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Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, servizio per lo Sviluppo Sostenibile e ISFOL, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori: UNA FORMAZIONE DI QUALITÀ PER LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE. Sintesi della ricerca.

Lingua: Italiana
Destinatari: Insegnanti
Tipologia: Programmazione, Progetto, Curriculum

Abstract:

Ministero dell'Ambiente
e della Tutela del Territorio
Direzione per lo Sviluppo Sostenibile

ISFOL
Istituto per lo sviluppo della formazioneprofessionale dei lavoratori

 

UNA FORMAZIONE DI QUALITÀ
PER LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Quali sono le coordinate di una formazione ambientale di qualità in grado di rispondere alle esigenze dello sviluppo sostenibile?

Come individuare e formare figure professionali innovative o da riqualificare che si configurino come agenti di cambiamento per la realizzazione di società sostenibili?

Quali sono le caratteristiche e i connotati dell'offerta formativa ambientale in Italia?

Come orientarsi e scegliere tra le diverse proposte formative? Quale spendibilità ha la formazione ambientale sul mercato del lavoro?

A questi interrogativi risponde il Progetto attuato dall' Isfol per il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio.
Le ricerche, i cui risultati vengono presentati nel Volume Una formazione di qualità per la sostenibilità ambientale, si sviluppano ponendo al centro l'esigenza di favorire lo sviluppo di società sostenibili.

A "ciò che dovrebbe essere la formazione" corrispondono due ricerche (i cui risultati sono contenuti nella prima parte del Volume). La prima Linee guida per una formazione ambientale di qualità, propone un modello teorico e spunti di riflessione per progettare una formazione ambientale di qualità e per rendere riconoscibile e valutabile la qualità dei progetti formativi ambientali rispetto all'obiettivo-fulcro della sostenibilità. La seconda ricerca Figure professionali e progettazione formativa attiene all'individuazione e progettazione formativa in chiave sistemica di figure professionali in campo ambientale innovative o da riqualificare, riferite ad alcune aree prioritarie di intervento quali difesa idrogeologica e salvaguardia del territorio, aree protette e biotecnologie.

Più in particolare:

LINEE GUIDA PER UNA FORMAZONE AMBIENTALE DI QUALITA'

La ricerca, pur formulando le proprie ipotesi in riferimento a tre ambiti di analisi, quali quello dell'educazione ambientale, dell'individuazione e progettazione di figure professionali ambientali e delle buone prassi formative, ne segnala il superamento, laddove i diversi contributi teorici vengono riletti e riformulati in termini di specificità ambientale finalizzata alla costruzione di competenze professionali.

Il modello non costituisce una griglia precostituita, ma assolve ad una funzione di orientamento ad una progettazione formativa ambientale di qualità.
Il carattere non deterministico e non prescrittivo del modello si evince anche dall'essere accompagnato da strumenti operativi che aprono ulteriori spazi di riflessione ed approfondimenti sulle diverse aree del modello.
L'applicabilità del modello teorico è stata verificata attraverso l'individuazione e l'analisi di alcuni casi formativi ritenuti significativi rispetto agli obiettivi della ricerca.

FIGURE PROFESSIONALI AMBIENTALI E PROGETTAZIONE FORMATIVA

Quanto alla seconda ricerca relativa alla individuazione di figure professionali ambientali e alla progettazione di percorsi formativi in chiave sistemica, sono state individuate come aree prioritarie di intervento quelle relative alla difesa idrogeologica e salvaguardia del territorio, alle aree protette e alle biotecnologie.

