Stranieri nelle scuole di Prato
a cura di Sabina Felici
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A partire dagli anni Novanta gli alunni stranieri che frequentano le scuole in Italia sono sempre più numerosi e sono caratterizzati da provenienza etnica diversificata. Per l'anno scolastico corrente si sono registrate 181.767 nuove iscrizioni di studenti stranieri. Gli extracomunitari rappresentano infatti il 2.3% degli studenti nelle scuole di ogni ordine e grado. E si tratta di percentuali destinate ad aumentare ulteriormente grazie anche ai riavvicinamenti familiari che la nuova sanatoria porterà nel giro di un paio di anni.



I dati forniti dal Miur dimostrano che la distribuzione degli alunni con cittadinanza non italiana sul territorio nazionale non è omogenea.
Alcune regioni (come Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Lazio), toccate particolarmente dal fenomeno migratorio, hanno intrapreso ormai da anni programmi e iniziative volte ad affrontare il problema dell'integrazione a scuola. In una scheda presentiamo i principali centri italiani che forniscono servizi di formazione e assistenza alle scuole sull'integrazione degli studenti stranieri. Un caso significativo è quello dei servizi agli alunni stranieri delle scuole di Prato, città che ha particolare rilevanza perché registra la più alta percentuale di residenti stranieri rispetto alla popolazione locale, grazie alla numerosissima comunità cinese. Su questo tema abbiamo realizzato un'intervista al prof. Giancarlo Petroni, responsabile dei servizi per la scuola del Centro di ricerca e servizi per l'immigrazione del Comune di Prato. Nell'intervista viene presentato un progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo, che va oltre l'intervento nella scuola dell'obbligo e si propone un'attività di orientamento degli alunni stranieri alla scuola superiore e alla formazione professionale.


Stranieri nelle scuole di Prato
(a cura di Sabina Felici)


Intervista al prof. Giancarlo Petroni, responsabile dei servizi per la scuola del Centro di ricerca e servizi per l'immigrazione del Comune di Prato e dirigente scolastico del Secondo circolo didattico di Prato.


Come responsabile delle iniziative rivolte alla scuola per il Centro di ricerca e servizi per l'immigrazione ci può descrivere gli interventi sostenuti dal Centro in favore dell'integrazione degli alunni stranieri?
Ormai da diversi anni l’Assessorato alla Pubblica Istruzione, Sociale e Sanità del Comune di Prato, attraverso le attività organizzate dal Centro di ricerca e servizi per l'immigrazione interviene nelle scuole per favorire l'integrazione degli alunni immigrati tra loro e con gli alunni autoctoni. In una prima fase si è cercato di privilegiare la comunicazione tra le diverse culture organizzando attività creative in rappresentanza dei diversi aspetti culturali delle etnie presenti nelle scuole. Si è mirato soprattutto a contrastare l’insorgere di stereotipi e pregiudizi, assumendo come patrimonio le diversità in un’ottica di educazione multiculturale. La scuola tradizionale infatti è segnata nei contenuti da un persistente eurocentrismo, se non da visioni italocentriche.


La presenza di alunni stranieri nelle scuole di Prato però è andata assumendo dimensioni sempre più consistenti e le scuole, impreparate e sprovviste di risorse adeguate, hanno posto la priorità dell’insegnamento dell’italiano per gli alunni immigrati. Infatti, per favorire l’incontro tra gli alunni di cultura diversa è indispensabile la comunicazione verbale e per garantire veramente a tutti gli alunni il diritto allo studio è indispensabile promuovere l’apprendimento della lingua del paese ospitante.


E’ stata lasciata alla scelta di ogni singolo istituto scolastico l’opportunità di utilizzare le risorse del PIA (il Piano Integrativo d'Area finanziato dai fondi regionali per le province), di cui il Comune di Prato è l’Ente gestore, per attuare progetti per l’educazione alla multicultura.


Quali sono stati i progetti intrapresi nelle scuole per favorire l'apprendimento dell'italiano come seconda lingua?
Negli anni passati nella scuola media sono stati utilizzati insegnanti in esubero per allestire laboratori di alfabetizzazione. Sono stati coinvolti prevalentemente insegnanti di Educazione tecnica, che non avevano esperienza di insegnamento dell’italiano come lingua seconda, e neanche esperienza d’insegnamento dell’italiano. Si è trattato comunque di una risorsa utile, ormai quasi del tutto esaurita per il rientro di questi insegnanti nei ruoli di provenienza o per i pensionamenti.


