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Transdisciplinare
Punto G: genere e globalizzazione. Giugno 2001

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media superiore, Formazione post diploma
Tipologia: Ipermedia

Abstract: PUNTO G: GENERE E GLOBALIZZAZIONE 

 

Un altro mondo è possibile; 

G8: la contestazione a Genova inizia dalle donne.

 

Questi   gli slogan del convegno che si è tenuto a Genova il 15 e il 16 giugno 2001 a Palazzo San Giorgio.

Il convegno è stato il primo appuntamento  antiglobalizzazione italiano promosso dal

mondo dell'attivismo femminista, ad un mese dal summit g8 di Genova. 

E' stato il   risultato di sei mesi di lavoro comune  composto da più di 100 tra gruppi e associazioni di donne italiane chiamate dalla rivista Marea a dare vita a questa iniziativa femminista.

Sono state due giornate di lavoro intense, che hanno richiamato la presenza di centinaia di donne da tutta  Italia. 

Penso che il bisogno di confrontarsi, di capire, di collocarsi e di trovare dei fili con i quali tessere tutte insieme una trama sia stato uno degli elementi che ha spinto tutte queste persone a prendere un treno, affrontare un viaggio e costi, e vivere  due giorni della propria vita all'interno di una sala che se pur confortevole, era  affollata e calda. 

L' eco di una   consapevolezza diffusa che Sophie Safari - rappresentante della Marcia Mondiale delle Donne -  ha espresso con lucida chiarezza  ''Il sistema economico dominante ha un nome che non dobbiamo temere di identificare - il capitalismo neoliberale - e un viso, inumano; un sistema retto sulla competitività assoluta e basato sulla privatizzazione, la liberalizzazione, la deregolamentazione; un sistema sottomesso a l'unica legge del "tutto ai mercati", che provoca delle esclusioni intollerabili per le persone e dannose per la pace nel mondo e per l'avvenire del pianeta. Il pieno godimento dei diritti umani fondamentali è subordinato alla libertà economica.'' 

 

Da decenni molte eminenti studiose, prima tra tutte Vandana Shiva, stanno guardando e analizzando l’economia planetaria smascherando la trappola degli aggiustamenti strutturali con occhi di donna, rileggendo dunque ogni fenomeno e scelta dei governi che, abbracciando politiche neoliberiste, mettono in primo luogo a repentaglio la vita e la libertà di milioni di donne nel pianeta, sia quelle che vivono nei paesi d’origine sia quelle costrette a migrare per trovare migliori condizioni spesso disattese. 

 

Imma Barbarossa , rappresentante dell'Associazione  Rosa Luxembourg,  inoltre, precisa:
''Molti e molte pensano che la globalizzazione non vada demonizzata, ma governata: è una realtà, occorre entrare nelle sue pieghe e indirizzarla a "fin di bene".
Questa a me pare una posizione non solo rinunciataria ma incapace di leggere i processi che stanno travolgendo la maggior parte dell'umanità.
Se infatti si esce dal proprio orticello, dal proprio conto in banca e/o dall'ansia che l'andamento delle borse non intacchi il proprio capitale, cioè se si riesce a fare un passo oltre la soglia di casa e oltre la realtà delle reti virtuali, o - ancora di più - se non si è situati/e in quella piccola parte del mondo che vive a spese della parte più grande, si capisce che il problema che l'umanità ha davanti è quello di non autodistruggersi, di non provocare la morte per indigenza di milioni di persone, di non assistere impotente alle centinaia di migliaia di bambini e bambine che prendono l'AIDS dalle loro madri che non possono comperare i farmaci.
Pertanto la globalizzazione va letta come fenomeno di espansione del neoliberismo capitalistico; essa si traduce nella distruzione della vita della natura e dei suoi abitanti.
La vita di milioni di persone si svolge tra rifiuti, fame, sete, violenze fisiche, psichiche, sessuali. La sessualità (e l'integrità del corpo) di minori e donne viene umiliata, negata, venduta. La modernizzazione e le nuove tecnologie sono strumenti non di benessere ma di una grande organizzazione dei privilegi e delle disuguaglianze.
E le guerre sono il precipitato della globalizzazione, cioè della necessità che alcune parti hanno di dominare su altre.
Per sfuggire a queste condizioni migliaia di donne e uomini fuggono verso il ricco occidente, dove vivono - quando ci arrivano - di briciole, lavorano in nero, vittime del razzismo, o vengono assoldati dalla malavita locale, o vendono il loro corpo alla voracità degli agiati clienti occidentali ...L'ultima guerra dei Balcani ha segnato una svolta gravissima attraverso un duro colpo inferto all'ONU e la violazione di quelle costituzioni che, come quella italiana portano iscritto il ripudio della guerra.
Ebbene, come scrive Naomi Kleim, il "movimento dei movimenti" da Seattle in poi, ha un debito verso la riflessione femminile e femminista, un debito di analisi, di lettura del mondo, di pratiche sociali e politiche.
E' compito di questo nostro incontro anche rendere visibile questo debito, indicare a noi stesse ed al movimento forme nuove di autorganizzazione permanente, che superino l'oscillazione tra un evento e l'altro e che si fondino anche sulle pratiche quotidiane''

