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*Carcere di Diyarbakir (Tipo E) Damiano Frisullo (Dino) *Lettera aperta alla presidenza della commissione d'indagine per i diritti umani della Grande Assemblea Nazionale della Turchia e all'opinione pubblica - 1 aprile 1988.

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media inferiore, Formazione permanente
Tipologia: Utilità e strumenti

Abstract:

Lettera aperta alla presidenza della commissione d'indagine per i diritti umani della Grande Assemblea Nazionale della Turchia e all'opinione pubblica - 1 aprile 1988.

Ringrazio lo stato turco per avermi dato per la seconda volta l'occasione per conoscere la situazione dei diritti umani nelle sue carceri. La prima volta era per il treno della pace. Quella volta io sono stato picchiato e ferito. Privato della mia liberta' e mandato a giudizio. Rinnovo la frase che scrissi e firmai quella volta assieme a Sanare Yurdatapan: "Noi siamo venuti per la pace e assieme al popolo ci siamo trovati alle forze dello stato".
La seconda volta invece e' questa attuale. Noi come delegazione internazionale siamo venuti a Diyarbakir per festeggiare il Newroz. Perche' negli anni passati erano state compiute delle repressioni durante questa festa. Tentavamo di evitare che in Via degli Insegnanti la polizia picchiasse donne e bambini.

Sulla via del carcere siamo stati fermati nella vecchia scuola di polizia appartenente alla Direzione della Sicurezza. All'interno di questo edificio siamo stati arrestati. Ai compagni della mia cella nel carcere ho chiesto se avevano subito torture. Tutti senza eccezione mi hanno confermato che prima di essere portati in quel luogo erano stati torturati in modi indescrivibili. Solo gli stranieri e noi giornalisti non abbiamo subito torture.

La mattina del 21 marzo la gente del posto vedendo fra di loro noi stranieri era molto felice e ci hanno issato sulle spalle per la gioia. Per questo motivo la polizia turca mi ha considerato un provocatore e mi ha arrestato. Nelle mie mani c'erano solo fogli di carta e non delle armi. Erano i miei fogli di lavoro che uso in Italia come giornalista, per fare le mie indagini per i diritti dell'uomo. I fogli di carta che mi sono stati sequestrati dalla polizia, nel mio paese sono perfettamente in regola con la legge. Solo uno stato che e' capace di chiudere un partito per un calendario poteva considerare le mie carte materiale sovversivo. in Europa si fanno continuamente ricerche e conferenze per i diritti degli uomini, e nessun europeo pensa di limitare le liberta' per queste ricerche. Noi usiamo normalmente le fonti indipendenti e le denunce delle controparti. Solo in questo paese la controparte e' considerata a priori illegale e associazioni civilissime sono private della parola.

In passato io sono stato in Palestina, in Bosnia e in Spagna ed ho visto le popolazioni che erano state private della propria liberta' di pensiero, e gli eserciti soffocavano i diritti umani in modo sistematico. Ogni volta aveva deciso di stare dalla parte giusta.

Io ho mandato una richiesta alla direzione del carcere e attraverso quella direzione anche al Ministero della Giustizia ad Ankara chiedendo i miei diritti. Avvisandoli anche di avere una udienza ad Istanbul il giorno 31 marzo 1998. Malgrado questo non mi e' stato neppure risposto. Considerandomi un detenuto politico ho chiesto di stare con i detenuti politici, anche questa mia richiesta non e' stata accettata. Solo quando ho minacciato di attuare lo sciopero della fame sono stato prelevato dalla mia cella dove ero in isolamento e sono stato messo assieme ai contrabbandieri, malgrado io non appartenessi a tale categoria dei detenuti. Senz'altro mi rivolgero' al Tribunale dei diritti umani per le angherie che ho subito.

Durante la mia permanenza in questo carcere ho constatato che i diritti umani vengono sistematicamente calpestati anche nelle loro forme piu' elementari. Posso affermare che quasi tutti i detenuti presenti sono stati torturati prima di essere portati qui dentro. Anche i responsabili del massacro del 24 settembre 1996 sono ancora impuniti. Questo fatto e' noto a tutti i detenuti che stanno qui. I detenuti di questo carcere aspettano da anni di essere giudicati. I detenuti senza mezzi economici non possono permettersi in alcun modo un difensore e davanti al tribunale non sono in grado di difendersi da soli. Andare in ospedale per le cure per i contrabbandieri e' inutile, per i detenuti politici pericoloso. Tutti i giornali di opposizione allo stato sono vietati, e io non posso avere alcun giornale straniero. Usare il telefono e' impossibile.

Spero che in Italia il governo, il parlamento, i giornalisti e le associazioni stiano facendo qualcosa per me. Sono convinto che la stessa attenzione il nostro governo focalizzi anche nei confronti dei democratici di Diyarbakir, che sono detenuti con me. ogni qualvolta io chiedo di riacquistare la mia liberta' la risposta e' sempre la stessa "NO". Io chiedo la mia liberta' non per tornare in Italia, ma per poter difendere meglio le persone che sono in carcere con me. La mia liberta' non deve essere oggetto di scambi internazionali fra gli stati. Se i tribunali turchi mi commuteranno la stessa pena (art.312) che hanno dato a Bisecai e a Yagmurdereli, questo sara' un onore per me. Durante la mia detenzione continuero' le mie ricerche.

Io presento la mia situazione all'onorevole ministro per i diritti umani Sami Turk e alla commissione d'indagine per i diritti umani della Grande Assemblea Nazionale della Turchia perche' possano apportare delle migliorie alla vigente legislazione. Se in questo paese viene vietata l'attivita' alle associazioni per i diritti umani, se lo stato guarda ai bambini come a dei nemici, se la stampa indipendente e' vietata, allora in questo paese non ci sono ne' la democrazia, ne' la liberta' e ne' Diritti Umani.

Carcere di Diyarbakir (Tipo E)
Damiano Frisullo (Dino)
1 aprile 1988


 



http://www.ranchdeiviandanti.it/kurds/



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