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Dossier: Il lavoro minorile in Cina

Lingua: Italiana
Destinatari: Alunni scuola media inferiore, Alunni scuola media superiore, Formazione permanente
Tipologia: Materiale di studio

Abstract:

Il lavoro minorile in Cina

01/06/1999
Vera Araujo

Anche se il lavoro minorile non è istituzionalizzato, in alcune industrie della Cina, come in molti altri paesi asiatici in via di sviluppo, questo è un problema crescente, che riflette la mancata applicazione delle leggi sul lavoro. Il China Labour Bullettin ne esamina le dimensioni, sostenendo che la mancanza di fondi governamentali per l'istruzione di base è alla radice di un fenomeno che ruba a milioni di bambini la loro infanzia, la loro salute e in alcuni casi la loro vita.

Nel suo rapporto preliminare sull'implementazione della Convenzione sui diritti del bambino, il governo cinese riconosce l'esistenza del lavoro minorile in China. Sfortunatamente, il rapporto non presenta nessuna statistica e fa ben poco per rendere l'idea delle dimensioni del problema, se non per dire che "un'analisi preliminare indica che il lavoro minorile è presente specialmente nelle città litoranee meridionali, soprattutto perché le regioni della costa meridionale si sono sviluppate rapidamente e la relativa abbondanza di offerta di lavoro esercita una forte attrazione su famiglie e sui giovani in alcuni distretti poveri". Il rapporto non dice se il governo cinese si sia preoccupato di approfondire gli studi dopo questa "analisi preliminare".

Il rapporto descrive anche le sanzioni legali contro il lavoro minorile. Comunque, il documento afferma che "per varie ragioni, ci sono ancora vuoti da riempire nel monitoraggio e nell'applicazione della legge". Ancora una volta, il rapporto conclude la breve descrizione senza nessun elaborato. Infine, il rapporto sostiene che il lavoro minorile è, in ultima analisi, la conseguenza naturale di una situazione economica - ricche città costiere che attraggono giovani lavoratori dai villaggi poveri - che attualmente il governo non ha mezzi per cambiare.

Il China Labour Bullettin presenta statistiche e una breve casistica, per lo più tratte da rapporti pubblicati dalla stampa cinese, per definire un'idea di massima delle dimensioni del problema del lavoro minorile. Questo materiale dimostra che il lavoro minorile è almeno in parte attribuibile a fattori che possono benissimo essere influenzati e cambiati dal governo, comprese iniziative di stimolo alla politica per il diritto allo studio e la lotta alle connivenze ufficiali con coloro che violano le leggi che vietano l'impiego di manodopera minorile.

La raccolta dati, specialmente su questioni delicate come il lavoro minorile, è sempre stata difficile in Cina, dove non è possibile avere libero accesso a informazioni indipendenti dalle fonti ufficiali. Comunque, è possibile costruire un quadro a grandi linee del lavoro minorile in China dalle stime pubblicate in molti quotidiani e riviste e indirettamente dalle statistiche ufficiali sulla scolarizzazione e l'abbandono scolastico dei bambini in età scolare.

Si stima che 500 mila bambini siano emigrati dalle aree rurali nella costa meridionale della Cina e nella provincia di Guangdong solo nel 1991. I bambini emigrati non vengono ammessi nelle scuole di queste zone, perché i genitori sono ancora registrati come residenti nei loro villaggi, e i bambini hanno, semmai, solo un permesso di residenza temporaneo per restare nelle aree costiere. Si suppone che la maggior parte di loro sia impegnata in qualche tipo di attività produttiva. In realtà, se questi bambini sono costretti dalla povertà dei loro villaggi natali a fare una lunga strada fino alle zone costiere, è ovvio che all'arrivo si cercheranno un qualche tipo di lavoro, specialmente nelle piccole aziende rurali che spuntano come funghi, dove l'applicazione della legge è molto meno efficace che nelle aziende a capitale estero. In alcune di queste microaziende, secondo i rapporti ufficiali, i minori sono più del 20 per cento della forza-lavoro.

