Torino Tzigler e la festa degli zingari di Les Saintes Maries de la Mer
di Eva Morletto
Torino Tzigler aveva ottant’anni. Circa. Non era chiaro nemmeno a lui il rapporto intercorso tra i suoi genitori, zingari manouche, e la signorina che l’anagrafe assunse durante gli anni Venti presso il municipio del villaggio provenzale in cui emise i primi vagiti.
Ma che gli importava poi? Senza età poteva sorvolare più facilmente la differenza con la giovane Valeria V., Sinti italiana e chiromante, con cui divideva la vecchia campina di legno al Mas de l’Oli.
A Torino Tzigler, della propria età non importava proprio nulla. Settantottenne? Ottantenne? Boh… Un numero di meno. Di numeri ne aveva già uno, tatuato sul polso in blu. Agli inizi del ’44, lui che ora veniva chiamato da qualcuno re, per i gioielli d’oro, da qualcuno maestro, perché dipingeva ritratti di donne su un cavalletto ricavato da due rami di sambuco, da qualcun altro capitano, e non chiedetemi come mai, nel ’44 non era capitano di niente, ma naufrago, come altri milioni, in quell’orrore che per tutti i giorni a venire sarà accompagnato da un perché?
C’era anche lui fra i trecento zingari radunati in una spianata brulla alle porte di Arles, c’era anche lui sui vagoni piombati per Birkenau. Poi è riuscito a tornare e nel ’45 si è stabilito nella cittadina svizzera dove viveva gran parte della sua famiglia. Nella bucolica realtà elvetica esisteva però una gioviale brigata di medici e di assistenti sociali, denominata Opera di Soccorso per Bambini della Strada. Quest’associazione, finanziata e sostenuta dalla Confederazione fino a metà degli anni Settanta, si ispirava ai principi nazisti dell’eugenetica e operava sottraendo, talvolta con la forza, i bimbi piccoli alle famiglie zingare, per affidarli ad istituti o a coppie senza figli che potessero educarli secondo i sani principi della vita borghese. Torino Tzigler perse in questo modo due nipotini, di due e cinque anni. Di loro l’età si sapeva. Quindi il capitano tornò in Francia, a Les Saintes Maries de la Mer, e qui, una manciata di anni fa, ha trovato una morte serena.
Lo so, dovevo scrivere un pezzo sulla festa dei gitani e qui non ho parlato della processione al mare, della leggenda di Santa Sara, delle feste nelle vie al ritmo del flamenco, delle parate delle Arlesiane e dei gardiens a cavallo. Ma Torino Tzigler era un gitano, e raccontare la sua vita, così come quella di molti altri come lui, può servire a ricordare che il 24 e il 25 maggio a Les Saintes Maries de la Mer*, non sono solo giornate di festa, di gioia e di folklore, ma anche un’occasione per ricordare le ingiustizie subite da un intero popolo, un popolo che qui chiamano “figli del mistral” e che purtroppo ha visto troppo spesso la propria storia affidata al vento. Torino Tzigler è morto a maggio, poco prima della festa di Santa Sara; scommetto che sta bene ed è in buona compagnia, perché il maestro dipingeva sempre donne e angeli. Lacio drom a tutti voi.
* La festa più famosa dei rom è “la Santa nera” che cade il 24 maggio e raduna moltissime persone a Les Saintes Maries de la Mer, in Francia. La statua in legno scuro gira per la città, coperta di mantelli colorati creati per l´occasione: arrivati alla spiaggia tutti entrano in acqua per purificarsi.
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