centro risorse per la didattica
Risorse per area disciplinare:   
Homepage
La redazione
 
Ricerca
Iscriviti alla news
Le newsletter
 
Attualità
Percorsi
Novità
Recensioni
 
Disabilità
Lavagna Interattiva
 
La tua segnalazione
Il tuo giudizio
 
Cataloghi in rete
 
DIDAweb
 

risorse@didaweb.net
 
Fai conoscere ai tuoi amici
questa pagina

 

  Cerca nel web:
Se sei un utilizzatore della toolbar di Google, puoi aggiungere anche il nostro pulsante:
Centro Risorse
  SCHEDA RISORSA


Transdisciplinare
Storia
Resistenza - Le Quattro Giornate di Napoli
Una lezione di coraggio e di unità civile

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore, Alunni scuola media inferiore
Tipologia: Materiale di studio

Abstract:

Le Quattro Giornate di Napoli / 1
Una lezione di coraggio e di unità civile

Guido D’Agostino
Sessantuno anni fa, proprio in questi giorni, Napoli insorgeva, mobilitandosi in diversi quartieri e con intensità e partecipazione sociale e politica diversificate, in un impetuoso slancio mirato ad imporre l’uscita accelerata dei tedeschi da Napoli, e quindi ad agevolare l’ingresso delle truppe alleate. Da allora, si è detto e scritto di tutto sulle Quattro Giornate. A volte si è anche taciuto, e persino negato che avessero mai avuto luogo. Eppure i fatti sono lì, ricostruibili e ricostruiti nella loro essenzialità e nei loro antecedenti, quali, tra gli altri, il clima instauratosi dopo l’8 settembre, le prime violenze tedesche contro i civili, gli implacabili rastrellamenti alla ricerca dei cittadini maschi nascosti, gli arruolamenti coatti, lo sgombero forzato della fascia costiera urbana, per non dire della fame e degli orrori della guerra voluta dal fascismo.
Gli scontri tra gruppi di insorti nel frattempo armatisi si accendono sin dall’alba del 28 settembre: ne sono teatro strade e piazze del Vomero alto, ma anche la zona tra Foria, il Museo e Piazza Carlo III. Ben presto il fuoco divampa, ed una delle aree in cui maggiormente si concentra l’azione propriamente militare riguarda il sistema viario dei collegamenti da e per Capodimonte, con punti nevralgici al Moiarello, al Ponte della Sanità, in via Santa Teresa. Si tratta evidentemente delle postazioni forti dello schieramento tedesco o comunque dei principali punti di disimpegno, o di fuga, o semplicemente di sbocco dal perimetro cittadino in direzione nord. Già nella giornata seguente, mentre il contagio insurrezionale si espande guadagnando nuovi percorsi nella città bassa e l’adesione di frange popolari e ultrapopolari - ma anche di significativi spezzoni di borghesi e intellettuali - altri teatri d’azione si impongono, al corso Malta, a Poggioreale, al Vasto, in via Carbonara e in via Roma in direzione della Prefettura e di piazza del Plebiscito.
Avviene pure che accanto ad episodi isolati di straordinario ardimento (come al Rione Materdei o, ancora, alla Sanità) a diretto contatto con le pattuglie tedesche o nel corso della rischiosa azione di sminamento dei tanti edifici, fabbriche, manufatti su cui hanno lavorato i «guastatori» tedeschi, emergano embrionali ma funzionali momenti e strutture organizzative più stabili dell’intero moto di rivolta antitedesco, in particolare al Vomero, attorno al Liceo Sannazaro, e al Parco Cis in via Salvator Rosa. Ancora un giorno e mezzo di scontri, e ancora tanto sangue versato: al Bosco di Capodimonte, alla masseria del Pagliarone in via Belvedere, in piazza Dante, alla masseria Pezzalonga nelle campagne retrostanti la via Pigna, in via Nardones; vengono troncate, fra le altre, le giovanissime vite di Gennarino Capuozzo, Pasquale Formisano, Filippo Illuminato, del soldato Mario Minichini, degli studenti Adolfo Pansini e Giovanni Ruggiero.
Infine, l’episodio culminante della liberazione degli ostaggi rinchiusi nel Campo sportivo del Vomero, che prelude in pratica all’abbandono della città da parte dei tedeschi e all’entrata delle avanguardie anglo-americane nella mattinata del 1° ottobre. Così i napoletani dissero basta, così decisero di riprendere nelle proprie mani il proprio destino (e rispondere all’ordine di Hitler che aveva minacciato di ridurre la città «in cenere e fango»). E tutto questo indica l’importanza e la crucialità delle Quattro Giornate nella storia della città, punto di arrivo e di svolta rispetto al suo passato e punto di partenza, quanto mai problematico, rispetto a quello che allora si configurava come suo futuro e che costituisce oggi il suo presente. Comunque, per i napoletani di oggi e di sempre, una straordinaria lezione di coraggio e di unità.

