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Psicologia
Transdisciplinare
convegno Psichiatria Democratica - Trent'anni, Matera, 13-14-15 novembre 2003
Documento Conclusivo

Lingua: Italiana
Destinatari: Formazione post diploma, Alunni scuola media superiore
Tipologia: Ipermedia

Abstract:

convegno Psichiatria Democratica - Trent'anni, Matera, 13-14-15 novembre 2003
Documento Conclusivo

 

Il Convegno di Psichiatria Democratica, in occasione del Trentennale della sua fondazione, si è svolto a Matera in un momento particolarmente drammatico e doloroso per la vita del nostro Paese.
La guerra in Iraq dove sono stati uccisi 19 fratelli italiani e la scelta del Governo di insediare a Scanzano Jonico, vicino Matera, il sito unico nazionale per lo stoccaggio delle scorie radioattive rispondono alla stessa logica di morte e distruzione.
Le guerre, come ha detto Alex Zanotelli, il padre comboniano intervenuto durante il convegno e le cui parole hanno commosso le centinaia di partecipanti, hanno l'unico scopo di mantenere il privilegio dei potenti a danno dei poveri e far sì che 300 individui detengano da soli tutta la ricchezza del mondo, facendo vivere i 2/3 dell'umanità con un dollaro al giorno pro capite.
Lo sfruttamento dissennato di fonti d'energia esauribili, come il petrolio, lo spreco irresponsabile dell'acqua, risorsa preziosissima, il disboscamento sconsiderato delle foreste, il non uso colpevole delle forme alternative d'energia, stanno rendendo il pianeta una landa deserta. Ci vengono regalate solo scorie da nascondere sotto casa, così come erano scorie le tante donne e i tanti uomini rinchiusi e occultati nei manicomi.
PD ieri ha detto no alla logica e alla pratica della segregazione, oggi continua a dire no ad ogni forma di violenza dell'uomo sull'uomo e ad ogni forma di distruzione del nostro Pianeta.
PD crede fermamente che il suo compito sia di disvelare come ogni giorno, in nome della scienza, della normalità, dell'ordine e della legalità, si commettano e si perpetuino crimini orrendi.
Accanto alla persistenza dei manicomi giudiziari, che assommano la reclusione del carcere a quella dell'Ospedale Psichiatrico, dove gli internati sono vittime di vere e proprie pratiche di tortura, stanno assumendo un ruolo sempre più importante, (con lo scopo, che puntualmente si rivela fallimentare, di controllare i flussi migratori) i Centri di Permanenza Temporanea (CPT) per stranieri, dove sono detenute persone senza permesso di soggiorno, senza visto, senza lavoro, senza speranza. Non sono folli, però assumono psicofarmaci e manifestano sintomi psicopatologici, non sono rei, perché non hanno commesso alcun delitto: però devono rimanere reclusi. "Urlino tutte le ingiustizie del mondo" è il sottotitolo del Convegno di PD. PD dice, urlando, che i CPT sono da combattere e da chiudere subito.
PD, ritenendo che il nesso tra povertà, (in tutte le sue forme economiche, culturali, sociali) e malattia stia divenendo sempre più stretto, s'impegna a scoprirne e denunciarne le specifiche relazioni, nel momento in cui i media sono utilizzati, nella maggioranza dei casi, per distogliere l'attenzione della gente su aspetti secondari o, peggio, futili della vita.

Per questo il Convegno ha voluto riflettere su una serie di questioni, le quali, appartengono, sì, al mondo della salute mentale, ma ne superano l'ambito, investendo tutta la comunità.

1. L'Ospedale Psichiatrico Giudiziario e il carcere.
PD denuncia la scarsa attenzione e la carente applicazione della legge n.230, concernete le norme per l'erogazione delle prestazioni sanitarie in carcere; sottolinea l'importanza che i servizi di salute mentale si occupino istituzionalmente e concretamente dei loro cittadini reclusi in carcere e /o internati in OPG; rilancia l'impegno ad approfondire con i magistrati le problematiche legate all'incapacità di intendere e di volere e a costruire da subito possibili alternative residenziali all'OPG.

