ORALITA’ E SCRITTURA - Studio sull’epigenesi dei segni grafici parallela all’antropogenesi
Laura Tussi
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ORALITA’ E SCRITTURA
Studio sull’epigenesi dei segni grafici
parallela all’antropogenesi


di LAURA TUSSI


L’oralità è profondamente diversa dalla scrittura. La cultura chirografica è basata sulla scrittura, come esiste un’oralità primaria che prevede culture prive di segni grafici.
La comunicazione e il pensiero sono collegati al suono. Esistono tremila linguaggi e attualmente centinaia di lingue mai state scritte perché è difficile la formalizzazione delle regole linguistiche. Leggere un testo consiste nel convertirlo in suono con l’immaginazione, per cui la scrittura non può fare a meno dell’oralità. L’espressione orale può esistere senza scrittura, ma la scrittura, che affida la parola ad uno spazio, non esiste senza oralità. L’alfabetizzato non recupera totalmente il senso della parola come chi è immerso nella tradizione solo orale; per esempio l’alfabetizzato quando pensa ad una parola immagina il carattere grafico, ma è importante pensare la parola solo in riferimento al suono perché è astratta.


La questione omerica


Wood per primo ipotizza che Omero sia analfabeta e produce opere grazie al potere della memoria, per cui le frasi dell’Iliade e dell’Odissea sono incastonate da formule prevedibili, in una prosa formulaica con parti pre-fabbricate.
Parry ipotizza la teoria delle formule fisse in uso in Jugoslavia presso i cantori popolari serbo croati. I Greci dell’epoca di Omero apprezzano i clichè, le frasi fatte che nella cultura orale costituiscono dei modelli fissi e formulaici: la conoscenza acquisita è costantemente ripetuta per non perderla e dimenticarla.


Psicodinamica dell’oralità


Risulta impossibile fermare il suono perché è dinamico e noi sappiamo ciò che ricordiamo.
Nella cultura orale si utilizzano moduli mnemonici per ricordare. Il pensiero orale è ritmico, perché il ritmo aiuta la memoria. Nella cultura orale il pensiero sommato all’espressione, può assumere diverse caratteristiche e specificità:
 PENSIERO PARATATTICO, quale grammatica articolata e differente dall’ipotattico, che è un pensiero subordinato.
 FORMULA AGGREGATIVA con epiteti ed elementi formulaici
 RIDONDANZA, ripetizione
 PENSIERO CONSERVATORE, mentalità tradizionalista
 PENSIERO AGONISTICO, descrizioni entusiastiche della violenza fisica
 PENSIERO ENFATICO, identificazione stretta con ciò che viene raccontato
 PENSIERO OMEOSTATICO, equilibrio/omeostasi con il presente. La cultura orale elimina le parti non inerenti.



La scrittura ristruttura il pensiero


Il nuovo mondo della scrittura influisce sugli esseri umani, perché ristruttura processi mentali. Il paradosso con la scrittura è l’associazione con la morte suggerita da Platone nell’accusa di una scrittura
-disumana
-inanimata
-distruttiva della memoria


La scrittura è un processo guidato da norme inventate, in cui la razionalità, per il discorso orale, si discosta dall’inconscio.
Segni di scrittura sono comparsi 50.000 anni fa con l’Homo Sapiens, ma il primo esempio di grafia appare nel 3500 a. C. con la civiltà dei Sumeri in Mesopotamia.
Esistono molti sistemi grafici:
-pittogrammi, presso gli Egizi per cui la figura coincide con il significato.
-ideogramma, l’insieme di figure (immagine collettiva) significa una parola singola
- l’alfabeto è stato inventato nel 1500 a. C.. Tutti i tipi di alfabeto derivano dal semitico originario. I primi inventori delle lettere con le vocali furono i Greci o le scritture bustrofediche in cui le righe grafiche procedevano alternativamente da sinistra a destra e da destra a sinistra o dall’alto in basso e dal basso in alto.
L’invenzione della carta rese più facile la scrittura. Fu fabbricata in Cina nel II sec a.C. e diffusa dagli Arabi nel VIII sec. In Europa venne prodotta nel XIII sec. Di conseguenza la scrittura soprattutto in epoca moderna diviene un’operazione solipsistica: la scrittura rafforza, potenzia, incentiva l’analisi e con essa è necessario utilizzare un linguaggio chiaro perché non vi è più il contesto della cultura orale, la quale prevedeva quali supporti comunicativi l’espressione del volto e delle mani e l’intonazione.
Bernstein distingue un codice linguistico ristretto o lingua pubblica, in cui l’oralità si avvicina alla realtà e un codice linguistico elaborato, una lingua privata.
Dall’interazione tra scrittura e oralità derivano:


 


- LA RETORICA ACCADEMICA, la retorica è l’origine dell’arte oratoria usata a fini di persuasione (retorica forense e deliberata) e a scopi di esposizione (retorica epidittica). La finalità ultima della retorica è provare a confutare un argomento di fronte ad un oppositore
- LATINO COLTO, per 1000 anni è stata la lingua scritta e parlata solo da maschi. Il passaggio dalla cultura orale a quella scritta è molto lento. Avviene un avvicinamento alla dimensione inconscia del messaggio scritto.


Stampa, spazio, chiusura


Il passaggio dal discorso orale allo scritto presuppone uno spostamento dall’ambito sonoro allo spazio visivo. L’invenzione dei caratteri mobili in Europa nel XV sec. costituisce un impulso fondamentale per la stampa, in quanto sostituì il dominio dell’udito con la vista, radicò la parola nello spazio, escluse l’antica arte retorica orale dall’educazione accademica, incentivò lo sviluppo della privacy personale e rese possibile un’ampia quantificazione di conoscenza.
La tecnologia elettronica ( televisione, radio, telefono) apre l’era dell’oralità secondaria, per cui anche l’educazione avviene tramite i massmedia. La parola esposta oralmente risulta collettiva, mentre quella scritta è solo individuale.


Memoria orale


La narrativa è un’arte orale. La trama del racconto apparirà nelle narrazioni lunghe solo con la scrittura. La trama lineare ed il climax raggiungono la forma più compiuta nel romanzo poliziesco, come il primo poliziesco del 1841 “I delitti della rue Morgue” di Edgar Allan Poe.
La stampa sigilla le parole in uno spazio, meccanicamente e psicologicamente, aumentando il senso di chiusura. L’origine del romanzo moderno, caratterizzato dall’intreccio compatto, è la rottura con la struttura episodica, diventando così letteratura d’avanguardia, libera da narrazioni episodiche o a episodi, ma costituita di variazioni impressionistiche e immaginifiche diverse dai precedenti racconti  a intreccio. Il personaggio si staglia a tutto tondo nella narrazione e si differenzia dal personaggio piatto, che deriva dalla narrazione dell’oralità primaria.


Conclusioni


Fino al XVIII sec. i testi letterari scritti sono destinati alla recitazione. L’epica è una forma d’arte orale nel mondo occidentale, mentre l’epica scritta è imitazione consapevole. La corrente del new criticism insisteva sull’autonomia di ogni singola opera d’arte testuale, esaltando il testo, che è soggettivo e non esiste oggettività. Lo strutturalismo di Levi Strauss difende i popoli che noi occidentali definiamo “primitivi”. La risposta estetica di Ricoeur definisce la scrittura e la lettura come forme comunicative differenti dalla comunicazione orale in termini di assenza. Il lettore è assente quando lo scrittore scrive e viceversa. Nella comunicazione orale il parlante e l’ascoltatore sono l’uno in presenza dell’altro. La teoria della ricezione estetica reagisce contro l’esaltazione del testo come soggettività del new criticism. La teoria della ricezione estetica sostiene l’oggettività del testo, per cui non occorre la presenza dell’autore. La comunicazione umana è verbale e non, e per aver luogo richiede un feed back, ossia una reazione anticipata: chi invia un messaggio non è solo emittente, ma anche destinatario. La comunicazione non è a senso unico. E’ un’interazione.



 

Laura Tussi email: tussi.laura@tiscalinet.it  

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