Via Quaranta: saltate le trattative. La soluzione era a un passo, ora è sempre più lontana.
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Saltate le trattative per una scuola privata islamica

Scuola islamica, genitori verso nuove proteste

Famiglie deluse dopo il «no» su via Ariberto. Il direttore: scelta politica. Dutto: iscrivete i figli agli istituti pubblici









Alunni della scuola araba di via Quaranta (Emmevi Photo)
Era a un passo, è sempre più lontana la soluzione alla vicenda di via Quaranta. Una cosa è chiara: l’elementare privata in via Ariberto non si farà. Il contratto di affitto non c’è mai stato, l’autorizzazione per avviarla — lì o altrove — non è arrivata. L’aspettano gli egiziani, che ieri sera si sono riuniti dopo la preghiera. Ci sperano «visto che — dicono — un no ufficiale non è ancora arrivato».

Commenta il direttore del centro islamico, Aly Sharif: «Hanno cambiato idea per motivi politici. I genitori sono molto delusi, ma non manderanno i figli negli istituti pubblici di Milano. Vogliono il doppio titolo: italiano ed egiziano». Di «scelta politica» parla anche Francesca Lavizzari, preside dell’istituto Cavalieri che avrebbe dovuto dare il nulla osta per la partenza della scuola privata. Ma il resto il direttore scolastico Mario Dutto è stato chiaro: «Quest’anno l’unica soluzione è iscrivere i bambini alle scuole pubbliche»

Sandro Antoniazzi, leader dell’Unione a Palazzo Marino, continua: «Sto cercando di convincere gli egiziani a non manifestare contro questa decisione. Protestare sarebbe controproducente».

Secondo Mario Mauro (Forza Italia), vicepresidente del Parlamento europeo, «il riconoscimento di una scuola privata autorizzata sarebbe una grave sconfitta per lo Stato». L'assessore regionale al Territorio, il leghista Davide Boni, chiede di chiudere ogni trattativa, mentre il senatore verde Fiorello Cortiana aggiunge: «A questo punto spetta al Comune, alla Provincia o alla Regione mettere a disposizione la sede per le lezioni ai bambini delle elementari: non può essere una questione logistica a bloccare un lavoro eccellente e paziente di altissimo valore che il Prefetto di Milano ha saputo con pazienza definire».



di Annachiara Sacchi

 









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