Le Quattro Giornate di Napoli / 2
La «guida» di Corrado Barbagallo

Luigi Mascilli Migliorini
«Le quattro giornate di Napoli costituiscono uno degli episodi più degni di ricordo della nostra storia nazionale e uno dei pochissimi avvenimenti consolatori di questi ultimi venticinque anni. Esse meritano di essere poste a fianco delle giornate milanesi del marzo 1848 o delle giornate palermitane del maggio 1860». Chi a caldo (siamo nel dicembre del ’43) scrive queste righe non è un giovane protagonista ancora suggestionato dalla esaltante novità di quelle giornate, ma un professore universitario quasi settantenne, uno storico tra i maggiori della prima metà del Novecento la cui antica militanza socialista spinge a qualcosa che sembrerebbe a prima vista una sorta di instant book e che si rivela, al contrario, la prima autorevole riflessione su quegli avvenimenti. Ancora oggi, infatti, Napoli sotto il terrore nazista di Corrado Barbagallo (ripubblicata ora da La città del Sole per la cura di Sergio Muzzupappa e con una bella prefazione di Luigi Parente) si legge come una indispensabile guida alla comprensione esatta, al di fuori di ogni retorica e di ogni cliché, di ciò che furono le Quattro Giornate.
Guida anche e forse prima di tutto nel senso letterale del termine, perché i napoletani ritrovano in queste pagine la geografia urbana di quelle ore, i luoghi dove l’insurrezione scoppiò, le strade dove i combattimenti furono più accaniti e non faticheranno a capire già da questa toponomastica rivoltosa quanto fu allora l’intera città ad esplodere sotto il peso di un dominio che proprio nella sua agonia mostrava il suo volto più inutilmente feroce. Quel maturo professore di storia spiega bene, del resto, come le Quattro Giornate rimangano incomprensibili se non si fa almeno un passo indietro, se non agli anni della dittatura, certo al suo epilogo atteso e inglorioso, a quell’8 settembre del ’43 quando chi aveva perduto la propria partita (fascisti e tedeschi insieme) volle, comunque, provare a forzare un esito che il popolo italiano accolse concordemente come la fine di un lungo incubo. Se questa è la premessa l’insurrezione napoletana non può essere interpretata - lo pensò allora Croce oppresso forse dal fantasma fuorviante del ’99, fu tentato di pensarlo anche Adolfo Omodeo - come l’ennesima ribellione di una città lazzarona che infierisce su un nemico già sconfitto e ormai in fuga. Ciò che i tedeschi avevano fatto a Napoli dopo l’8 settembre, che è quella brutalità cieca contro la quale la città si solleva, è solo l’inizio di ciò che si prepara all’Italia e all’intera Europa.
È una volontà punitiva per una sconfitta ormai inevitabile che - se è vero ciò che ha scritto di recente Joachim Fest e, cioè, che Hitler fosse già dalla fine del 1941 consapevole del fallimento del suo disegno - assume via via e a partire proprio da Napoli la forma di un disperato annichilimento. Se, dunque, Napoli è stata la prima grande città europea che ha sperimentato la resistenza armata al nazismo lo è soprattutto nel senso che qui per la prima volta il nazismo ha mostrato in quale modo intendesse comportarsi in quella seconda parte della guerra mondiale che esso trasforma in un calvario distruttivo, nibelungico, verso la catastrofe. E ciò serve a chiarire anche qualche problema di casa nostra.

Lunedì 27 Settembre 2004



http://ilmattino.caltanet.it/hermes/20040927/CITY/CULTURA/PIPPO.htm



I giudizi degli utenti

Assenti

Aggiungi il tuo giudizio    Precedenti risultati   


  Iscriviti alla news
Ricevi in posta elettronica le novità e una selezione di risorse utili per la didattica.

Iscriviti qui


Novità
Le ultime risorse per la didattica catalogate ed inserite nel nostro database.

 

 

PRESENTARSI
Proposta d'apprendimento di italiano per stranieri - livello A1

 



ENGLISH LESSONS AND TESTS.

Percorsi
Proposte di selezioni e percorsi fra le risorse e i materiali in archivio.

Percorsi
Feste e calendari multiculturali.
Calendari solari e lunari, festività religiose e tradizionali delle diverse culture.

Percorsi
Steineriane
Le ''scuole nuove'' della pedagogia steineriana, contrassegnate dal paradosso di un’accettazione pratica e di un’ignoranza teorica da parte degli stessi utenti e degli operatori della scuola pubblica, tra ''fedeltà karmica'', incarnazioni di individualità che ritornano sulla terra, bambini indaco e apparente buon senso pedagogico.

  Ambiente virtuale collaborativo in evoluzione ideato e sviluppato da Maurizio Guercio è una iniziativa DIDAweb