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Incontrarsi
giocando
21 - 27 ottobre 2002
Al via la 4ª Edizione della Settimana dei Bambini Mediterranei
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Il
Mediterraneo dei bambini?...un arcobaleno di giochi!
<<La
proposta>>
11.09.2002
Ho atteso l'11 settembre 2002, per scrivere queste righe di integrazione
al Progetto della Settimana dei bambini del Mediterraneo per la quarta
edizione. L'ho fatto per sottolineare il senso e la relazione dei due
eventi. Da una parte l'emblema per eccellenza della perfezione distruttiva
e della potenza del male che gli uomini riescono ad ideare e realizzare:
la potenza del male spettacolarizzata e fortemente simbolizzata per
moltiplicare e globalizzare gli effetti criminali del gesto. Dall'altra,
la Settimana dei bambini del Mediterraneo: un momento di incontri, di
festa e di gioia
"Niente sarà più come prima" si sosteneva da
più parti in quei giorni tremendi.
Sembrava che tutti volessero dare inizio ad una nuova era. Sembrava
che un altro modo di vivere sul pianeta doveva cominciare ad affermarsi.
L'uomo così bravo ed efficace nel male e nella capacità
di distruggere sembrava voler attivare, nello stesso modo e con la stessa
efficacia, l'uomo del bene.
E'
trascorso un anno
Si è riusciti a comprendere perché si sia arrivato a tanto
e non si sia stati in grado di prevenirlo e impedirlo? Si è diventati
consapevoli di quanti "11 settembre" ogni giorno e in tanti
luoghi si rinnovano?
11 settembre = violenza, morte di innocenti, distruzione, cinismo, attentato
a civiltà, tragedia immane
Quante volte questi simboli emergono prepotenti e crudeli nella vita
di tante comunità, di tante famiglie, di tanti bambini?
Se quelle vittime dell'11 settembre e di tante altre violenze vogliamo
ricordare e piangere senza false ipocrisie, allora, ogni giorno ogni
luogo deve diventare un'occasione per distruggere la "malapianta"
e piantare nuovi semi per nuovi piccoli pezzi di un giardino pieno di
giustizia e di solidarietà.
Le condizioni di vita sulla terra sono il frutto delle scelte umane
ma e dei particolari sistemi economici, politici e culturali, i quali,
a loro volta, determinano le modalità di rapporto tra le parti
e le priorità che si intendono imporre e coltivare. Degli effetti
di queste modalità di organizzare la vita nelle varie parti del
mondo, diventato sempre più " villaggio globale" interdipendente,
ne siamo tutti partecipi. Di essi si è discusso a Johannesburg
(e in altri analoghi precedenti vertici internazionali) recentemente.
Johannesburg
2002
Se tutti saranno consapevoli ed efficaci protagonisti di quanto è
stato sottoscritto all'unanimità nella "Carta dello sviluppo
sostenibile" dai rappresentanti dei 191 Paesi partecipanti, potrebbe
essere l'inizio della nuova stagione e la risposta migliore ai tanti
"11 settembre". Qui, tutti si sono impegnati «ad agire
insieme, uniti dalla comune determinazione a salvare il nostro pianeta,
a promuovere lo sviluppo umano e a conseguire la pace e la prosperità
universali». Tutti (rappresentanti di Paesi ricchi e Paesi poveri,
orientali e occidentali, islamici e cristiani, del nord e del sud, piccoli
e grandi) hanno riconosciuto «che l'umanità è giunta
ad un bivio cruciale»e allora «ci siamo riuniti per cercare
di dare una positiva risposta alla necessità di produrre un piano
pratico e visibile che porti allo sviluppo umano e allo sradicamento
della povertà».
Si potrebbero considerare tutti gli aspetti concreti indicati in questa
Carta, si potrebbe procedere ad una valutazione più complessiva
dell'evento
A noi interessa, qui, sottolineare la straordinaria
positività della consapevolezza raggiunta e degli obiettivi di
sviluppo e di cambiamento concordati.
A tutti spetta operare per la concretizzazione di quanto lì è
stato concordato. Si è scritto di «responsabilità
comuni»: dei piccoli e dei grandi, dei ricchi e dei poveri, dei
governanti e dei cittadini. Quelle parole della "Carta" devono
diventare pietre della concretezza quotidiana per sempre più
donne e sempre più bambini nel mondo: ecco il nuovo giardino
da piantare e coltivare.