Sono state dieci le ospiti straniere, studiose e attiviste nel movimento femminista provenienti da America Latina, Asia, Africa, Stati Uniti e altri paesi europei.

Oltre agli interventi in plenaria sono stati realizzati   quattro gruppi seminariali che hanno affrontato  l'intreccio tra globalizzazione -  mondo del lavoro  - sentimenti -  guerra  e movimenti di opposizione con lo scopo di dare vita ad un confronto e ad un dibattito tra le donne presenti. 

L'evento è culminato con un Corteo. Un percorso itinerante aperto alla città che ha utilizzato  il linguaggio creativo, scelto come strumento efficace contro la violenza, il potere e la passività; capace di esprimere in modo gioioso, ironico e coinvolgente le proposte e i contenuti della protesta secondo la tradizione del movimento femminista. 

Il filo conduttore della manifestazione è stato  la "tela di solidarietà" intessuta e costruita dalle singole e dai gruppi.

 

Per saperne di più, è possibile consultare i materiali di discussione e gli abstract del convegno direttamente sui siti delle riviste Il paese delle Donne e Marea 

 



Mary Nicotra

 

Tra le presenze straniere al convegno: 

Christa Wichterich - autrice de 'La donna Globalizzata' 

Sophie Zafary - Marche Mondial des femmes; 

Hilary McQuie del Direct Action Network (DAN), Los Angeles, Ivonne Ramos di Accion Ecologica - Amazonia ; 

Sandra Gil, ricercatrice università di Madrid; 

Daris Cristanco, rappresentante del popolo colombiano UWA; Mabel Millamizar Montoya, Università di Bogotà, Colombia; 

Thais Corral, Wedo Brasile; 

Orzala Ashrafi - Hawka, Afghanistan.

Tra le italiane: 

Lidia Menapace, Convenzione Permanente donne contro le guerre ; 

Elisabetta Donini - Donne in nero, Università di Torino, 

Elettra Deiana, Forum donne RC, 

Imma Barbarossa, associazione Rosa Luxemburg , 

Paola Melchiori, Università di Milano, Libera Università delle donne - Crinali , Milano 

Luisa Morgantini, eurodeputata;

 Lidia Campagnano, scrittrice; 

Maria Di Rienzo, Associazione La Panchina-Rete Lilliput; 

Grazia Francescato, Presidente Verdi: 

Nadia De Mond, Ora! Donne per un movimento politico organizzato; 

Lidia Cirillo, Quaderni Viola; 

Mercedes Frias, Associazione Nosotras, 

Pilar Saravia , ass.Nodi, 

Maria Grazia Campari, Osservatorio sul lavoro delle donne - Milano ; 

Alessandra Mecozzi, Fiom Nazionale, 

Suor Patrizia Pasini, Missionarie della Consolata, Commissione Giustizia e pace; 

Lea Melandri, Associazione Libera Università delle donne, Milano, Laura Cima, coordinamento donne verdi .



http://www.donneinviaggio.com/tu_e_gli_altri/genere_e_globalizzazione.htm



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