LETTERA APERTA A ORIANA FALLACI
Alessandra Micheli
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LETTERA APERTA A ORIANA FALLACI



Ho finito di leggere ora “la Rabbia e l’orgoglio” signora Fallaci. Non sono d’accordo con lei  almeno non completamente. Mi permetta di spiegarLe i motivi in modo onesto e sincero. A volte mi creda, mi sembra di vivere in un mondo in cui la maggior parte delle reazioni apparentemente razionali (mi perdoni il gioco di parole) nascondono, per dirla alla Pareto, radici di illogicità. Su questo non potrà che essere d’accordo con me. In questo mondo illogico, emotivo, pieno di muri costruiti da pregiudizi ed etichette si tende per pigrizia o per inerzia, a lasciarsi trasportare dalla corrente. Si trova più comodo pensare ciò che pensa chi ha più lustro, più titoli, più esperienza o da chi urla più forte slogan violenti. Anzi come ha giustamente notato, in genere è più facile unirsi al coro delle cicale violente e ignoranti (splendido il paragone con le cicale anche se francamente lo trovo degradante per quest’ultime) piuttosto che da boriosi e tracotanti esperti.. Difficile scalfire il muro non trova? Difficile scalfirlo mi fa sentire impotente, inerme. E la prima reazione è sicuramente la rabbia, il rancore verso chi non riesce e non vuole vedere la realtà e la verità.. Ma mi perdoni a volte mi chiedo dove sia la Verità, la realtà perché se ha ragione Adelbert Ames Jr tutto ciò che noi assorbiamo dall’esterno viene filtrato e le nostre convinzioni, opinioni sono frutto di un lavoro interno. Tutto diventa relativo, la storia stessa diventa una mia elaborazione di una elaborazione addirittura precedente a me. Allora a volte credo che la conoscenza, che la Verità è frutto di una vera illuminazione. Perché mi sono accorata che essa è necessaria a chi vuole chiedersi sempre perché. A chi vuole imparare a decodificare il mondo con il dono della compassione. Trovo inscindibile la consapevolezza e la spiritualità dalla ricerca. Senza quella scintilla divina si cade in un vortice di odio e di paura. Però in fondo invidio le sue certezze così solide. Perché io non né ho. Non sono sicura di nulla in questo mondo così caotico.


Ma non mi sento neanche di metterla al rogo signora Fallaci, di ingiuriarla, di esprimere lo stesso odio che ravviso nelle sue parole. Sa perché? Il primo motivo è che pur non essendo d’accordo con Lei , la trovo una scrittrice molto brava. Ha una tecnica che rende scorrevole un libro che affronta comunque temi pesanti e chi come me ama la scrittura non può che apprendere in silenzio la forma prima di indignarsi eventualmente con il contenuto. Scagliarmi contro di Lei come un moderno Torquemada lo trovo ignobile. Io ho sempre provato ribrezzo per chi limita la libertà di pensiero e se alcuni libri sono stati strumenti di odio e persecuzione lo sono stati proprio in virtù della loro invisibilità. Tutti conoscono il Mein Kampf ma mi creda pochi lo hanno letto. Ne hanno sentito parlare, conoscono le critiche ma non lo hanno mai letto. Pensi ai Vangeli apocrifi nella cui definizione già è impresso il marchio del sacrilegio. O al ritrovato Vangelo di Giuda. O al Codice Da vinci.


 


