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Musica
Musica, didattica e computer. Come vivere la realtà del suono con strumenti virtuali

Lingua: Italiana
Destinatari: Insegnanti
Tipologia: Materiale per autoaggiornamento

Abstract:

MUSICA

Musica, didattica  e computer

Happy RUGGIERO

Come vivere la realtà del suono con strumenti virtuali

Un musicista come me, che ha vissuto la trasformazione dei sistemi di registrazione dal magnetofono a filo alla videoregistrazione digitale ha il dovere di non stupirsi più, qualsiasi cosa accada. Eppure, nel pensare alla potenzialità didattica degli strumenti informatici e digitali, non posso restare indifferente alle grandi possibilità di educazione alla musica che la moderna strumentazione offre, soprattutto perché finalmente metodi, tecniche e strumenti nuovi possono vanificare uno dei più deleteri inganni culturali del nostro secolo.
L’istituzione scolastica in Italia ha sempre vissuto la conoscenza di base della musica come una disciplina inutile, al massimo divertente e, talvolta, nelle scuole più illuminate, materia aggregante. Non che i programmi  ministeriali abbiano ignorato l’educazione musicale; il problema nasce da un più profondo disagio dovuto all’irrilevanza che la formazione musicale ha sempre avuto sull’opinione pubblica e, di conseguenza, su quella politica e istituzionale. Insomma, saper distinguere l’epoca di un brano di Schönberg da quella di un passo di Wagner non è mai stata considerata conoscenza essenziale per la formazione culturale di base; eppure, cent’anni non sono pochi nella mutazione della società europea e internazionale. 
I nuovi programmi della scuola elementare, ormai di lontana memoria, hanno restituito dignità all’educazione musicale, stimolando l’interesse di insegnanti  che hanno saputo affrancare la loro sensibilità pedagogica pur non potendo usufruire dell’adeguata formazione scientifica, tecnica e didattica che l’istituto magistrale avrebbe dovuto offrire loro.
Nella scuola italiana, la musica ha una triste storia di trascuratezza generale, non solo verso la disciplina in sé ma, soprattutto, nei confronti  dei colleghi insegnanti di questa materia minore di cui in qualsiasi momento si poteva fare a meno nella “strategia di una più vasta cultura formativa dell’individuo”. L’insegnante di musica, ormai del secolo scorso, che per riprodurre un pentagramma era costretto a scarabocchiare alla lavagna cinque righe storte e che, con grande fatica e qualche sorriso compiacente, organizzava uno spettacolo usando le poche note che i ragazzi entusiasti erano riusciti a soffiare nel loro flauto dolce, ha oggi altri strumenti per sviluppare la conoscenza e la sensibilità musicali; e sono strumenti fortemente innovativi che, proiettati nello spirito altrettanto innovativo dell’arte, sono in sintonia con il pensiero logico e con il dialetto tecnologico dei giovani.

Uno studio digitale a scuola

Ho faticato molto per rinunciare ad usare strumenti naturali in registrazione. La dinamica del pianoforte, che risponde in modo diverso all’articolazione delle dita e del polso, il vibrato della pelle dei tamburi, la profondità che l’aggregarsi degli armonici naturali genera negli strumenti a corde e le diversità di clima sonoro del vibrato del fiato nel cavo degli strumentini e degli ottoni, sono insostituibili. È anche insostituibile quell’imperfezione umana d’esecuzione che distingue la musica vera.
Però, senza  conoscenze musicali approfondite, com’è possibile orientarsi nelle infinite variabili del suono?
Allora, è altrettanto insostituibile il piacere di avere ad immediata disposizione centinaia di strumenti, di riuscire di farli suonare pur non essendo capaci a suonarli, di capire, sentendo, come si formano gli accordi e, con una progressione di accordi, come si sviluppa la struttura armonica che supporta la melodia e, di conseguenza, rendersi conto che la musica può non essere il banale gioco degli unici due o tre semplici accordi che il ragazzo ha imparato a pizzicare sulla chitarra, ma è un universo magnifico di melodie, di suoni, di timbri, di ritmi e di armonie, che aggregati in diverso ordine generano musica diversa.
Quando improvvisamente ti trovi un’orchestra nelle mani, anche se gli strumenti non suonano come i professori  che spesso hai diretto, allora ti converti agli strumenti virtuali per programmare musica reale.
D’altra parte, passato il sensazionalismo del software tuttofacente, si ricompone l’interesse verso il piacere di una ricerca sonora più raffinata.
La dimostrazione è il recente festival strapopolare di S. Remo che ha presentato, insieme alle consuete banalità armoniche, melodiche e poetiche, un raffinato gusto dell’orchestrazione.
Mi pare di intuire che la ricerca delle possibilità strumentali naturali, già celebrate nelle partiture dei grandi (da Vivaldi a Verdi, da Paganini a Béla Bartók, da Schumann ad Edgard Varese), abbia ritrovato atmosfere musicali dimenticate; e voglio credere che un po’ di merito vada proprio ai moderni strumenti informatici che consentono di giocare con la musica per amarla e conoscerla meglio.

