Femminismo islamico: più radicale di quello secolare
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Islamic feminism: what’s in a name?
Il femminismo islamico, nel complesso, è più radicale di quello secolare



di Margot Badran *


Cosa indica un nome? Cosa si cela dietro un nome? Cos'è il femminismo musulmano? Possiamo darne, innanzitutto, una definizione concisa: è un discorso e una pratica femminista articolata all'interno del paradigma islam. Il femminismo islamico che deriva il suo discernimento e il suo mandato dal Corano, ricerca diritti e giustizia per le donne e per gli uomini nella totalità della loro esistenza. Il femminismo islamico è tanto contestato fermamente quanto abbracciato fermamente. Relativamente a questo movimento ci sono state diverse incomprensioni, rappresentazioni menzognere, e divergenze. Questo nuovo femminismo ha dato simultaneamente vita a paure e speranze. Vedremo chi lo produce, dove, perché e a quale scopo.


Femminismo


Come giustamente è stato notato i concetti e i termini - così come le pratiche nate intorno ad essi - hanno una storia. Il termine femminismo è stato coniato in Francia nel 1880 da Hubertine Auclert, che lo introdusse nella sua rivista La Citoyenne per criticare la predominanza (e la dominazione) maschile e per farsi portavoce dei diritti e dell'emancipazione delle donne promessi dalla rivoluzione francese. La storica del femminismo Karen Offen ha dimostrato che, sin dal suo apparire, al vocabolo sono stati dati molti significati e definizioni; è stato utilizzato a scopi diversi e ha ispirato movimenti diversi. Nel primo decennio del XX secolo il termine fa la sua apparizione in inglese, prima in Gran Bretagna e, successivamente, nel 1910, negli Stati Uniti; all'inizio degli anni '20 era utilizzato in Egitto, dove circolava in lingua francese e in arabo come nisa'iyya. Sì, il vocabolo ebbe origine in occidente, nello specifico in Francia. No, il femminismo non è occidentale. Il femminismo americano non è quello francese (come affermerebbero a gran voce sia le americane che le francesi). Il femminismo egiziano non è quello francese e non è occidentale. E egiziano, come affermano le sue fondatrici e come chiarisce la storia.


I femminismi si generano in luoghi particolari e sono articolati in termini locali. Le studiose e coloro che hanno fatto la storia delle donne, che prese forma come nuovo campo di studi negli anni sessanta e si diffuse specialmente tra il 1970 e il 1980, registrano l'esistenza di una pletora di femminismi in luoghi differenti. Il volume Feminisms and Nationalism in the Third World della studiosa dello Sri Lanka Fumari Jayawardena, pubblicato nel 1986, documenta i movimenti femministi emergenti in diversi paesi asiatici e del Medio Oriente all'interno dei movimenti di liberazione nazionali o di riforma religiosa, inclusi i movimenti di riforma islamica. L'Egitto, come sappiamo, è stato un pioniere nell'articolare il pensiero femminista e nell'organizzarne l'attivismo. Nonostante un'ampia letteratura in molte lingue che documenta questo femminismo sparso ovunque, tuttavia, l'idea che il femminismo sia occidentale viene ancora diffusa da coloro che ignorano la storia o che, forse, volontariamente, utilizzano il termine in modo da delegittimarlo. Alcuni parlano ancora di "femminismo occidentale" in termini essenziali, monolitici e statici, per mascherare una certa mentalità occidentalista o, forse, per un progetto politico che vuole "frammentare" il femminismo. Il femminismo, in ogni caso, è una pianta che cresce nel suo stesso terreno (il che non significa che sia impermeabile a influenze esterne).


