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Violenze e soprusi nei Cpt italiani: il caso di Lecce. La visita di una delegazione nel centro Regina Pacis ha raccolto gravi testimonianze dei migranti detenuti. Articolo.

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore, Formazione post diploma
Tipologia: Utilità e strumenti

Abstract:
Violenze e soprusi nei Cpt italiani. Il caso di Lecce.
La visita di una delegazione nel centro Regina Pacis ha raccolto gravi testimonianze dei migranti detenuti

ORNELLA BELLUCCI
ALESSANDRO LEOGRANDE
LECCE

Il centro Regina Pacis di San Foca è a pochi chilometri da Lecce. Pensato come struttura di accoglienza per chi sbarcava sulle coste pugliesi oggi è un centro di detenzione per migranti «illegali» da rimpatriare: ma nel centro ci sono anche potenziali richiedenti asilo che non hanno potuto contattare alcun avvocato, né qualcuno che parlasse inglese. Il centro è gestito da un prete, don Cesare Lodeserto, braccio destro del cardinale Ruppi, e dalla sua Fondazione onlus, e controllato dalle forze di polizia. In 4 anni vi sono passati 35mila migranti. Ogni straniero ha garantito ai gestori una retta di 90mila lire al giorno. Basta fare due calcoli per capire il giro d'affari: l'oro dei migranti, lo chiamano in Puglia. Attualmente gli «ospiti» sono 185. Ma dal sovraffollamento delle camerate sembrano molti di più: in stanze di 15 mq sono allineati letti a castello per 12-16 persone. Passano la giornata a letto, nei corridoi o nel piccolo cortile presidiato dalle forze di polizia.

Sabato 30 novembre una delegazione di associazioni per la difesa dei migranti, insieme al deputato verde Mauro Bulgarelli, è entrata nel Regina Pacis raccogliendo testimonianze sconvolgenti, ora alla base di una denuncia penale sporta da Dino Frisullo di Senza Confine e da alcuni membri della delegazione. Queste le accuse raccolte e alla base dell'esposto. Il 18 novembre alcuni «ospiti» marocchini hanno tentato la fuga. Bloccati dai carabinieri sono stati riportati al centro e lì sarebbero stati «puniti», dicono, dai responsabili del centro con pugni, calci e manganelli. Secondo alcuni testimoni anche i carabinieri in servizio avrebbero partecipato. Un marocchino, spogliato e ammanettato a una grata, sarebbe stato lasciato in cortile tutta la notte. Quattro dei pestati, pare quelli in condizioni peggiori, sono stati rimpatriati in Marocco. Ma i presenti hanno mostrato i segni delle percosse: fratture, ecchimosi, punti di sutura.


Bulgarelli presenterà tre interrogazioni parlamentari. Una sui pestaggi, una sul sovraffollamento, e un'altra per un caso singolo: quello di un cingalese da 11 anni in Italia, assunto come co.co.co, in possesso di buste paga fino a settembre 2002, che non ha potuto accedere alla regolarizzazione. «Chi ha un lavoro a termine diventa clandestino. Con l'interrogazione - spiega Bulgarelli - intendo arrivare a una modifica della Bossi-Fini su questo punto».

Durante la visita della delegazione, le donne rimangono in stanza: questa è la prassi. Molte di loro sono state prese in Campania. Una senegalese, sui quarant'anni, parla per tutte. Alla domanda se nelle stanze entra la polizia risponde sottovoce: «Non lo dico per me, lo dico per loro» e abbassa lo sguardo indicando le più giovani.

Ma perché in un cpt finiscono anche richiedenti asilo? È il caso dei 58 contadini scappati dalla guerra del Kashmir ai quali nessuno ha chiesto perché fossero in Italia. Per loro adesso è stata inoltrata al ministero degli interni la domanda per l'asilo, e dovrebbero quindi uscire dal centro: ma se la delegazione non fosse capitata lì avrebbero mai potuto avanzare questa richiesta? Stando alla denuncia resa da uno di loro a Dino Frisullo, poche ore prima del sopralluogo della delegazione, sarebbe stato intimato loro di stracciare la richiesta, in cambio di una promessa di permesso di soggiorno.

Il Lecce social forum ha ottenuto dal questore la possibilità di monitorare ogni quindici giorni le condizioni dei reclusi. Il primo sopralluogo è avvenuto lunedì, ma a delegazione dimezzata. L'accesso è stato accordato soltanto a un rappresentante del forum e a un avvocato. Ingresso interdetto al medico legale: «Screditerebbe l'équipe sanitaria del centro», ha spiegato il questore. Ma, nonostante la sua stretta sorveglianza e quella del comandante provinciale dei carabinieri, un risultato è stato ottenuto. Ventuno le deleghe raccolte tra i 28 ospiti che sabato hanno denunciato maltrattamenti. Le accuse vanno dimostrate, ma una cosa è chiara. Chi in Puglia ha pensato di sostituirsi alla polizia, offrendosi di garantire una gestione «umanitaria» dei centri, li ha di fatto trasformati in galere private per non-persone.



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