2. La crisi acuta in psichiatria
La ricerca sui sistemi di gestione della crisi in Italia ha messo in evidenza l'importanza di un modello capace di fornire un ampio ventaglio di risposte.
La scelta di continuare ad usare i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura ospedalieri, come unici luoghi di trattamento dell'acuzie, viene dichiarata errata ed antiterapeutica, specie se assommata a discontinuità operativa, separatezza dell'intervento ospedaliero da quello territoriale, sovraffollamento e degrado del luogo, rigidità delle regole istituzionali, incapacità di mettere in atto positive relazioni con le persone in crisi. D'altra parte va valorizzata la qualità e l'etica dei gesti di quegli operatori che, mettendosi in gioco, sono capaci di riconoscere ai soggetti in crisi uno spazio di responsabilità e di potere anche nelle condizioni -limite della sofferenza. Sono gli stessi operatori che non legano a letto i pazienti e che tengono aperte le porte del reparto.
PD sottolinea l'importanza di creare modalità altre e luoghi diversi da quelli dell'ospedale dove sia possibile gestire la crisi. Ci si riferisce, in particolare, a servizi territoriali attivi sulle 24 ore, e non solo per l'urgenza, capaci di diverse forme di accoglienza e fondati sulla piccola scala, sulla relazione diretta e sull'attribuzione di senso alle situazioni critiche, attraverso la conoscenza delle storie.
Un'altra modalità da sperimentare è quella della gestione della crisi presso il domicilio del paziente.
A questo proposito è fondamentale il radicamento del servizio nel proprio territorio e 'integrazione effettiva con gli altri servizi sociali e sanitari presenti. Ciò permette una presa in carico della crisi il più precoce possibile, una migliore lettura dell'evento critico ed un minore ricorso al trattamento sanitario obbligatorio".

3. I trattamenti prolungati in psichiatria
Il superamento del manicomio non ha ridotto i pericoli inerenti altre forme di istituzionalizzazione diffusa nella comunità.
Diventa importante, pertanto, analizzare sia i bisogni dell'utente sia conoscere il circuito della istituzionalizzazione di un determinato territorio. Vanno rivisti gli stessi concetti di cronicità ed autonomia. Se una persona ha bisogno di aiuto per tutta la vita, non significa che sia un ammalato "cronico", nell'accezione medica del termine. L'autonomia, d'altra parte, affinché non diventi un mito, va considerata come un obiettivo cui tendere, attraverso un processo continuo d'acquisizione di competenze sociali.

4. La salute mentale dell'infanzia e dell'adolescenza
L'utenza dei servizi di salute mentale dell'età evolutiva non è la stessa di quella dei DSM per adulti. Questo rende difficile il lavoro di integrazione dei servizi e gli interventi di prevenzione.
E' importante che si focalizzi l'attenzione su problema delle persone affette da ritardo mentale e delle sue istituzioni. Le competenze sulla loro presa in carico sono ancora confuse e, pertanto, queste persone rischiano di essere abbandonate e le famiglie sopraffatte da un peso assistenziale eccessivo.
Diventa, allora, fondamentale, un lavoro di rete sociale il più possibile allargato, unico antidoto al rischio di istituzionalizzazione.

5. L'impresa sociale
L'impresa sociale è finalizzata alla promozione dei diritti e delle opportunità delle persone a rischio d'esclusione. E' azione locale, che pone al centro il lavoro come strumento di empowerment, e, nello stesso tempo, costituisce un contributo essenziale per la costruzione più generale di reti solidali.
Dopo un'esperienza pluriennale, è giunto il momento di rivisitare i riferimenti scientifici e culturali dell'impresa sociale, superando dannose dicotomie, come pubblico/ privato, produzione/riproduzione, stato/mercato.