Rispetto alle prime due aree di intervento individuate, la consapevolezza della stretta interconnessione tra difesa dal dissesto idrogeologico, utilizzazione delle risorse naturali e valorizzazione del territorio e dell'ambiente ha portato a considerare le due aree in modo integrato ridefinendole in termini di difesa del suolo e utilizzazione delle acque per il riassetto e la salvaguardia del territorio attraverso la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali. In base alla consapevolezza della complessità delle interdipendenze e connessioni tra tutela ambientale, difesa del suolo, gestione delle acque e pianificazione urbanistica e territoriale, la difesa del suolo unisce le due aree e prefigura un superamento della separazione degli interventi sul territorio e sull'ambiente. I grandi eventi catastrofici, infatti, denunciano drammaticamente tali connessioni. Una politica emergenziale di riparazione del danno deve lasciare il passo a una politica preventiva, regolata da strategie di pianificazione e programmazione delle azioni di tutela. La complessità e trasversalità dell'ambiente impongono una visione unitaria e integrata del territorio e dell'ambiente nei suoi diversi aspetti di pianificazione, programmazione, gestione e realizzazione, affinché si affermi una capacità pianificatoria di ampio respiro. Nella pianificazione generale del territorio si inquadra - pur nella sua specificità di sistema integrato di risorse naturali, produttive, storiche, culturali - il sistema delle aree protette nel quale coniugare gli obiettivi di tutela e di conservazione con quelli dello sviluppo sostenibile.

Le figure professionali, individuate relativamente alle aree protette, rispondono a questa visione unitaria e fanno riferimento a due macro-processi: pianificazione e controllo ed erogazione dei servizi turistici.

Le figure professionali prese in considerazione sono:

  • Ai fini dell'integrazione degli ambiti professionali specifici ("risorse idriche e infrastrutture connesse" e "risorse agro-forestali del suolo"):
  • Manager del governo del territorio (4° liv.).

Relativamente agli ambiti "risorse idriche e infrastrutture connesse" e " risorse agroforestali del suolo"

  • Manager esperto nella programmazione (3° liv.)
  • Esperto di progettazione (2° liv.)
  • Tecnico manutentore (1° liv.).

Per l'area "erogazione dei servizi turistici" (aree protette):

  • Promotore di sviluppo turistico sostenibile (3° liv.)
  • Tecnico in gestione di turismo ambientale (2° liv.)
  • Guida ambientale turistica (1° liv.).

La progettazione formativa ha riguardato le seguenti figure professionali:

  • Manager esperto nella programmazione, nell'ambito delle risorse idriche e delle infrastrutture connesse
  • Tecnico in gestione di turismo ambientale.

Tali figure, progettate in chiave sistemica, hanno le competenze professionali necessarie per una gestione integrata del territorio e dell'ambiente attenta alle interconnessioni e ai relativi impatti. Questo approccio si concretizza anche in sede di progettazione formativa per le figure professionali prese a riferimento attraverso un sistema di unità formative capitalizzabili, spendibili come crediti nel mercato del lavoro o utilizzabili in altri percorsi formativi.

Quanto alla terza area, sono state prese in considerazione le biotecnologie in rapporto al settore agro-vegetale.

La ricerca fa il punto della situazione sulle diverse opzioni che prefigurano la possibilità di procedere, in campo biotecnologico, sostanzialmente secondo due differenti direzioni:

  • proseguire per la strada fino ad ora percorsa, senza discutere né l'impostazione generale della ricerca né il tipo di prodotti a cui si mira, rafforzando i controlli e divulgando maggiormente i risultati ottenuti. E' questa la strada appoggiata dalle imprese biotecnologiche (anche se è in atto un parziale ripensamento);

  • rifiutare, al contrario, ogni prodotto biotecnologico che abbia a che fare con il cibo e con l'ambiente. E' questa una strada intrinsecamente di facile attuazione, ma che risulta, in concreto, difficile da percorrere, in quanto si scontra con la questione dell'importazione di molti prodotti alimentari da altri paesi sviluppati.

La ricerca è finalizzata a prospettare una terza strada alternativa rispetto alle precedenti, quella appunto delle biotecnologie sostenibili, finalizzate alla produzione di prodotti transgenici ecocompatibili, di prodotti cioè non pericolosi per la salute e per l'ambiente.
Rispetto ai settori nei quali è stata finora applicata, la ricerca Isfol ha privilegiato il settore agrario-vegetale, un come campo di applicazione interessante, in quanto già da anni vengono coltivate piante geneticamente modificate e commercializzati i relativi prodotti.
La manipolazione che sollecita le maggiori attenzioni e preoccupazioni è quella che riguarda la produzione, la sperimentazione in campo e la coltivazione libera di piante geneticamente modificate. Si sa ancora poco, infatti, sulla frequenza e sulle dimensioni di tali fenomeni in termini di danni e rischi ambientali, anche perché la ricerca è stata fino ad ora indirizzata più verso la produzione di organismi geneticamente modificati che non verso il loro impatto ambientale in termini di accertamento dei rischi. E ciò, nonostante che la legislazione vigente prescriva che l'autorizzazione alla sperimentazione e alla produzione per la commercializzazione venga subordinata alla presentazione di un dossier che illustri l'impatto ambientale.
Non si tratta, infatti, di combattere un'idea di libertà di ricerca, avversando la scienza e l'innovazione tecnologica, ma di guardare alla scienza e alle tecnologie come strumenti di integrazione del rapporto uomo-natura. A questo compito è chiamata, in particolare la ricerca pubblica che, libera da logiche di profitto, potrebbe svolgere un ruolo non marginale in tale direzione.

