La struttura dell'unità didattica suggerimenti per l'insegnamento dell'italiano L2
Rosanna Olivieri
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La struttura dell’unità didattica


Suggerimenti per l’insegnamento dell’italiano L2


(Rosanna Oliveti)


 


L’insegnamento dell’italiano come L2 deve appoggiarsi a dei criteri didattico-metodologici ben fondati e sui quali si ha avuto modo di riflettere sperimentandoli direttamente in classi d’apprendenti.


Un primo criterio fondamentale è sicuramente la struttura delle singole unità didattiche, che devono essere ben definite e devono comprendere delle fasi precise, ovvero:


 



  1. L’attivazione;
  2. Sfruttamento di un primo breve input;
  3. Sfruttamento di un secondo input, più articolato e complesso;
  4. Conclusione.

 


Osserviamo adesso più da vicino cosa significano queste fasi.


 



  1. Nella prima fase si deve motivare gli apprendenti, spiegandoli gli obiettivi della lezione e rendendoli protagonisti attivi della lezione. Vedendo lo scopo, il punto d’arrivo della lezione, infatti, lo studente diventerà più consapevole e attivo.

La prima fase, inoltre, comprende anche un’attivazione della sfera personale dello studente o della studentessa, ovvero, si porranno delle domande oppure si chiederanno delle associazioni d’idee che riguarderanno il rapporto strettamente personale dell’apprendente con l’argomento che si è scelto. Per fare un esempio, se l’argomento che si sarà scelto di trattare sarà il cellulare, si potrà chiedere agli studenti quando lo usano e per che cosa lo usano, oppure, se l’argomento sarà più astratto, come, per esempio, l’inquinamento oppure l’energia alternativa, potremmo chiedere che cosa sanno già su questo argomento, o a cosa li fa pensare questo tema, così da fare una sorta di brainstorning iniziale. In questo modo si farà capire agli studenti che stiamo parlando di qualcosa che li riguarda in primo piano, che loro sono al centro della nostra lezione.


 



  1. La seconda fase di un’unità didattica sarà quella dello sfruttamento di un breve input, che potrà essere l’ascolto di una presentazione o di un dialogo da una cassetta (2-3 minuti), oppure la lettura di un piccolo testo (5- 6 righe), o anche un’immagine.

Questa prima fase non dovrà essere troppo lunga e servirà soprattutto a fissare il lessico


concernente l’argomento scelto. Si lavorerà, quindi, soprattutto con esercizi di comprensione( vero o falso, scelta multipla, ecc. ecc.) ed esercizi lessicali ( completamento di frasi con parole mancanti, spiegazione di alcune parole, ecc. ecc.).


L’input non dovrebbe essere di comprensione troppo difficoltosa così da consentire all’apprendente un inserimento graduale nel tema, e da non scoraggiarlo con esercizi e testi a cui non è ancora pronto.


 



  1. Seguirà, poi, un altro input, più lungo e articolato, che potrà essere anche in questo caso, visivo, orale o scritto, dal quale si avrà modo di partire nuovamente con degli esercizi di comprensione, per assicurarsi che lo studente abbia capito al meglio il significato.

Sarà opportuno, poi, continuare con degli esercizi che spingano l’apprendente ad attivarsi lentamente e a guidarlo suggerendoli delle tecniche di studio, come per esempio, il completamento di schemi, tabelle, … In questo modo si aiuterà a lo studente a trovare i punti focali dell’input e, nello stesso tempo, lo aiuteremo anche a trovare una strategia per studiare efficacemente e non a memoria.


A questa fase deve anche appartenere la riflessione grammaticale, che deve essere sempre fatta partire dall’input in modo da prendere esempi di lingua viva, per così dire, cosicché si capisca che questa regola grammaticale esiste ed è usata normalmente e non è solamente una noiosa regola che nessuno più adopera. Si chiederà allo studente di analizzare il testo e di rifletterci sopra e con un questionario mirato si guiderà lo studente a trovare la regola generale. Dopo che lo studente avrà provato a rispondere alle domande di riflessione, gli si dovrà, in ogni modo, fornire uno schema, il più chiaro possibile, della regola grammaticale. Si potrebbe pensare, allora, che questo questionario di riflessione sia inutile, dal momento che lo studente riceve in ogni caso la regola grammaticale, ma la riflessione grammaticale è, invece, un altro strumento per guidare l’allievo nel diventare attivo nel cercare, o per lo meno provare, egli stesso la strada da seguire e non sempre fidarsi esclusivamente di quello che dicono gli altri. A questo punto, lo studente avrà acquisito e sviluppato delle competenze lessicali e grammaticali adeguate per poter manipolare il testo scelto come input. Si potrà chiedere, per esempio, di raccontare un racconto dal punto di vista di un personaggio marginale nella narrazione originale, oppure di continuare la storia.


