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Deliri al sole, fantasmi in piazza - Ida Dominijanni - Editoriale speciale 8 marzo 2008 de ''il manifesto''

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore, Formazione post diploma
Tipologia: Documentazione

Abstract:
Deliri al sole, fantasmi in piazza
Ida Dominijanni

Sempre più simile a quello di un pranzo della domenica dove ci si ritrova più per convenzione che per piacere, il menu dell'8 marzo offre quest'anno davvero di tutto. C'è chi brinda e c'è chi piange, chi profetizza che il futuro è in mani femminili e chi denuncia aria da medioevo, chi conta i posti conquistati nelle liste elettorali e chi stila il catalogo delle violenze subìte. Svanisce la leggerezza delle mimose nella pesantezza alternata degli omaggi e delle deprecazioni: fra le salvatrici del mondo invocate qua e là e le potenziali assassine maledette dai pro-life, dove sta la misura dell'immaginario maschile, e dove la realtà dell'esperienza femminile? La fine del patriarcato fa confusione, e genera mostri. Più che celebrare la giornata delle donne, ci sarebbe da intestarne una alla Questione Maschile. Quella che si annoda nella crisi esangue della politica (come scrive l'ultimo Via Dogana), quella che risalta nelle urla scomposte sull'aborto. In queste pagine la guardiamo da questo secondo versante: un classico, per così dire. Che ritorna ogni volta, però, con un arrangiamento diverso. Stavolta più delle altre, perché stavolta niente è sussurrato, non ci sono intenzioni da svelare né non detti da scoprire. Sotto il vessillo della moratoria tutto diventa esplicito e i fantasmi si incarnano e scendono in piazza: il programma è primo, tradurre in colpa la libertà e in incoscienza la responsabilità femminile. Secondo, disquisire - tecnicamente: delirare - di procreazione, natura, embrione, tecnica, norma, come se le donne non ci fossero, o la parola femminile non contasse (qui più dell'agitazione del Foglio, che la parola femminile la stravolge e la combatte, fa scuola il pacato ragionare dei moderati editorialisti del Corsera). Terzo, emanciparsi dal fantasma della madre onnipotente immaginandosi - tecnicamente: un'allucinazione - come feti autonomi dal grembo materno. Non è in programma, invece, «toccare» la 194, e non solo perché nessuna forza politica, a sinistra e a destra, può permetterselo senza aprire un baratro verso l'elettorato femminile. Ma perché non c'è uomo, nell'anno di grazia 2007, che rinuncerebbe all'aborto legale, gratuito e assistito, più maschile che femminile essendo da sempre l'uso dell'aborto come mezzo di controllo delle nascite e di riparazione di una sessualità inconsapevole. Fra una donna, un uomo e un aborto ci sono di mezzo molte e insondabili cose, imprevisti, fraintendimenti, leggerezze, lapsus, ma di certo c'è di mezzo la sessualità. Che invece è la grande assente, per parte maschile ma anche per parte fenmminile, del rumoroso dibattito in corso. Assente non era, invece, dal dibattito femminista degli anni 70, quando prima che di regolazione o - meglio - di depenalizzazione dell'aborto, si parlava di quello che c'è dietro e intorno a un aborto: conflitto del desiderio, scacco della relazione, asimmetria fra sessualità maschile e femminile. In queste pagine restituiamo quel «prima» a quante sono venute dopo e pensano che nell'aborto ne vada solo di un diritto in bilico, o per quante si trincerano dietro la difesa di una legge che non fu un punto d'arrivo ma un compromesso di transito. Si può fare di più: prima della legge, e oltre


http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/08-Marzo-2008/art56.html



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