Alla necessità di formare personale qualificato che, dotato di competenze specialistiche sistemiche, possa far fronte a queste esigenze, risponde la ricerca Isfol-Ministero dell'Ambiente sulle biotecnologie che individua figure professionali in riferimento a due ambiti prioritari:

  1. processi di controllo e valutazione delle conseguenze e dei possibili rischi per la salute e per l'ambiente
  2. ricerca e sperimentazione di organismi transgenici sostenibili.

Le figure professionali individuate sono:

rispetto al primo processo:

  • Valutatore di impatto ambientale genetico (2° liv.)
  • Tecnico per la rilevazione degli organismi geneticamente modificati (OGM) e la certificazione varietale (1° liv.)

rispetto al secondo processo, più aperto ad una prospettiva di ricerca e sperimentazione di organismi transgenici sostenibili:

  • Esperto in biotecnologie sostenibili (3° liv.)

La progettazione formativa ha riguardato la seguente figura professionale:

  • Tecnico per la rilevazione degli organismi geneticamente modificati (OGM) e la certificazione varietale

La progettazione in chiave sistemica di questa figura professionale si articola attraverso un sistema di unità formative capitalizzabili, spendibili come crediti nel mercato del lavoro o utilizzabili in altri percorsi formativi.
La formazione e l'introduzione sul mercato del lavoro di questa figura, come delle altre figure professionali individuate dalla ricerca, potranno fornire un importante contributo sia per portare chiarezza e trasparenza in un campo in cui vige grande confusione ed incertezza, sia per fornire strumenti di garanzia al consumatore e alla popolazione, sia per sviluppare biotecnologie avanzate compatibili, nell'interesse della salute e dell'ambiente.

Sul versante relativo a "ciò che è la formazione" oggi in Italia, si colloca la ricerca relativa all'offerta formativa ambientale e la ricerca sulla spendibilità della formazione ambientale sul mercato del lavoro (contenute nella seconda parte del Volume). Entrambe portano un contributo alla conoscenza del sistema formativo ambientale italiano in termini sia di caratteristiche e connotati che di verifica delle ricadute sul versante occupazionale.
Queste due ricerche sono finalizzate a dare continuità al sistema informativo ANFORA (Archivio Nazionale Formazione Orientamento Ambientale), già predisposto dall'Isfol per il Ministero dell'Ambiente, sia attraverso l'aggiornamento dei dati rilevati mediante le indagini di censimento sull'offerta formativa ambientale, sia attraverso l'analisi dell'impatto occupazionale di un segmento formativo - i diplomi universitari - che permette di verificare le opportunità occupazionali che possono aprirsi a chi è orientato a conseguire un titolo di studio in campo ambientale.
Tali ricerche assolvono, nell'ambito del Sistema Informativo della Direzione per lo Sviluppo Sostenibile, anche ad una funzione di orientamento alle scelte formative e lavorative.
Il Sistema Informativo SvS è consultabile - dalla fine di marzo - su rete Internet all'indirizzo www.minambiente.it settore Sviluppo Sostenibile.

Più in particolare:

OFFERTA FORMATIVA AMBIENTALE

Le informazioni relative ai diversi percorsi di analisi permettono di conoscere quanta formazione ambientale si realizza in Italia, quali sono gli attori del sistema, a chi si rivolge, su quali aree tematiche, con quali modalità didattiche, con quali finanziamenti ed altri aspetti connotativi.
L'obiettivo è di poter soddisfare l'esigenza sia di chi ha bisogno di orientarsi e scegliere tra le diverse proposte formative, sia di chi è interessato al quadro complessivo della formazione ambientale.

