia Mondella?
Don Abbondio: Sì, sì. Li conoscete anche voi? Siete fra gli invitati? Vedrete, sarà una bellissima cerimonia, non vi preoccupate, non c'è bisogno di raccomandazioni. Ho fatto le cose per bene. Tutti ne parleranno.
1 Bravo: Nessuno ne parlerà, perché questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai.
Don Abbondio: Ma, signori, come faccio? È tutto pronto. Siate bravi!
2 Bravo: Hai indovinato! Siamo proprio bravi, bravi del signor Don Rodrigo, che ti manda a dire che, se per caso tu volessi fare di testa tua, la perderesti questa tua bella testolina, perché… (fa il segno di tagliargli la gola)
1 Bravo: Allora, siamo intesi? Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai! E poi … zitto e mosca … nessuno deve sapere, perché…(rifà il segno di tagliargli la gola)

(I due bravi si allontanano, sghignazzando)

Don Abbondio: (allontanandosi lentamente dalla parte opposta) Povero me! E come faccio adesso? Cosa dirò a Renzo e Lucia? Che scusa mi posso inventare? Povero me… povero me… povero me…

Manzoni:(mostrando un cartellone che rappresenta un vaso di terracotta in mezzo a tanti vasi di ferro) Così è Don Abbondio: non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno. In quella società era come un vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Quei visacci, quelle parolacce, quella minaccia lo avevano sconcertato e non trovava una via d'uscita.


Scena 3


(Si apre il sipario e si accendono le luci sul palcoscenico. Don Abbondio è seduto dietro una scrivania, tra una montagna di carte, intento a studiare. Perpetua sta scopando nel proscenio. Renzo entra dalla sinistra)

Renzo: Buongiorno, sora Perpetua,. Oggi sono proprio felice! Oggi mi sposo! Oggi io, Renzo Tramaglino, sposerò la mia Lucia, la mia dolce, bella, soave, amorosa, affascinante … (abbracciando Perpetua, la travolge in un giro di danza)
Perpetua:… e basta!… Fermo!… Mi gira la testa!… Piuttosto, che volete?
Renzo: Voglio vedere Don Abbondio. Sapete … per gli ultimi accordi, le ultime …
Perpetua:Va bene, va bene! È lì, nel suo studio. Entrate … e che Dio ve la mandi buona …
(Renzo si avvicina alla scrivania di Don Abbondio)
Renzo: Allora, Don Abbondio? È tutto pronto?
Don Abbondio: (agitato) Tutto pronto? Tutto pronto? Che cosa deve essere pronto?
Renzo: Non vi ricordate più? Oggi è il giorno dello sposalizio. A che ora dobbiamo venire io e la mia promessa sposa? Vogliamo una bellissima cerimonia. Tutto il paese è invitato.
Don Abbondio: Sì … sì … ma … (con tono deciso)non potete sposarvi!
Renzo: Non possiamo sposarci? E perché?
Don Abbondio: … perché … perché … mancano ancora un sacco di documenti!
Renzo: Ma se ho sistemato tutte le carte!
Don Abbondio: Ma che ne sai tu? Tu sei ignorante, io sono colto, io ho studiato e so anche il latino e, perciò, se dico che mancano dei documenti, vuol dire che mancano dei documenti! Per esempio, manca il bollo per la coniugazione!
Renzo: Ma che siamo verbi?
Don Abbondio: Ti devo proprio spiegare tutto! Volete diventare coniugi? Ci vuole il bollo per la coniugazione! Coniugi-coniugazione! Chiaro? Poi ci vuole il bollo per l'autorizzazione a mettere i barattoli dietro la carrozza degli sposi. Vuoi sapere altro? Ci vuole il bollo per mettere il bollo. E poi … ci vogliono ancora bolli e bolli e bolli e bolli …
Renzo: Ma quando sono state emanate queste leggi?
Don Abbondio: Hem! Proprio ieri!
Renzo: Ma ieri il Parlamento non si è riunito!
Don Abbondio: Allora l'altro ieri!
Renzo: Ma l'altro ieri era la festa del lavoro e, figurati, dove erano i nostri Deputati e Senatori!
Don Abbondio: Oh, senti! Io non lo so! Forse una settimana fa, o un mese fa, o un anno fa. Una cosa è certa! Non vi potete sposare! E ora, via, via! Ho altro da fare io che pensare al vostro matrimonio!
Renzo: (esce, brontolando)Bolli, bolli, bolli … Questo Don Abbondio non mi convince affatto. Qui gatta ci cova! Vediamo se sa qualcosa Perpetua.
(si dirige verso Perpetua)
Perpetua:Allora, che cosa vi ha detto Don Abbondio? Quando vi sposate?
Renzo: Ma quale sposare, povero me! Don Abbondio la mena per le lunghe! Ne sapete niente voi? A voi il curato dice tutto!
Perpetua:No, no! Io non so niente. Ma ci sono certi prepotenti in giro … (si fa il segno della croce) Da me, però, non saprete mai niente (e se ne va, lasciando Renzo attonito. Allargando le braccia, Renzo esce di scena)

