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1977 - 1980: dall’esplosione del movimento del ‘77 alla marcia dei 40.000

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore, Formazione permanente
Tipologia: Documentazione

Abstract:

1977 - 1980: dall’esplosione del movimento del ‘77 alla marcia dei 40.000


1977

gennaio Scissione nel Pdup, che è in piena crisi: gruppi di militanti ed alcuni dirigenti erano passati nei mesi precedenti al Pci o al Psi, mentre gran parte delle femministe erano uscite contestando il carattere “maschilista” e autoritario del dibattito interno. La vera ragione della crisi, al di là dell’occasionalità del pretesto (la richiesta di sospensione di Capanna che aveva criticato Magri) è il fallimento della strategia dell’unità delle sinistre per un governo di alternativa.
21 gennaio Il Parlamento approva la legge sull’aborto.
24 gennaio A Palermo gli studenti occupano la facoltà di Lettere contro la circolare del Ministro della Pubblica Istruzione Malfatti del 3 dicembre 1976 che limita la ripetizione degli esami.
1 febbraio A Roma provocazione fascista all’Università: una settantina di fascisti entrano a Lettere e Giurisprudenza intonando canzoni e slogan. Sono armati con spranghe e bastoni, ed anche con armi da fuoco: infatti un colpo di pistola ferisce gravemente lo studente Guido Bellachioma.
2 febbraio Manifestazioni antifasciste in molte città. A Roma gli studenti e le forze politiche si dividono sulle modalità della protesta antifascista: Fgci, Pdup e Ao scelgono un comizio dentro l’università, numerosi studenti, l’Autonomia Operaia e gli ex Lc decidono di manifestare nelle strade vicine all’università e di assaltare la sede fascista di via Sommacampagna. Il corteo viene disperso dalla polizia, che ferisce gli studenti Paolo Tommasini e Leonardo Fortuna, che vengono però incriminati per tentato omicidio nei confronti dell’agente Domenico Arboletti, che è invece colpito dal fuoco incrociato dei suoi colleghi. La versione ufficiale addossa tutte le responsabilità agli studenti, anche il Pci aderisce a questa versione. Ugo Pecchioli rilancia la teoria degli opposti estremismi che attaccano lo Stato e la democrazia, e chiede la chiusura dei “covi” dei “cosiddetti autonomi”, affermando che “il raid dei fascisti all’università e le violenze dei provocatori cosiddetti “autonomi” sono due volti della stessa realtà. Gli uni e gli altri puntano sulla violenza e sul terrorismo”. E’ la rottura, totale e definitiva, tra il Pci e il movimento degli studenti. La figura sociale dello studente del ‘77 è ben diversa da quella dello studente del ‘68. Quello del ‘77 è “uno strano movimento di strani studenti”. Gli studenti del ‘68 erano in maggioranza figli della buona borghesia, quelli del ‘77 sono per lo più studenti-lavoratori, con la prospettiva della disoccupazione e del precariato. La rivolta del ‘77 è sia politica che esistenziale, è l’espressione “di un tessuto sociale disgregato, di una discoccupazione che ha toccato livelli da capogiro, di un’assenza generale di significati. A Centocelle si vive peggio che negli slum di New York e qui come là difficilmente la rabbia si trasforma in coscienza di classe”, come ha scritto Gianni Statera. Asor Rosa, come scrive in un famoso articolo pubblicato sull’Unità il 20 febbraio, vede il ‘77 come la frattura tra “le due società”: quella dei “garantiti”, lavoratori privilegiati perché hanno un posto fisso, e quella dei “non garantiti”, lavoratori precari, disoccupati, studenti-lavoratori. E’ il cosiddetto “operaio sociale” il protagonista del movimento del ‘77, non più l’operaio massa del ‘68, ma il giovane semioccupato o precario, che non ha nessun motivo di sentire attaccamento al lavoro, perché il lavoro occasionale non consente nessuna “garanzia”. Il movimento del ‘77 ha due anime: una creativa, ironica, beffarda, che si incarna soprattutto nell’ala creativa bolognese, ed un’altra cupa e nichilista, che si manifesta soprattutto a Milano e a Roma. L’università viene vista, scrive il giornale Rosso, “come luogo di ricomposizione e di lotta di un proletariato disperso, che proprio per il carattere saltuario e precario dell’occupazione, non è in grado di darsi luoghi diversi e autonomi di ricomposizione”