Partire
dai bambini
La Settimana dei bambini del Mediterraneo di Ostuni si inserisce, consapevolmente,
nella scia delle responsabilità diffuse e della lotta a tutte
le forme di povertà e di promozione dello sviluppo umano integrale
e della pace e della prosperità per tutti, a partire dai bambini
e dal "cortile" del Mediterraneo.
Solo partendo dal rispondere, concretamente, ai diritti dei bambini
si può salvare il mondo dal baratro finale verso cui sembra diretto.
E poi, in prospettiva, è utile considerare che «è
necessario investire nella tutela dell'infanzia, così che quest'ultima,
crescendo in maniera sana, possa poi prendere decisioni coerenti»
(Carol Bellamy).
Se i bambini si nutrono di sofferenza e di violenza, cosa potranno immaginare
e costruire per il loro futuro? I bambini devono poter immaginare e
costruire un futuro diverso, essi devono alimentarsi di incontri e di
giochi insieme.
La Settimana promuove e intende moltiplicare occasioni di incontro e
di giochi, per irrobustire la scia della strategia dell'amore, per combattere
guerre, sofferenze e violenze. Intendiamo essere consapevoli attori
dell'intuizione di Pacht Adams: «E ora, dopo tanti anni, so che
il mondo se non si convertirà alla strategia dell'amore non potrà
sopravvivere a questo secolo»:
I corpi lacerati delle Torri Gemelle, l'Algeria insanguinata ogni giorno
da una carneficina senza senso, la fame dei bambini iracheni, la faccia
truce di Saddam Hussein (e di altri dittatori sparsi sul pianeta), la
Terra Santa piena di corpi insanguinati di innocenti israeliani e palestinesi,
il grido di dolore dei tanti poveri e perseguitati che affollano l'altra
sponda del Mediterraneo in attesa vana, i cadaveri di giovani desiderosi
di futuro ritrovati negli spazi angusti di TIR da trasporto merci, corpi
di donne di uomini e bambini affondati negli abissi del nostro mare,
donne senza diritti e senza dignità dilapidate o affogate nella
vita di sofferenza, milioni di persone senza libertà e senza
diritti, migliaia di persone che tentano invano di toccare la sponda
del benessere sognato, bambini e bambine scomparsi e divorati dagli
istinti più crudeli
Al grido di dolore e di giustizia di questa parte grande di umanità,
noi intendiamo rispondere. Non vogliamo affidarci alla forza della guerra
né alla serenità delle barriere e dell'indifferenza. Vogliamo
partecipare all'obbligo della speranza e della fraternità: «
vedere
barlumi di speranza in fondo al tunnel è impresa ardua. Tuttavia
non possiamo sottrarci al dovere di credere che un mondo migliore, più
giusto e più umano può essere costruito
nasce dalla
fraternità la prospettiva per l'umanità del terzo millennio
di trovare la forza di rovesciare le sue derive perverse» (Michel
Camdessus). L'uomo che per anni ha diretto l'organismo finanziario internazionale
massimo ha delineato l'unica strada di salvezza.
Arcobaleno
di incontri e di giochi
Ho richiamato prima lo scenario in cui si svolge la nostra vita di uomini
che abitano il Mediterraneo: in questo scenario impossibile noi vogliamo
far emergere un arcobaleno di speranza, di giustizia, di fraternità
di
giochi
La nostra risposta è promuovere tanto gioco. I bambini che riescono
e sanno giocare: questo è un segnale di nuove vie. Al Mediterraneo
sofferente dei grandi, cominciamo a contrapporre il Mediterraneo dei
piccoli
un Mediterraneo di giochi, di bambini delle varie sponde
che si incontrano per giocare, per stare insieme bene e in fraternità:
gli adulti innalzano barriere insormontabili, i bambini le rompono con
i loro giochi e la loro voglia di incontrarsi
Sulla spiaggia
di mondi infiniti i bimbi s'incontrano.
L'infinito cielo sta immobile sopra di loro
E l'acqua inquieta rumoreggia.
Sulla spiaggia di mondi infiniti i bimbi s'incontrano
Con grida e danze.
Fanno casette di sabbia e si baloccano
Con vuote conchiglie.
Intessono barchette di foglie secche e sorridendo
Le fan galleggiare sull'immensità del mare.