Ma la manipolazione di un testo funziona anche con un testo non narrativo, come un testo tecnico o un articolo di giornale. Si potrà chiedere, infatti, di immedesimarsi nelle persone di cui parla l’articolo, oppure di immaginare di trovarsi nella situazione che viene descritta. È opportuno lavorare in questo modo anche per quanto riguarda i testi tecnici che interessano soprattutto studenti di un istituto tecnico, industriale o professionale, oppure ad apprendenti che lavorano in questi settori. Partendo da un testo tecnico, infatti, come potrebbe essere la descrizione delle fasi del lavoro di saldatura, oppure le descrizione del funzionamento di un motore elettrico per, la manipolazione del testo potrebbe consistere nel chiedere di scrivere uno spot pubblicitario nel quale dovrebbero esaltare tutte le informazioni positive che cercherebbero nel testo, oppure potrebbero raccontare di quando loro hanno lavorato usando quella tecnica o quel prodotto, oppure potrebbero immaginare di dover spiegare quel tema ad un altro più inesperto, preparando una scheda, o immaginando di doverlo fare al telefono.


Il momento della manipolazione è importante perché permette agli studenti, non solo di crescere dal punto di vista linguistico, ma anche umano, perché aiuta ad immaginarsi in situazioni diverse e ad essere, quindi, più tolleranti.



  1. L’ultima fase è quella della conclusione che deve racchiudere e ripassare tutte le competenze sviluppate fino a questo punto. Potremmo, quindi, chiedere di riflettere su una questione per poi discuterne con il proprio compagno o la propria compagna, oppure in plenum con il resto della classe. Naturalmente non si può pretendere che abbiano gli elementi per discutere in una seconda lingua come se fosse la loro madrelingua, per questo dobbiamo fornire loro degli esempi di altre opinioni che pensiamo siano le più comuni. Cosa questa che si può fare presentando un intervista, o un’ipotetica intervista, fatta ad altre persone, oppure presentando varie affermazioni dove loro devono indicare in un punteggio da 1 a 5 quanto loro si trovano d’accordo con queste. Ma l’esercizio di ricapitolazione potrebbe anche essere un gioco di ruolo, oppure la stesura di una lettera ad un amico, insomma alla fine gli studenti devono essere chiamati a mettere in atto le competenze lessicali, grammaticali e creative che hanno avuto modo di sviluppare nel corso dell’unità didattica.

Alla fine è sempre importante controllare con gli studenti gli obiettivi che ci eravamo posti all’inizio per renderli consapevoli del loro apprendimento e per sincerarsi che loro li abbiano veramente raggiunti. Nel caso che non tutti li abbiano raggiunti dovremmo preparare un recupero per questi alunni.


Un altro passo importante della fase conclusiva consiste nel feedback degli studenti che ci permetterà di capire dove hanno avuto problemi e che cosa, invece, hanno gradito di più così da porre ancora una volta lo studente al centro della lezione. Il feedback dovrà, inoltre, far riflettere l’apprendente non solo su cosa, ma anche sul come ha imparato, ovvero se ha imparato chiedendo all’insegnante, o ai suoi compagni, oppure è riuscito a trovare delle strategie d’apprendimento da solo.


 


Una buona lezione, inoltre, non deve preoccuparsi di sviluppare soltanto un sapere di tipo enciclopedico, poiché la scuola non deve in alcun modo creare delle macchine pronte per andare a lavorare senza preoccuparsi degli aspetti umani e sociali; la scuola deve, invece, preoccuparsi di formare persone capaci di vivere in società, che siano in grado di studiare e comprendere in modo autonomo anche quando avranno finito la scuola. Per questo motivo, gli insegnanti devono preoccuparsi di preparare lezioni in cui vengano contemporaneamente sviluppati quattro tipi di sapere che chiameremo:


 



  1. Sapere;
  2. Saper fare;
  3. Saper imparare;
  4. Saper essere.

 


1. Sapere.


 


Naturalmente bisogna fare in modo che alla fine di una lezione agli studenti rimanga qualcosa di concreto, ovvero che abbiano delle nozioni ben chiare, come potrebbero essere le forme del verbo, il lessico relativo a un argomento, oppure, parlando di educazione letteraria, potrebbe essere una poesia di Petrarca. Questo tipo di sapere è il più diretto ed è anche quello che gli studenti percepiscono prima. Proprio per questo motivo la scelta dell’argomento diventa particolarmente importante. Il tema su cui si basa la lezione deve essere quanto più vicino all’esperienza degli studenti, deve essere qualcosa che interessi e non che annoi in modo da attivare le capacità tramite l’interesse. Sceglieremo, quindi, un argomento in base all’età degli alunni e al tipo di studi da loro scelto. In questo modo porremo il singolo studente o la singola studentessa al centro del nostro lavoro e lo attiveremo al meglio.