Femminismo islamico: il termine femminismo islamico comincia ad apparire negli anni novanta negli scritti delle musulmane. Le studiose iraniane Afsaneh Najamabadeh e Ziba Mir-Hosseini hanno spiegato la sua nascita e utilizzo in Iran da parte delle donne che scrivono nella rivista Zanan, fondata da Shahla Sherkat nel 1992. La saudita Mai Yamani ha usato il termine nel suo libro - pubblicato nel 1966 - Feminism and Jslam. Le turche Yesim Arat e Feride Acar nei loro articoli, e Nilufer Gole nel suo The Forbidden Modern (pubblicato in turco nel 1991 e in inglese nel 1996), usano l'espressione femminismo islamico nei loro scritti degli anni novanta per descrivere un nuovo paradigma femminista emergente in Turchia. L'attivista sudafricana Stamina Shaikh ha utilizzato l'espressione femminismo islamico nelle sue conferenze e nei suoi articoli negli anni '90, imitata da attivisti di ambo i sessi nel suo paese. Già alla metà degli anni '90 l'espressione femminismo islamico circolava fra musulmani in diversi angoli della umma.


È importante distinguere tra femminismo islamico come progetto esplicito dichiarato, come termine analitico, e femminismo islamico come termine di identità. Alcune donne musulmane, come evidenziato nelle considerazioni precedenti, descrivono il loro progetto di articolare e avocare a sè la pratica, insita nel Corano, di equità di genere e giustizia sociale come femminismo islamico. Altre lo descrivono come un progetto islamico di rilettura del Corano, di letture dei testi religiosi centrate sul genere femminile o di "attivismo dottrinale", come viene denominato nel testo di Gisela Webb Windows of Faith (2001).


Usano e producono discorsi di femminismo islamico anche molti che non accettano di essere etichettati o identificati come "femministi islamici", inclusi i cosiddetti musulmani religiosi (termine con il quale si intende l'osservante), i cosiddetti musulmani secolarizzati (il cui essere musulmano può essere meno evidente in pubblico), nonché i non musulmani. Molti musulmani usano gli aggettivi religioso e secolare per denotare se stessi e gli altri; altri si sentono a disagio con questi termini. È importante storicizzare e contestualizzare l'uso di questi vocaboli, poiché hanno un significato diverso in luoghi e tempi diversi. Va pertanto sottolineato che i termini religioso e secolare non sono impermeabili; ci sono, e ci sono sempre state, interazioni fra i due. Alcune delle donne impegnate nell'articolazione e nella pratica del femminismo islamico affermano un'identità femminista e musulmana fin dall'inizio. Queste includono autrici della rivista Zanan, esegete e attiviste sudafricane, nonché donne appartenenti al gruppo Sister in Islam in Malesia. Altre, fra cui molte delle pensatrici chiave del discorso femminista islamico, o della nuova interpretazione del Corano sensibile al genere, sono state riluttanti a identificare se stesse come femministe musulmane. Alcune, tuttavia, hanno modificato la loro posizione in anni recenti. Amina Wadud, la teologa musulmana afro-americana autrice del libro chiave Qur'an and Woman (1991), ad esempio, si opponeva all'essere "bollata" con questa etichetta. Oggi si mostra meno preoccupata che gli altri la identifichino come tale; ciò che è importante per lei è che il suo lavoro venga compreso. Quello che irrita Wadud è l'essere classificata come "femminista occidentale". Nella prefazione all'edizione inglese del suo libro (1999), denuncia l'utilizzo peggiorativo dei termini "occidentale" e "femminista". Questa musulmana devota si chiede: cosa c'è di male a essere occidentale (non dimentichiamo che il numero dei musulmani occidentali e quello dei musulmani in occidente, cui Wadud appartiene, è in aumento.) Quanto allo screditare il femminismo rimbrotta: "Non viene mai associata alla definizione di femminismo la consapevolezza radicale che le donne sono esseri umani". La teologa Riffat Hassan, di origine pakistana, ma residente negli Stati Uniti, ha anch'essa accettato la designazione di femminista islamica, preoccupata piuttosto, come lo è Wadud, che il suo lavoro sia compreso.


Fenomeno globale


Il femminismo musulmano è un fenomeno globale. Non è un prodotto dell'est o dell'ovest. Trascende entrambi. Come già suggerito, il femminismo islamico viene prodotto in luoghi diversi nel mondo da donne all'interno del proprio paese sia che provengano da paesi a maggioranza musulmana sia che appartengano a una minoranza di vecchia data. Il femminismo islamico è in aumento nella diaspora musulmana e nelle comunità di convertiti in occidente. Il femminismo islamico circola con frequenza crescente nel ciberspazio - per nominare solo un sito: marymams.com.