Anche nelle scuole elementari si è lavorato e si continua a utilizzare il personale interno destinando a questo ore di contemporaneità e di compresenza.


Sulla base di queste esperienze passate, il Centro ha proposto alle scuole una griglia di progetto in cui si evidenziassero le risorse disponibili, la densità di alunni immigrati, la consistenza numerica dei diversi livelli di competenza linguistica, la quantificazione delle ore ritenute necessarie per i laboratori di facilitazione linguistica. Si è dovuto ancora fare una scelta di priorità assegnando alle scuole facilitatori linguistici per un numero di ore necessarie ai laboratori di prima alfabetizzazione, lasciando all’iniziativa delle singole scuole gli altri livelli.


Così seguendo criteri di distribuzione delle ore, nell'anno scolastico 2001/2002 complessivamente il Comune ha finanziato 4743 ore di facilitazione linguistica coinvolgendo 900 alunni delle scuole elementari e medie.


Inoltre, alla fine dell'anno scolastico fino alla riapertura delle scuole, il Centro organizza corsi estivi per gli alunni immigrati della scuola elementare e media per il mantenimento della lingua italiana e per migliorare le loro conoscenze. La scorsa estate i bambini e i ragazzi che hanno frequentato questi corsi sono stati 120.


Quali sono le iniziative intraprese dal vostro servizio per questo anno scolastico?
La maggior parte delle nostre risorse sono rivolte alle scuole elementari e medie. Guardiamo comunque con attenzione alle scuole superiori. Infatti l’innalzamento dell’obbligo scolastico a quindici anni ha portato a un progressivo aumento delle iscrizioni nella scuola superiore e ha messo anche in evidenza che gli alunni immigrati abbandonano la scuola già nei primi mesi dell’anno scolastico per le difficoltà che incontrano nell’impatto con i linguaggi disciplinari e i percorsi logici che in essi si esprimono. Un progetto rivolto alle scuole superiori è in corso quest'anno e usufruisce di finanziamenti del Fondo Sociale Europeo. Si chiama Migranti oltre l'obbligo ed è destinato ai giovani che frequentano la terza media, per orientarli verso la scelta successiva di studio o di formazione professionale.


Per le scuole elementari e medie privilegiamo l'intervento d'insegnamento agli alunni stranieri dell'italiano come seconda lingua (italiano L2) attraverso il coinvolgimento di facilitatori linguistici che operano direttamente dentro le strutture scolastiche attraverso i laboratori linguistici e attività di educazione interculturale. Nel privilegiare nei suoi interventi gli alunni con le più basse competenze linguistiche in italiano, il Centro ha creduto infatti di rispondere meglio ai bisogni di questi alunni selezionando i propri facilitatori sulla base delle loro competenze nell’insegnamento dell’italiano come L2 e sulla conoscenza della lingua cinese. Infatti la grande maggioranza degli alunni immigrati è di etnia cinese e si sa anche che i cinesi hanno maggiori difficoltà nell’imparare la nostra lingua. L’uso della lingua madre nei processi di apprendimento/insegnamento aiuta gli alunni che si trovano ai livelli più bassi di conoscenza della lingua italiana. Attualmente i facilitatori sono 12, di cui sette italiani sinologhi, un’italiana che parla albanese, due cinesi, un albanese e una marocchina. Di questi si continua a curare la formazione. Un corso, aperto anche a insegnanti della scuola di base, è stato organizzato dal Centro nel 2001/2002, altri corsi sono seguiti da loro per libera scelta e su raccomandazione del Centro e sono previsti percorsi di autoformazione che si concretizzano in incontri periodici al Centro per verificare e monitorare il lavoro in itinere.