Manzoni: Che brutta notizia per il povero Renzo! Ma lui non si perde d'animo. Aiutato dalle amiche Tonia e Gervasa mette in atto un piano per sposarsi, a dispetto di Don Abbondio.


Scena 4


(Stessa scena. Tonia e Gervasa, seguite da Renzo e Lucia - non visti - si avvicinano al tavolo di Don Abbondio, intento negli studi)

Tonia: Buona sera, signor curato.
Don Abbondio:(alzando lo sguardo) Chi è? È tardi! Non ci sono per nessuno! Non voglio vedere nessuno!
Tonia: Sono io, signor curato, sono Tonia e qui c'è mia sorella Gervasa.
Gervasa: I miei rispetti, signor curato!
Tonia: Sono venuta a saldare quel mio conticino. Vi ricordate? Avete preso in pegno l'orologio di mio marito e non ne posso più di sentirlo sbraitare tutto il giorno che rivuole il suo swatch, lo chiama così, all'inglese.
Don Abbondio: Ah, sei venuta per darmi del denaro? Allora ci sono, e non è poi così tardi! Avvicinatevi pure. Dammi, dammi …
Tonia: Eh, no! Prima l'orologio. Sapete … fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
Gervasa: Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Lo conoscete questo proverbio, signor curato? Fareste bene a conoscerlo …
Don Abbondio: Che mondo è questo! Nemmeno dei preti vi fidate più. Va bene, va bene, ti prendo l'orologio (e si abbassa, come per cercare in un cassetto, mentre Tonia e Gervasa fanno un passo laterale, facendo spazio a Renzo e Lucia)
Renzo: Signor curato, questa è mia moglie!
Lucia: Si … signor … signor … curato, questo … (rivolta a Renzo) Che devo dire? L'ho dimenticato! Ho un vuoto di memoria!
Don Abbondio: (buttando loro la tovaglia addosso) Zitta! Aiuto! Questo è un inganno! Tradimento! Andate via! Aiuto! Pericolo! Perpetua! Chi viene ad aiutarmi? Non viene nessuno? Polizia! Carabinieri! Vigili urbani! (rivolto al pubblico) Quando c'è bisogno di loro non si trovano mai. Aiuto! Campanaro! Suona le campane ! Perpetua, parrocchiani tutti, accorrete in aiuto del vostro curato! Aiuto!

(Il gruppetto si allontana di corsa e il sipario si chiude)

Manzoni: Il matrimonio di sorpresa è andato a monte. Renzo e Lucia, per non cadere nelle grinfie di Don Rodrigo decidono di allontanarsi dal paese. Si imbarcano su un battello che li porta sull'altra riva del fiume Adda. (mostra un cartellone su cui è raffigurata un'imbarcazione sul fiume Adda)


Scena 5


(Sul proscenio un quintetto che canta sul motivo di "Montagne verdi")

Coro:Addio, sorgenti monti elevati dalle acque al cielo, cime ineguali, note a chi è cresciuto tra di voi. Io vi dico addio e so che rimarrete nella mia mente come lo scroscio delle sorgenti e le sparse ville biancheggianti.
Il mio destino è di stare col mio Renzo; con lui vicino più paura non avrò e un po' bambina rimarrò.
Addio, chiesa mia, dove l'animo tornò sereno, cantando le lodi a Dio, dove era preparato un rito.
Addio, casa straniera, sogguardata alla sfuggita, dove figuravo nella mente un soggiorno di sposa e madre.
Il mio destino è di stare col mio Renzo, con lui vicino più paura non avrò e un po' bambina rimarrò.