I bimbi giocano sul lido del mondo
(Tagore).
Noi siamo
i bambini
Che sanno giocare anche con te
Che hai ancora negli occhi la paura
E nel cuore l'amore che non c'è.
Dai vieni con noi
Non è un sogno vedrai ti piacerà
È un giardino fatato dove tu
Troverai tutto quello che vorrai
(Mario
Ancora)
Al rumore
assordante della guerra, dei conflitti e delle barriere contrapponiamo
incontri multiculturali di giochi. Tanti bambini ad Ostuni, a Palagianello,
a Ceglie Messapica, a San Vito dei Normanni, a Mesagne, a Fasano, a
Carovigno e a Latiano si incontreranno per conoscersi, per conoscere
e fare giochi propri e dei coetanei dell'altra sponda.
L'incontro gioioso e giocoso tra bambini possa svegliare le coscienze
dei grandi, per unire i sogni e gli sforzi degli uni e degli altri per
ridurre i rivoli di sangue, le zone di sofferenza, la fame di pane e
di libertà, di giustizia e di gioco
Vogliamo collaborare concretamente per aumentare gli spazi, i tempi,
i luoghi, le occasioni in cui si costruisce il bene, dove si gettano
ponti di speranza
dove si gioca
Incontrarsi
giocando
«In questi ultimi tempi si assiste, positivamente, ad una serie
di iniziative che hanno come tema o come sfondo il Mediterraneo e la
sua musica, il Mediterraneo e il cinema, il Mediterraneo e la sua cucina,
il Mediterraneo e la sua storia, il Mediterraneo e la sua architettura.
Rarissimi, ancora, gli appuntamenti che pongono al centro dell'attenzione
i bambini, le fiabe e le storie e, men che meno, i giochi.
Eppure il gioco è esigenza naturale, è attività
indispensabile per la formazione di una persona sana, coinvolge tutta
la sfera umana: quella cognitiva, quella affettiva e quella motoria.
E' il miglior tramite per creare forti vincoli di conoscenza e di amicizia,
per rapportarsi all'"altro" in modo libero da pregiudizi e
da barriere di qualsiasi genere (razziale, religioso culturale, economico).
Il gioco è anche storia, è tradizione, è cultura.
La sua enorme valenza educativa e culturale lo rende metodo migliore
per realizzare momenti di coinvolgente interculturalità. Ognuno
appartenendo ad un popolo, è potenziale portatore di un ricco
patrimonio ludico. "Il gioco può diventare quindi l'occasione
per cogliere l'altro come interessante, simile a me, ma anche positivamente
diverso, per entrare in dialogo, in amicizia con lui, assumendo anche
saperi e valori della sua cultura, oltre che per rafforzare la propria
identità. L'ambito del gioco può costituire un terreno
di analisi di somiglianze e differenze in un contesto non problematico"
(Paola Maniotti).
Bisogna "dar voce alla cultura ludica di cui sono portatori i bambini"
(Zavalloni e Papetti), va fatta opera di divulgazione nella settimana
Ostunese: si potranno conoscere e sperimentare tanti giochi di altri
paesi. I bambini si incontreranno per giocare, per conoscere e scambiarsi
i propri patrimoni ludici»(Progetto di fondazione 1999).
Educare per cambiare
giocare per crescere
bene.
Già nel Progetto di fondazione della Settimana dei bambini del
Mediterraneo avevamo sottolineato l'urgenza e la centralità di
un'educazione impegnata nella trasformazione di un mondo che diventa
sempre più insostenibile per la diffusione e l'accentuarsi dei
conflitti, per le condizioni di vita sempre più povere nel sud
del mondo e sempre più tossiche e disumanizzanti nel nord del
mondo.
L'educazione costituisce l'arma più efficace per meglio rispondere
ai reali bisogni dei bambini e per modificare gli stili di comportamento:
l'educazione come strumento di emancipazione e di valorizzazione delle
soggettività e potenzialità di ogni persona vivente in
ogni luogo.
L'infanzia prima di tutto, la migliore crescita di tutti i bambini:
un grande sogno, un'impellente necessità.
Per un'educazione efficace e completa resta fondamentale il gioco: tutte
le scienze e tutti gli studiosi sostengono l'indispensabilità
e la potenza del gioco.
