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SCHEDA RISORSA
Pluridisciplinare
Transdisciplinare
l’Unità 30.4.07 - L’orrore della pedofilia e il linguaggio della verità - di Luigi Cancrini
Lingua:
Italiana
Destinatari:
Alunni scuola media superiore, Formazione post diploma, Insegnanti
Tipologia:
Documentazione
Abstract: l’Unità 30.4.07 L’orrore della pedofilia e il linguaggio della verità di Luigi Cancrini
Caro Cancrini, ho letto alcune tue dichiarazioni sulla vicenda di Rignano Flaminio. Ma davvero pensi che cose di questo genere possono essere accadute? Più io ci penso più mi sembra impossibile.
Lettera firmata
La sensazione legata al «non può essere vero» purtroppo la provo spesso. In dieci anni di attività del Centro Aiuto al Bambino Maltrattato e Famiglia voluto da Rutelli e poi da Veltroni per il Comune di Roma ho ascoltato un numero in effetti assurdo di racconti su orrori impensabili. Quando il bambino parla il linguaggio della verità, tuttavia, arriva il momento in cui non si può e non si deve dubitare ed in cui bisogna sostenere il difficile percorso della denuncia e del processo. L'esperienza clinica e la letteratura internazionale dimostrano con grande chiarezza, purtroppo, che i bambini hanno spesso ragione. Il che non vuol dire, ovviamente, che tutte le accuse fatte da un bambino debbano essere prese per oro colato. I bambini possono mentire, a volte, quando dietro di loro c'è un adulto che, in buona o cattiva fede, li spinge a raccontare cose non vere. Chi ha avuto a che fare con delle separazioni altamente conflittuali sa bene che queste cose possono accadere. Se è un professionista esperto tuttavia sa anche che è possibile distinguere i racconti falsi da quelli veri. In contesti adeguati, con personale sufficientemente preparato, utilizzando strumenti diagnostici specifici, il clinico esperto sa che la differenza fra i racconti veri e quelli falsi salta agli occhi. E' evidente. Un'osservazione importante da fare a questo punto, tuttavia, è quella che riguarda i bambini più piccoli. Violenze e abusi subiti nella prima infanzia debbono essere visti per quello che sono, come traumi capaci, cioè, di produrre disturbi importanti nell'organizzazione psicologica del bambino. Un fenomeno che si verifica spesso in queste circostanze è che il racconto del bambino sia alterato da una serie di fantasie che hanno origine spesso nei suoi sogni e che arricchiscono il racconto di particolari bizzarri, poco realistici, che non trovano riscontro nei fatti. Verificato da un gruppo di ricercatori americani in un campione di più di 100 bambini abusati in tenera età da adulti che avevano confessato il loro crimine, questi racconti aggiuntivi, che tanto colpiscono la fantasia di chi li ascolta, possono indurre a ritenere infondata l'intera testimonianza. L'esperienza clinica e la ricerca altro non fanno invece che sottolineare il modo in cui, sollecitata dal trauma, la psiche del bambino reagisce drammatizzando e arricchendo i fatti realmente documentati che profondamente lo hanno ferito. Tutto quello che so dei fatti di Rignano Flaminio è legato ad una serie di racconti dei familiari e dei periti. L'impressione che ne ho tratta è che ci sia purtroppo qualcosa di molto serio alla base delle accuse formulate oggi dai giudici. Qualcosa che merita, voglio dire, un accertamento giudiziario. Non ho letto in dettaglio le perizie, tuttavia, e non ho parlato direttamente con i bambini. Non posso dunque dire con certezza che le cose stiano così come mi sembrano oggi. Viviamo in un paese democratico, la giustizia farà il suo corso. Quello che mi sento di affermare con grande chiarezza però sono almeno tre cose: a. la prima è che i bambini di tre e di quattro anni ricordano con precisione gli eventi traumatici da cui sono colpiti; me lo dice l'esperienza di ogni giorno, me lo dicono i miei ricordi dei bombardamenti su Roma quando quell'età li avevo, me lo dice la letteratura concorde sui tempi dello sviluppo cognitivo del bambino; b. la pedofilia esiste; esistono adulti malati condizionati da una pulsione irresistibile, si tratta di persone descritte molto spesso come del tutto insospettabili, più o meno spaventate esse stesse dal disturbo grave che condiziona la loro vita e che hanno grande bisogno di essere aiutate ma che aiutate possono essere spesso solo nel momento in cui arriva per loro la condanna; c. la pedopornografia ugualmente esiste; ha un enorme giro d'affari, non utilizza più soltanto bambini e minori che vengono dai paesi del terzo mondo; quando sceglie bambini italiani o europei lo fa spesso scegliendo bambini di cui pensa che non parleranno perché sono o molto piccoli o molto indifesi. Di tutte queste cose, credo, dobbiamo tenere conto seriamente. Proteggere i bambini chiede un insieme di interventi coordinati e intelligenti di tipo preventivo, educativo e repressivo. Anche questa è una sfida che una società civile deve saper affrontare con la dovuta serenità. Senza inutili clamori e senza pericolose sottovalutazioni
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