Manzoni: Don Rodrigo non sta con le mani in mano. A tutti i costi vuole vincere la scommessa fatta con il Conte Attilio e vuole Lucia. Ricorre a chi è più potente di lui.(Mostra un cartellone: l'Innominato)


Scena 6


(Si apre il sipario. Sul palco due poltroncine, un tavolino. L'Innominato ed Egidio sono intenti a conversare. Entra il Nibbio)

Nibbio: Signor Innominato, c'è una visita per voi.
Innominato: Nibbio, sei il mio bravo più bravo da tanti anni ormai e ancora non hai capito che non voglio essere disturbato mentre sono impegnato in una conversazione. Ti farò frustare per questo.
Nibbio: (inchinandosi)Scusate, scusate, non lo farò più.
Innominato: Chi mi cerca?
Nibbio:Un certo signorotto di campagna, Don … Intrigo, Rodrigo…
Innominato: E chi è costui? Mai conosciuto! Comunque, fallo passare!
Nibbio:Don Rodrigo, presto, venite, ché il padrone non ha tempo da perdere.
(Entra in scena Don Rodrigo. Fa un profondo inchino all'Innominato)
Don Rodrigo: Signore, i miei rispetti.
Innominato: Non so che farmene dei vostri rispetti. Ditemi che volete e fate presto, perché ho mille cose da fare.
Don Rodrigo: Sono venuto a chiedere il vostro aiuto per una questione molto importante. È in gioco una scommessa e, se perdo, dovrò pagare ben 45 scudi e, voi sapete, questi sono tempi di magra anche per i signorotti come me. Solo voi potete aiutarmi.
Innominato: Di che si tratta?
Don Rodrigo: C'è una ragazza, una certa Lucia Mondella, che si trova nel convento di clausura di Monza. Io devo far rapire quella Lucia Mondella, per portarla a casa mia. Ma come faccio, se nel convento gli uomini non possono entrare?
Innominato: Voi credete! Tu ne sai qualcosa, vero Egidio? Chi è l'abatessa del convento di Monza?
Egidio: È Suor Gertrude. La conosco bene. Io e lei … (e unisce gli indici per far capire che sono amanti). Se volete, signor Innominato, questa questione ve la sbrigo io. Non c'è problema! Gertrude farebbe qualunque cosa per me.
Innominato: Sì, sì, pensaci tu, così faremo vincere la scommessa al nostro amico. (Rivolto a Don Rodrigo) Bene, potete andare. Siete stato accontentato, Don Rodrigo, ma, ricordatevi, che ora avete un debito con me … e non è poco, altro che scommessa.
Don Rodrigo: Sempre ai vostri ordini (si inchina ed esce.Si chiude il sipario)

Manzoni: (mostrando un cartellone in cui è rappresentato un monastero)
Egidio prontamente si reca a Monza, presso il monastero dove si trova nascosta Lucia. Si incontra con Suor Gertrude e con lei trama il rapimento di Lucia.

Scena 7


(Si apre il sipario. In scena Egidio che parla sottovoce con Suor Gertrude. Lei più volte dà cenni di assenso. Poi Egidio va via.)