Il numero reale di lavoratori bambini in Cina è molto superiore a 500 mila se si tiene conto del numero dei bambini non scolarizzati o degli abbandoni scolastici. Il rapporto della Cina sulla Convenzione sui diritti dei bambini stabilisce che 2,61 milioni di bambini in età scolare non ha frequentato le scuole elementari nel 1993; questa cifra rappresenta il due per cento del totale dei bambini in età scolare. Il rapporto dà anche il tasso di abbandono scolastico relativo al 1992 per la scuola elementare e media inferiore: 2,19 per cento e 5,7 per cento rispettivamente. Accantonando il fatto che queste cifre ufficiali sono poco realisticamente basse, comunque indicano un enorme numero di bambini che non vanno a scuola.

Basando i nostri calcoli solo sui dati ufficiali, nel 1993 ci sono stati circa 10,66 milioni di minori che sono usciti dalla scuola. Poiché, come lo stesso rapporto governativo spiega, la stragrande maggioranza dei bambini non scolarizzati si trova in aree molto povere, è ragionevole supporre che la maggior parte lavora nei campi o nelle fabbriche per aiutare le finanze familiari. Supponendo che il 50 per cento dei bambini non scolarizzati lavorino, il numero di lavoratori bambini nel 1993 può essere stimato in cinque milioni. Indubbiamente, il 50 per cento è una stima estremamente ottimistica: le autorità nel Sichuan hanno realizzato uno studio su 58 scuole elementari e medie in una certa provincia e hanno scoperto che nel primo trimestre del 93 ci sono stati 5.260 abbandoni (19 per cento del numero totale di studenti), 85 per cento dei quali è finito a lavorare fuori dalla provincia.

In una chiara dimostrazione della radicata discriminazione contro le donne, le ragazze costituiscono la maggioranza degli abbandoni e dei bambini non scolarizzati: nel 1993, più dei due terzi dei 2,61 milioni di bambini non scolarizzati erano ragazze. Molte famiglie di contadini non mandano affatto le loro figlie a scuola o le costringono ad abbandonare presto per svolgere lavori domestici, come operaie nelle micro-aziende, come babysitter o domestiche nelle città. Uno studio del 1991 sulle contrade e villaggi poveri di sei province, comprese Guangdong, Shandong, Liaoning e Hebei, ha contato 1217 bambini lavoratori, di cui 880 (il 73,5 per cento) erano ragazze.

La responsabilità delle politiche statali

Mentre è innegabile che la povertà rurale sia un fattore importante dietro il lavoro minorile, è anche una scusa conveniente usata dal governo per minimizzare il proprio ruolo nel creare o incentivare il problema. Le politiche scolastiche cinesi devono assumersi la responsabilità di aver costruito un sistema in cui il peso finanziario dell'istruzione grava sulle amministrazioni locali impoverite, che da parte loro scaricano il peso sugli studenti. Tali politiche vanno contro i principi delle pari opportunità nello studio e di assistenza alle aree povere sanciti dalla Legge sull'Istruzione. Visti i costi dell'istruzione elementare e le scarse prospettive di carriera scolastica, non stupisce che molti bambini, specialmente le ragazze, siano costretti ad abbandonare la scuola.

L'istruzione in Cina si struttura in un sistema a tre livelli in cui le scuole medie superiori sono gestite dalle contee, le medie inferiori dai comuni, e le scuole elementari dai villaggi. Il governo centrale paga gli insegnanti statali - che di rado sono in numero sufficiente e devono essere affiancati dagli insegnanti dei minban (scuole del popolo) pagati in parte o del tutto dal villaggio. Le amministrazioni locali devono quindi sobbarcarsi le rimanenti spese. Questo è quello che il governo descrive come "istruzione guidata dal popolo". In pratica i risultati sono che il popolo non si può permettere un'istruzione. Paradossalmente, i villaggi più poveri, specialmente quelli cui il governo dovrebbe fornire più risorse, hanno ricevuto più che altro incentivi al "decentramento".

