L'ora di Corano a scuola? Gli evangelici italiani dicono no
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Lunedí 13 Marzo 2006


















 
L'ora di Corano a scuola? Gli evangelici italiani dicono no
[ICN-News 12/03/06]

COMUNICATO STAMPA
Roma (NEV) - Con le seguenti dichiarazioni i protestanti intendono introdursi nel dibattito creatosi intorno alla presa di posizione, favorevole, del cardinal Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, circa l'ora di religione islamica nelle scuole pubbliche.

La Consulta islamica riunitasi in questi giorni, nell'avanzare una serie di richieste allo Stato italiano, si era spaccata al suo interno su questo punto. L'Agenzia stampa NEV ha raccolto le dichiarazioni di Gianni Long, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI); della pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese; del pastore Holger Milkau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI); e del pastore Salvatore Rapisarda, vice-presidente dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI).



Gianni Long: Le chiese evangeliche hanno sempre espresso la convinzione che l'educazione religiosa è competenza delle famiglie e delle comunità di fede. Ciò è ribadito anche nelle Intese con le cinque chiese evangeliche (e in quella con l'Unione delle comunità ebraiche). Siamo quindi contrari all'insegnamento confessionale nelle scuole pubbliche: quello cattolico oggi ed eventualmente altri domani. Al contrario, riteniamo utile un insegnamento aconfessionale di storia delle religioni. Esiste un progetto in merito dell'"Associazione 31 Ottobre per una scuola laica e pluralista", associazione che fa capo alla FCEI; e anche il Consiglio d'Europa si è espresso per un insegnamento del genere, come mezzo di dialogo e per sviluppare una vera cittadinanza europea.

Maria Bonafede: Sono sempre stata convinta che l'insegnamento della dottrina in vista della fede sia prerogativa delle diverse fedi e religioni e che a scuola non dovrebbe esistere nessun insegnamento confessionale. Credo però che lo Stato avrebbe dovuto prevedere ad introdurre da tempo, sia nella formazione degli insegnanti, sia
nella programmazione delle materie curricolari, elementi di conoscenza critica e di valorizzazione delle diverse religioni nella formazione culturale dell'umanità. Non credo che moltiplicare ore di insegnamento confessionale aiuti la convivenza e lo scambio culturale ed umano di cui il nostro paese ha bisogno. Indubbiamente la richiesta della Consulta islamica mette in evidenza quanto l'insegnamento della
religione cattolica (IRC) sia un privilegio concordatario ed un problema da risolvere.

Holger Milkau: Il cristianesimo - come ogni religione - esige l'insegnamento delle proprie radici per far crescere la conoscenza e la consapevolezza del credo personale. Le società moderne richiedono un chiaro orizzonte per evidenziare la pluralità delle religioni e dei valori etici e spirituali che esprimono. Una caratteristica del luteranesimo è da sempre quella di un prudente accompagnamento della formazione religiosa. Per eseguire questo compito la scuola pubblica
sembrerebbe una piattaforma ideale, se non contraddicesse all'esigenza fondamentale della laicità. I protestanti in Italia hanno trovato dei modi di formazione al di fuori delle scuole pubbliche.

Salvatore Rapisarda: La religione non si insegna, si testimonia. Ribadiamo che il luogo di tale testimonianza è la famiglia, la comunità religiosa di appartenenza, la vita quotidiana. Ridurre la religione a materia scolastica, con insegnanti pagati dallo Stato e difficoltà di collocazione nell'orario scolastico, spesso a danno di quanti non se ne avvalgono, appare come una negazione del valore spirituale della religione. Non abbiamo dubbi sulla sincerità della proposta del cardinal Martino, ma non la condividiamo perché parte da una posizione di privilegio e, probabilmente, è volta a giustificare la condizione di vantaggio di cui già gode la chiesa cattolica. Ancor di più non sono condivisibili le posizioni di quanti si sono dichiarati contrari alla proposta Martino accampando criteri di reciprocità nei paesi islamicio in difesa del privilegio della religione cattolica in Italia. La religione è un fatto di coscienza, dunque è un fatto privato.


 

http://www.icn-news.com/live/index.php?pg=011&id=1142149853


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