Credo che il clamore suscitato dai suoi libri sia dovuto proprio a questo. Le minacce, le scomuniche, gli attacchi sono causati da una mancata lettura aperta dei suoi libri. Perché io l’ho letto e non ho avuto questa reazione forte. Alcune parti le ho condivise, altre non mi hanno convinto, altre mi hanno fatto sorridere, altre mi hanno soltanto intristito. E se anche la penso in modo opposto da Lei non mi sono sentita minacciata dalle sue idee. Anzi credo che chi abbia opinioni diametralmente opposte alle sue avrebbe dovuto leggere il libro con più attenzione. Con un atteggiamento diverso cercando di capire quali emozioni abbiano causato l’impulso letterario e soprattutto superando l’emotività. Parlo di emotività non di emozioni. Emozionarsi con un libro è una cosa meravigliosa, denota  una notevole capacità comunicativa dello scrittore. Ma leggere un libro in modo emotivo significa dare libero sfogo agli impulsi più oscuri profondi e pericolosi dell’animo umano. Un patrimonio oscuro che parla non al cuore ma alla zona di ombra presente in ciascuno di noi. Per questo le si scagliano contro. Lei sta rappresentando ( un po’ come Dan Brown) un catalizzatore di emozioni. In realtà Credo che Lei dica le stesse cose che tutti pensano ma che nessuno ha il coraggio di ammettere perché  non è politicamente corretto. Dopo l’olocausto si vive nel timore del razzismo e della xenofobia ed è normale averlo verso un altro che bene o male ha una storia comune, una cultura e una religione ben precisa. Lei dà fastidio perché obbliga la gente a guardare lo scempio del  loro presunto umanitarismo, del loro pacifismo della tolleranza e della gioia di vivere in un mondo multietnico. Guardiamo in faccia la realtà: siamo tutti straorgogliosi del nostro eurocentrismo. Nelle stesse leggi di tutela delle minoranze si nasconde il razzismo. Come scrive Murray Edelman[1] le leggi sulle discriminazioni tendono in realtà ad affermare in modo deciso proprio queste differenze. La legge che definisce le persone da aiutare, le etichetta come vittime bisognose di protezione. La gente che insorge contro ogni presunto abuso, non fa latro che sottolineare l’esistenza di una condizione svilita, degradata, inferiore.


 


Questo processo terribile reso ancora più dannoso dalla sua apparente invisibilità rivestito com’è da una patina insulsa di buoni sentimenti, Lei lo ha reso molto bene. E mi trova completamente d’accordo. Così come l’ipocrita atteggiamento della chiesa che lancia un mea culpa me che non intende modificare le strutture gerarchiche del suo potere. Non basta chiedere scusa per rinnovarsi l’immagine e continuare a condurre i propri affari come prima. Comporta uno scambio, un confronto sul perché nasce una disputa, un problema. Ma del resto sono un ingenua; tutti ci tengono a essere politicamente corretti senza rinunciare ai propri privilegi. Fino qui nulla da eccepire. I miei sinceri complimenti. Per il suo coraggio, per la lucidità perché non è caduta nella trappola dell’apparenza.


 


Eppure mi permetta di dirle trovo queste sue caratteristiche sprecate nel proseguire della sua analisi. Capisco ciò che ha provato l’11 Settembre. Lo capisco perché l’ho provato anch’io. L’orrore, la disperazione, la paura, l’impotenza. Mi creda quel giorno è stato un giorno di tenebra. Di morte. Di lutto. E capisco la sua rabbia, la sentivo anch’io dentro le ossa. La sentivamo tutti. Ma sa qual è stata l’altra emozione? A differenza di lei dalla mia rabbia è nata la compassione. Dolore per l’idiozia dell’uomo, compassione per me, per gli uomini che mai più avrebbero potuto avere il privilegio di forgiarsi di quel nome. Non ho provato quel moto di orgoglio per la mia cultura. Né ho provato voglia di vendetta. Provavo solo un infinita pena non solo per i morti ma per chi aveva causato tutto quell’inferno. Pena perché non avevano solo uccisogli altri. Ma stavano uccidendo tutto ciò che di buono e meraviglioso esiste nell’essere umano. E sa perché lo facevano? Lo dice Trilussa:


 “ Ninna Nanna tu non senti/ i sospiri e i lamenti/ della gente che si scanna/ per un matto che comanda/ che si scanna e che si ammazza/ a vantaggio della razza/ a vantaggio della fede/ per un Dio che non si vede/ ma che serve da riparo/ a un sovrano macellaio/…Che quel covo di assassini/ che insanguina la terra/ sa benone che la guerra/ è un gran giro di quattrini/ che prepara le risorse/ai ladri delle borse”[2]


