OMAR DI NAZARETH

Giulia Tavani, gli alunni ed una collega

Personaggi
Narratore
Tre diavoli
Nunzio
Omar
Gesù
Maria e Giuseppe
Kabir e Maddalena, genitori di Omar
Pastori e contadini
Centurione romano
Pescatore
Cacciatore
I Dottori del tempio
I Re Magi


(Musica d'attesa "X-Files")

ATTO PRIMO


Scena I


NARRATORE: Siamo in Giudea, regione della Palestina, ai tempi del re Erode.
È l'anno 749 dalla fondazione di Roma. Erode, amico dei Romani e da essi benvoluto, favorisce la diffusione della civiltà romana. Egli abita a Gerusalemme, dove ha fatto costruire un grande tempio. In questo periodo c'è un gran movimento e molta agitazione.
Ma qualcuno è più agitato degli altri…
(Musica "Demon")

Scena II

(I diavoli all'inferno: Belfagor, Lucifero, Zaccaria )

Belfagor: Correte, venite tutti qui, devo dirvi una cosa molto importante; (Entra correndo) anzi di un'importanza vitale.
Zaccaria: Eccomi, sono qua, Zaccaria il diavolo di terza categoria. (Entra con calma)
Lucifero: Anch'io ci sono. Il portatore di luce, d'altra parte mi chiamo Lucifero. (entra)
Zaccaria: Allora quali novità ci dici, Belfagor, diavolo ad ogni or?
Belfagor: Sono andato, come al solito, gironzolando tra i pastori…
Zaccaria: Ti piacciono le pecorelle, eh! o le pastorelle?
Belfagor: Smettila di prendermi in giro,
Lucifero: Smettila di prenderlo in giro!!!
Belfagor: Io vado tra i pastori perché quelli ne sanno sempre una ...più del diavolo, e sapete cosa si dice lassù? (Gli altri fanno cenno di no) Che LUI, quello che sta ancora più su, si vuole mischiare con gli uomini…
Zaccaria: Come "si vuole mischiare…"
Belfagor: Si,… insomma, li vuole perdonare tutti, vuole dimenticare il Peccato Originale, quello di Adamo ed Eva, e se li vuole portare tutti con sé in Paradiso.
Lucifero: Povero me! Tanta fatica per niente! E pensare che sono diventato persino un serpente per tentare Eva… ed ora che facciamo? Chiudiamo bottega?
Belfagor: È giustizia, questa? E proprio Lui, che dice di essere GIUSTO!
Zaccaria: Ci vuole lasciare senza lavoro?
Lucifero: NO, NO, e poi NO! Gli uomini sono anche nostri, perché sono cattivi, quasi come noi e quasi tutti.
Zaccaria: Certo! E chi fa eccezione? …la preside o il segretario oppure i professori?
Lucifero: Zitto, Zaccaria, diavolo di terza categoria! Non perdiamo tempo, siamo sempre stati più forti contro di Lui e gli uomini. Sta per iniziare la lotta decisiva, prepariamoci e… datevi da fare.
Zaccaria: Siamo sempre pronti ai tuoi ordini, Lucifero. (si mettono sull'attenti)
Lucifero: Ma poi… (pensa) come farà Lui a mischiarsi con gli uomini? A quale stratagemma sarà ricorso?
Belfagor: eh! l'ha inventata proprio bella stavolta, se non l'avesse inventata Lui, si potrebbe credere che è una diavoleria.
Zaccaria: Vuoi parlare o ci vuoi lasciare sui carboni ardenti? (spazientito, agita il tridente)
Belfagor: Pare che tra poco una ragazza, una certa …Maria, avrà un bambino in modo strano…
Zaccaria: Cosa c'è di strano? Da un sacco di tempo le donne hanno figli.
Lucifero: Ecco l'inganno! Ho capito! La cosa mi fa tremare.
Zaccaria: Io non ho capito niente. Me lo spiegate?
Belfagor: Ecco è proprio questo che mi spaventa. (Muove la testa, preoccupato) Il bambino che nascerà avrà a che fare con Lui, sarà molto simile a Lui,… cioè diverso da Lui di fuori,, (a Zaccaria) ma dentro sarà come Lui.
Zaccaria: Che sciocchezze, Belfagor, non posso crederci: o è Lui o è un uomo qualsiasi.
Lucifero: Però è anche vero che Lui può tutto… (pensieroso) E se si è messo in testa che deve fare tutti felici, anche se proprio non se lo meritano, ci riuscirà e per noi è la fine.
Zaccaria: Grande Lucifero, che governi il grande Inferno - (al pubblico) …sempre più affollato….fa un caldo diabolico!! - sia pronti a lottare per la tua gloria, anche se le tue preoccupazioni mi sembrano eccessive.
Belfagor: E invece dobbiamo stare all'erta.
Zaccaria: Perché?
Belfagor: In Galilea c'è uno strano movimento: c'è una coppia che mi preoccupa.
Zaccaria: Ah sì? E perché, perché??
Belfagor: Dicono che la ragazza abbia avuto la visita di un angelo del nostro nemico e… da allora aspetta il bambino.
Zaccaria: Ti preoccupi sempre di tutto. Se l'angelo è andato a trovarla…il bambino sarà dell'angelo. Noo?
Belfagor: Come al solito non hai capito! Il figlio è il Suo, di Lui. (indica in alto) L'angelo le ha solo annunciato che nascerà; lo dovrà chiamare Gesù, crescerà e morirà tra e per gli uomini.
Zaccaria: Noooooo!
Belfagor: E invece sìììììììììì!!!!!
Zaccaria: Ma se volesse proprio riprendersi tutti quanti gli uomini, avrebbe tanti altri mezzi…
Lucifero: Però vi ricordate le Scritture… i Profeti? "Dalle nubi scenda il Cristo…si apra la terra e germogli il Salvatore…" (con tono solenne)
Belfagor: Sì, è vero, così dicevano i Profeti… ma da un piccolo villaggio della Galilea, e poi, da due poveracci vuoi che nasca il RE DEI CIELI?
Zaccaria: Può darsi che hai ragione, ma tutto ciò mi insospettisce.
Lucifero: Stiamo tutti molto attenti, non sia mai detto che Lucifero perda il suo regno.
Zaccaria: Non lo perderà, non lo perderà, gli uomini ci provano troppo gusto ad essere cattivi!
(escono
Musica "Suspiria"
)

Scena III

(Nazareth - Galilea
1° Nunzio, Giuseppe e Maria, Kabir e Maddalena, 2° Nunzio, Folla.
)