Suor Gertrude: Lucia, Lucia. Vieni qua.
(Entra Lucia)
Lucia: Eccomi, madre. Cosa posso fare per voi?
Suor Gertrude: Ho bisogno di te. Sai, noi, monache di clausura, purtroppo, non possiamo uscire dal convento. Tu sì (rivolta al pubblico)Mi fa una rabbia. Sono così invidiosa di lei che … quasi quasi … bene le sta il rapimento! così non la vedo più e non mi innervosisco di più! (rivolta a Lucia)Ho bisogno di confessarmi. Mi vai a chiamare il prete? Si trova nella chiesa di Santa Lucia, vicolo Santa Lucia, vicino al bar di donna Lucia.
Lucia: Non ho capito bene il nome della Santa.
Suor Gertrude: (in modo spazientito)Ma, Santa Lucia!!!!
Lucia: Sì, sì, ora lo ricordo. Si chiama come me. Sapete spesso ho dei vuoti di memoria. Che devo fare? Dove devo andare?
Suor Gertrude: Devi uscire dal convento ed andare a chiamarmi il prete per la confessione.
Lucia: Ma io ho paura
Suor Gertrude: Di che cosa?
Lucia: Ho paura di fare brutti incontri. Quando ero piccola la mamma mi raccontava la fiaba di Cappuccetto Rosso che incontra il Lupo cattivo e poi finisce nella pancia del lupo, ed io ho paura. Se incontro il Lupo cattivo?
Suor Gertrude: Mi avevano detto che sei un'ochetta, ma fino a questo punto … (rivolta al pubblico) Stavolta, però, ha ragione. Non sa quanti lupi cattivi l'aspettano (a Lucia)Dai, vai, rischia un po' e non ti preoccupare.
Lucia: Vado e torno.
(Suor Gertrude esce di scena. Lucia scende dal palco. In fondo agli scalini incontra un passante)
Lucia: Scusate. Vorrei un'informazione. Mi sapete indicare dov'è la Chiesa di S. Lucia?
Passante: Sì, certo. È molto semplice. Andate sempre dritto. Al primo semaforo, se è rosso, girate a destra, se è verde girate a sinistra., fino ad una piazzetta con la fontanella al centro. Girate attorno alla fontana e prendete la strada sulla vostra destra e poi sulla vostra sinistra. Ancora dritto, a destra e a sinistra. Camminate per circa 1 Km., fino ad una gelateria. Approfittate: compratevi un bel gelato al cioccolato con panna. Lì chiedete a qualche passante dov'è la chiesa di Santa Lucia. Si trova in quei paraggi.
Lucia: Come mi sento confusa! Non ho capito niente, non ricordo più niente. Ho la memoria corta. Non c'è un modo più semplice?
Passante: Certo. La chiesa di Santa Lucia è (indicando in lontananza con il dito) quella là.
(Lucia si volta. Improvvisamente il passante le tappa la bocca, mentre altri due bravi giungono dai lati, la sollevano e la portano via. Lucia cerca di gridare e di divincolarsi, ma inutilmente)

Manzoni:(mostrando un cartellone su cui è rappresentata una contesa fra l'Angelo e il Demonio) Lucia è stata rapita dai bravi dell'Innominato e portata nel palazzo di costui. Mentre Lucia è prigioniera e piange e si dispera, non sapendo quale destino l'attenda, l'Innominato è in crisi, dibattuto tra il Bene e il Male.


Scena 8


(L'Innominato solo sul palco che passeggia con aria meditabonda)
Innominato: Ma cosa mi sta succedendo? Non lo so proprio. Sto cambiando. Mi sento diverso. Ogni volta che faccio del male sento qualcosa dentro che mi dice "fermati! basta!" Io non ho mai sentito lo strano sentimento che provo adesso. Lo chiamano rimorso. Se fa star così male, non lo conosco e non voglio conoscerlo. Però continuo a sentirlo, mi tormenta, sento quella maledetta vocina che mi turba, mi fa pensare al passato e al futuro.

(Entrano in scena da lati opposti un angelo e un demonio)

Angelo: Stai diventando buono, Innominato! Su, convertiti, diventa dei nostri!
Demonio: Resta cattivo, Innominato! Resta come sei! Resta dei nostri!
Angelo: Che soddisfazione poter fare del bene, essere altruisti, pensare al prossimo!
Demonio: Che soddisfazione poter fare del male, essere egoisti, pensare solo a se stesso!
Angelo: Che gioia amare ed essere amati!
Demonio: Che gioia odiare ed essere odiati!
Angelo: Diventa buono, Innominato! Dio ti aiuterà nel tuo cammino di conversione.
Demonio: Resta cattivo, Innominato! Satana ti aiuterà nel tuo cammino di perdizione.
Angelo: Innominato, ti decidi? Ci siamo stufati di stare qui a convincerti.
Demonio: Il nostro orario di lavoro è già finito e nessuno ci paga lo straordinario
Innominato: Sono confuso. Non so.
Angelo: (rivolto al demonio) Questo non si decide. Sai che facciamo? Ce lo giochiamo ai dadi. Ci stai?
Demonio: Ci sto. È una buona idea, anche se viene da un Angelo. Chi vince prende la sua anima.
(Ognuno dei due prende un grosso dado. Per primo lancia il demonio e fa 6)
Demonio: (esultando)Ho vinto io! Ho fatto 6!
Angelo: Ma che vinto e vinto! Io sono un angelo. Aspetta e vedrai! (Lancia il suo dado e fa 6)Hai visto? Pari! Dobbiamo rigiocare … E voglio proprio vedere se hai tanta fortuna da rifare 6. Io lo farò di sicuro! A te!
Demonio: (lancia e fa 1)Porca miseria! Che sfortuna! Maledizione! Satana non mi aiuta. Quasi quasi mi rivolgo a Dio. Dio, fagli fare 1. Solo per questa volta, aiutami!
Angelo: (sogghignando) Vergognati! Tu, un diavolo, ti sei rivolto a Dio! Non ti può aiutare! Aiuterà me! Adesso ti faccio vedere io. Guarda che bel 6 che ti faccio! (lancia il suo dado e fa 6. Con aria trionfante …) 6! Hai visto? Ho vinto io!
Demonio: Hai barato! Il tuo dado è truccato (lo prende e lo fa vedere al pubblico) Tutte le facce hanno 6.
Angelo: (trascinandosi via l'Innominato) Questo lo dici tu, ma tu sei un demonio e, quindi, anche bugiardo. Nessuno ti crederà mai. Addio, demonio. Te l'ho fatta.