17 febbraio La rottura tra studenti e Pci si approfondisce: il segretario della Cgil Luciano Lama tiene un comizio all’Università di Roma occupata per “riportare l’ordine”. A questa provocazione del Pci gli studenti rispondono contestandolo con urla, fischi e slogan ironici. La situazione degenera quando il servizio d’ordine del sindacato carica gli studenti: questi rispondono e cacciano Lama dall’Università.
25 febbraio Berlinguer accusa il movimento studentesco di “diciannovismo”, orrendo neologismo per accusare il movimento di essere oggettivamente fascista.
26-27 febbraio A Roma riunione del coordinamento nazionale degli studenti universitari. Il caos è totale, non si sa chi è delegato e chi partecipa a titolo personale, tutti comunque hanno diritto di voto, chi interviene deve sormontare i fischi, i cori, gli slogan, le urla. Le femministe e gli indiani metropolitani abbandonano l’assemblea denunciando “l’allucinante clima di violenza e prevaricazione, che non consente di esprimere i contenuti del movimento”.
2 marzo A Torino durante un’assemblea alcuni studenti della Fgci vengono aggrediti da autonomi.
3 marzo A Torino il Pci, come risposta ai fatti del giorno precedente, attacca col proprio servizio d’ordine gli studenti davanti alla scalinata dell’università.
11 marzo A Bologna alcuni studenti del movimento che si presentano ad una assemblea di Cl vengono malmenati. Vanno allora a chiamare rinforzi, ma nel frattempo intervengono i carabinieri e caricano gli studenti. Un carabiniere, durante una carica, spara e colpisce alle spalle lo studente Francesco Lorusso, che stava scappando, uccidendolo. La città è sconvolta, mai a Bologna la lotta politica era arrivata ad un tale livello di violenza. La rabbia per l’omicidio esplode subito: gli studenti distruggono le vetrine dei negozi di lusso, occupano la stazione, assaltano la sede della Dc, la libreria di Cl “Terra promessa”, due commissariati di polizia e l’ufficio del Resto del Carlino, poi si rifugiano nella zona universitaria occupandola per tre giorni. Saranno sgombrati coi carri armati inviati dal ministro dell’Interno Cossiga.
12 marzo A Roma scontri durissimi tra studenti e polizia, sparano sia la polizia che frange dell’autonomia. Per miracolo non ci scappa il morto. Vengono saccheggiate due armerie ed attaccate l’Ambasciata del Cile e la sede del Popolo.
 A Milano un corteo assalta l’Assolombarda.
 A Bologna la polizia fa irruzione a Radio Alice, chiudendola manu militari in diretta.
16 marzo A Bologna il Pci reagisce ai disordini organizzando una manifestazione unitaria, insieme alla Dc, “contro la violenza”. La tesi del Pci è che a Bologna è in atto un “complotto” per affossare il compromesso storico, provocando una frattura fra il Pci e la Dc. Per combattere questo “complotto” a Bologna il Pci si fa più che mai partito dell’ordine, scatenando una vera e propria caccia alle streghe contro gli studenti del movimento. Alcuni giudici applicano sollecitamente la teoria del “complotto”, cercandone prove che ovviamente non trovano, essendo il movimento, quello bolognese in particolare, refrattario all’organizzazione. Nei mesi seguenti a Bologna il giudice Catalanotti arresta decine di aderenti al movimento con l’accusa di aver organizzato il “complotto” di marzo. A Padova il procuratore Calogero arresta docenti e studenti di Scienze Politiche, vengono inoltre perquisite le case editrici Area, Erba Voglio e Bertani, arrestando quest’ultimo editore.