L'inglese è, globalmente, la lingua principale nella quale il discorso femminista islamico viene espresso e in cui circola. Allo stesso tempo, viene espresso in un gran numero di lingue locali. Per poter interpretare il Corano e leggere attentamente gli altri testi religiosi musulmani la conoscenza dell'arabo è essenziale. Tuttavia, poiché l'inglese viene usato come lingua comune del femminismo islamico, la terminologia disponibile è in questa lingua. E, con il diffondersi dell'esegesi femminista, molti prestiti dall'arabo, come il termine ijtihad [v. infra, n.d.t.], stanno entrando nell'uso comune in inglese.


Il femminismo islamico trascende e distrugge i tradizionali binomi religioso/secolare, oriente/occidente, riduce le differenze e manifesta interessi e scopi comuni, a cominciare dall'affermazione fondamentale dell'uguaglianza di genere e della giustizia sociale. Suggerire un possibile scontro fra femminismo secolare e femminismo religioso può essere il prodotto della mancanza di conoscenza storica o, come accade in molti casi, un tentativo motivato politicamente di nascondere una più vasta solidarietà fra donne.


Le pioniere del femminismo secolare in Egitto e in altri paesi arabi hanno sempre dato spazio alla religione. Il discorso fondante del femminismo egiziano era ancorato contemporaneamente al discorso della riforma islamica e a quello del nazionalismo secolare. Il femminismo secolare (spesso chiamato semplicemente femminismo) aveva argomenti islamici quando rivendicava il diritto delle donne all'educazione, al lavoro, ai diritti politici insieme al nazionalismo secolare, ai diritti umanitari (poi umani) e alla democrazia. Quando le femministe chiedono modifiche al Codice dello Statuto Personale, ovviamente lo fanno sulla base di motivazioni islamiche.


Il femminismo islamico rivendica i diritti delle donne, l'eguaglianza di genere, la giustizia sociale utilizzando il discorso islamico come un paradigma, anche se non è necessariamente l'unico: in Iran si basa su discorsi e metodologie secolari per rafforzare ed estendere le sue rivendicazioni. Wadud, nella sua interpretazione del Corano dal punto di vista femminile, combina metodologie islamiche classiche coi nuovi strumenti scientifici e con discorsi secolari sui diritti e la giustizia, mantenendo una ferma e fondamentale base nel pensiero islamico.


Costruire un discorso


Come viene costituito il discorso femminista islamico? Questo argomento include ciò che alcuni chiamano teologia musulmana femminista. L'argomento base del femminismo islamico è che il Corano afferma il principio di uguaglianza di tutti gli esseri umani, ma che, nella pratica, l'uguaglianza di uomini e donne (e altre categorie di persone) è stata impedita o sovvertita da idee (ideologie) e pratiche patriarcali. La giurisprudenza musulmana, fiqh, consolidata nella sua forma classica nel IX secolo, era essa stessa pesantemente saturata dal pensiero patriarcale e dai comportamenti dell'epoca. È stata questa giurisprudenza influenzata dall'ideologia patriarcale che ha informato le diverse formulazioni contemporanee della shari'a. Anche gli hadith, cioè i detti e i fatti del profeta Muhammad, non sempre autentici, sono stati spesso utilizzati per sostenere idee e pratiche patriarcali. A volte gli hadith sono di provenienza dubbia e a volte vengono usati fuori dal contesto. Una priorità del femminismo islamico è dunque quella di andare direttamente al testo sacro fondamentale e centrale dell'islam, il Corano, in uno sforzo di recuperare il suo messaggio ugualitario. Alcune donne si concentrano esclusivamente sul Corano (Amina Wadud, Rifaat Hassan, la saudita Fatima Naseef); altre applicano la loro lettura del Corano all'esame delle diverse formulazioni della shari'a (la libanese Aziza al-Hibri, la pakistana Shaheen Sardar Ali); altre ancora si concentrano sul riesame degli hadith (Fatima Mernissi, la turca Hidayet Tuksal).