1°Nunzio: Audite, Audite, popolo di Galilea. In nome dell'imperatore Cesare Augusto vi annuncio che è stato stabilito di fare il…,ehm,…il…
2°Nunzio: Censimento. (sottovoce)
1°Nunzio: Ehm, ehm,…sentimento (la folla mormora).
2°Nunzio: censimento. (sottovoce)
1°Nunzio: scusate…giuramento
2°Nunzio: CENSIMENTO! Ma che sei sordo? (ad alta voce)
1°Nunzio: Che strilli, ho capito. Il censimento. (coprendosi le orecchie)
1°Popolano: …che vuol dire?
2°Popolano: Non lo sai?
1°Popolano: ehm…no.
2°Popolano: Nemmeno io. Aho, a coso, che vuol dire 'sto…censimento?
1°Nunzio: Ehmbè…è chiaro, no? Il censimento è…
2°Nunzio: Non ti potevi informare prima di venire qui?
1°Nunzio: Aspettate, gente, adesso mi vado ad informare (esce)
Kabir: Mo tocca pure aspetta'. Io me ne vado.
Giuseppe: Anche io vado via.
Maria: Potrebbe essere importante, io rimango.
Maddalena: Kabir, tu vattene che ce sto io qua a aspetta'.
2°Popolano: Eccolo che ritorna. Sentiamo che ci dice.
1°Nunzio: Allora il censimento…ma che è successo?, siete diminuiti? Beh, non fa niente.
1°Popolano: Ti decidi a dirci che cose è questo censimento?
1°Nunzio: L'imperatore vuole sapere quante persone ci sono nel suo impero e per questo vi deve contare.
2°Popolano: Insomma è come quando il pecoraro conta le pecore.
3°Popolano: Siamo pecore forse? Se noi siamo pecore l'imperatore è allora il pecoraro!
2°Nunzio: Zitto, giovanotto, stai a sentire.
1°Popolano: Ci spieghi come fa l'imperatore a contarci tutti?
2°Popolano: L'imperatore dove sta? Sta a Roma, e allora?
1°Nunzio: Per fare questa operazione dovete tornare nelle vostre città
3°Popolano: E lì ci contano?
2°Nunzio: Sì. vi dovete presentare all'ufficio giusto. Sbrigatevi, dovete far presto. Capito? Beh, moveteve, no!

(Musica: Inno alla gioia - IX sinfonia di Beethoven
Escono
)

Scena IV

(Giuseppe e Maria - Maddalena e Kabir)

Maria: Giuseppe, come facciamo ad andare a Betlemme, il bambino sta per nascere. Ho paura di non farcela.
Giuseppe: Non ti preoccupare prenderemo un asino, così non ti affaticherai.
(le due coppie non si conoscono)
Maddalena: E mo come famo? Nun je la faccio a cammina' tanto
Kabir: In quarche modo faremo.
Maddalena: Fa Remo? E chi è Remo?
Kabir: Maddalena, che hai capito, dicevo che trovamo 'na soluzione.
Maddalena: Io l'ho trovata.
Kabir: Bene, qual è?
Maddalena: Nun ce spostamo manco a frustate.
Kabir: Nun esse sempre la solita cocciuta. Se bisogna annà, annamo.
Maddalena: Va beh. Annamo panzone mio.
(escono.
Musica: Inno alla gioia
)

NARRATORE: A Betlemme si affollano molte persone, di ogni tipo.

Scena V

(Razzullo, soldato romano, e Benino, pastore)

Razzullo: Mamma mia! Addo' me trovo, che brutti posti!
Benino: Chi sei? Cosa vuoi? (entra, guarda incuriosito Razzullo)
Razzullo: Io so Razzullo. E tu chi sei?
Benino: Io mi chiamo Benino. Ma quanto sei brutto, sembri un mostro.
Razzullo: oh, che mostro e mostro. So' come a te.
Benino: Come sei ridicolo quando parli, da che parte vieni, dall'Asia, dall'Africa?
Razzullo: Macchè africano, io vengo da un bel posto (con orgoglio) che nemmeno te l'immagini: Napoli!
Benino: Mai sentita nominare. E che ci fai qui?
Razzullo: So' venuto col presidio romano per il censimento ordinato da Cesare Augusto, so' scrivano.
Benino: Che brutto mestiere.
Razzullo: Eh, sì, è proprio brutto lo mestiere mio, nun ce la facce chiù a gira' pe' tutt'o munno, appriesso a 'sti Romani e, poi, a piedi.
Benino: Vuoi fare il pastore?
Razzullo: Beh, mo' nun esagera'. Piuttosto, ce l'hai qualcosa da mangia'?
Benino: Non ti posso dare niente senza il permesso di mio padre.
Razzullo: E andiamo a cerca' a papà. Iamme.
Benino: Forse qualcosa da rodere te lo darà.
Razzullo: Da rodere, ma che m'hai pigliato per un mastino napoletano?
(esce Benino)

Scena VI

(Entrano Cedonio, Ruscellio. Razzullo è già in scena.)