aprile-maggio Si avvia la formazione di Democrazia Proletaria: il 5° congresso di Ao, in aprile, decide di unificarsi con la sinistra del Pdup e con la Lega dei Comunisti (organizzazione sorta da il Potere Operaio Toscano e Unità Operaia di Roma) per dare vita al Coordinamento di Democrazia Proletaria. A sua volta la sinistra del Pdup, nella sua assemblea nazionale in maggio, accetta il processo di unificazione. La maggioranza del Pdup e la minoranza di Ao mantengono invece la sigla Pdup per il Comunismo. Dopo un tormentato processo di scissioni e riagregazioni, i maggiori gruppi della nuova sinistra sono così polarizzati in due formazioni: una, il Pdup per il Comunismo, che vuole premere sul Pci perché abbandoni il compromesso storico e persegua l’alternativa di sinistra, un’altra, Democrazia Proletaria, che vede il Pci ormai indisponibile ad una linea di alternativa e che persegue l’obiettivo politico di opporsi alla “normalizzazione” della società. Questo significa Dp ha come linea politica il sostegno e la promozione delle lotte sociali (dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti, delle donne), mentre i riferimenti ideologici sono il marxismo rivoluzionario, antistalinista e libertario.
21 aprile La polizia interviene per sgombrare l’università di Roma. Ne seguono scontri in cui gruppi di autonomi sparano contro la polizia e uccidono l’agente Passamonti.
22 aprile Il governo proibisce ogni manifestazione pubblica a Roma per un mese.
29-30 aprile A Bologna secondo coordinamento nazionale degli studenti universitari. Il clima è un po' meno caotico di quello della prima assemblea, e alla fine viene approvata una mozione che afferma che il movimento deve rifiutare sia lo scontro con l’apparato militare dello Stato sia il ritagliarsi uno spazio all’interno delle istituzioni del movimento operaio. Il movimento si considera una componente dell’opposizione di classe e pericò si oppone al compromesso storico. Riguardo alla questione della violenza, la mozione afferma che non si può far finta che non esista il problema della repressione e dell’aggressione poliziesca, ma l’autodifesa deve divenire di massa, non demandata ai servizi d’ordine. La mozione critica coloro che vogliono radicalizzare lo scontro, affermando che “nessuno deve permettersi di andare contro le decisioni e la volontà collettiva delle assemblee”, ma nello stesso tempo “il movimento non fa scomuniche e non accetta la criminalizzazione di nessuna sua componente”. Anche la mozione di minoranza ha una posizione analoga riguardo alla questione della violenza e dell’autodifesa “il movimento rivendica il diritto a manifestare...e ribadisce la legittimità dell’autodifesa di massa, afferma che non accetta in nessun modo la logica delle azioni armate minoritarie che, oltre a prevaricare la democrazia e l’autonomia del movimento, lo indeboliscono, facilitando le manovre della Dc, avvallate dal Pci, tese a stroncarlo nella repressione più violenta”.
maggio A Firenze si costituisce il “comando nazionale” di Prima Linea, la più importante organizzazione armata dopo le Br, che aveva già iniziato le prime azioni alla fine del ‘76. La linea politica e il modello organizzativo di Pl sono profondamente diversi da quelli delle Br. Pl non nasce dal filone “insurrezionalista” del Pci ma all’interno della nuova sinistra, e non assume come modello un leninismo militarista di marca terzinternazionalista, ma privilegia uno stretto rapporto coi movimenti. I militanti di Pl non sono clandestini, ma svolgono attività politica nei movimenti, e solo l’attività armata è clandestina. Esistono poi “ronde” o “squadre”, organizzate da Pl ma composte da giovani anche inconsapevoli di essere organizzati da Pl, che firmano gli attentati con le più svariate sigle.
12 maggio A Roma la polizia aggredisce la manifestazione organizzata dai radicali nella ricorrenza della vittoria sul divorzio. Una ragazza di 19 anni, Giorgiana Masi, rimane uccisa da un colpo alla schiena, mentre fuggiva.
14 maggio A Milano scontri tra movimento e polizia. Frange dell’autonomia sono in piazza armate, sparano e uccidono l’agente Custrà.
luglio A Parigi viene pubblicato un manifesto di intellettuali francesi contro la repressione in Italia, firmato anche da Sartre, Foucault e Guattari. Il manifesto vede la repressione come conseguenza del compromesso storico, che ha determinato “da un lato un sistema di controllo repressivo su una classe operaia e un proletariato giovanile che rifiutano di pagare il prezzo della crisi, dall’altro, progetto di spartizione dello Stato con la Dc (banche ed esercito alla Dc; polizia, controllo sociale e territoriale al Pci) per mezzo di un reale partito “unico”; è contro questo fatto che si sono ribellati in questi ultimi mesi i giovani proletari e i dissidenti intellettuali”. Sulla base di questo manifesto viene indetto un convegno “contro la repressione” a Bologna in settembre.