La metodologia base di questo femminismo islamico è quella classica dell'ijtihad (ricerca indipendente sulle fonti religiose) e del tafsir (interpretazione del Corano). Oltre a questi metodi vengono utilizzate la linguistica, la storia, la critica letteraria, la sociologia, l'antropologia, e così via.


Nell'approccio al Corano le donne portano nella loro lettura la propria interpretazione e si interrogano in quanto donne. Sottolineano come l'interpretazione classica e post classica sia basata sull'esperienza dell'uomo e sull'influenza patriarcale diffusa nelle società in cui gli interpreti vivevano.


Ermeneutica femminista


Questa ermeneutica sensibile al genere o femminista, fornisce conferma dell'uguaglianza di genere nel Corano persa di vista dagli interpreti maschi che hanno costruito un corpus di tafsir che promuovono la superiorità del maschio. Esistono molti versetti (ayat) del Corano che sembrano affermare l'uguaglianza uomo-donna. Uno di questi si trova nella sura aI-hujarat: "Oh umani, vi abbiamo creato da un'unica coppia di uomo e donna, abbiamo fatto di voi poi tribù e nazioni in modo che possiate conoscervi l'un l'altro [non disprezzarvi l'un l'altro]. Il più nobile fra di voi agli occhi di Dio è colui che è più giusto [colui che maggiormente pratica taqwa, devozione]".(1) Essenzialmente, ontologicamente, tutti gli esseri umani sono uguali, si distinguono fra loro solo in virtù della loro pratica del principio coranico fondamentale della giustizia. Dunque non c'e contraddizione tra essere femminista e musulmana, una volta che intendiamo il femminismo come la consapevolezza delle costrizioni imposte alle donne in relazione al genere, il rifiuto di queste costrizioni e lo sforzo per costruire e incrementare un sistema più equo fra i generi.


L'ermeneutica femminista distingue tra principi universali e particolari e contingenti o effimeri. Nel caso di questi ultimi alcune pratiche erano concesse in modo limitato e controllato per limitare comportamenti prevalenti nella società al tempo della rivelazione, incoraggiare i credenti e porli sulla via della completa giustizia ed uguaglianza nelle interazioni umane. L'ermeneutica femminista utilizza tre tipi di approccio:


-  rivisitazione di ayat del Corano per correggere storie false in circolazione, come ad esempio i racconti sulla creazione e gli eventi nel giardino dell'Eden utilizzati a sostegno della superiorità dell'uomo;


-  citazione di ayat che enunciano inequivocabilmente l'uguaglianza di uomini e donne;


-  decostruzione di versetti attenti alla differenza fra uomini e donne comunemente interpretati in modo da giustificare la dominazione maschile.


Come esempio di nuova interpretazione possiamo osservare la sura IV, verso 34: "Gli uomini sono responsabili (qawwamun) per le donne perché Dio ha dato ai primi più che alle seconde (bima faddaIa), e perché essi le mantengono con i loro beni". Sebbene fondamentalmente uguali, gli esseri umani sono stati creati biologicamente differenti per perpetuare la specie. Solo in particolari eventi e circostanze gli uomini e le donne assumono ruoli e funzioni contingenti diversi. Solo le donne possono partorire e allattare e quindi, in questa circostanza particolare, al marito viene ingiunto dal Corano di fornire supporto materiale come indicato nel verso citato.


Wahdud-Muhsin, Hassan, Al-Hibri, Naseef, ecc. dimostrano che qawwamun trasmette la nozione di "provvedere per" e che il termine è usato in modo prescrittivo per indicare che gli uomini devono provvedere alle donne nel contesto della gravidanza e dell'allattamento. Non significa necessariamente che le donne non possano provvedere a se stesse in quella circostanza. Il termine qawwamun non è un'affermazione assoluta della superiorità e dell'autorità del maschio sulle donne una volta per sempre, come gli interpreti maschi tradizionalisti hanno affermato. Le donne esegeti, dunque, mostrano come le interpretazioni classiche maschili abbiano trasformato il contingente e lo specifico nell'universale. Non vogliamo entrare qui in una disputa esegetica, quanto piuttosto indicare le motivazioni interpretative delle femministe islamiche. Riguardo all'argomento maschilista che gli uomini hanno autorità sulle donne, mentre vengono smantellati versetti specifici come quello succitato, le esegeti pongono anche la loro attenzione su altri versetti che affermano la mutua responsabilità come IX, 71 che afferma: "I credenti, uomini e donne, sono protettori gli uni delle altre".