Giovanni Genovesi lo definisce come: «Attività gratificante
che impegna la fantasia e l'immaginazione dell'individuo che sente la
necessità di affermare la propria presenza nel mondo
Giocare
è incrementare forza mentale da ricalare nel quotidiano, è
saper formulare ipotesi da verificare nel reale, è il coraggio
di prospettare ideali da perseguire nella vita di tutti i giorni».
D. Winnicott lo pone a fondamento generale: «Sulla base del gioco
viene costruita l'intera esperienza dell'uomo come esperienza».
Shiller vede nel gioco la possibilità di completezza dell'essere
uomo e della sua esistenza: «
l'uomo non gioca che là
dove egli è uomo nel suo pieno significato e non è uomo
completo che là dove egli gioca».
Luciano Mazzetti, riprendendo una famosa distinzione di Dewey, scrive:
«Il bambino che ha giocato, che ha vissuto totalmente il segreto
della sua stagione vitale, avrà maturato con il coraggio di esprimere
se stesso anche il coraggio di sfidare l'esperienza. Il bambino che
non ha giocato ha perso una stagione vitale e sarà probabilmente
condannato a subire, almeno in parte, l'esperienza della vita, il peso
degli incontri, il destino».
Roberto Farnè richiama l'attenzione sulla potenza formativa del
gioco: «
il gioco forma, attraverso di esso si imparano delle
cose, anche se non è questo il suo obiettivo
Non esiste
un'attività di gioco che non comporti l'acquisizione di competenze,
conoscenze, abilità e al tempo stesso che non comporti l'esercizio
di queste».
Il gioco consente uno sviluppo completo e globale, l'espressione del
sé, la valorizzazione e l'esercizio di tutte le potenzialità
del soggetto. Inoltre, aiuta a mettere in campo la capacità di
creare, promuove le interazioni tra generazioni e culture diverse, offre
gioia benessere e affettività.
Diritto al gioco
diritto alla vita.
Se il gioco è tutto questo, allora è obbligo dei responsabili
delle comunità predisporre le migliori condizioni per il massimo
della fruibilità in termini quantitativi e qualitativi . Se il
gioco aiuta a crescere bene, ogni bambino deve poter usufruire di questa
opportunità.
Nel mondo, purtroppo, milioni di bambini oggi o non possono giocare
e istruirsi, perché mancano le condizioni minime di vivibilità
o non sanno giocare e non sono formati bene, perché la eccessiva
commercializzazione di ogni aspetto della vita umana ha ridotto gli
spazi e i tempi per un gioco vero, liberante e multiplo.
L'ONU, il 20.11.1989, ha voluto codificare il diritto al gioco e ha
richiamato tutti gli adulti a adoperarsi perché sia soddisfatto:
«Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo
e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative
proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale
e artistica»(art.31 della Convenzione internazionale sui diritti
dell'infanzia).
Il legame stabilito tra tempo libero, gioco e creatività artistica
e culturale, caratterizza in modo particolare e promozionale tali diritti.
Ci si riferisce al gioco e ad un tempo libero creativi, che salvaguardano
e promuovono la soggettività, l'espressione del sé, l'innalzamento
delle qualità umane individuali e sociali. Si fa riferimento
alle mille facce del gioco: creazione, sfida, ricostruzione, movimento,
affettività, logica, arte, comunicazione, scambio, dialogo, socializzazione,
avventura, manipolazione, linguistica, scienza, scoperta, suoni, invenzione,
corpo, conoscenza, apprendimento.
La storia e i vari popoli di tutta la terra, senza nessuna esclusione,
ci hanno offerto un'immensa gamma di giochi, di relative modalità
di svolgimento e di spazi variegati. «Ritrovare nell'antichità
le radici di giochi a noi cari ci darà un senso di rassicurante
continuità, suggerendoci come il bimbo di ieri, con tutto il
suo mondo e i suoi entusiasmi, si ricolleghi a quello di oggi creando
un continuum, un allegro girotondo in cui millenni di storia si incontrano
gioiosamente e quasi si annullano»(Marco Fittà).
Il
gioco vero per tutti
Oggi, assistiamo a civiltà in difficoltà che annullano,
invece, sempre più le possibilità di gioco, spingendo
milioni di bambini e bambine nel meccanismo dello sfruttamento più
bieco (in India vi sono 44 milioni di bambini lavoratori, 12 milioni
in Nigeria).
Bambini senza gioco, bambini senza diritti senza dignità senza
prospettive.
