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Terzo dieci agosto - Una notte, in una galassia lontana lontana -di Giulia Blasi (1999)In''La notte dei blogger''


Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore, Formazione permanente
Tipologia: Ipermedia

Abstract:

Terzo dieci agosto

Una notte, in una galassia lontana lontana

di Giulia Blasi (1999)
Beep. Beep. Beep.
Benvenuti su Spacenet.
Siete connessi con l’operatore Spacecom 20874.
Dopo il segnale acustico potrete richiedere il collegamento con l’utente da voi desiderato.
Vi ricordiamo che le comunicazioni possono essere soggette a controllo in base alla legge 341/bis del Codice di Comunicazione Interplanetaria.
Dal momento dell’avvenuto collegamento, comincerà il conteggio del tempo. La comunicazione si interromperà automaticamente allo scadere dei quindici minuti a vostra disposizione.
L’operatore Spacecom 20874 è ora a vostra disposizione.
Beep.
“Spacecom.”

“Buonasera, sono l’utente 141172/JMC, Quadrante Castor. Chiedo il collegamento con l’utente 29472/P, Quadrante Jupiter Olympius.”
“Utente chiamato. Collegamento avvenuto. L’immagine apparirà sul suo schermo tra trenta secondi dal segnale acustico.”
Beep.

Tra il segnale acustico e il momento in cui lo schermo si illumina con un lieve sibilo, comincio a tremare, il cuore mi batte violentemente contro le costole e mi stringo le braccia attorno al corpo.
Poi lui compare, lentamente.
“Nic” chiamo, sorridendo “ciao.”
“Ciao” risponde la sua voce, lievemente fuori sincrono rispetto al movimento delle labbra. Effetto del satellite.
“Stai bene?”
“Sì. E tu?”
“Mi manchi.”
“Anche tu mi manchi.”
E ci guardiamo, cercando di sorridere.
“C’è una bella luce qui, oggi. Che giorno è lì da te?”
“Terzo dieci agosto. Domani è il primo undici.”
“Ter... ah, sì. Dimentico sempre che voi ruotate tre volte più velocemente della Terra. Quando hai il prossimo turno di riposo?”
“Il secondo undici agosto.”
“Bene. Ti chiamo, allora...”
“Sì, chiamami.”
Ci guardiamo ancora.
Solo ora lo noto. Nic cerca di voltarsi, di nascondere momentaneamente gli occhi, ma non riesce a sfuggire al mio sguardo. Da quando tra noi si sono interposte diverse migliaia di anni luce, variabili a seconda delle orbite e delle pulsazioni del cosmo, ho affinato una sensibilità nuova nei confronti del mio uomo. Basta un battito di ciglia, una lieve dilatazione della pupilla, e la mia comprensione solca indisturbata gli immensi campi stellari che ci separano.
So cosa pensa. Preciso al millimetro. E lui sa che lo so. Pensa che non può resistere. Che presto cederà alla tentazione di un amore a portata di mano. Pensando a me, magari; ma un pensiero, con l’uso, si logora. Questo lui non lo sa, lo so io. E so che se si lasciasse amare da un’altra donna, anche rievocandomi ogni volta, lentamente l’aroma della sua pelle impregnerebbe la trama leggera del mio ricordo. Non resterebbero che i brandelli di me, facili da scostare per scoprire una persona nuova.
Scivolo piano piano giù nella poltrona, tenendomi una mano sulla bocca perché non si veda che mi tremano le labbra, ma così lui se ne accorge lo stesso.
I primi tempi cercava sempre di consolarmi. Adesso tace e si accende una sigaretta e mi sorride chinando la testa di lato, con gli occhi un po’ lucidi. “Fai piangere anche me.”
“Scusa.” Cerco anch’io il pacchetto e ne tiro fuori una. Mi passo una mano fra i capelli.
“Mancano solo sei mesi” dice “poi mi trasferiscono nel quadrante Pallas Athena. Da lì parte un collegamento con Iris ogni giorno. Potremo vederci sempre.”
“Sì, sì, lo so, scusa. È che ogni volta che ti vedo penso a quest’estate... e oggi ci pensavo e mi sono accorta che non mi ricordo più che odore hai, Nicky.”
Lui tace e guarda interessato la sigaretta. Neanche lui si ricorda che odore ho io, o che effetto gli fanno le mie mani che gli scostano i capelli dal collo.
“Non posso venire neanche il mese prossimo” dico, allora “mi hanno negato il permesso. Ci sono stati dei guasti. Facciamo dei turni di riparazione di otto ore. Non mi posso muovere.”
Lui tace ancora e mi fissa con occhi che fanno male.
Mi metto a piangere.
“C’è un motivo? Dimmi che c’è un motivo” singhiozzo, più a me stessa che a lui.
“Non c’è” risponde comunque lui, ed è per questo che lo amo. Perché non cerca di vendermi la balla del progresso e di come cinquant’anni fa la gente credeva che il mondo sarebbe finito e i nostri nonni, i nostri genitori avevano un pianeta solo, stretto, sporco e rovinato su cui vivere.
“Nicky, qualche volte penso che siamo le uniche persone vere nella galassia.”
“Tu sei sempre apocalittica.”
Devo ridere, anche tra le lacrime.
“Cercherò di farmi dare un permesso” promette “cercherò di venire per qualche giorno. Ma tu promettimi di non piangere.”
“Prometto” farfuglio, coprendomi gli occhi con il dorso della mano.
“No, per favore. Guardami.”
Lo guardo. “Sono bruttina, eh?”
“Hai l’aria stanca, ma sei sempre bella.”
“Diego come sta?”
“Meglio. Ma la rimanderanno sulla Terra.”
“Forse dovremmo farlo anche noi.”
“Non è una buona idea.”
“Perché? Lo facciamo, ci rimandano sulla Terra, e...”
“No. Non è una buona idea. Non farmi dire perché, ricordati che siamo controllati. E smettila di dire cazzate in collegamento interplanetario.”
“Scusa.”
Gli occhi diventano dolci e pazienti e addolorati. “Amore mio.”
Non possiamo andare avanti così, Nicky. vorrei stare seduta con te e non dover parlare, qualche volta. Non dover riempire sempre tutti i minuti con tante parole. Vorrei sentire quello che pensi solo tenendoti le mani. E invece devo parlare parlare parlare parlare...
“Sei mesi. Me li farò passare.” Sorrido. “Imparerò a lavorare a maglia.”
“Ecco. Così mi fai un golf, eh, va bene?”
“Va bene.”
Attenzione: a partire dal segnale acustico avrete due minuti prima della fine della comunicazione.
Beep.