Le indagini di censimento hanno preso in considerazione la formazione professionale (promossa e/o realizzata dagli Assessorati alla formazione professionale regionale, svolta da altre Amministrazioni pubbliche, offerta sul libero mercato da enti privati e da associazioni imprenditoriali, di categoria etc); l'Università (corsi di laurea, diplomi I universitari, scuole dirette a fini speciali, scuole di specializzazione, corsi di perfezionamento); l'Istruzione Secondaria Superiore; gli IFTS - Istituti di Formazione Integrata Superiore -; i Master e la Formazione a distanza (FAD).
L'universo della formazione ambientale risulta essere in positivo fermento: i risultati delle indagini fanno registrare, per l'anno 2000, 1843 attività formative ambientali distribuite in cinque subuniversi (Istruzione: 220; Formazione: 1168; Università: 346; IFTS: 75; Master: 34).
Relativamente all'Università, l'offerta formativa ambientale è ampia (346 corsi realizzati da 50 atenei) e differenziata tra corsi di laurea (59%), diplomi universitari (18,5%), corsi di perfezio-namento (17,3%), scuole di specializzazione (6%)) e scuole dirette a fini speciali (1,2%). Anche se diverse facoltà socio-economiche ed umanistiche stanno introducendo indirizzi di interesse ambientale, gran parte delle iniziative proposte è realizzata dalle facoltà tecnico-scientifiche (circa il 90%), con un offerta di percorsi formativi tradizionali rivisitati in chiave ambientale e la creazione di indirizzi più di carattere gestionale e organizzativo.
I master ambientali, realizzati dalle Università, da enti di ricerca e da aziende private, sono 34. Questo segmento formativo, diffuso soprattutto nelle regioni del centro e del sud, è orientato verso una formazione di tipo manageriale sui temi della gestione e pianificazione ambientale.
Nell'anno scolastico 1999-2000, per il naturale esaurimento dei fondi che alimentavano i corsi post-qualifica, gli istituti d'istruzione secondaria superiore (208), che propongono percorsi formativi ambientali, hanno realizzato soprattutto corsi di qualifica della durata triennale, a svantaggio della formazione più specializzata della durata biennale: i corsi di post-qualifica sono solo 19 contro 201 corsi triennali di qualifica. Le attività hanno una forte presenza nelle regioni meridionali e insulari (quasi il 60%).

Nell'anno scolastico 1999-2000 sono stati approvati 396 progetti IFTS, tra questi 75 di interesse ambientale. Molto presenti i temi relativi alle tecniche e alle tecnologie ambientali, alla sicurezza del lavoro e dell'ambiente, al territorio, all'urbanistica, al turismo ambientale e alla conservazione della natura. Forte è la correlazione tra la figura professionale progettata e le coordinate economiche e produttive del mercato del lavoro in cui è previsto l'inserimento.

Sul versante della Formazione, il Nord-est (31,6%) ed il Mezzogiorno (31,4%) sono le aree che presentano una maggiore concentrazione di corsi ambientali. Le tipologie formative prevalenti sono la qualificazione (40,2%) e l'aggiornamento (31,3%). Quasi la metà delle attività formative risultano destinate ad un'utenza già inserita nel mercato del lavoro ed in misura più ridotta a giovani in cerca di prima occupazione (47,4%) e a disoccupati (28,2%); ai soggetti in situazioni di svantaggio e alle donne sono destinati rispettivamente il 6,2% e il 2,1% delle attività censite. Relativamente ai canali di finanziamento, circa i due terzi delle attività formative ambientali si realizzano attraverso il sostegno del Fondo Sociale Europeo. Quanto alle aree tematiche, l'offerta formativa ambientale è particolarmente ricca di corsi sulla sicurezza del lavoro e dell'ambiente e sulla qualità e certificazione dei prodotti e dei processi nati dall'esigenza di formare professionalità decretate dal Dgls 626/94 e dall'HACCP, sul verde urbano, turismo ambientale, agricoltura ecosostenibile, igiene e sanità ambientale. Colpisce la pressocché totale assenza di interventi formativi dedicati all'inquinamento atmosferico, acustico e delle acque, al risparmio energetico e alla ricerca di fonti alternative di energia.
Rispetto ai corsi realizzati nel 1999 e al 1997 si evidenzia una contrazione riferibile all'attesa dell'avvio delle nuove politiche di indirizzo e di finanziamento comunitario e nazionale del sistema formazione. Nonostante la diminuzione delle attività corsuali proposte, sembra delinearsi una fase di razionalizzazione degli interventi formativi ambientali, individuabile nella tendenza a proporre e realizzare interventi formativi ispirati a politiche di sviluppo territoriale orientate alla sostenibilità e nella strutturazione delle attività formative intorno al principio dell'integrazione e della cooperazione degli attori che intervengono nei processi formativi.
Carente rimane, invece, la capacità di raccordare cultura ecosistemica e sviluppo di competenze professionali specialistiche e di perseguire, nel processo formativo, obiettivi non solo cognitivi, ma anche valoriali.