28 agosto Nasce il movimento antinucleare con una manifestazione a Montalto di Castro. Il piano nucleare, che prevede la costruzione di 4 centrali e di altre 4 in caso di necessità, per evitare deficit energetici, sarà comunque approvato in Parlamento il 5 ottobre, con l’astensione del Psi e col voto favorevole del Pci.
23-25 settembre A Bologna si svolge il convegno “contro la repressione”. Il Pci, da parte sua, accetta come una sfida che il convegno si svolga a Bologna: nella propria città-vetrina vuole dimostrare che tutti hanno diritto di parola, e che la sua buona amministrazione può garantire tutti i servizi logistici necessari: pasti a prezzo politico, trasporti, campeggi, toilettes per i centomila giovani che arrivano da tutta Italia. Del resto il Pci ha ormai abbandonato la teoria del “complotto” e successivamente molti dirigenti del Pci riconosceranno che il Pci non ha affrontato convenientemente il movimento del ‘77: Occhetto, responsabile del Pci per la scuola, propone di avviare una discussione franca con chi la pensa diversamente “anche in modo radicale”. D’Alema, segretario della Fgci, afferma che “bisogna capire le ragioni di fondo del movimento del ‘77”, Chiaromonte afferma che il Pci è “in notevole ritardo”, Mussi riconosce che il Pci non può essere “pregiudizialmente ostile a quei fenomeni di “società radicale” che nascono dalla crisi del principio di autorità”. Berlinguer, nel comizio di chiusura della festa dell’Unità a Modena il 18 settembre, aveva dichiarato che “non saranno certo dei poveri untorelli a spiantare Bologna”, il che voleva significare, oltre alla conferma di uno scontato giudizio negativo sul movimento, anche l’accettazione della “sfida” di accogliere il convegno a Bologna.
 Al convegno sono presenti tutte le componenti del movimento: dall’Autonomia più dura ai partiti della nuova sinistra, agli indiani metropolitani. Le componenti più politicizzate si confrontano, o meglio si scontrano, a volte anche fisicamente, nel corso dell’assemblea al Palazzetto dello Sport. Ogni componente partecipa con molto settarismo e pochissima disponibilità al confronto. I vari spezzoni dell’Autonomia si alleano e “espellono” le altre componenti considerate la destra del movimento: prima il Mls, poi Ao e infine Lc. L’assemblea dimostra l’incapacità del ceto politico del movimento di darsi delle prospettive politiche. Più interessante è l’esperienza vissuta dalle migliaia di giovani che nelle strade di Bologna praticano varie forme di animazione, di teatro di massa, di controcultura, diffondono le decine di riviste e di fogli del movimento. La divaricazione tra l’aspetto politico e quello culturale è netta. Il movimento del ‘77 politicamente finisce infatti a Bologna, incapace di decidere cosa fare, mentre la sua eredità culturale sarà ben più cospicua, e darà vita a riviste come il Male, a gruppi come gli Skiantos, che avranno come segno distintivo l’ironia beffarda e la critica satirica. Anche la critica alle forme tradizionali del far politica, la tensione libertaria e la scoperta dell’ecologia e dell’antinuclearismo rimarranno come eredità del movimento.
23 novembre A Roma ciò che resta del movimento del ‘77 si divide sulla decisione di partecipare o meno alla manifestazione nazionale dei metalmeccanici indetta per il 2 dicembre. I partiti della nuova sinistra sono per partecipare al corteo del sindacato coi propri contenuti, mentre gli autonomi vogliono una manifestazione alternativa. L’assemblea finsice con una spaccatura: l’Autonomia rimane a Giurisprudenza e decide di indire una manifestazione separata, i partiti della nuova sinistra, le femministe e parte di Lotta Continua si riuniscono nell’aula magna.