Cedonio: Che galantuomo! (a Razzullo)
Ruscellio: Oh, amico mio (a Razzullo)
Razzullo: Buongiorno, servo vostro. Che storia è questa? Speriamo di ricavarne qualcosa da (tra sé) questi due. Sembrano seri.
Cedonio: Siete forestiero?
Ruscellio: Venite da lontano?
(si mettono uno a destra e l'altro a sinistra di Razzullo)
Razzullo: Mi hanno messo in mezzo. (al pubblico)
Cedonio: Ho bisogno di un favore…
Ruscellio: Ascoltami!…
Razzullo: Che vogliono da me 'sti due?
Cedonio: Sei fortunato.
Ruscellio: È il tuo giorno favorevole.
Razzullo: Meno male si mette bene. (sfregandosi le mani)
Cedonio: Io sono cacciatore.
Ruscellio: Io pescatore.
Razzullo: Congratulazioni. Questi non me la raccontano giusta. (tra sé)
Cedonio: Se vedessi…
Ruscellio: Se sentissi….
Razzullo: Che devo vedere… che devo sentire?
Cedonio: Che bello lanciare frecce.
Ruscellio: Che bello: ami, reti….
Razzullo: Che chiacchiera tengono questi due.
Cedonio: Che dici?
Ruscellio: Che hai?
Razzullo: Voi che volete? Veniamo al dunque!
Cedonio: Mo sentirai.
Ruscellio: Stai bene attento.
Razzullo: M'avete rimbambito.
Cedonio: Dietro quel cespuglio…
Ruscellio: Lungo il fiume…
Cedonio: C'è un cinghiale bello grosso…
Ruscellio: C'è uno storione, grande, bello…
Razzullo: Bene, bene si mangia! (sfregandosi le mani)
Cedonio: Dammi una mano a prenderlo.
Ruscellio: Aiutami a pescarlo.
Cedonio: Te ne darò una parte.
Ruscellio: Facciamo a mezzi.
Razzullo: Piano, piano! Fatemi capire.
Cedonio: Andiamo, presto. (tirandolo)
Ruscellio: Seguimi, sbrigati. (tirandolo a sua volta)
Razzullo: Piano, piano, facciamo uno alla volta.
Cedonio: Fai presto, che scappa. (tirandolo ancora)
Ruscellio: Non lo troviamo più. (tirandolo)
Razzullo: Piiiaaanooo, mi squartate.
Cedonio: Ti piace la carne?
Ruscellio: Ti piace il pesce?
Razzullo: Sì, sì, ne ho proprio bisogno.
Cedonio: Vieni dunque. (lo tira a sé)
Ruscellio: Che aspetti, vieni (lo tira a sua volta)
Razzullo: Andiamo mo vengo. (guarda sia l'uno che l'altro).
Cedonio: Dove?
Ruscellio: Con chi?
Razzullo: Lì. (indicando col dito verso il cespuglio e guardando al lato opposto).
Cedonio: Vuoi andare con quello?
Ruscellio: Desideri andare di più con lui?
Razzullo: Vorrei far piacere ad entrambi. (imbarazzato)
Cedonio: Va', vai con lui.
Ruscellio: Sì, vai, vai, aiuta lui.
Razzullo: Che macello, come posso dividermi?…Risolviamo, risolviamo, il problema… Chi mi vuole?
Cedonio: Io non ti voglio.
Ruscellio: Neanch'io ti voglio. (escono)
Razzullo: Che sfortuna maledetta: (amareggiato) non sapendo come spartirmi, ho perso caccia e pesca.

Scena VII

(Razzullo, Benino e Armezio
Razzullo gira per la piazza,
)

Razzullo: Ma guarda, un fagotto, (trova un fagotto) quanta roba buona! (e comincia a mangiare) Mo' sì che sto bene. Alla faccia del cacciatore, del pescatore e del pastore… (si siede) pane, ricotta, caciocavallo, vino… buono, buono, me pare de sta' 'mparadiso.
(entra Benino, lo vede ma rimane nascosto)
Benino: Ma guarda quel furfante di un napoletano, ha mangiato tutte le mie provviste, ma adesso gli farò uno scherzo che gli manderà tutto di traverso, così impara a impadronirsi della roba degli altri.
Razzullo: Queste mele sono proprio deliziose, se lo meritano un bel morso.
Benino: Lo dicevo io che si è pappato tutto, ma ora la pagherà cara!
Razzullo: Ah! Che bella mangiata, mi sento come un pascià!
Benino: Ehi! forestiero, lo sai che in giro ci sono un sacco di briganti?
Razzullo: Sì, ne so qualcosa…
Benino: E lo sai che quei malfattori rubano tutto quello che trovano? E così, per difenderci, mio padre ha deciso di trattarli come si trattano i topi.
Razzullo: Bene!!! Bravo!!!, ma come si trattano i topi?
Benino: Col veleno.
Razzullo: Bene, bravo, così bisogna fare, meritano una bella lezione: vanno a rubare e rimangono fregati sul colpo.
Benino: Eh, sì, abbiamo messo del cibo avvelenato proprio lì, sotto quella panca.
Razzullo: Cosa? Dove? Sotto la panca… il cibo avvelenato?!? (si alza)
Benino: Sì, guarda non c'è più. Come sono contento! Tra poco avremo un furfante di meno. Ah, ah, creperà come un sorcio.
Razzullo: Creperà come un sorcio!?! Povero me, non me ne va mai bene una! Che mal di panza! (si piega su se stesso) Ho mangiato, sì, ma per l'ultima volta. Povero me che dolori, aiuto!!!!! (si piega ancora)
Benino: Che hai ? Sei ubriaco, eh?!
Razzullo: Povero me, sono avvelenato mi sento salire il veleno fino al cervello… sto morendo…. Sono morto. ( cade a terra)
Benino: Ma che ti è successo? Mi fai ridere!! Sei proprio buffo.
Razzullo: Sono proprio morto! 'Na volta che mangio è pure avvelenato! Disgraziato, sono freddo, (si tocca la fronte) sono tutto bianco… (si tocca il viso) Sono morto!
Benino: Quanto sei buffo, continua, mi fai ridere. Ah, ah!!!
Razzullo: Ridi, ridi e io moro, nun ce vede chiù. Addio mondo crudele! Vi prego, datemi una degna sepoltura.
Armezio: Ah! Sei qui, finalmente ti ho trovato, (entra e si rivolge a Benino, suo figlio) figlio sciagurato, dove hai lasciato il gregge? Ma chi è questo qua a terra?
Razzullo: Non vedi? Sono morto.
Armezio: Già, sei un morto che parla.
Razzullo: E che ne so io, è la prima volta che muoio!
Armezio: Alzati, non fare il cretino.
Razzullo: Ma lo vuoi capire che sono morto avvelenato?
Armezio: Ti ha morso un serpente a sonagli?
Razzullo: Magari! Non mi avrebbe fatto così male. Ho mangiato il cibo che avevi lasciato per i ladri sotto la panca.
Armezio: Spiegati meglio, fatti capire.
Razzullo: Che mi prendi in giro? (arrabbiato) Questo prima fa i guai e poi fa il finto tonto. Non ti ricordi del cibo che ha lasciato come esca per i ladri sotto quella panca?
Armezio: Senti, senti, ma chi ti ha messo in testa questa bella storia?
Razzullo: Tuo figlio.
Armezio: Che furbo quel birbante!
Razzullo: Furbo, birbante? È un assassino. Il veleno lo aveva messo per me ed io come un fesso…. È stata tutta colpa della fame. (disperato)
Armezio: Ma quale veleno, sei tutto scemo, il ragazzo ti ha preso in giro.
Razzullo: Vigliacco traditore. (si alza di scatto da terra) Pure la cacarella m'hai fatto venire per la paura. Ma se t'acchiappo ti faccio passare la voglia di fare scherzi ai galantuomini affamati… (lo rincorre con un bastone).
(Escono. Musica "Pastorale di Beethoven")