Nelle società del consumismo sfrenato, sempre meno adulti sanno
giocare o sanno far giocare e sempre meno ragazze e ragazzi, bambine
e bambini sanno fare giochi liberi e liberanti. Si diffonde sempre più
il consumo ludico teleguidato alienante e omologato. Vi sono individui
sempre più parzialmente sviluppati e meno liberi e creativi.
Non si può rifiutare l'innovazione e l'evoluzione del patrimonio
ludico, l'uso delle nuove tecnologie, ma al suo fianco vanno riprese
le specificità del gioco: la creazione, la costruzione, la fantasia,
l'interazione, la socializzazione, l'avventura all'aperto: vanno ripresi
la forza creativa, la capacità di recuperare, la spontaneità
e il rispetto per l'ambiente propri del gioco di ieri.
Gianfranco Staccioli sottolinea che «L'indeterminatezza del gioco
può produrre atteggiamenti che conducono sia al conformismo sociale,
sia all'adattamento a situazioni date (così si fa!) o all'inverso
può essere spazio che si apre all'invenzione e all'arricchimento
sociale
Da qui un nuovo paradosso: non è solo giocando che
si stimola la crescita, ma non si può fare a meno di far giocare
i bambini. La soluzione del paradosso sta nel modo con cui si aiutano
i giocatori..». Molto importante è il ruolo che l'educatore
intende svolgere.
Francesco Tonucci, intanto, invita a compiere un atto d'amore: «
consegnare
ai nostri bambini ricchi di oggi alcuni segreti per costruirsi gli strumenti
per poi giocare insieme ai compagni». E' urgente recuperare il
gioco vero e farlo esercitare a quanti più bambini e persone
(anche adulte) possibile.
La quarta edizione della Settimana dei bambini del Mediterraneo intende
richiamare l'attenzione dei responsabili delle Istituzioni e degli educatori
sulla necessità di agire per soddisfare al meglio questo diritto
fondamentale. Esso riguarda l'ambito familiare, il quartiere, la città,
la scuola.
Nelle iniziative previste vi sarà la possibilità di esercitare
i vari tipi di gioco e di approfondire teoricamente le varie problematiche
ed opportunità legate all'esercizio del gioco nei vari ambiti
e per le varie funzioni. Gli educatori hanno bisogno di far crescere
le loro conoscenze e competenze ludiche, alfine di offrire ai bambini
situazioni di esercizio di giochi.
Gioco
e interculturalità
Il ventaglio di giochi si innesterà su uno sfondo che è
multiculturale o/e interculturale ed ecologico insieme.
Il gioco è interculturale nella sua essenza: è risultato
di evoluzioni storiche, di contaminazioni di civiltà, di scambi
e rapporti tra popoli. Il gioco è universale, è globale.
E' attività tra le più antiche. E' sempre presente in
tutte le civiltà e in tutti i luoghi della terra. Può
diventare il vero strumento di una globalizzazione rispettosa di tutte
le genti. Esso si presta molto bene a far incontrare ed interagire in
modo paritario persone provenienti da Paesi diversi: «Negli incontri
interculturali si gioca, si fa festa. E nel gioco nessuno è straniero,
perché il gioco è "senza frontiere"»(Nanni
e Abbruciati).
Il gioco è il miglior modo per conoscersi e dialogare anche tra
diversi: «Scoprire che "l'altro" ha un patrimonio di
giochi è una delle possibili strade per riconoscere la sua ricchezza
e superare quindi certi stereotipi»(Paola Maniotti).
Si proporranno giochi e giocattoli di altri Popoli antichi e contemporanei:
saranno visionati, giocati e costruiti. «Giocando un gioco appartenente
ad un'altra cultura i bambini
possono maturare spontaneamente un
sentimento di schietto apprezzamento per questi giochi e per la cultura
che li esprime»(N. Van Oudenhoven).
Gioco
e intergenerazionalità
La civiltà dei consumi, oltre al rischio della chiusura, dell'isolamento
e del pregiudizio razziale, promuove la de-radicalizzazione e la virtualizzazione
dell'esistenza. Generazioni senza radici, senza storia e senza memoria,
senza "uso delle mani" e di tutti cinque sensi, determinando
la dispersione di un immenso patrimonio umano e culturale individuale
e sociale.
