Lettera aperta degli organismi sindacali internazionali all’Assemblea generale dell’ONU: dobbiamo decidere e agire contro la povertà e farlo subito!
Condividi questo articolo



Lettera aperta degli organismi sindacali internazionali

Alla vigilia dell’Assemblea generale dell’ONU, sta naufragando l’accordo sui diritti umani e sulla lotta alla povertà, per l’atteggiamento dell’amministrazione statunitense che chiede di eliminare dal documento finale cifre sugli aiuti allo sviluppo e riferimenti agli obiettivi di sviluppo del millennio e rivendica il voto a maggioranza qualificata del Consiglio sui diritti umani, invece della maggioranza semplice.
Tutto ciò, alla faccia degli impegni sottoscritti e della pressione internazionale sviluppatasi in questi anni.
Una chiara denuncia del comportamento degli Stati Uniti viene fatta dai segretari della CISL internazionale, dell’Internazionale dell’Educazione e del Comitato Consultivo del sindacato presso l’OECD in una lettera aperta inviata nei giorni scorsi.

Ai capi di governo riuniti per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dal 14 al 16 settembre si chiede di agire contro la povertà nel mondo. Mai nel passato si sono viste così tante persone mobilizzarsi su un unico messaggio: dobbiamo decidere e agire contro la povertà e farlo subito!Centocinquantacinquemilioni di persone si sono unite nella Campagna Globale contro la Povertà, cui si sono aggiunti altri milioni in tutto il mondo. Partecipati concerti hanno messo insieme giovani ed anziani, con una grande risonanza da parte dei mass media. Personaggi del mondo dello sport, dello spettacolo e degli affari si sono associati alla causa.

Tuttavia, dopo tutto ciò, mai prima di ora lo spettacolo si è rivelato così deludente. Mentre i capi di governo si preparano a raggiungere New York, i negoziatori stanno lavorando notte e giorno perché all’ultimo minuto l’amministrazione degli Stati Uniti ha deciso di distruggere il progetto definito a livello mondiale per affrontare il problema della povertà.
Tante speranze erano state investite nel Summit, e molto lavoro era stato fatto per persuadere i governi che era giunto il tempo di acquisire gli obiettivi chiave per lo sviluppo – the Millennium Development Goals.
Ora, con un raid all’ultimo minuto, tutto ciò è in pericolo. Il nuovo ambasciatore, nominato da George Bush, rivendica che gli Stati Unii non hanno mai sottoscritto gli Specifici Obiettivi per lo Sviluppo.

I lavoratori di questo pianeta non sono più estranei alla povertà. In questi giorni e in questi anni, avere un lavoro non comporta l’essere in grado di nutrire la propria famiglia, di poter sostenere il mantenimento dei figli a scuola o addirittura di poter disporre d’acqua pulita. E questa non è la situazione solo dei paesi sottosviluppati, è anche la realtà in molti paesi industrializzati. La povertà comincia a radicarsi tra i lavoratori anche nella maggior parte delle società. I lavori sono sempre più precari e le condizioni di lavoro spesso pericolose. Quando il movimento sindacale mondiale rivendica un lavoro dignitoso, intende un lavoro libero da vessazioni e discriminazioni, un lavoro che consenta di vivere e che non metta in pericolo la salute o la vita.

Tutto ciò può sembrare elementare, ma la realtà dell’economia globale odierna è che la maggior parte dei lavoratori non godono di questi diritti basilari. Per questi motivi il movimento sindacale mondiale fa parte della Global Call to Action Against Poverty (Appello all’azione contro la povertà). Ci interessa tutti quanti!

Al cuore della battaglia a base di parole che sta precedendo il Summit in New York c’è una profonda differenza di punti di vista su come affrontare la questione della povertà nel mondo.
Da quando i capi di governo si incontrarono alle Nazioni Unite cinque anni fa, nel 2000, è emerso un notevole consenso che ha messo insieme governi, la comunità internazionale, intellettuali, economisti e società civile, comprese le organizzazioni sindacali, imprese, organizzazioni per lo sviluppo e famose personalità. Si è creato un consenso sulla richiesta di incrementare le risorse destinati agli aiuti, di eliminare o rivedere il debito e di trovare un accordo per regole di commercio Più eque. Punto nodale di tale consenso è il punto di vista espresso chiaramente negli otto obiettivi di sviluppo del Millennio.