Scena VIII

(Maria e Giuseppe, Maddalena e Kabir.
Betlemme
)

Maria: Oh, come sono stanca!!
Giuseppe: Non si riesce a trovare nemmeno un sottoscala per passare la notte.
Maddalena: Questi ce credono pezzenti. (entrando) Ce cacciano via dalle locande come animali, sempre con la scusa che è tutto pieno.
Kabir: Con tutta 'sta gente ce credo che nun ce stanno posti.
Maddalena: Io nun ce credo.
Maria: Basterebbe anche una stalla per riposarci.
Giuseppe: Eccola laggiù, andiamo a vedere se è libera. (si guarda attorno)
Maddalena: Che darei pe' sdraiamme un po', so tutta un dolore. Kabir, datte da fa', cerca un posto pe' dormi'.
Kabir: Aho, (si guarda attorno) annamo laggiù, me pare che ce dev'esse' 'na stalla.
(Le coppie si incontrano davanti alle due stalle.)
Maddalena: Quale scegliemo?
Kabir: Aspetta, se stanno pure 'sti due, che so arivati prima de noi.
Maddalena: Beh, che aspetti? Chiedi 'ndo vonno entra'.
Kabir: Scusa, compa', anche tu te voi anna' a mette lì?
Giuseppe: Sì, non tanto per me quanto per mia moglie, vedi in che condizioni è?
Kabir: Vedo, vedo. Anche la mia però nun scherza. Senti visto che le capanne so due, famo una per uno. Sei d'accordo?
Giuseppe: D'accordo
Kabir: A occhio e croce me pare che una è mejo dell'altra. Perciò, siccome so' onesto, famo paro e disparo pe' decide qual è la mia e quale la tua.
Giuseppe: Va bene, io scelgo pari. Pronto?
Kabir: Prontissimo!
Giuseppe: Bim, bum, bam e giù! Pari. Ho vinto io. Scelgo quella là. Maria andiamo. Salve, amico. (si dirigono alla stalla e entrano)
Maria: Finalmente mi posso riposare.
Giuseppe: Abbiamo anche il riscaldamento autonomo ecologico.
Maria: Il bue e l'asino. Però c'è un po' di cattivo odore. Pazienza, per una notte.
Maddalena: Sei sempre er solito broccolo, nun sei stato capace manco de vince a paro o disparo.
Kabir: Te lamenti sempre, nun te sta mai bene gniente. Mo ci hai un tetto sulla testa. Riposate e statte zitta.
Maddalena: Fa freddo. Nun c'è manco 'na pecora pe' scaldàcce.
Kabir: Te sta bene un paro de galline? Beh, accontentate, nun c'è artro.
(Le due donne entrano delle capanne. Gli uomini si siedono davanti alla porta
Musica "Marry Christmas" di Jonh Lenon
)

Scena IX

(Natività
Giuseppe e Maria - Kabir e Maddalena
)

Maria: Giuseppe, è nato, è nato (esce dalla capanna e mostra il bambino) Guarda, che faccina dolce.
Giuseppe: È bello come…. un dio. (guardando il bambino) Assomiglia tutto a sua madre. (Con tenerezza)
Maria: Ma non assomiglia solo a me… (Guardandolo con affetto)
Giuseppe: È vero….assomiglia anche a ….qualcun altro. Ma non saprei dire a chi di preciso. Come lo chiamiamo?
Maria: Gesù, naturalmente.

(Intanto nella capanna dei vicini, Maddalena esce e parla con Kabir.)

Maddalena: Finalmente sei nato, diavoletto mio. (Portando il bambino in braccio) Sei stato proprio un diavolo.
Kabir: Come sei materna e gentile con tuo figlio, donna. (Risentito)
Maddalena: Che ne sai tu de quello che m'ha fatto soffri'!, (Seccata per l'osservazione) tu sei un maschio e 'ste cose non le conosci.
Kabir: È così carino! (Intenerito) Ha un po' le orecchie a sventole, (Cambia tono e diventa più realista) però è proprio un cuccioletto.
Maddalena: È vero, è grazioso! (Intenerita) Ci ha, magari, la bocca un po' troppo larga (Cambia tono) ma è proprio tenero.
Kabir: Che dici i capelli je cresceranno o rimarrà pelato?
Maddalena: Certo !!! (Con tono deciso) Tutti i regazzini quanno nascono non ci hanno tanti capelli. Lui è un po'più pelato dell'artri. Pazienza! (Con rassegnazione)
Kabir: È un po' magrolino, nun te pare?
Maddalena: Se farà se farà. Sarà forte e robusto.
Kabir: Che nome je mettemo?
Maddalena: Spider.
Kabir: e perché?
Maddalena: Perché quanno nun era ancora nato, me pareva che facesse le corse; quindi promette bene. Andrà sempre de corsa.
Kabir: Io lo vojo chiama' OMAR, come mi' padre. (Con autorità maschile)
Maddalena: Tu padre è ''n brav'omo, tranquillo, calmo. Quasi un cadavere, invece mi' fijo è tutto pepe.
Kabir: Maddale', nun fa' la prepotente. E poi ar primo fijo è er padre che je dà er nome, quindi se chiamerà Omar.
Maddalena: Ok, te vojo accontenta'…ma de secondo nome se chiama Spider e dovrà cresce come 'na formula uno.

Scena X

(I pastori si recano alla stalla di Maria e Giuseppe portando doni.
Maddalena vede, osserva tutti i movimenti.
)

Maddalena: Kabir, tu sei un buono a nulla. (arrabbiata) Guarda da quelli quanta gente va.
Kabir: Che voi da me? (seccato)
Maddalena: Che voglio?, Che voglio? Chissà quello là che è stato capace de fa pe' riceve tanti regali.
Kabir: E allora?
Maddalena: E allora? Tu dici… ALLORA ? (sempre più arrabbiata) Perché tu nun fai gniente pe riceve qualche regalo?
Kabir: E che devo fa'?
Maddalena: Che ne so io. Ma fa' qualche cosa!! (Kabir assume un atteggiamento pensieroso).
Maddalena: Che stai a fa'?
Kabir: Penso
Maddalena: A che pensi?
Kabir: A quello che devo fa'. Mo je vado a chiede come ha fatto (esce)
Maddalena: Guarda quella quanti regali riceve. (invidiosa e rabbiosa) Nun la sopporto proprio con quell'aria da santarellina chissà che nasconde. (entra nella capanna)

NARRATORE: I Re Magi, venuti a conoscenza della nascita di Gesù, partono e si recano a Gerusalemme per saperne di più soprattutto del luogo in cui era avvenuto il lieto evento. Erode, sentite le notizie, convoca i Re Magi e si fa spiegare bene le cose. Poi li incita a partire, a trovare questo RE DEI RE e a tornare da lui. I Magi partono e trovano il luogo seguendo la stella cometa…..
(Musica "Jingle Bells")

Scena XI

(Gaspare, Melchiorre, Baldassarre.)

