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UK, chi gioca col DNA dei cittadini? Se lo chiede il governo britannico. Il database nazionale già contiene il DNA di 4 milioni di persone, oltre il 5 per cento della popolazione. Soprattutto neri - 10 gennaio 2008

Lingua: Italiana
Destinatari: Insegnanti, Alunni scuola media superiore, Formazione post diploma
Tipologia: Giornalino telematico

Abstract:
Anno XII n. 2908 di giovedì 10 gennaio 2008 - PI / News

UK, chi gioca col DNA dei cittadini?

Se lo chiede il governo britannico. Il database nazionale già contiene il DNA di 4 milioni di persone, oltre il 5 per cento della popolazione. Soprattutto neri


Londra - Piace o non piace ai sudditi di Sua Maestà? Gli inglesi sono disposti a barattare la propria privacy con la sicurezza? Il governo inglese ha lanciato un'indagine a tutto campo per sondare l'umore dei cittadini, per analizzare imprevisti e probabilità della gestione del database genetico forense utilizzato dalle forze dell'ordine per combattere e prevenire il crimine.

Sarà la Human Genetics Commission (HGA) a gestire la ricerca potendo contare su 75mila sterline di investimenti: verranno ascoltate centinaia di persone, verranno presi in considerazione i loro pareri riguardo al database più sconfinato del mondo. Raccoglie l'identità genetica di 4 milioni di persone, archivia i dati di oltre il cinque per cento della popolazione del Regno Unito. Una mole di informazione genetica che dipende dal fatto che le forze dell'ordine di Inghilterra e Galles possono obbligare i sospetti a fornire dei campioni di DNA. Anche nel caso in cui siano accusati di crimini minori come l'accattonaggio o la caccia di frodo, a differenza di quanto avviene avverrà per la banca dati italiana.

Ma anche la composizione del database è destinata a suscitare polemiche: "Vi compaiono soprattutto i dati di giovani uomini, un terzo della popolazione di colore vi figura", ha spiegato John Sulston, a capo della HGC. Numeri destinati a crescere in maniera spropositata: presto l'archivio potrebbe includere i dati genetici del 25 per cento della popolazione maschile e del 7 per cento della popolazione femminile. E le minoranze etniche potrebbero essere le categorie più bersagliate.

I dati, inoltre, non possono in alcun modo essere rimossi, nemmeno qualora il sospetto di cui è stato raccolto il DNA si dimostrasse non colpevole. Un sistema che solleva senza dubbio problematiche di natura etica e sociale.

D'altro canto, ha sottolineato Sulston, cresce il numero di crimini che viene risolto grazie al database: alle forze dell'ordine basta raccogliere della prove sul luogo del delitto e confrontarle con i dati archiviati. Sono 20mila all'anno i casi chiusi grazie alla prova del DNA.

Con l'indagine si tenterà di bilanciare questi due aspetti, di valutare delle strategie per conciliare i diritti dell'individuo con l'efficienza che un database sterminato può determinare nell'ambito della pubblica sicurezza. Di mettere a punto delle opportune garanzie affinché il database forense non si trasformi in un occasione per procedere, come paventava recentemente Rodotà, alla schedatura genetica di massa.

Gaia Bottà


http://punto-informatico.it/servizi/ps.asp?i=2155634



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