Nell’anno in corso si sono apportate delle modifiche negli interventi nella scuola elementare. Abbiamo infatti ritenuto che per i bambini stranieri che frequentano il primo ciclo delle elementari (prima e seconda) la frequenza dei laboratori di facilitazione linguistica non fosse indispensabile. Si tratta infatti di un'età in cui le capacità di apprendimento spontaneo sono più sviluppate, per gli stessi processi di alfabetizzazione culturale che anche i bambini autoctoni seguono in questa fase scolastica. Si è preferito destinare risorse all’inizio dell’anno scolastico per la mediazione linguistica rivolta ai genitori, in occasione delle riunioni che precedono l’apertura dell’anno scolastico, e illustrare loro l’organizzazione della scuola, le sue regole, il funzionamento dei servizi ecc. Attraverso 22 incontri, ci si è rivolti sia ai genitori degli alunni che entravano in prima elementare sia ai genitori dei bambini ammessi per la prima volta alla scuola dell’infanzia.


Del resto, la comunicazione con le famiglie dei bambini immigrati è indispensabile per assicurare un corretto inserimento scolastico. Da gennaio 2000 il Comune di Prato organizza corsi di italiano per adulti immigrati, articolati su tre livelli di conoscenza della lingua. Da allora a oggi si sono registrate circa 1000 iscrizioni ai corsi, anche questi condotti da personale docente selezionato. E non potendo trascurare l’importanza che assume il consolidamento della lingua e della cultura di origine nei bambini immigrati, il Comune ha attivato, anche in questo caso da tre anni, alcuni corsi per bambini cinesi con insegnanti di madre lingua.


Quali sono i problemi ancora irrisolti nella gestione dei servizi agli alunni immigrati?
Un problema che si presenta costantemente e che stenta a trovare una soluzione è quello degli alunni che arrivano dopo la conclusione delle operazioni di iscrizione e la definizione degli organici delle scuole. La loro collocazione nella scuola di riferimento della zona della città in cui abitano non sempre è possibile, perché il maggior numero di famiglie di migranti si concentra proprio in quelle zone. Comincia così per loro la lunga ricerca di una scuola che abbia posti disponibili e che li accolga. Le classi sono ormai al completo e finiscono per essere accettati solo da poche scuole, già con forti percentuali di stranieri, che le famiglie italiane cominciano a evitare. Si intravede la tendenza inquietante del formarsi di due tipi di scuola differenziate per l’utenza: da una parte scuole con alta densità di alunni immigrati e di alunni italiani provenienti da famiglie meno attente ai problemi scolastici dei figli, e dall’altra scuole che invece ancora hanno sotto controllo i flussi di immigrati dove i genitori si sentono più 'garantiti'.


Rispetto a questo problema risulta che sono state istituite classi 'monoculturali', cioè formate solo da alunni stranieri. È una soluzione che può lasciare perplessi. Ci può illustrare qual è la situazione in proposito e come la valuta?
È il caso delle cosiddette 'classi etniche' dell'Istituto comprensivo Marco Polo, la cui scuola media Mazzei ospita due classi, una prima e una seconda, composte esclusivamente da alunni di etnia cinese. Sulla scia di una classe organizzata per gli alunni cinesi arrivati in ritardo, l'anno scorso si è formata in questo istituto una prima media di alunni cinesi e quest'anno si è formata un'altra classe con la stessa composizione monoetnica. Per chi considera la scuola come un terreno fondamentale per l'integrazione e l'accoglienza dei ragazzi immigrati, l'esistenza delle classi monoetniche rappresenta una soluzione alquanto controversa e discutibile, si tratta di una realtà giustificata dai suoi stessi promotori come una risposta a una situazione di emergenza. Un esperimento che necessita una continua osservazione e verifica dei risultati conseguiti. Per quanto riguarda, invece, il problema degli 'arrivi in ritardo' si deve prendere atto che le iscrizioni a gennaio danno un'indicazione falsata della composizione delle classi se non si tiene conto degli arrivi ad anno scolastico iniziato. La maggior parte degli alunni che arrivano in corso d’anno, sono qui per ricongiungimenti famigliari. Attraverso le domande dei genitori per il ricongiungimento, si può avere una proiezione di quanti saranno e di come saranno distribuiti nel territorio comunale e provinciale. Dati statistici si possono anche ottenere dall’osservazione dei dati degli anni precedenti o in altro modo.


Da parte sua il Comune realizzerà un sito di accesso alle scuole per ricevere le informazioni necessarie per indirizzare gli alunni verso le scuole in grado di accoglierli.


http://www.treccani.it/iteronline2002/la_scuola_altrove/index.htm



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