Gaspare: Dobbiamo arrivare dal bambino divino appena nato. Ma dove sarà?
Melchiorre: Secondo me ci siamo persi, Gaspare.
Baldassarre: È una vita che camminiamo, Melchiorre, non si arriva mai. Non ce la faccio più. (si siede) Sedetevi anche voi, così ci riposiamo.
(Si siedono, ciascuno di loro ha un dono. Nel mezzo un vassoio di caramelle.)
Gaspare: Ne posso prendere una? (indica le caramelle)
Baldassarre: No, sono per lui.
Melchiorre: Dai, offricene una ciascuno, sii buono, ce ne sono tante!
Baldassarre: Soltanto una, però!
Gaspare: Chissà quanta strada manca. (mangiando)
Melchiorre: Considerato…. (mastica)quanto abbiamo (mastica) camminato, dovrebbe rimanere (mastica) poca strada.
Gaspare: Che ne sai? (mastica) Potremmo (mastica) essere ancora (mastica) lontani invece.
Baldassarre: Ragazzi, le avete mangiate tutte! (guarda nel vassoio e si alza di scatto) E adesso cosa gli portiamo?
(Si alzano tutti)
Gaspare: …un mazzo di fiori (tira fuori la mano dal suo vestito)
Melchiorre: Abbiamo sempre oro, incenso e mirra per il DIVINO. (con tono pacato)
Gaspare: Uuuhhh! Guardate, guardate lassù! (guarda in alto e con sorpresa scopre qualcosa)
(Entra la stella impersonata da un ragazzo o ragazza)
Baldassarre: Che bella!
Melchiorre: La stella cometa…con la coda.
(La stella si pavoneggia. Vede le due stalle. È indecisa. Fa la conta sottovoce e poi si avvicina alla stalla di Omar.)
Gaspare: Si è fermata vicino a quella stalla.
TUTTI E TRE: Alla stalla! (molto stupiti)
Melchiorre: È un segno DIVINO!
Baldassarre: Ti sei fissato col vino. Un bambino di vino, un segno di vino. Da quando hai cominciato a bere?
Gaspare: Divino, tutta una parola, nel senso di DIVINITA'.
Baldassarre: Ah, adesso ho capito. Cioè un segno di Dio.
Melchiorre: Proprio così.
Gaspare: Allora cosa aspettiamo? Muoviamoci. Siamo arrivati.
(Si spostano dimenticando a terra i doni)
Baldassarre: I doni, dimentichiamo i doni. (preoccupato, torna indietro)
(Si presentano davanti alla stalla di Omar)
Maddalena: O Dio, chi siete, che volete? (Spaventata, grida) Aaahh!! I briganti! (Si mette le mani nei capelli)
Melchiorre: No, no, non siamo briganti.
Maddalena: Aaaahh!, i centurioni romani, aiuto! Nun me fate male nun ho fatto gniente, solo un pupo (È disperata) bello bello. Nun m'ammazzate!
Baldassarre: Non abbiamo armi. Veniamo in pace.
Maddalena: Volete la casa? Ma guardatela, è solo una stalla. Però se la volete è vostra. Me ne vado subito, mo (Cammina avanti e indietro verso la stalla) viè mi' marito
Gaspare: Non ti spaventare. Siamo venuti a rendere omaggio a tuo figlio.
Melchiorre: Ti abbiamo portato dei doni.
Maddalena: Doooniii? Ammazza che forza mi marito, l'ha detto e l'ha (a parte, sottovoce) fatto.
Baldassarre: Si, siamo i Re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre.
Maddalena: Pure Re. Kabir, sei un mito!!! (A parte, sottovoce) Graazie, che m'avete portato?
Gaspare: Oro, madonna. (Porge il sacchetto)
Maddalena: Nun te dovevi disturba'. (Si sbriga a prenderlo)
Melchiorre: Incenso. (Porge un vaso.)
Maddalena: Anche tu non te dovevi incomoda'. (Lo prende)
Baldassarre: Mirra. (Porge un cofanetto)
Maddalena: No, no; quella no, non mi devo ungere, né imbalsamare. E poi porta male. (Lo respinge con forza)
Baldassarre: È un'essenza molto preziosa e profumata.
Maddalena: Beh, se è così, te vojio crede. Grazie, siete molto gentili, ma non dovevate (Stringe tutti i regali). Scomodavve tanto.
Melchiorre: Oh, il BAMBINO. (Lo vede. Si inginocchia.)
(Poi si inginocchiano uno alla volta anche gli altri due.
Maddalena stupita fa gesti come per dire "che sono matti?", li osserva in silenzio gesticola.
I Magi, dopo un breve periodo di adorazione, si alzano, chinano il capo in segno di saluto e si congedano.
)

Maddalena: Anvedi quanta robba, mo che vie' Kabir sarà contento de quello che è riuscito a fa' 'na volta tanto.
(I magi vedono l'altra stalla e si rendono conto di aver sbagliato tutto, anche perché nel frattempo la stella cometa si è spostata. Quindi tornano indietro e vanno da Maddalena.)
Maddalena: O signori, in che posso esservi utile?
(I Magi, uno per volta, si riprendono i doni nello stupore di Maddalena, che emette esclamazioni di contrarietà).
Maddalena: Oh, no. Ma perché. Che ho fatto adesso?
Gaspare: Niente, ci siamo solo sbagliati.
Melchiorre: Si, abbiamo sbagliato stalla.
Baldassarre: La stella sbaglia la stalla. Qualche volta, non sempre.
(Escono.)

NARRATORE: I Re Magi, pur avendo promesso ad Erode che sarebbero ripassati da lui per informarlo, insospettiti da tanto ingiustificato interesse per colui che era chiamato RE DEI RE, fanno ritorno alle loro sedi percorrendo un'altra strada. Erode, capito il loro tradimento, dà ordine di…fare una strage.

