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Pianura: "Siamo pronti alla guerra" I turni di guardia al freddo, la polizia in tenuta antisommossa, le donne e i bambini che non si arrendono. Un articolo di Giovanni Marino

Lingua: Italiana
Destinatari: Formazione post diploma, Formazione permanente, Alunni scuola media superiore
Tipologia: Documentazione
Abstract:

Tra i fuochi di Pianura: "Siamo pronti alla guerra"

I turni di guardia al freddo, la polizia in tenuta antisommossa, le donne e i bambini che non si arrendono

di Giovanni Marino
Brucia il grande falò di contrada Pisani. Brucia la rabbia dei cinquecento. Brucia la speranza del quartiere maledetto. Pianura si sente condannata a morte e si raduna davanti al "mostro" che dovrà ingoiare le tonnellate di spazzatura seminate a ogni angolo di Napoli.

Sono in tanti, si danno il cambio da mezzanotte alle quattro del mattino. Come fossero turni di guardia. Le facce della rivolta hanno i tratti dolci di una bambina infagottata, dei suoi genitori infreddoliti, di uomini e donne che ci credono: «Torneranno indietro, non possono farci questo». Ma anche le cattive intenzioni di giovinastri stretti nei loro bomber scuri, le teste rasate, sciarpe azzurre al collo: «Guaglio´, dobbiamo difenderci da soli, ci hanno mollato, siamo noi contro quelli là e abbiamo un vantaggio: conosciamo il territorio per fare la guerra».

"Quelli là" sono un attrezzato plotone di autoblindo - se ne contano 21 - che entrano ed escono dall´imbuto di via Montagna Spaccata. "Quelli là" sono gli agenti e i carabinieri schierati in assetto antisommossa che hanno l´ingrato compito di difendere il "mostro" e consentire che apra le sue fauci al più presto. Uno di loro batte di tanto in tanto il manganello sullo scudo. Un cupo rumore. Il ritmo della tensione.
Il fuoco accende la notte di Pianura. Lo attizzano due ragazzini che prendono vecchie porte malridotte, stipiti e cornicioni in legno da una motoape sovraccarica per buttarli nelle fiamme e trovare un po´ di riparo dal freddo. All´una e trenta afferrano altre travi e le gettano nel falò, bestemmiando. Contro Bassolino e Iervolino. Oggetto di pessime (eufemismo) considerazioni in tutti i capannelli che si formano. Andrea è un operaio che ha vissuto a Bergamo: «Lavoravo per una fabbrica di auto. Abitavo vicino al termovalorizzatore, una bellezza: nessuna puzza, niente merda per le strade. Al Nord le cose le fanno. Qui si parla dell´inceneritore da quando ero piccolo. Bassolino e Iervolino sono come Pinocchio: hanno promesso Bagnoli e niente. Hanno promesso la Coppa America e niente. Hanno promesso a noi, gente di Pianura, che al posto della discarica ci sarebbe stato un campo da golf, come no?».



Luigi aiuta i manifestanti ad appendere uno striscione artigianale sullo scheletro di una roulotte vandalizzata, proprio davanti al plotone schierato. Si legge: "No alla discarica, sino alla vittoria". Ma Luigi, un trentenne alto e magro, non è un violento, è un tenero papà terrorizzato per il futuro dei suoi tre bambini di 7, 4 e 2 anni. «Sono qui perché se riaprono la discarica moriremo tutti. Non si respirerà. Ricordo il fetore di quando funzionava, la nebbia malata che sprigionava, il vento che portava ovunque i miasmi. E allora voglio che i miei figli sappiano che il loro papà ci ha provato a fermarli, questi pazzi. Ci ha provato rischiando le cariche e le manette. Voglio avere la coscienza a posto quando mi chiederanno: papà, ma dov´eri, perché non hai fatto niente? Io campo facendo il cameriere, ho lavorato pure in Olanda, vivevo bene, ma sono tornato perché mi mancava questa terra. Che presto sparirà». Fabrizio, un commerciante di abbigliamento, non sa darsi pace: «Qui, proprio qui, ho due case: posso gettarle nel cesso. Chi vorrà mai abitare nella monnezza? Lo Stato se ne infischia dei Pisani».

Nella discussione entra l´argomento "salvare Napoli con la discarica di Pianura". Le donne sono le più infuriate: «Napoli siamo anche noi. Napoli non è solo Chiaia, il centro e le vetrine. E dove è mai stata la bella Napoli per noi? Qui mancano ancora i marciapiedi, in certi tratti non ci sono né luce né fogne», grida Antonietta, jeans stretti e giubbotto di pelle. E la sua amica Anna: «Bassolino e Iervolino tengono pulito solo il salotto di Napoli, lo hanno sempre fatto. Come si dice?, per l´immagine. Pianura no, Pianura non ha immagine, non esiste e basta».
Alle due il distributore di benzina Esso è ormai occupato dai manifestanti. Arrivano le pizze, la grappa, l´acqua minerale e persino i caffè. Ma arrivano anche le vedette. Che aria sinistra, hanno. Sgommano davanti alla discarica, scrutano tra la folla, controllano che non ci siano altri blitz di camion. Spuntano e scompaiono a intervalli regolari, precisi e puntuali: ogni 30 minuti.

Alfonso raduna un po´ di persone. Poi arringa: «Cambiamo strategia. Al mattino dobbiamo fare venire i vecchi e i bambini, quelli non li caricheranno mai i vecchi e i bambini. La notte tocca a noi, siamo giovani e non ci spaventiamo di fare a mazzate». «Calma, Alfò, calma», urla una donna. Non è una pacifista: «Ricordati che dobbiamo essere sempre in molti quando ci sono gli scontri». A pochi passi Maria, piccolina, i capelli raccolti, scuote la testa. «I "malamente" vogliono prendersi la nostra protesta, qui c´è gente che viene solo per fare casino, ormai è difficile distinguerci, noi e loro». «No, no, Maria c´è un modo: le sciarpe azzurre, degli ultras delle Teste Matte, quelli sono i cattivi, noi siamo i buoni», cerca di rassicurarla Gina.

Alle due e venti un momento di forte tensione. A monte i manifestanti hanno sbarrato il passaggio con la carcassa di una Smart e una fila di alberi abbattuti e sdraiati lungo la strada. Due camionette della polizia sbagliano manovra e si dirigono lì. Dal nulla si materializzano tre Suv neri che bloccano i possibili passaggi. Gli ultras si agitano. Luigi e Maria, invece, si spaventano. «Vogliono forzare i blocchi, Gesù finisce a mazzate». Falso allarme, le autoblindo tornano sui loro passi a marcia indietro. La motoape scarica altra legna per il fuoco.
Alle tre e mezza, improvvisamente, una dietro l´altra, le camionette di carabinieri e polizia lasciano la discarica. Si allenta la tensione. «Guaglio´, vuol dire che oggi i camion non arriveranno, è una mezza vittoria nostra», afferma trionfante Alfonso. Luigi lo guarda e gli dice con un filo di voce: «Non hai capito niente. È solo questione di tempo. Noi abbiamo già perso».

(07 gennaio 2008)



http://napoli.repubblica.it/dettaglio/Tra-i-fuochi-di-Pianura:-Siamo-pronti-alla-guerra/1412125/1


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