1978

13-14 febbraio A Roma, la conferenza nazionale di Cgil-Cisl-Uil, tenutasi all’Eur, segna una svolta radicale nella strategia sindacale. Negli anni passati il sindacato aveva “cavalcato la tigre” delle mobilitazioni operaie, finendo per far proprie alcune proposte come l’egualitarismo e non frenando la conflittualità in fabbrica, che era divenuta ormai eccessivamente scomoda per gli industriali. Con la conferenza dell’Eur il sindacato accetta di frenare la conflittualità in fabbrica e fa propria la politica dei “sacrifici”, cioè di moderare le richieste di aumenti salariali in cambio della promessa di incrementare l’occupazione. La nuova politica sindacale non sarà accettata dai settori operai più radicali, che in primavera terranno al Teatro Lirico di Milano un’assemblea operaia autoconvocata. Nei mesi successivi ci saranno anche alcune dure lotte, soprattutto quella degli ospedalieri.
16 marzo A Roma viene rapito dalle Br il presidente della Dc Aldo Moro e uccisi i cinque uomini della scorta.
18 marzo A Milano vengono assassinati Fausto Ianucci e Lorenzo Tinelli, militanti del centro sociale Leoncavallo, probabilmente da un gruppo di spacciatori, in quanto i due ragazzi erano gli animatori della lotta contro l’eroina nel quartiere.
13-16 aprile A Roma “assemblea congressuale” di Democrazia Proletaria, che costituisce formalmente il partito. Al centro del dibattito c’è la crisi della sinistra rivoluzionaria e il fallimento della prospettiva del “governo delle sinistre” dovuto alla scelta consociativa del Pci. Il nuovo partito, afferma la mozione finale, individua come compito prioritario la lotta al compromesso storico e il sostegno e l’organizzazione delle lotte sociali, al fine di promuovere la resistenza alla normalizzazione della società e ricompattare un blocco sociale antagonista. Dp si batte perché possano esistere spazi per i movimenti sociali, rifiutando di farsi stritolare nella tenaglia della repressione statale e della violenza terroristica: “contro lo Stato e contro le Br” è lo slogan che esprime non certo l’indifferenza nella lotta tra i due contendenti, ma la volontà di lottare contro entrambi. Sul terrorismo il giudizio è radicale: “La nostra avversione non ha soltanto ragioni tattiche ma investe l’immagine stessa di società che vogliamo costruire”.
9 maggio A Roma in via Caetani viene fatto ritrovare il cadavere di Moro.
10 maggio E’ approvata la legge 180.
16 settembre E’ eletto papa Karol Woytila. La sua elezione segnerà una forte restaurazione nella chiesa, un aumento di importanza dei gruppi integralisti come l’Opus Dei e Cl, la sconfessione totale della “teologia della liberazione”.

1979

24 gennaio Guido Rossa, operaio comunista dell’Italsider di Genova, è assassinato dalle Br. Aveva denunciato un altro operaio da lui visto mentre distribuiva volantini delle Br all’interno della fabbrica.
aprile Ad Arezzo terza assemblea nazionale dei Cristiani per il Socialismo, che segna la fine del movimento, dovuta sia all’isolamento nel mondo cattolico, accentuatosi in seguito all’elezione di papa Woytila, che appoggia i movimenti integralisti come Cl, sia alla crisi della nuova sinistra e dei movimenti.
7 aprile Arresto di esponenti dell’autonomia operaia, accusati di insurrezione armata e di coinvolgimento nel caso Moro. L’importanza del “caso 7 aprile” sta nel fatto che il teorema accusatorio vede una contiguità diretta tra l’Autonomia Operaia organizzata e le Br. Le accuse risulteranno poi infondate: è vero sì che l’area dell’autonomia è stata un serbatoio in cui le Br hanno reclutato alla fine degli anni ‘70, ma è falso che vi fosse una unica direzione delle Br e dell’Autonomia, anzi l’area dell’autonomia non ha mai avuto una organizzazione centralizzata.
3-4 giugno Elezioni politiche anticipate che vedono una sostanziale stabilità di Dc e Psi. La nuova sinistra, nei mesi precedenti alle elezioni, aveva cercato di evitare la frammentazione presentando una lista unitaria. Il progetto fallisce e vengono presentate la lista del Pdup e quella di Nuova Sinistra Unita, un cartello promosso da Dp e che raccoglie una parte dell’ex Lc, la sinistra sindacale, le radio democratiche, i cristiani del dissenso, il movimento antinucleare. Il Pdup ottiene l’1,4% e sei seggi, mentre Nsu ottiene solo lo 0,8% e nessun seggio, il che provoca un effetto di demoralizzazione e di scompaginamento. Le elezioni andarono male anche per il Pci, che arretrò del 4%. Si tratta di un risultato storico, per la prima volta nel dopoguerra il Pci non avanza alle elezioni. E’ anche questo un segno che i tempi dell’avanzata della sinistra sono finiti.
8 ottobre La Fiat licenzia 61 lavoratori accusati di violenze. Di questi 5 saranno poi condannati per banda armata. E’ un segnale forte che il padronato non è più disposto a tollerare la violenza e l’estremismo in fabbrica, e si rivolge non solo e non tanto contro i militanti delle azioni armate, ma contro le centinaia di avanguardie protagoniste delle lotte di fabbrica e dell’insubordinazione operaia. Secondo la Fiat, nel ‘78 40.000 ordini erano rimasti inevasi a causa della conflittualità e della resistenza operaia contro la produzione intensiva. Lo sciopero di protesta contro il licenziamento dei 61, indetto dalla Flm, fallisce, segno che qualcosa sta cambiando nelle fabbriche, c’è una esigenza di ritorno all’ordine anche da parte degli operai comunisti, dopo anni di martellante propaganda dello Stato e del Pci “contro il terrorismo”. Ma in realtà la battaglia “contro il terrorismo” viene usata per altri fini, per sconfiggere la protesta sociale animata dalla sinistra rivoluzionaria ed in particolare per sconfiggere l’insubordinazione operaia che aveva reso ingestibile il comando capitalistico in azienda.
14 dicembre Il governo vara il decreto antiterrorismo, che prevede: fermo di polizia per 48 ore, inasprimento delle pene, benefici ai terroristi pentiti.