Scena XII

(I pastori)

1° pastore: Hai sentito la novità?
2° pastore: No, non ho sentito niente.
3° pastore: Dici, dici. Cosa è successo?
1° pastore: Si tratta di Erode......
2° pastore: Che altro s'è inventato, 'sta volta?
3° pastore: C'è da aspettasse de tutto da quello, c'è da ave' paura.
1° pastore: Incominciate a trema', allora.
2° pastore: Me fai preoccupa'. Che è successo?
3° pastore: Spara, sarò forte.
1° pastore: Ho sentito di' che Erode ... no, no, nun posso...
2° pastore: Vòi parla'?
3° pastore: Nun ce fa tira' er collo, sbrighete.
1° pastore: allora pare, dicono, mormorano che Erode ha dato ordine alle sue guardie de....
2° pastore:...de cacciacce tutti, eh?... Ce lo sapevo che era un disgraziato.
3° pastore: Dove andremo adesso?
1° pastore: no, nun è questa la notizia.
2° pastore: E qual è, allora?
3° pastore: te vòi decide?
1° pastore: Ha ordinato alle guardie de prende tutti i regazzini maschi più piccoli de du' anni...
2° pastore:...pe' fa' l'asilo nido? Che omo!!
3° pastore: Ammazza che bravo...è diventato pure bono de core.
1° pastore:...macchè, magari! Li vole ammazza' tutti!!!!
2° pastore: E...perchè? Che j'hanno fatto ste creature?
3° pastore: È chiaro, je stanno antipatici i pupetti.
1° pastore: Perchè ha saputo che tra i regazzini così piccoli ce ne dev'esse UNO che quanno sarà grande diventerà il RE DEI RE.
2° pastore: E mo noi che potemo fa'?
1° pastore: L'unica cosa è anna' a avvisa' quelli che stanno nelle stalle.
2° pastore: Quelli so' forestieri, che c'entrano?
3° pastore: Quelli nun c'entrano gniente.
1° pastore: E invece sì, perchè me sa che so proprio quelli che Erode sta' a cerca'.
2° pastore: Allora annamo, che aspettamo?
3° pastore: Annamo!!
(Escono
Musica "Profondo rosso"
)

Scena XIII

(Giuseppe e Maria - Kabir e Maddalena)

Maria: Giuseppe, hai sentito cosa hanno detto quei pastori? Cosa facciamo?
Giuseppe: Partiamo subito, raccogli tutto. Torniamo a Nazareth.
(Maria comincia i preparativi)
Maddalena: Kabir, cosa fanno quelli là?
Kabir: E che ne so? Mo je lo vado a chiede'. (Si sposta, si avvicina all'altra stalla) Compare Giuseppe, che sta a succede?
Giuseppe: Noi partiamo perchè è in pericolo la vita di nostro figlio. Fate anche voi la stessa cosa.
Kabir: Perchè semo in pericolo?
Giuseppe: Perchè Erode cerca tutti i bambini maschi nati da poco. E questo non nasconde niente di buono.
Kabir: Sì, sì, ci hai ragione. (Si sposta) Maddale', Maddalenaa.
Maddalena: Che vòi, che t'è successo?
Kabir: Aho, m'ha detto Giuseppe che il regazzino è in pericolo de vita.
Maddalena: Er pupo, er pupo mio. Annamosene subito. Tornamo a casa nostra.
Kabir: Beh, preparamose.
(Fanno i preparativi ed escono di scena. Musica "Fuga da New York")

SIPARIO



ATTO II


NARRATORE: Sfuggiti alla strage degli innocenti, le due coppie tornano a Nazareth, dove i due ragazzi crescono insieme, giocano insieme, LITIGANO.

Scena I

(Omar e Gesù)

Omar: Gesù, Gesù vie' a gioca'. Che stai a fa'? (Lo chiama a voce molto alta, rivolto verso il fondo del palcoscenico.)
Gesù: Omar, sono qui. Vengo subito. Finisco di aiutare mio padre. (Risponde da dietro le quinte)
Omar: Che secchione, sta sempre a lavora'. "Finisco di aiutare mio padre" (Gli fa il verso distorcendo la voce.)
Gesù: Eccomi. (Entra in scena )
Omar: Finalmente. Te va de gioca'?
Gesù: Si, certo.
Omar: A che giocamo?
Gesù: Scegli tu il gioco che ti piace di più.
Omar: "Scegli tu il gioco che ti piace di più" (Gli fa il verso) E già tu sei bravo in tutto.
Gesù: No, non è vero. Io sono una ragazzo come te.
Omar: Ma che fai il modesto? Lo sai che tu sembri un DIO.
(Musica: "Come te non c'è nessuno")
Gesù: Allora hai deciso a quale gioco vuoi giocare?
Omar: Si, a me me piace er gioco dei tacchini, lo conosci?
Gesù: No. In che cosa consiste?
Omar: 'Sto gioco consiste nel prende' un tacchino e spennacchiarlo.
Gesù: Ma Omar non pensi che sia un gioco poco ….adatto?
Omar: Noo, e perché? Il tacchino è nato pe' esse' spennacchiato.
Gesù: Non credo proprio.
Omar: Perché tu il tacchino te lo mangi con tutte le penne?
Gesù: Che confusione hai in testa?
Omar: Io, è? Io, caro mio, ci ho le idee chiare. I tacchini so' animali Anche un po' stupidi, quindi se spenneno e se mangiano.
Gesù: Si, è vero ma….
Omar: Lo vedi, lo dici anche tu.
Gesù: Si, è vero ma io intendo un'altra cosa.
Omar: E cioè?
Gesù: Non per gioco si uccide una creatura di Dio.
Omar: Ma è solo un tacchino.
Gesù: È la stessa cosa.
Omar: Ma poi ce lo mangiamo. (Pensieroso e un po'mortificato.)
Gesù: Omar, Omar. Pensiamo ad un altro gioco.Omar pensa un po' passeggiando
Omar: Ho trovato. Raccojemo dei sassetti e poi li tiramo addosso ai passeri, oppure ce arrampicamo sull'alberi e prendemo i nidi. È….. che ne dici?
Gesù: Noo! Lo vuoi capire che non si può far del male a nessuno?
Omar: E chi va a caccia, allora?
Gesù: Lo fa solo per nutrirsi, non per gioco.
Omar: Uffa, che strazio che sei! Allora a che cosa giocamo?
Gesù: Perché ti arrabbi?
Omar: Perché, perché, sempre perché; perché sì. Co' te nun se po' fa mai gniente.
Gesù: Non è vero, ho sempre giocato con te e con gli altri.
Omar: Adesso però….
Gesù: Senti, facciamo questo gioco.
Omar: E te pareva che nun lo scejevi tu!
Gesù: Omar, non essere invidioso. Io sono più grande di te.
Omar: Cheee! Ah, ah, ah,, questa è bella. Ma se semo nati lo stesso giorno, lo stesso mese, lo stesso anno e pure nello stesso posto. "io sono più grande di te" ma de che, aho?
Gesù: È vero, ma io sono cresciuto più in fretta e quindi….
Omar: Se sei pure più basso. Guarda… Cresciuto, lui….
Gesù: Bene non capisci. Lasciamo stare.
Omar: Sì, sì, lasciamo perde' Presuntuoso.
Gesù: Allora il gioco che ti volevo proporre è questo: impastiamo acqua e terra e facciamo delle forme a piacere.
Omar: Ma io nun so' bono.
Gesù: Provaci, se non provi come fai a dire che non sei capace? E poi vediamo chi vince.
Omar: Ah, famo 'na gara? Allora ce sto.
Gesù: A lavoro.
Omar: Tu che forme fai?
Gesù: Voglio fare delle colombe.
Omar: Famme un po' vede'
Gesù: Ecco, faccio così.
Omar: Anvedi. Mo ce provo.
Gesù: Ecco fatto. Guarda.
Omar: Anch'io Ho finito. Che belle che so le tue. Le mie più che colombe sembrano scarafaggi.
Gesù: Imparerai, imparerai. Devi aver pazienza. La pazienza è la virtù dei forti.
Omar: Ecco il sapientone. Ma va, va. Ti odio, ti odio.
Gesù: Perché ti arrabbi, siamo nati per imparare.
Omar: Sì, è vero. E mo t'emparo io come se fa.
Gesù: VOLATE!!
Omar: Co-co-come hai fatto? Sei un mago?
Gesù: Sono un Dio!!!
(Escono
Musica "Sei un mito"
)