Il gioco può riportare il dialogo e lo scambio tra le generazioni
e può favorire lo sviluppo di "persone intere". Gli
anziani potranno riprendere la tradizione della "trasmissione"
di esperienze e competenze, partendo proprio dal tramandare il ricco
patrimonio ludico. Recuperare esistenze ormai assopite e dare robustezza
alle nuove generazioni. Nella ripresa del "gioco vero", c'è
la possibilità di sviluppare ed utilizzare tutti sensi e tutte
le dimensioni della personalità (o tutte le intelligenze, a partire
da quella pratica).
Gioco
ecologico
Va considerato il gioco anche da un punto di vista ecologico, nel senso
che, attraverso esso, ci si può abituare a stabilire corrette
relazioni con gli altri, con la natura e con se stessi.«Costruire
un giusto rapporto con gli oggetti che si usavano faceva parte dell'etica
di vita. Quindi il giocattolo era simbolo della creatività personale,
con il rispetto per l'ambiente e la consapevolezza delle forze della
natura. Non era la società dell'usa e getta, ma piuttosto una
società del risparmio, del riuso e del riciclaggio»(Esoh
Elamè).
Nello stesso tempo, il giocare non può essere fondato sullo sfruttamento
di altri bambini, anzi può diventare un'azione di liberazione
se non si acquistano alcuni giocattoli: «Non è giusto che
per il diritto dei bambini consumatori di giocattoli, venga negato a
molti bambini asiatici il loro diritto di essere fanciulli liberi»(E.
Elamè).
Le
mille facce del gioco
Nelle attività proposte a bambini e educatori si è tenuto
conto di offrire un ventaglio di possibilità multiple: il gioco
in strada, in famiglia, sui banchi, nella scuola, giochi di movimento,
di società, da tavolo, giochi con le storie, con l'arte, con
la scienza, con la poesia, e con la storia. Giocare e costruire i nostri
giochi di ieri e di oggi. Usare e costruire i giochi degli altri. Giocare
con la palla e con il corpo. Giocare con il cinema, i libri e il teatro.
Giocare i giochi del mondo e danzare le danze del mondo. Giocare con
i coetanei e con i nonni e con gli educatori. Giocare in ospedale, giocare
in città e con la città. Inventare storie, inventare giochi.
Ascoltare storie ludiche e di giochi pericolosi.
Attraverso le mille strade del gioco ci si può riappropriare
delle proprie capacità, della propria storia, degli spazi, della
città
della propria vita. Ma, soprattutto, attraverso il
gioco porre le basi per un altro modo di vivere, che riguardi tutti
i popoli del Mediterraneo: «
non c'è esperienza che
come il gioco sappia ricreare per i bambini, ambienti sereni ed efficaci
ed instaurare relazioni significative con un universo di cose e valori»(Roberto
Papetti).
Mi piace concludere questa parte con un'immagine da coltivare di Matilde
Callari Galli: «A volte sono stata circondata da immagini che
provano l'inesauribile voglia di giocare di bambini che tra le macerie
delle loro abitazioni distrutte e nello squallore di un campo di rifugiati
ridono ancora felici perché hanno trasformato in giocattolo un
bastone o un grumo di fango. E insieme a loro mi si dispiegava davanti
la dedizione di adulti che, consapevoli dell'importanza del gioco nella
vita infantile e nella costruzione identitaria, progettano e costruiscono
giocattoli con materiali "leggeri", trasportabili, riproducibili
e li offrono a una infanzia che ha sperimentato e sta tuttora sperimentando
situazioni terribili».
L'inesauribile voglia di giocare dei bambini, anche in situazioni terribili,
l'attenzione di adulti consapevoli: questa è l'immagine che la
Settimana dei bambini del Mediterraneo edizione 2002 vuole affermare,
là dove anche il gioco può aiutare a cancellare e trasformare
le situazioni "terribili" del mondo povero e le situazioni
"terribili" del mondo consumista.
Gli
altri comuni
Lo svolgimento della Settimana vede, ormai, la partecipazione di migliaia
di bambini e di decine e decine di esperti di alto livello. E' diventato
un appuntamento molto richiesto e molto partecipato. Molteplici sono
le occasioni d'incontri, di confronti, di dibattito culturale, di formazione,
di nuove acquisizioni teoriche ed esperienziali. Ogni edizione segna
una tappa nuova nella definizione e azione di una sempre più
avanzata ed articolata cultura dell'infanzia.