 


2.Saper fare.


 


Il fare a cui mi riferisco riguarda naturalmente la lingua e si riferisce a una funzione linguistica, come potrebbe essere “saper descrivere”, “saper esprimere la propria opinione”. Anche in questo caso dobbiamo porre gli apprendenti al centro del nostro lavoro e chiederci in quale reale occasione si troveranno ad esercitare questa funzione. Partendo da un input di argomento familiare, dovranno prima individuare i meccanismi che servono per esprimere quella funzione linguistica, per esempio, nel caso di saper esprimere le proprio opinioni, si dovrà spiegare quali strutture introducono un congiuntivo (si crede, penso, sono dell’opinione,…), poi, spiegheremo il congiuntivo, la consecutium temporum,… Gli studenti dovranno ricavare queste strutture da un testo autentico, in modo che percepiscano che la lingua è un sistema organico che serve per comunicare e non un noioso aggregato di elementi grammaticali e lessicali. La grammatica deve servire a fare qualcosa, gli aggettivi a descrivere, il congiuntivo a esprimere un’opinione, il passato a raccontare, … non per compilare noiosi esercizi grammaticali privi di comunicazione per cui non si vede uno scopo e che, quindi, demotivano che sta studiando la lingua.


 


3. Saper imparare.


 


Non basta, come abbiamo detto, che venga impartita una conoscenza enciclopedica, al contrario, bisogna aiutare gli apprendenti a diventare il più possibile autonomi, cosicché sappiano approfondire da soli temi di loro interesse e, una volta finita la scuola, sappiano valutare, approfondire e giudicare meglio i problemi in cui si troveranno. Dobbiamo, in poche parole, fornire schemi mentali dentro i quali essi si possano muovere per comprendere la realtà che li circonda e affrontare la vita. Per fare ciò sarà opportuno insegnare le strategie di studio, per esempio fornendo una scaletta dove loro devono cercare gli elementi più importanti di un testo, che può essere sia scritto che orale. Una volta cercati gli elementi si può chiedere che li riutilizzino per creare autonomamente un proprio testo. Avranno così ricavato una struttura riutilizzabile in altre occasioni. Per fare un altro esempio, si potrebbe chiedere a un ragazzo, o a una ragazza, di dare un titolo a ogni paragrafo, così da spingerlo o spingerla a cercare il tema principale di ogni sequenza e mettere a nudo la struttura di un testo. Capirà, allora, come si scrive un testo e sarà in grado di produrne un altro.


 


4. Saper essere.


 


Importante è, senza dubbio, anche formare individui capaci di vivere in società, di ascoltarsi e aiutarsi a vicenda. Questa competenza sociale sarà sviluppata dal tipo d’esercizi che si faranno svolgere, come per esempio lavori di gruppo, oppure di coppia, dove gli uni devono aiutare gli altri se vogliono avere successo. Un’attività formativa da questo punto di vista, potrebbe essere la lezione a stazioni, dove ogni gruppo si occupa di una parte diversa dello stesso testo. Alla fine degli esercizi di comprensione, si passa a una fase in cui ogni gruppo sceglie un esponente che esponga la propria parte al resto della classe. Nel frattempo tutti gli altri ascoltano in modo attivo, ovvero compilando una scheda, oppure un semplice vero o falso, cosicché tutti siano in qualche modo obbligati ad ascoltarsi per ricostruire la storia. Una variante di questa tecnica, potrebbe essere creare nella seconda fase nuovi gruppi composti da persone che erano precedentemente in gruppi diversi. Anche in questo modo otteniamo lo stesso risultato.


Sarà opportuno insegnare agli apprendenti che esistono anche dei registri linguistici opportuni per ogni situazione, che parlare con una signora anziana sarà diverso che parlare con una persona giovane, che parlare a una donna, soprattutto se il discendente è maschio, sarà differente che parlare a un uomo. Il registro cambia anche a seconda dell’argomento e del posto dove si troviamo, parlare di argomenti scientifici, per esempio, richiederà la conoscenza di certi termini che dovranno essere utilizzati in modo esatto, e, in ogni caso, sarà diverso parlarne in una conferenza o al bar con gli amici.


 


 


 


Rosanna Oliveri


email:rosanna.oliveri@libero.it



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