NARRATORE: Passa altro tempo. I ragazzi hanno oramai 12 anni. È il periodo della Pasqua ebraica e, secondo l'usanza di tutti i buoni credenti, i genitori di Gesù e di Omar vanno in carovana con altri paesani al tempio di Gerusalemme. Dopo la festa tutti ripartono e nessuno si accorge che i due ragazzi non sono con il gruppo. I genitori però li cercano. Ma loro sono impegnati…

Scena II

(Al tempio di Gerusalemme)

Omar: Anvedi er tempio! Gesù, che semo venuti a fa' qua dentro?
Gesù: Volevo vedere cosa fanno i saggi, i dottori, coloro che dicono di sapere tutto.
Omar: A noi che ce ne frega. tanto so così lontani da noi, dar popolo che pare che stanno su 'n altro pianeta (mentre parla gira attorno alla sedia e poi si siede su una).
Gesù: Vediamo. chiediamogli qualche informazione.
Omar: È capace che ce mettono in mezzo e ce fanno a predica de quello che potemo fa e quello che no. Annamosene, da retta a me.
Gesù: Aspetta un momento, mi pare arrivi qualcuno.
(entrano i dottori)
1° dottore: Chi siete?
2° dottore: Che volete?
3° dottore: Che fate?
Omar: Aho, che è er terzo grado?
Gesù:: Siamo due ragazzi di dodici anni, vorremmo chiacchierare un po' con voi.
1° dottore: Bene, bene. di che cosa volete parlare?
Gesù: Della vita e di come ci si può comportare quando si è in qualche difficoltà.
2° dottore: Bene, bene.
Omar: Voi state sempre chiusi qua dentro, che ne sapete della vita?
3° dottore: Noi siamo i saggi e di noi ti puoi fidare.
1° dottore : Vediamo ora con qualche domanda quanto invece sapete voi della vita.
Gesù: Siamo pronti a rispondere ad ogni domanda senza paura di sbagliare.
Omar: Ma io nun so risponne alle domande, me suggerisci tu? (sottovoce)
Gesù: Non preoccuparti, vedrai come è facile.
2° dottore: Sentite: "se un uomo nel soccorrere un altro uomo ferito tocca con le mani il suo sangue, può egli entrare nel tempio senza essersi purificato?"
Omar: Sì, sì, certo; basta che da' la mano a te e non a me.
Gesù: Sì, non si può non aiutare il prossimo, siamo tutti fratelli. Ci vuol ben altro per sporcarsi le mani.
Omar: Sì è vero. (ride) Quando quella vorta ... c'avevo 'na fame ... , so annato a prende in prestito, de nascosto, du' ova ner pollaio der vicino, invece de acchiappà l'ova, ho acchiappato la cacca de' polli. Che schifo!
Gesù: Non è così che ci si sporca le mani, ma con le azioni che danneggiano gli altri.
Omar: Allora ce aritorno e speriamo che me dice bene 'sta vorta.
2° dottore: "Se un uomo viene tradito dalla moglie come si deve comportare? È giusto lapidarla?"
Omar: Altro che lapidarla. Ce penserei io, je stroncherei le gambe tanto che ce la dovrebbero porta' in barella a lapidarla.
Gesù: Accidenti come sei violento (a Omar). In verità, in verità, io dico... "chi è senza peccato scagli la prima pietra"
(Musica "Pietre")
Omar: Beh, sì, ci ha proprio ragione, je vorrei bene lo stesso a mi' moje...ma che sto a dì, aho! A un fico della Palestina come me ....chi lo tradirebbe.
3° dottore: "Se un uomo che ha fame mangia carne di maiale può essere perdonato?"
Omar: L'importante è che non me la frega a me e poi er maiale è così bono che non se po' resiste. (ispirato) Fessi quelli che nun se lo magnano.
Gesù: Basta con queste sciocchezze! (ad Omar). Non c'è niente che faccia male all'animo umano di ciò che si mangia.
Omar: All'animo no, ma alla panza sì, se te ne magni troppa.
Gesù: Si ferisce l'animo con le cattive azioni e non con altro.
1° dottore : "Chi non osserva bene i riti quotidiani può essere ammesso nel tempio?"
Omar: Nooo! soprattutto se non ha magnato e bevuto bene, ar tempio nun ci arriva. C'è 'na salita...
Gesù: Ma come vi va di occuparvi di cose così banali (ai dottori).
Omar: Baanaalii?! magnà e beve...
Gesù: Banale è ciò che è solo esteriore.
Omar: Beh, è vero il cibo è esteriore...però dopo averlo magnato (fra sé) diventa interiore.
Gesù: Bisogna avere proprio una bella faccia per interessarsi a questo. Ci sono cose molto più importanti da osservare.
2° dottore: Spiegati meglio.
Gesù: Non fate come quello che voleva levare la pagliuzza dall'occhio del compagno e non si era accorto di avere nel suo una trave.
Omar: E chi era, Polifemo? Esagerato che sei! Però me sa che ci hai ragione. È un po' come er bue che dice cornuto all'asino.
(i dottori ridono)
3° dottore: "Se vi trovaste nella condizione che qualcuno vi offende, vi insulta o vi percuote, cosa fareste?"
Omar: Con me nessuno ce prova perché ce lo sanno che Omar de Nazareth è tanto bono e caro, ma a certe cose nun ce passa sopra.
Gesù: A chi ti dà uno schiaffo devi porgere l'altra guancia senza vendicarti.
Omar: Cheee! nun solo me fanno 'no sgarbo ma me devo pure fa da' 'no schiaffo in più? Sei sicuro che se deve fa così? (a Gesù in confidenza)
Gesù: Bisogna saper capire sempre gli altri, anche quando ti fanno del male.
Omar: Se la pensi così, caro mio, me sa che tu campi poco coi tempi che corrono.
1° dottore: Questi due giovanotti sono molto diversi tra di loro. (agli altri dottori)
2° dottore: È vero, non si assomigliano affatto.
3° dottore::..però si completano.
1° dottore : Già, già...ciò che manca a uno lo possiede l'altro. (pensando)
2° dottore: Uno ha dalla sua parte l'intelligenza e la capacità di ragionamento...
3° dottore:...mentre l'altro, allegro e spiritoso, ha la saggezza popolare con la quale risolve ogni situazione.
1° dottore : Bene, ragazzi, vi lasciamo liberi; per noi è ora di tornare ai nostri (alzandosi) impegni.
2° dottore: Voi tornate dai vostri genitori che staranno certamente in pensiero. (si alza)
3° dottore: Buona fortuna a tutti e due (si alza)
(escono).
Omar: Chi te l'ha suggerite le risposte?
Gesù: Nessuno, ho fatto tutto da solo.
Omar: Mica ce credo.
Gesù: A te chi le ha suggerite?
Omar: A mee? nessuno e se vedeva e se sentiva. Se so pure messi a ride.
Gesù: Non hanno capito subito il contenuto delle tue risposte.
Omar: A me però 'sto interrogatorio nun m'ha convinto. Nun so perché. Che volevano?
Gesù: Volevano sapere come la pensavamo su certe cose.
Omar: Ehmbè, che ie ne 'mporta?
Gesù: Per sapere quanto siano giuste le loro opinioni.
Omar: Insomma, hanno misurato le distanze fra noi e loro.
Gesù: In un certo senso sì.
Omar: Io però t'invidio perché tu sei bravo e io no.
Gesù: A ciascuno il suo e non litighiamo più come quando eravamo piccoli.
Omar: A Gesù, me sa che dovemo ritorna' da mamma e papà.
Gesù: Noi siamo venuti a compiere una missione.
Omar: Missione o no, se nun ritornamo so schiaffi su tutt'e due le guance, senza dove' offrì pure l'altra.
Gesù: Non è questo un grosso problema. dimmi un po', invece, cosa farai da grande?
Omar: A me piacerebbe fa .... come se dice.... er vagabondo, (gesticola) Gira' er monno in lungo e in largo.
Gesù: Per fare cosa?
Omar: Me piacerebbe conosce i vari popoli, le abitudini, le lingue e soprattutto... le belle ragazze.
Gesù: È bello. quasi, quasi...
Omar: Tu sei un filosofo, un poeta. 'ndo vai?
Gesù: A me piace parlare agli altri per educarli, convincerli, aiutarli.
Omar: Te piace fa ... er predicatore, er politico, inzomma er trascinapopolo.