La particolare fecondità di tale iniziativa è stata considerata
anche come opportunità di interazione con altre amministrazioni
comunali. Già nella passata edizione il coinvolgimento organizzativo
di altri comuni ha trovato ottimi riscontri sul piano dell'arricchimento
del programma e della disseminazione degli effetti benefici contenuti
nella filosofia e modalità dell'iniziativa: in ogni comunità
partecipante si è determinato un protagonismo nuovo dell'Ente
locale (e dei suoi servizi) in interazione coordinata e coordinante
con le scuole, le famiglie e l'associazionismo.
Nella quarta edizione la rete dei Comuni co-organizzatori si è
allargata e rafforzata: Palagianello, Ceglie Messapica, San Vito dei
Normanni, Fasano, Carovigno, San Pancrazio Salentino e Latiano, sono
i centri che hanno aderito.
L'auspicio è che da una collaborazione episodica, si passi alla
creazione di una rete di comunità che si allei per la progettazione
e realizzazione di un sistema di opportunità per l'affermazione
di diritti dei bambini e non solo.
Le
delegazioni
La centralità della manifestazione è costituita dalla
presenza dei bambini e delle delegazioni provenienti da altri Paesi
del nostro Mar Mediterraneo. Gli ospiti rappresentano l'elemento catalizzatore
dei temi affrontati e delle iniziative in svolgimento.
Si risponde in modo concreto al desiderio dei bambini di incontrare
bambini di altri Paesi. Si realizzano effettivi incontri sulla base
dello scambio paritario di risorse proprie della civiltà di provenienza.
Ogni anno si sono conosciute storie e culture nuove, alimentando quel
flusso positivo di comunicazione e di dialogo, che potrà portare
ad un nuovo Mediterraneo.
Nella presente edizione si è voluto, ancora, rispondere a delle
sentite richieste: da una parte la delegazione libanese, che da sempre
ha rinnovato il desiderio di ri-portare il proprio contributo con entusiasmo,
così come è avvenuto nella prima edizione. La presenza
libanese, inoltre, è testimonianza di un'importante e antica
civiltà e rappresenta un'esperienza di convivenza multietnica
serena e feconda, raggiunta dopo tante sofferenze.
Dall'altra, la tragedia crescente dei bambini israeliani e palestinesi
non poteva lasciarci indifferenti. E, anche in questo caso, i bambini
ostunesi hanno chiesto con forza di incontrare e far incontrare questi
loro coetanei che vivono nel terrore continuo, "come in una perenne
prigione". La Settimana, con tutte le sue istanze, intende lanciare
un forte appello ai grandi per porre termine alla carneficina e all'odio
e creare le condizioni di pacifica convivenza di due antiche civiltà
che tanto hanno contribuito alla ricchezza civile e culturale del Mediterraneo
e del mondo intero.
La presenza della delegazione egiziana ci riporta agli albori delle
civiltà del Mediterraneo con le sue innovazioni e la sua capacità
di anticipazioni.
Si riconferma, altresì, la feconda presenza degli amici albanesi
per i fitti e crescenti rapporti esistenti tra i due Paesi e per il
contributo culturale ed umano che in ogni edizione hanno portato.
Torino
: città educativa
La città di Torino rappresenta, da tempo, un modello di organizzazione
e funzionamento dei servizi per l'infanzia. La ricca rete di opportunità
di cui i ragazzi e le famiglie possono usufruire, costituisce un'enciclopedia
piena di indicazioni, stimoli, innovazioni, acquisizioni e risposte
alle molteplici esigenze dell'infanzia. La produzione culturale pedagogica
e i servizi che fanno capo al Progetto Gioco costituiscono un punto
di riferimento per tutti quelli che intendono agire in modo efficace
per innalzare la qualità della vita di bambini e famiglie, partendo
dalla centralità e trasversalità del gioco.
L'Assessorato ai Servizi Socio-Educativi e lo staff del Progetto Gioco
(guidato dalla coordinatrice pedagogica dottoressa Maria Carla Rizzolo)
si caratterizzano per la qualità del modello e per l'apertura
e collaborazione che offrono alle altre realtà. Si impegnano
per promuovere situazioni positive per l'infanzia, condividendo i loro
processi e le loro conquiste. Saranno presenti nella quarta edizione
con significative risorse umane, attività e materiali (Assessore
Paola Pozzi, Responsabile del Progetto Gioco Maria Carla Rizzolo, sei
operatori del Progetto Gioco, Mostra di "Giochi e giocattoli nell'antichità").