A quale fine?


Il femminismo islamico è d'aiuto ai singoli individui e può anche essere una forza nel promuovere lo stato e la società. La seconda generazione di donne musulmane che vivono nelle comunità occidentali della diaspora e nelle comunità musulmane minoritarie si trova spesso stretta tra le pratiche e le regole delle culture d'origine dei genitori emigrati dal Medio Oriente o dai paesi dell'Asia meridionale e i modi di vita nelle loro nuove patrie. Il femminismo islamico aiuta queste donne a districarsi tra religione e sistema patriarcale; fornisce loro modi islamici di comprendere l'uguaglianza di genere, le opportunità sociali e il loro proprio potenziale.


D'altro canto il discorso femminista islamico è altrettanto rilevante nei paesi a maggioranza musulmana. Costituisce una formulazione diversa della visione, della comprensione e dell'attaccamento alla religione e alla cultura in quanto tentativo di articolazione forte e islamica dell'uguaglianza di genere.


Riesaminando il Corano e gli hadith, le femministe islamiche portano argomenti forti affermando che l'islam non condona le pratiche di violenza contro le donne e promuovendo la nozione che la violenza contro le donne è anti islamica. Questo non porrà certo fine a tali pratiche, ma è una delle molte armi contro di esse. Il gruppo malese Sisters in Islam è uno dei tanti che hanno descritto la violenza contro le donne perpetrata nel nome dell'islam in una brochure che viene diffusa capillarmente. La sudafricana Saadiya Shaikh ha completato uno studio sull'argomento e attualmente compie ricerche sulla nozione di sessualità nei testi religiosi.


Il femminismo islamico, nel complesso, è più radicale del femminismo secolare. Esso insiste sulla completa uguaglianza fra uomini e donne nello spettro pubblico/privato (il femminismo secolare, storicamente, accettava l'idea di uguaglianza nel pubblico e la nozione di complementarità nel privato). Il femminismo islamico argomenta che le donne possono essere capi di stato, giudici e mufti e possono condurre la preghiera congregazionale. In alcuni paesi a maggioranza musulmana le donne sono giudici, alcune primo ministro e una è capo di stato. Il femminismo islamico, dunque, è a beneficio di tutte noi, musulmane di entrambi i sessi e non musulmane che vivono fianco a fianco con i musulmani in ogni parte del mondo. Crediamo che il femminismo islamico sia per tutti.


Il femminismo islamico è un discorso femminista espressamente articolato all'interno del paradigma islamico e i comportamenti e l'attivismo da esso ispirati vengono attuati nel nome dell'islam. Alcune musulmane che parlano del femminismo islamico sono fra le produttrici del nuovo discorso o attiviste ispirate da esso. Altre musulmane, come le studiose, le giornaliste e le intellettuali, commentano il femminismo islamico, partecipano a dibattiti e ne scrivono stando al di fuori di questo movimento emergente. La sociologa e femminista marocchina Fatima Mernissi, ad esempio, è stata una delle prime ad articolare il femminismo islamico senza assumere un'identità femminista islamica.


* Margot Badran: senior fellow al Center for Muslim-Christian Understanding, Georgetown University, specializzata in studi di genere nelle società musulmane.


Il presente articolo riprende una conferenza tenuta all'American Research Center del Cairo. traduzione dall'inglese di Jolanda Guardi


Nota: (1) - La traduzione dei versetti del Corano é stata condotta dall'arabo all'inglese dalla stessa autrice e quindi resa in italiano (N.d.T.).


giovedì 24 giugno 2004.
http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=414


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