IMPATTO SUL MERCATO DEL LAVORO DELLA FORMAZIONE AMBIENTALE

In questa sezione sono contenuti i risultati di una ricerca denominata EVA (Entrata nella Vita Attiva) Ecologica - Diplomi Universitari, che permette di ricostruire retrospettivamente i percorsi formativi e lavorativi, analizzando sia l'impatto che questi hanno sulla soggettività degli intervistati in termini di valori, atteggiamenti e comportamenti sia le ricadute occupazionali. L'intento è di approfondire non solo i connotati dell'occupazione "verde", ma anche di verificare se l'aver conseguito un diploma universitario su tematiche ambientali permette di essere presenti sul mercato del lavoro e con quali caratteristiche e modalità.

La ricerca - che si avvale dello stesso impianto metodologico di EVA ecologica laureati e EVA ecologica qualificati - evidenzia un'alta spendibilità sul mercato del lavoro di questo segmento formativo, che sebbene in fase di superamento, fornisce input incoraggianti ai corsi di laurea brevi nel contesto della riforma universitaria in atto.

Spicca, innanzitutto il dato sull'occupazione dei diplomati universitari: il 76,3% ha trovato un lavoro - soprattutto al centro e al nord-est - anche in tempi piuttosto brevi e, in buona percentuale, in forma stabile (70%). Le donne risultano occupate in misura superiore agli uomini (79,3% contro il 75%), in particolare in attività ecocompatibili.
L'occupazione dipendente rappresenta la principale modalità di inserimento lavorativo, ma ben il 29,7% dei diplomati svolge un'attività indipendente, diffusa soprattutto tra gli occupati verdi - 35,4% contro il 19,5% degli occupati in settori tradizionali -.

Complessivamente, il segmento femminile di diplomati ha tempi di inserimento nel mondo del lavoro minori rispetto a quelli degli uomini, ma conquista anche posizioni lavorative di carattere più flessibile e precario anche se più facilmente in attività ecocompatibili; al contrario, nel segmento maschile si riscontrano o la tendenza alla continuità della precedente attività lavorativa o tempi lunghi di attesa, ripagati, però, dall'acquisizione di collocazioni lavorative più stabili, in settori tradizionali.

Il conseguimento di un diploma universitario in discipline ambientali favorisce l'inserimento in attività ecocompatibili (64,2% degli intervistati), soprattutto in imprese giovani, nel settore terziario e con rapporti di lavoro atipici: emerge una più spiccata propensione delle imprese più "innovative" - con una presenza nel mondo del lavoro meno "standardizzata" - a sperimentare nuove figure professionali e nuove modalità contrattuali.

In generale, sembra che il sistema universitario, mediante l'attivazione dei diplomi universitari, abbia risposto ad una reale domanda del mercato del lavoro: è, infatti, piuttosto elevata la quota di coloro che si inseriscono nel mercato del lavoro svolgendo attività semi-professionals, coerentemente con l'idea che ha guidato l'istituzione del ciclo breve di studi universitari: formare figure professionali da inserire rapidamente nei settori produttivi.

Ricerca ISFOL-Formazione Ambientale



http://www2.minambiente.it/SVS/infea/isfol_formazioneambientale_sintesi.htm



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