 


E chi è che comanda mi sono chiesta? Non è così facile. Non è il governo americano, la Cina Israele, il Giappone, l’Afganistan, l’Iraq. Sa chi comanda? Il dio denaro. Comanda il desiderio di potere unito alla voglia di riscatto, tramutatasi non i giustizia ma in vendetta. La gioia perversa della conquista unita al desiderio di sottomissione. La gioia perversa che deriva dal manipolare Dio. Dall’asservirlo alle nostre finalità, ai bassi istinti. Questo comanda e ha sempre comandato. Mio  è difficile dividere i buoni dai cattivi, le vittime dai carnefici. Mi è difficile asserire che ci stanno invadendo, che siamo in diritto di difenderci. Non la intratterrò parlandole dell’Islam, della sua storia della sua cultura. Non le contesterò le sue idee partendo da una analisi critica della storia. Lei elenca le atrocità commesse dal mondo musulmano. Io le elencherei le atrocità commesse dagli occidentali. Ma nessuna di noi avrebbe merito. Nessuna di noi vincerebbe. Perderemmo entrambe.


 


Allora perché le scrivo? Non so dirle. Forse perché anche a me sembra mio dovere mortale partecipare alla discussione. Ma voglio farlo senza affermazioni, senza affermazioni, senza attaccarla parlando con lei come farei con una madre. Dice che il fondamentalismo ha un ampio seguito. E’ vero. Dice che tutti i musulmani sono terroristici incapaci di convivere con noi con la nostra cultura. Che per loro siamo terra da conquistare. Che l’Islam è rimasto sordo per 1400 anni ai richiami della civiltà. Quale civiltà? La nostra? E la nostra è da considerarsi una civiltà? Perché? Abbiamo raggiunto l’apice del successo tecnologico, siamo arrivati sulla luna ma incapaci di vivere sulla terra. Siamo riusciti a debellare tante malattie ma le malattie dell’anima esistono ancora. Ragazzi che si suicidano. Donne che rifiutano la maternità. Città di cemento che coprono il cielo. Distruggiamo la natura, i nostri simili. Ci preoccupiamo di comprare il cellulare nuovo, capace di fare fotografie, sperando di beccare  la velina e il calciatore. Abbiamo la democrazia, la libertà. E volgiamo trasportarla in tutti il mondo con  tracotanza. Facciamo cioè le stesse cose che lei rimprovera all’Islam. L’Islam ci minaccia con il suo modo di vivere ma noi facciamo lo stesso. Imponiamo i nostri valori con le spade e con le bombe. Imponiamo la democrazia scardinando modi di vita millenari. Devastiamo culture. Bel prodotto di civiltà il genocidio! Curdi, Armeni, Ebrei, donne, eretici. L’Islam il secolare nemico dell’Occidente. Ma non sono forse i regimi totalitari che hanno bisogno per sostenersi e per affermarsi di un nemico metafisico?E quale civiltà è minacciata? La civiltà quella assoluta, la vera e la sola? Oppure una civiltà precisa? Ma esiste poi una civiltà che possa presentarsi davvero come la civiltà? Oppure il pensare una cosa del genere è puro frutto d’intolleranza ed etoncentrismo? E noi chi siamo? Europei? Americani? Occidentali? Cristiani? Postcristiani? Trovo che abbia ragione Franco Cardini[3] quando asserisce da bravo storico che la ricerca di radici sia legittimo e che le identità siano necessarie a patto che  ci si renda conto del fatto che non esistono se non nel mito o nell’utopia culture prive di contaminazioni. Grazie a Dio nessuno può vantare nessuna primigenia purezza. Le culture e le genti si scambiano si incontrano, partecipano a un processo osmotico comune per quanto esso possa subire ritardi e accelerazioni dovute alle diverse condizioni storico-politiche e geografiche.