Anche se in teoria l'istruzione di base in Cina è gratuita per tutti, gli amministratori dei villaggi poveri possono permettersi solo spese minime in questo campo, e quindi la gente deve coprire le spese scolastiche con vari tipi di tassazione (tasse di iscrizione, d'esame, per lezioni extra, per la carta, per la biblioteca, per le assicurazioni, per il riscaldamento, per l'acqua, per l'elettricità e così via). Inutile dire che la gente dei villaggi spesso non si può permettere queste spese. Per esempio, nella contea di Baiwan, provincia di Guangdong, il reddito annuo pro capite è di 335 yuan (circa 70 mila lire). In una scuola elementare locale, le varie tasse ammontano a 400 yuan (circa 80 mila lire). Prendendo a esempio una famiglia di quattro persone, con un reddito annuale di 1.340 yuan (275 mila lire): se vuole mandare uno dei bambini a scuola, dovrà spendere quasi il 30 per cento del reddito familiare. Se i bambini in età scolare sono più di uno, il peso finanziario è semplicemente insostenibile.

Un altro aspetto-chiave della responsabilità governativa è la connivenza ufficiale con chi viola le leggi sul lavoro minorile. Nel suo rapporto sulla Convenzione sui diritti del bambino, il governo afferma che è spesso impotente nella lotta alle violazioni perché "non è possibile avere pieno controllo della situazione o investigare adeguatamente per fermarle". Nei fatti, le micro-aziende rurali spesso sono dirette da funzionari locali, ex funzionari o individui vicini al governo. Visto il rapporto stretto tra governo e industria e il dilagare della corruzione tra i funzionari pubblici, coloro che violano le leggi sul lavoro minorile possono facilmente sfuggire alle maglie della giustizia, specialmente quando le amministrazioni locali spingono per ridurre i costi di produzione per attrarre investimenti esteri. Sicuramente l'avidità è uno dei fattori più quotati tra le "varie ragioni" di cui parlano le autorità per giustificare i mancati interventi in questo campo.

Cambiamenti

Il China Labour Bullettin conclude la sua analisi con una serie di proposte. Un passo cruciale per qualsiasi tentativo di affrontare seriamente il problema dei lavoratori bambini in Cina è quello di permettere il libero accesso all'informazione, e non solo a quella fornita da fonti ufficiali. E' difficile programmare misure concrete senza una comprensione ad ampio raggio del problema. Il governo cinese non dovrebbe impedire la nascita e l'azione delle organizzazioni non governative (ONG), che possono svolgere un ruolo vitale nel raccogliere e distribuire l'informazione.

Il governo dovrebbe anche rivedere la propria politica di diritto allo studio per allinearla allo spirito della Legge sull'Istruzione, in modo che i principi di assistenza delle aree più povere e delle pari opportunità di studio non rimangano parole vuote.

Un codice di condotta che proibisca l'uso di manovalanza minorile dovrebbe essere istituito per le aziende in Cina. Ancora una volta, le ONG potrebbero avere importanza centrale nel monitoraggio e implementazione di questo codice.

Infine, la comunità internazionale dovrebbe controllare gli aiuti destinati alla Cina per garantire che vengano spesi bene per il popolo cinese e non restino appannaggio dell'avidità della burocrazia corrotta.

Link utili sull'argomento:

Network di informazioni sui diritti dei bambini
http://www.crin.ch/

Defense for Children International
http://childhouse.uio.no/childrens_rights/dci_what.html

Gli orfanotrofi cinesi
http://www.dmcl.com/dying-rooms/

Free the Children
http://www.freethechildren.org/

Global ChildNet
http://edie.cprost.sfu.ca/gcnet/index.html

Save the Children
http://www.savethechildren.org/

Informazioni dell'ONU sui diritti dei bambini
http://www.un.org/rights/dpi1765e.htm

La Convenzione sui diritti dei bambini
http://www.unicef.org/crc/

UNICEF
http://www.unicef.org/



http://www.lettera22.it



I giudizi degli utenti

Francesco Leonelli
Grazie delle informazioni! Ottimo e utile. Più aggiornamento. prof leonelli

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