1980

18 febbraio Il brigatista Patrizio Peci viene arrestato. Sarà uno dei primi pentiti, e le sue rivelazioni saranno fondamentali per la sconfitta delle Br.
8 maggio La Fiat mette in cassa integrazione 78 mila dipendenti per 7 giorni da distribuire nell’arco di 40, avviando un piano di ristrutturazione dell’azienda che prevede una forte diminuzione dell’organico.
2 agosto Nella sala d’aspetto della stazione di Bologna scoppia una bomba: 85 morti e 200 feriti. La strage coglie di sorpresa il paese, che credeva la stagione del terrorismo ormai terminata. Le indagini sono ostacolate da depistaggi e coperture, ed alla fine, dopo un lungo iter processuale in diversi gradi di giudizio, vengono condannati terroristi neri, uomini dei servizi segreti e piduisti.
10 settembre La Fiat interrompe le trattative col sindacato e licenzia 14.469 operai, il sindacato risponde con lo sciopero ad oltranza.
26 settembre Il segretario del Pci Berlinguer, in un comizio davanti alla Fiat, promette l’appoggio del suo partito nel caso gli operai avessero deciso l’occupazione degli stabilimenti.
29 settembre La Fiat annuncia la cassa integrazione a zero ore per 23.000 operai. La strategia della Fiat punta alla fine della conflittualità in fabbrica, infatti i primi delle liste dei cassintegrati sono quei lavoratori che sono stati maggiormente protagonisti della conflittualità in fabbrica.
14 ottobre Per le vie di Torino sfilano migliaia di tecnici e impiegati Fiat, chiedendo la fine dello sciopero. E’ il segnale della fine di un’epoca, l’epoca della conflittualità in fabbrica e dell’insubordinazione operaia. La strategia della Fiat è riuscita a dividere gli operai, che subiscono i tagli occupazionali delle ristrutturazioni, dai tecnici e dagli impiegati, per i quali il posto di lavoro non è in pericolo. Il padronato fa leva anche sullo scontento di questi ceti per la politica di appiattimento salariale. I sindacati, che probabilmente non avevano la volontà di proseguire la lotta, colgono l’occasione della “marcia dei quarantamila” per porre fine alla lotta, e firmano un accordo che prevede l’utilizzo della cassa integrazione per i prossimi 36 mesi ed il passaggio ad altre aziende della manodopera in esubero.
5 novembre Negli Usa il repubblicano Ronald Reagan vince le elezioni presidenziali, con un programma di restaurazione dei “valori tradizionali” americani, di riarmo e di confronto duro con l’Urss, di tagli alle tasse per favorire i ricchi e di tagli alla spesa sociale per diminuire gli aiuti ai poveri.
27 novembre A Salerno Berlinguer dichiara che il Pci abbandona definitivamente la strategia del compromesso storico per lanciare l’idea, che rimarrà sempre fumosa e indefinita, dell’alternativa democratica.



http://www3.iperbole.bologna.it/asnsmp/77-80.htm



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