PD richiama l'attenzione su una serie di problemi che attengono l'organizzazione e le risorse dei servizi:
a) Non è possibile parlare di buone pratiche se i DSM non sono dotati di risorse sufficienti.
Un servizio che abbia risorse sufficienti non significa automaticamente che sia un buon servizio. E' scandaloso, però, che vi siano Dipartimenti di Salute Mentale (e sono tanti, soprattutto al Sud) che sopravvivano a stento con il 2- 2,5% del fondo sanitario e di questo la metà sia destinata al privato sociale oppure imprenditoriale.
PD denuncia il mancato rispetto da parte di molte ASL dei requisiti minimi per l'accreditamento dei servizi di salute mentale pubblici. Tale violazione delle normative regionali e/o nazionali si potrebbe configurare come condizione di "malasanità", legalmente perseguibile.

b) La situazione delle residenze e delle semiresidenze va rivista radicalmente, sia dal punto di vista degli ormai acclarati rischi e condizioni di cronicizzazione a vita della maggior parte dei pazienti, sia perché assorbono una quantità enorme, sproporzionata al bisogno, di risorse umane ed economiche.
Vanno realizzate forme alternative di residenzialità (ad esempio case anche per gravi) supportate 24 ore su 24 dai servizi territoriali; va costruito e sviluppato l'affido eterofamiliare dei pazienti psichiatrici, con sostegno formativo ed economico alle famiglie da parte del servizio pubblico.
Appare evidente, allora, che ancora una volta, bisogna mettere in discussione ciò che la stessa PD ha contribuito a costruire, secondo la sua migliore consuetudine di aprire e stare dentro le contraddizioni.
Si tratta di modificare profondamente strutture ed organizzazione che proprio il movimento antistituzionale, con forza, ha voluto anni fa.
Tutto questo per scongiurare il rischio reale che le case famiglia diventino dei cronicari, i centri diurni dei ghetti, i Centri di Salute Mentale dei miseri ambulatori, i Servizi di Diagnosi e Cura dei reparti chiusi di manicomio.

c) Per combattere i fenomeni di nuova istituzionalizzazione e per prevenire le situazioni di crisi, va sviluppata la presenza degli operatori della salute mentale nei Distretti Socio-sanitari, insieme alla collaborazione con i medici di medicina generale.

d) E' necessario intervenire nelle scuole, nelle parrocchie, nei centri sociali e in tutti i luoghi di aggregazione per combattere ogni pregiudizio verso le persone con sofferenza psichica, che ancora è sorprendentemente presente negli strati anche più avvertiti della popolazione. Decisiva, allora appare ogni forma di collaborazione con gli organi di informazione.

e) Bisogna rifiutare con fermezza, senza se e senza ma, ogni forma di contenzione meccanica e farmacologica e la pratica dell'elettroschock. Da sempre questa è stata una chiara discriminante di Psichiatria Democratica e deve continuare ad esserlo.
PD si oppone e si opporrà con ogni mezzo a chi vuol legare i pazienti a letto, ritenendo questa pratica illegale.

f) I programmi riabilitativi devono essere fortemente personalizzati. L'inserimento lavorativo, obiettivo cui tendere costantemente, non può essere effettuato esclusivamente dei servizi di salute mentale: hanno possibilità limitate. E' necessario coinvolgere fin dall'inizio del progetto imprenditori, associazioni di categoria, sindacati. Utile, inoltre, nelle realtà in cui si è realizzato, si è dimostrato il servizio di accompagnamento al lavoro. D'altra parte, per persone con gravi disabilità,il lavoro sarebbe una realtà impossibile e l'aspettativa frustrante per tutti. Per loro, dunque, bisogna pensare ad attività non necessariamente produttive, ma che li facciano star bene insieme agli altri. PD ritiene che le esperienze di impresa sociale vadano sostenute e moltiplicate su tutto il territorio, chiedendo a Enti pubblici di riservare una quota parte degli appalti alle Cooperative di Tipo "B".

g) PD riafferma l'importanza dell'integrazione scolastica degli studenti con disabilità e disturbi psichici e denuncia la drastica riduzione operata dal Governo attuale del numero degli insegnanti di sostegno. Dichiara inammissibili le iniziative volte ad identificare e trattare con psicofarmaci scolari che sono etichettati come iperattivi o affetti da disturbi dell'attenzione.


