LEGALITA’ E DIRITTI ANCHE NEL CPT
I CPT sono stati pensati come luogo di permanenza e transito per gli immigrati clandestini da rimpatriare nel paese di provenienza: l’obiettivo dichiarato era quello di rendere effettiva una espulsione alla quale era difficoltoso dare attuazione. Non sono quindi luoghi di detenzione, più o meno esplicita, o strutture nelle quali è possibile una applicazione forzata di alcune regole, che non tengano conto dei diritti fondamentali delle persone.
Ogni riflessione sul ruolo pratico dei CPT deve partire da questa premessa, per consentire di fare valutazioni serene ma anche precise.
La realtà attuale dei CPT li presenta come:
Un luogo dove vengono negati i diritti umani fondamentali sanciti dalla stessa Costituzione Italiana: l’esperienza ci suggerisce che il CPT non risponde all’esigenza di tutela per la legalità.
Un luogo inutile perché non in grado di assolvere nemmeno i compiti che la legge gli affida.
Un luogo dannoso perché per le condizioni concrete e operative genera inevitabilmente conflitti, come dimostrano anche fatti recenti, in quanto i tempi burocratici esasperano le permanenze e le promiscuità giudiziarie, creando situazioni di insicurezza per gli immigrati presenti nel centro e per tutti gli operatori che lì svolgono la loro attività.
Il CPT di via Corelli non è estraneo a questa situazione complessiva ed ha assunto un ruolo che contraddice in termini pesanti la sua funzione, assomigliando sempre più ad un vero e proprio carcere dove vi sono confinate persone che non hanno commesso alcun reato.
Per questi motivi Cgil Cisl Uil ritengono che i CPT debbano essere superati attraverso una revisione complessiva e radicale della Bossi-Fini che porti alla definizione di nuove norme in grado di rispondere in modo adeguato al fenomeno dell’immigrazione e di garantire davvero la legalità.
L’obiettivo del superamento rimane l’impegno prioritario di Cgil Cisl Uil, ma nel frattempo vi è l’irrinunciabile esigenza di trovare soluzioni.
In questo senso riteniamo necessario aprire un percorso, utilizzando tutti gli spazi che la legge, pur con le sue strette maglie, lascia aperti per individuare interventi precisi e concreti in grado di dare garanzia di diritto alle persone coinvolte e di rispondere alla domanda di legalità e sicurezza.
E’ in quest’ottica che intendiamo chiedere al Prefetto di Milano di aprire un confronto specifico, con tutti gli operatori e i soggetti coinvolti, allo scopo di individuare modalità e interventi in grado di rendere trasparenti tutti i processi che riguardano il CPT, agevolando la comunicazione ed effettuando un monitoraggio costante e strutturale. L’obiettivo è quello di dar vita a soluzioni che siano in grado di fare passi in avanti sulle tutele e i diritti delle persone che transitano dal CPT.
Il dialogo e il confronto, per noi, rappresentano la modalità più utile per affrontare fenomeni sociali complessi, come è indubbiamente quello dell’immigrazione, e per evitare possibili strumentalizzazioni e forme di protesta estrema o di violenza dannose prima di tutto per chi le pratica e controproducenti rispetto al raggiungimento di possibili soluzioni.
CGIL CISL UIL di MILANO
Milano, 7 Giugno 2005
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