Ma c’è un’altra visione, quella della retorica compassionevole, che invoca sforzi individuali combinati con la privatizzazione, sostituzione delle responsabilità dei governi con il libero mercato e la liberalizzazione del commercio. L’amministrazione statunitense ha scelto in questi giorni di respingere il consenso raggiunto a livello mondiale negli ultimi cinque anni, rigettando l’idea di obiettivi chiari e d’indicatori misurabili dei progressi compiuti. Invece, il nuovo Ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite ha detto ai rappresentanti degli altri 190 paesi di mettere da parte il loro lavoro e di porre la loro attenzione sulle richieste degli Stati Uniti sulla riforma dell’ONU.

Anche il movimento sindacale internazionale vuole un’ONU più efficiente, vuole una risposta più incisiva alla violazione dei diritti umani e in particolare ai diritti degli uomini e delle donne sfruttati. Il movimento sindacale rivendica un’azione più efficace contro il terrorismo e per la sicurezza perché spesso le vittime sono i normali lavoratori.

Ma l’eliminazione del Development Millennium Goals non farà acquisire nulla di tutto ciò. Il consenso a livello mondiale è riuscito a mobilizzare così tante persone proprio perché presenta una visione capace di affrontare, nel loro insieme, tutti questi problemi pressanti, di farlo in modo realistico e con il supporto internazionale. I nostri membri hanno dimostrato la loro capacità di mobilizzarsi in grandi coalizioni contro la povertà, negli Stati Uniti come negli altri paesi. I capi di governo devono sapere che se mostreranno volontà politica e capacità di intervento a New York avranno il sostegno delle persone e le nostre organizzazioni faranno la loro parte nel mobilitare tale supporto.

Guy Ryder (ICTFU) Fred van Leeuwen (EI) John Evans (TUAC)


Roma, 13 settembre 2005



Condividi questo articolo

in Storie di mondo: Giornata mondiale del rifugiato - Il Rapporto 2005 dell'Alto Commissariato delle Nazioni UniteAhmed - La Giornata dei Diritti dei Bambini,il giorno dopoL'UNESCO et les sociétés du savoirMarina Forti: India. Il bambù fiorirà, e sarà la fameBanca mondiale - Lo sviluppo del mondo nelle mani di Mr MagooXinjiang, il paese del melograno sulla via della seta, ovvero la Cina senza i cinesiCINA SPECIAL CHILDLettera aperta degli organismi sindacali internazionali all’Assemblea generale dell’ONU: dobbiamo decidere e agire contro la povertà e farlo subito!L'Europa e le sue radici - Giovanni Lajolo, sul ''Ruolo della Chiesa e dei cristiani nel futuro dell'Europa'' - a cura di Mattia Bianchi 10/09/2005Per un pugno di semiUna canzone per fermare la povertàLa cancellazione del debito non è la soluzione ai problemi dell'Africa - James ShikwatiDifendere la scuola pubblica, autogestire la formazione - incontro con lo studioso portoghese Boaventura Souza SantosPOVERTA’ ED EMARGINAZIONE - Il Convegno organizzato dalla Fondazione Cecchini-Pace apre a nuove riflessioni sul futuro dell’umanitàLETTERA APERTA ALLE COMUNITÀ CRISTIANE E AI VESCOVI ITALIANINaomi Klein: ecco il mio documentario sull’ArgentinaDirettiva Bolkestein - dossier attac.italiaLa Bolkestein ovvero l’abbandono del modello sociale europeoForum Sociale Europeo - Appello alla mobilitazione per il 2 aprilePER UNA GLOBALIZZAZIONE PIÙ GIUSTA la globalizzazione può e deve cambiare - JUAN SOMAVIA, DIRETTORE GENERALE DELL’UFFICIO INTERNAZIONALE DEL LAVOROIL GATS Oggi - ''L'insegnamento non è un mercato''''Compagno Lula'', domande dall'utopiaEconomie Mediterranee  


Copyright © 2002-2011 DIDAweb - Tutti i diritti riservati