Stretta all'autonomia dei Francescani di Assisi. Benedetto XVI a piccoli passi, ma significativi, procede nel riordino della Chiesa. Ieri ha nominato il nuovo vescovo di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino. È monsignore Domenico Sorrentino che lascia l'incarico «curiale» di segretario della congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, forse perché ritenuto troppo «aperto» per il nuovo corso impresso da papa Ratzinger. Ma questa nomina è stata anche l'occasione per definire nuove regole nel rapporto dei Francescani frati («conventuali» e «minori») delle basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli con il vescovo di Assisi. Con una lettera apostolica «motu proprio» il Papa ha fissato nuove disposizioni che limitano l'attuale autonomia dei frati e la subordinano alla «giurisdizione» del vescovo diocesano. Da oggi sono sotto tutela. Almeno per quanto riguarda l'attività pastorale. Forse pesa l'intraprendenza dei Frati conventuali della Basilica di San Francesco, promotori di eventi di grande risalto su temi della pace e dei diritti umani.
Entra nel dettaglio la lettera apostolica. D'ora in poi sarà il vescovo di Assisi ad esercitare la «giurisdizione» prevista dal diritto ecclesiastico sulle chiese e sulle case religiose «per quanto riguarda tutte le attività pastorali svolte dai Padri Conventuali della Basilica di San Francesco e dai Frati Minori di Santa Maria degli Angeli». È una vera stretta all'autonomia concessa loro da Paolo VI. Per promuovere iniziative che avranno riflessi regionali o nazionali e internazionali i frati dovranno chiedere il permesso al loro vescovo, che sentirà il parere del presidente della conferenza episcopale umbra per le iniziative che hanno riflessi sulla Regione o della presidenza della Cei per quelle a più ampio raggio.
Il Papa conclude la sua lettera con un richiamo rivolto ai «Figli di san Francesco»: si attengano alle nuove norme «con disponibilità e con spirito di comunione con il vescovo e con le conferenze episcopali regionali e nazionali». «Nonostante qualunque cosa in contrario».
Non commentano i frati del Sacro Convento di Assisi. Il Custode, padre Vincenzo Coli si limita ad esprimere «gioia e speranza» per la nomina del nuovo vescovo e per il «chiaro riferimento ai valori francescani di Assisi» contenuto nel messaggio papale. Aiuta, invece, a capire le ragioni del «Motu proprio» di Raztinger il vescovo «uscente» della diocesi, mons. Sergio Goretti. «La Chiesa locale è una famiglia che sta intorno al suo vescovo: ad Assisi era assurdo - denuncia - che esistessero delle vere e proprie enclave autonome sulle quali proprio il vescovo non aveva alcun potere». Augura buon lavoro al suo successore mons. Sorrentino. «È un bene che il mio successore non abbia i problemi che ho avuto io aggiunge. Spesso venivo a sapere dai giornali di certe iniziative».
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