Quali strumenti?…   
Per fare cosa?…

Il mercato mondiale, anche attraverso l’accesso telematico, ci offre software di qualsiasi tipo per fare qualsiasi cosa.
Fare musica con il computer non è più una prerogativa di musicisti accademici, di ricercatori della pop-music o di  produttori che non vogliono spendere scritturando orchestre vere con musicisti veri.
Particolarmente a scuola, l’uso del PC per elaborare suoni e costruire colonne sonore può essere un’ottima opportunità per “entrare dentro” ai fenomeni musicali e vedere  con i propri occhi ciò che, ascoltando, si può soltanto intuire.

Vedere la musica

Immaginiamo di poter vedere le vibrazioni;  vedere la musica che si scrive mentre si esegue; vedere le note che si spostano sul pentagramma creando suoni diversi; vedere gli strumenti che entrano nella partitura musicale.
Immaginiamo di aver individuato un tema adatto per  l’attività teatrale  o per il lavoro cinematografico e di poterlo elaborare suonandolo con altri strumenti: con gli archi, con il trombone, con la chitarra acustica o quella elettrica, con un flauto o con l’orchestra.
Immaginiamo di dover allungare o accorciare una frase musicale o un brano, o di dover programmare un brano dopo l’altro su tracce diverse, passando in ascolto dall’una all’altra, per identificare la differenza tra diversi Allegro, tra diverse esecuzioni o tra diversi autori.  Immaginiamo di dover riversare su un supporto (nastro, minidisc, CD) la musica che abbiamo scelto mixando un brano con l’altro, assolvendo e dissolvendo.
Immaginiamo di voler scrivere una parte corale a più voci, di eseguirla su una semplice tastiera collegata al computer, poi con un click sull’icona stampa trovarsi la partitura scritta e stampata e il PC che la esegue con il campione vocale.
Immaginiamo di poter fare tutto questo, e altre elaborazioni ancora, senza disporre di un’orchestra, di strumentisti o di capacità strumentali personali.

Elaborare e montare le immagini

Ora immaginiamo di poter fare le stesse cose con le immagini.
Poter, quindi, elaborare immagini statiche e in movimento, allungare o stringere le sequenze, sincronizzarle con suoni e rumori e realizzare uno spot, un filmato o le parti visualizzate e sonorizzate di un CD Rom. 
… E tutto ciò, poterlo fare a scuola, con gli studenti, utilizzando un PC e un software; ma, soprattutto, non in una scuola speciale, ma in qualsiasi scuola elementare, media o superiore dell’istituzione scolastica nazionale.
Dal pentagramma disegnato col gesso sulla lavagna ad un vero e proprio studio digitale a scuola non è passato molto tempo, ma in realtà sono passati secoli di evoluzione tecnologica.
Perché non approfittare delle nuove energie che la tecnologia virtuale offre in un momento in cui sia l’Istituzione, sia l’utenza, sia la sensibilità dei docente paiono aver conquistato fiducia nella pregnanza formativa della musica, del teatro e delle arti dello spettacolo in genere?
Certo, l’uso didattico di uno strumento sofisticato comporta una particolare attenzione. Quando il gioco musicale informatico non risponde  ad obiettivi e a finalità cognitive e formative e privilegia solo il piacere di far musica, c’è il rischio di riprodurre, con strumenti moderni, il fenomeno che ha illuso più di una generazione: aver solfeggiato tanto senza aver vissuto la musica.
In una formazione musicale di base non si può rinunciare a recepire i passaggi della storia, che rappresentano, come in tutte le arti, l’espressione vera del mutamento della società. Ma la musica non è musica fintantoché non la si ascolta, e oggi abbiamo anche la possibilità, ascoltandola, di vedere i suoni nella loro caratteristica fondamentale: le vibrazioni, un fenomeno fisico non facile da capire senza il supporto visivo.

Un software musicale per la scuola

Tra gli strumenti disponibili per questo scopo, Music Maker della Magix Entertainment Products GmbH è quello più mirato alle esigenze differenziate dell’attività didattica. Abbinato al testo di educazione musicale Disco Volante (ed. Petrini), consente di organizzare a scuola un vero e proprio studio musicale. L’uscita da PC può essere proiettata evidentemente sul grande schermo e ascoltata per mezzo di un buon impianto di diffusione, poiché la qualità del suono digitalizzato è notevole.
L’abbinamento di un grande editore e di una Software-house specializzata nella realizzazione di strumenti per la musica e lo spettacolo offre fattivamente agli insegnanti l’occasione di sperimentare nuove possibilità didattiche, familiarizzando con le più raffinate e moderne tecniche per fare musica.
L’editore Petrini organizza corsi gratuiti di aggiornamento per gli insegnanti sull’uso didattico di Music Studio, allega ad ogni testo Disco Volante una versione dimostrativa del programma, e prevede per le scuole che adottano il libro di testo la licenza d’uso del software.
Un’altra era è iniziata davvero.         



http://www.iwn.it/vecchiosito/a00n01/Ruggiero.htm



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