“Abbiamo due minuti” sorride Nic, alzandosi dalla poltrona.
È il nostro piccolo rito. Mi alzo anch’io e poggio la mano contro lo schermo. Nic, a milioni di anni luce da me, mette la sua in modo che le palme si tocchino.
Sento lo schermo freddo, e in nessun modo nel cosmo conosciuto potrei scambiarlo con la mano calda e un po’ ruvida, da meccanico specializzato, di Nic. La stessa mano che mi accarezzava le braccia la scorsa estate, in riva al mare con amici che adesso sono chissà dove in questa galassia.
“Sai cosa mi diceva mia nonna a proposito del dieci agosto?”
“Ma sì... la notte di San Lorenzo.”
“Bello, eh? Tutte quelle lucine nel cielo... esprimi un desiderio e si avvererà...”
“Non tanto. Una di quelle lucine ci ha quasi centrati, la settimana scorsa. Probabilmente proprio mentre desideravo di poter essere lì con te.”
Beep.
Grazie per esservi collegati con Spacenet. Vi ricordiamo che dalla prossima settimana terrestre gli utenti muniti di ricetrasmettitore olografico potranno usufruire di quaranta minuti settimanali di comunicazioni olografiche.
Beep. Beep. Beep.


http://www.lanottedeiblogger.com/



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