Più
città più formazione più laboratori
I luoghi di svolgimento preferiti saranno i cortili delle scuole, le
strade, le piazze. Il gioco, così come proposero i ragazzi del
Consiglio Comunale, torna in strada e all'aperto, aiutandoli, in tal
modo, a riappropriarsi della città.
Saranno maggiormente considerati i momenti di formazione rivolti agli
educatori, perché tutte le nuove acquisizioni teoriche ed esperienziali
possano diventare patrimonio dei nostri bambini tramite l'accresciuto
sapere degli educatori.
Molto spazio sarà affidato alla dimensione laboratoriale: fare,
costruire, sperimentare, interagire, appropriarsi di tecniche per far
vivere il gioco vero e provare forti emozioni e vivere esperienze esemplari
,da rivivere e diffondere.
Le
opportunità
· Giochi degli Etruschi, dei Greci, degli Egiziani e dei Romani.
Mostra di giochi e giocattoli nell'antichità. Giochiamoli e ricostruiamoli.
Conferenza storico-pedagogico-culturale (Paola Pozzi, Maria Carla Rizzolo,
staff del Progetto Gioco di Torino).
· Giocare con le storie (Beniamino Sidoti, Elio Giacone, Riccardo
e Margherita, Staff animatori Editrice Giunti, Gek Tessaro).
· Giocare con i libri (Francesca Archinto, Gek Tessaro, Elio
Giacone, staff animatori Editrice Giunti, Maria Letizia Meacci, Livio
Sossi).
· Costruiamo giocattoli (Monga Kanyangu, Associazione culturale
SemInAria, Maria Novella Turrricchia, Ronit Dovrat).
· Giochiamo con l'arte (Barbara Tomassini, Gek Tessaro).
· Giochiamo con la poesia (Chiara Carminati).
· Storie di giochi pericolosi e giochi al bazar (Francesco D'Adamo).
· Giocare con la moda (docenti e animatrici dell'Istituto professionale
per i Servizi Sociali).
· Giocare col teatro (Teatro della Luna, Riccardo e Margherita,
Hirina Hale).
· Palestinesi assediati e Palestina in arte (Ruba Saleh).
· Giocare con i giochi del mondo (Sigrid Loos, Andrea Malcisi).
· Giochi itineranti e giochi di piazza (Green Park Roma, Wesco
Italia, Elvira D'Alò, Staff Progetto Gioco Torino).
· Giocare con l'autobiografia (Mimmo Tardio).
· Giochiamo con la scienza e con la palla ( SemInAria).
· Giochiamo con le illustrazioni (Gek Tessaro, Riccardo e Margherita).
· Gioco e incontri seminariali (Esoh Elamè, Maria Carla
Rizzolo, Livio Sossi, Paolo Cantagallo, Gianfranco Staccioli).
· Giochiamo la città (Paola Rizzi, Andrea Malcisi, Enzo
Longo).
· Giocattoli africani (Monga Kanyangu).
· Giochiamo con le danze del mondo (staff Progetto Gioco Torino).
· Giochiamo in ospedale (Albert Bagno e Staff Progetto Gioco
Torino).
· Giochiamo con i giochi di prestigio (Mariano Tomatis).
· Giocare e apprendere con Il Giornalino (Antonio Tarzia e Roberto
Rinaldi).
· Incontriamo viaggiatori del Mediterraneo (Raffaele Nigro, Paola
Lisimberti, Antonio Todisco).
· GenerAzioni di giochi (LudoCemea).
· Paradossi e dissimetrie (LudoCemea).
· Giochiamo con le storie (Giuseppe Fiori, Beniamino Sidoti,
Maria Colaccicco)
· Facciamo giocattoli (Elio Ardillo, Novella Turricchia, SemInAria)
· Al cinema
· Al teatro..
· Seminari di formazione e convegni.
· Un'Associazione di città in gioco - GioNa (Paola Pozzi).
A cura
di Lorenzo Caiolo
locaiolo@libero.it
«Ogni
bambino che nasce è un nuovo inizio del mondo, ogni bambino che
gioca è un entusiasmo che si inaugura o il presagire di un'età
dell'oro che ritorna» (Roberto Papetti)