(Si chiude il sipario)

Manzoni: (Mostra un cartellone: la morte) Intanto a Milano scoppia la peste. La gente muore. Per le strade della città circolano numerosi i monatti. Nella grande confusione Renzo ha smarrito Lucia, Lucia ha smarrito Renzo. Nessuno dei due ha notizie dell'altro. L'ansia è grande.


Scena 9


(Si apre il sipario. Renzo è solo sul palco. Va su e giù con aria infelice)

Renzo: Dove sarà la mia dolce, bella, cara … ecc. ecc. … Lucia? È viva, è morta? Chissà! Devo sapere. Qualcuno deve dirmi qualcosa. (rivolto ad un passante) Scusate, conoscete Lucia Mondella?
Passante: Chi il bomber della Sampdoria?
Renzo: No Montella. Mondella, Mondella.
Passante: Siete di Torino?
Renzo: No, perché?
Passante: Sapete, oggi si è disputata la finale della Coppa Peste tra Interpest e Juvepest. L'Interpest ha perso 3 a 2, e grazie ai goal di Pestaldo, altrimenti avremmo perso 3 a 0. Allo stadio c'è stato un grosso scontro tra le tifoserie rivali e sta continuando ancora tra le vie della città. A te conviene andar via in fretta. Dai retta a me! A giudicare da come sei vestito, se ti prendono gli ultrà dell'Interpest, sei fritto, ti spediscono al camposanto.
(Si sente un forte vocio da lontano)
Passante: È troppo tardi. Stanno già arrivando. Vai, corri, fai più in fretta che puoi.
(Dal fondo della sala arrivano gli ultrà, gridando)
1 Ultrà: Guardate quel tipo laggiù. È un interpestista. Dagli al neroazzurro!
2 Ultrà: Dagli al neroazzurro!
Renzo: Fermi! Vi sbagliate. Non sono di Torino.
3 Ultrà: Dagli al neroazzurro …
(Gli ultrà circondano Renzo e si buttano su di lui, malmenandolo. Renzo riesce ad uscire dalla mischia carponi. Poi si allontana in fretta, barcollando, mentre gli ultrà continuano a gridare. Il sipario si chiude.)

Manzoni:La peste continua a mietere vittime e non guarda in faccia nessuno, neanche i potenti. Don Rodrigo, anche lui, è colpito dalla peste.


Scena 10


(Si apre il sipario. Sul palco una sedia e un pagliericcio. Don Rodrigo entra in scena barcollando)