 


Vede avrei voluto che invece del patriottismo, l’undici Settembre vedesse nascere il genere umano. Avrei voluto che capissimo perché di quel tragico evento, che mi appare come un ulteriore anello nella catena di violenze e odio cominciato tanto tempo fa. Alcuni indicano Napoleone, altri la prima guerra mondiale altri il colonialismo. Io non lo so con certezza, ma so che un inizio c’è stato. Io non ho paura di diventare provincia dell’Islam,  ho paura di diventare un oggetto di contesa, ho paura della guerra che ci stà distruggendo. Ho paura di quel mostro nato da millenni di violenza e paura, paura della distruzione che porta con se. Risponde alla guerra con la guerra, alla violenza con la violenza, alla speranza con la paura con il sospetto con l’inimicizia. Divide l’indivisibile. Perché è assurdo pensare a noi come ecosistemi separati. Tutti siano interconnessi, interdipendenti, ogni azioni scatena azioni uguali e contrarie. Ogni gesto avrà una controreazione resa ancor più drammatica dall’arsenale tecnologico a nostra disposizione. Lei dice che la guerra è alla base della vita. Che la vita uccide la vita. Questa è la legge dell’uomo, non di Dio. Nell’animale che mangia l’altro animale, io vedo l’ordine cosmico, vedo la vita che nutre la vita  e crea altra vita. Il seme che muore dà origine a un fiore e questo dona alla terra un altro seme e il ciclo infinito ricomincia. Noi che veniamo nutriti dal sacrificio di piante animali perché se la vita non muore, non crea altra vita. Lei vede il dramma ma non la speranza. Lei vede il gesto ma non intuisce il significato. Nelle faccende umane la distruzione è fine a se stessa. Il talebano distruggono perché vuole distruggere e finito di distruggere noi distruggerà altri via fino all’estinzione della vita. Così fanno i governi. Così fanno coloro che non capiscono il mistero della vita, che non seguono le leggi del cosmo. Gli arabi in particolare gli Islamici,  si meravigliarono per secoli dell’immensità del cielo sforzandosi di applicarne le leggi sulla terra. Alchimisti, maghi, studiosi di astronomia. Mistici e santi a volte folli. Ma nella follia si scorge la scintilla divina. La verità brilla in un angolo. Non appartiene a nessuno. Appartiene solo a chi sa spezzare la catena di eventi dannosi, luttuosi e violenti. Chi si riappropria della scintilla divina. Di chi cerca i perché sparsi nel vento. Di chi dopo l’11 Settembre, vuole capire come siamo arrivati a questo punto senza odio. Onestamente. Piangendo per le vittime e lottando contro quel mostro che ci minaccia. E capendo che il mostro non è fuori, ma dentro di noi. Carta Signora Fallaci solo riappropriandoci della nostra umanità dal caos dell11Settembra potrà nascere la vita, una nuova umanità. Solo se noi lo vogliamo. Solo nel momento in cui capendo di essere parte di un tutto più grande che ci comprende e ci trascende, in un interconnessione infinita di eventi cause ed effetti ci sentiremo responsabile di ogni nostra azione, di ogni nostro pensiero, di ogni nostro mito. Per il modo in cui parliamo, in cui sentiamo, in cui vediamo il mondo. Lo conosce l’enigma della sfinge? Rappresenta la nostra sfida più grande: cos’è l’uomo? Cosa significa essere umani? Forse è questa la domanda chiave per capire per lottare contro il male, la vendetta, la rabbia e l’orgoglio. “perché tu lo hai fatto un po’ inferiore agli angeli e coronato di onore e di gloria”.[4]



 


Ritroviamola insieme questa benedetta gloria.


Micheli Alessandra









[1]  Murray Edleman “Come costruire lo spettacolo politico” p.p 28-29 nuova Eri Torino  1988



[2] Trilussa “Ninna nanna della guerra” da  Poesie scelte mondatori Milano 1971



[3] Franco Cardini “Noi e l’Islam un incontro possibile” Laterza  Bari 2001
[4] Salmo 8 v.v 8-4


ALESSANDRA MICHELI
email:
alessandramicheli@virgilio.it



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