Scena III

(Entrano Maria e Giuseppe, Maddalena e Kabir. )

Maria: Figlio, dove sei stato?
Gesù: Sempre qui.
Giuseppe: Ci hai fatto stare in pena.
Kabir : Ormai so tre giorni che ve cercamo.
Maddalena: Che avete fatto tutto 'sto tempo?
Omar: Tree giorni? semo rimasti tre giorni?
Gesù: Sì. non te sei nemmeno accorto.
Omar: A ma c'ho fame. che m'hai portato?
Maddalena: Mo te la do io la fame.
Kabir : Eravamo partiti con la carovana e poi avemo scoperto che voi due nun c'eravate.
Maddalena: Semo dovuti torna' indietro.
Omar: Con la carovana?
Kabir : Macché. quella ci aspetta laggiù.
Maddalena: Fila a casa e de corsa pure e statte zitto.
Omar: Vedi Gesù, noi avemo ragionato sulla vita con i dottori der tempio e poi 'mi madre me dice "statte zitto". Hai capito?
Kabir : Poche storie ragazzino. Annamocene che c'è tanta strada da fa prima d'ariva'.
(rivolti verso il pubblico)
Omar: Io e Gesù semo poi annati via coi parenti.
Gesù: Siamo ritornati a casa.
Omar: Semo poi anche cresciuti, cor tempo.
Gesù: Siamo diventati grandi.
Omar: Lui è diventato famoso, ma ha fatto 'na brutta fine, poraccio!
Gesù: Lui, invece, non è diventato famoso, ma è finito male lo stesso.
Omar: Lui, Cristo, morì a forza de' lamenti, mica de freddo.
Gesù: Lui, l'OMO, vive a forza di stenti E il freddo gli gela pure i sentimenti
Omar: Adesso che avete sentito la nostra storia...
Gesù: Ce ne andiamo.
Omar: aho! aricordateve però che so' Omar de Nazareth, detto er bullo perché so' prepotente, coatto e bello!
(Musica "Supercafone")
Gesù: Noi abbiamo fatto questo. A voi rimane tutto il resto.
(Musica "Marry Christmas")

SIPARIO


La commedia racconta la storia di Omar e Gesù che, ancor prima di nascere hanno vite parallele. Dall'infanzia giocano insieme, litigano, si trovano insieme a rispondere alle domande dei Dottori del Tempio. La commedia è scritta in romanesco, la parlata popolare per antonomasia, nella parte riguardante Omar e la sua famiglia, mentre l'uso dell'italiano è riservata alla figura di Gesù, ai suoi genitori e ai Dottori.
La prima messa in scena risale all'anno scolastico 1995/96 in occasione del Natale, la seconda è dell'anno scolastico 1999/2000 sempre in occasione del Natale.
In entrambe le occasioni gli attori sono stati alunni di seconda media.

Coordinatrice Prof.ssa Giulia Tavani
juliatvn@tiscalinet.it

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