Don Rodrigo: Che bella festa! Hic! Mi sono divertito un sacco. Hic! Quante belle donne … e tutte per me … hic … forse ho bevuto un po' troppo … Griso! Griso! Dove sei? Mi sento come una pera marcia, viemme a regge?, accompagname a letto.
(Entra il Griso)
Don Rodrigo: Ah, eccote qua! Ma siete due ... Hai un gemello, Griso?
Griso: Ehm … è solo che ci vedete doppio, ma non vi preoccupate. C'è qui il vostro Grisetto che vi aiuterà a star bene. Però non dovevate bere tanto, lo sapete che poi vi gira la testa.
Don Rodrigo: Taci, essere insignificante … hic ... non ti permettere più … hic … di dirmi quello che devo o non devo fare … hic ... Appena mi avrai accompagnato a letto … ti licenzierò ... anzi … hic … lo farò domani mattina … hic … adesso sono troppo ubriaco.
(Il Griso aiuta Don Rodrigo a stendersi sul pagliericcio)
Griso: Dormite, padrone. Domani la sbronza sarà passata e starete meglio. Me ne posso andare?
Don Rodrigo: Vattene, vattene via … hic …
(Don Rodrigo si gira e rigira, lamentandosi)
Don Rodrigo: Griso! Griso! Vieni qua!
(Ritorna il Griso)
Griso: Che c'è? Cosa succede?
Don Rodrigo: Mi gira la panza e mi fa male la ciocca, … ehm … mi gira la ciocca e mi fa male la panza … insomma … portami un bicchiere d'acqua…
Griso: Subito, padrone!
Don Rodrigo: Griso … aspetta … spegneme la luce … che m'acceca gli occhi … ci vedo male …
Griso: Subito, padrone! (esce e ritorna con un bicchiere d'acqua)Ecco l'acqua!
Don Rodrigo: (continua ad agitarsi, finché la mano destra gli finisce sull'ascella sinistra. Di colpo si alza in mezzo al letto)
Maronna … Un bubbone … e quant'è grosso ... sembra na palla da biliardo. Griso! Griso! Guarda anche tu, Tocca!
(Il Griso arretra, guardandolo sospettoso)
Beh, che c'è da guardare? Mica ho la peste! Ho solo un bubbone. Va' a chiamare un dottore, portalo subito qua.
(Il Griso tira fuori il suo cellulare e fa un numero)
Voce fuori campo: Tim. Informazione gratuita. Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di richiamare più tardi. Grazie.
Griso: La signorina Telecom! Sempre così, quando hai bisogno. Faccio prima ad andarci di persona. Padrone, vado e torno. (Esce)
(Don Rodrigo continua ad agitarsi e a lamentarsi fino al ritorno del Griso)

Griso: State buono, padrone, ma lontano da me. Il dottore viene subito.
(Entra il dottore con una grossa siringa. Invece di andare da Don Rodrigo, si dirige verso il Griso)
Griso: No, state sbagliando, non sono io l'appestato, è lui, idiota!
Dottore: Dite tutti così. Avete paura di una iniezioncina. Dai, vieni qua. Non ti farò male, faccio piano piano.
(Il Griso cerca di evitarlo, si rincorrono a vicenda, finché si scontrano e cadono entrambi a terra)
Don Rodrigo: Povero me! Ora chi mi aiuta? (e perde i sensi)

(Passano in quel momento nel proscenio due monatti)

1 monatto: Oggi non c'è lavoro, non c'è nessuno da prendere. Le case sono già tutte vuote. Sono tutti al camposanto o al lazzaretto. Possiamo riposarci
2 monatto: Guarda! Il palazzotto di Don Rodrigo ha il portone socchiuso. Entriamo!
(I due salgono sul palco, vedono i tre stesi a terra)
1 monatto: Mi pareva! Altro che riposo! Qui ce ne sono tre.
2 monatto: Dai, al lavoro! Portiamoli tutti e tre al lazzaretto!
(Trascinano dietro le quinte i tre corpi, mentre si chiude il sipario)

Manzoni: La peste ha risolto il problema: Don Rodrigo è morto. L'Innominato è diventato buono e Don Abbondio non ha più nulla da temere. Renzo e Lucia possono finalmente sposarsi.
(Mostra un cartellone con torta nuziale e sposini. )


Scena 11


(Nel proscenio un rapper canta a ritmo di rap)

Rapper:I protagonisti all'altare sono andati
E tra poco tempo saranno sposati,
sono tutti contenti, brillanti e gioiosi,
ma i più felici son di certo i nostri sposi.
Un grosso applauso segno di gioia ne sia,
per questa storia di Renzo e Lucia.


FINE



trascrizione teatrale della classe a T.P. 2^G della Scuola Media "N. Ricciotti" - Frosinone - Anno scolastico 1998-99 -
coordinatrice Prof.ssa S. Giardina

s.giardina@libero.it

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