h) PD ritiene che vada sviluppato e sostenuto un reale lavoro di rete sociale. Pochi servizi di salute mentale in Italia lo sanno fare. Pochi sanno esplorare le reti esistenti, crearne nuove, valorizzare le reti naturali (amici, parenti, vicini di casa, ecc.). E' necessario allora imparare come si fa, anche dagli altri, sottraendoci alla tentazione di proporre/imporre i nostri modelli assistenziali. E' questa la condizione necessaria per sviluppare davvero una salute mentale di comunità, che valorizzi gli utenti e i familiari come protagonisti, i volontari e i non professionisti come vere risorse umane..
Anche "l'integrazione con i servizi socio-sanitari", soprattutto con quelli degli Enti Locali, affinché non sia uno slogan insignificante, va caratterizzata da pratiche di collaborazione e di coinvolgimento di altre figure professionali al di fuori della psichiatria.

i) E' necessario implementare metodologie partecipative sia tra gli utenti che tra gli operatori.
PD ritiene che tali pratiche siano antagoniste rispetto ad una tendenza verticistica della attuale gestione del potere, espressione di un assetto istituzionale aziendalistico. Il management dell'Azienda Sanitaria, come da tanti è stato osservato, essendo un ibrido, dal punto di vista normativo e giuridico, tra pubblico e privato, da una parte è tendenzialmente autoritario nei confronti degli operatori, dall'altra, soffrendo ancora di vincoli burocratici eccessivi, è scarsamente efficace rispetto alle procedure e ai risultati.
L'effetto finale è un irrigidimento dei rapporti gerarchici, che lascia poco spazio al dissenso, alle critiche costruttive, alle proposte. Ridotte al minimo le possibilità decisionali, la motivazione al lavoro diventa scarsa.
Aprire spazi di discussione tra operatori, tra utenti, familiari e operatori; coinvolgerli, non solo sulla carta, nella programmazione e nei processi decisionali significa riconoscere che la gestione di un servizio non può prescindere dalle indicazioni e dalle domande degli utenti e dei non tecnici. Significa dar vita ad una "invenzione collettiva" (Pirella, Castelfranchi, Henry).
Per questo PD è molto attenta e valorizza le esperienze di auto mutuo aiuto degli utenti che stanno crescendo in numero e in qualità in tutta Italia: ad esse si ricollega naturalmente, per aver sempre enfatizzato l'attenzione alla loro soggettività e aver favorito l'aumento della loro contrattualità.


j) PD sottolinea l'importanza di una formazione critica degli operatori della salute mentale, tanto che essa stessa la pratica, dopo la sua costituzione in ONLUS; chiede alle Istituzioni preposte, segnatamente all'Università, che si facciano carico di trasmettere la storia e il significato della deistituzionalizzazione in Italia e di come si organizzino i nuovi servizi di salute mentale, che vanno utilizzati per una formazione sul campo.

k) PD, impegnandosi a criticare gli aspetti di mistificazione scientifica sull'uso dei farmaci, denuncia la tendenza sempre più diffusa alla medicalizzazione del disagio presente nei servizi, favorita da una politica sempre più aggressiva delle case farmaceutiche, le quali, in moltissimi casi, giungono a modificare persino le scelte assistenziali degli operatori..

l) PD ritiene che sia urgente approvare la legge sull'amministratore di sostegno, della quale per prima si è fatta promotrice e che attualmente è in discussione al Parlamento.
Si impegna, inoltre, ad assumere tutte le iniziative utili ad informare opinione pubblica ed organi istituzionali su questa normativa fondamentale per avviare e consolidare i processi di emancipazione delle persone con sofferenza mentale..

m) PD ritiene utile dare il proprio contributo all'organizzazione della Conferenza Non Governativa sulla Salute Mentale e di dar vita, con altre organizzazione Europee, soprattutto con il CEDEP, alla Rete Internazionale della Salute Mentale.

Dal Convegno di PD è emerso che, ponendo l'attenzione ai diritti fondamentali delle persone, incluso quello alla cura e a vivere la propria diversità senza essere esclusi, è possibile promuovere la salute mentale. E' praticabile, inoltre, l'inclusione sociale se si realizza un'azione collettiva. Si possono offrire, in altre parole, servizi dignitosi alle persone se si combatte insieme ogni forma d'esclusione, ripartendo, ancora una volta, dagli ultimi.
Così possiamo esse tutti protagonisti del cambiamento: della vita degli altri e della nostra.

Matera, 15 novembre 2003



http://www.retesociale.it/archivio_news_2003/30_anni_pd_documento_conclusivo.htm



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