AVVENTURA E TRANSIZIONE - I passaggi metabletici dell’esistenza
Elaborato del saggio di R. Massa, Linee di fuga, La Nuova Italia
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AVVENTURA E TRANSIZIONE
I passaggi metabletici dell’esistenza


Elaborato del saggio di R. Massa, Linee di fuga, La Nuova Italia


di LAURA TUSSI


La Formazione dell’uomo è avventura, gli eventi che si susseguono e ci vengono incontro (da ad-venio). I volti dell’avventura non sono solo tipici dell’adolescente, ma, per esempio, lo stile di vita borghese che oggi si manifesta in forme trasgressive più che contestuali. I mass media hanno preso il posto dell’immaginazione, per cui il volto autentico esistenziale sono le svolte dell’avventura interiore. La vicenda straordinaria, pericolosa e affascinante è costitutiva della realtà e dell’umanità, battendo vie inesplorate. La vita è un movimento continuo con sbalzi, passaggi più o meno repentini, transizioni di cambiamento destabilizzanti o ristrutturanti, di svolte metabletiche di eventi e vicissitudini che divengono una necessità affrontare, come per sfrondare un traguardo tanto agognato, per valicare una soglia del tremendo, verso un orizzonte di senso e di significato del mondo e del reale che apre le vie del progresso, le linee di fuga verso orizzonti di libertà e giustizia. Pedagogicamente l’avventura presenta e comporta una valenza educativa, in quanto rappresenta il superamento della noia, del futuro senza timore, dell’imprevisto, dell’inesplorato. Risultano negativi gli orientamenti pedagogici che la eliminano dal concetto di azione.


L’avventura è ciò che si vive, è stare al mondo… è tipica di tutte le fasce d’età. In adolescenza si affrontano in prima persona le decisioni quotidiane, come il gioco, attività liberatoria, praticata per divertimento e indispensabile per la crescita di sé, la maturazione interiore e l’esplorazione.
L’età adulta non si è mai preoccupata di giocare. Troppo protesa al rispetto della rigidità della Norma, in un disagio della civiltà tuttora dilagante. L’avventura per qualche adulto consiste nel lavoro psicologico orientato ad un fine, in quanto persiste un’anima infantile, il puer aeternus di junghiana memoria, che riemerge spontaneamente in una certa fase della vita. L’avventura dell’adulto è anche desiderio di scoperta perenne della ragione, per cui nella cultura occidentale sussistono due concezioni di peripezia di eventi, la ricerca finalizzata a svago rocambolesco  a evasione insolita e rischiosa e il gioco a-finalistico.


La stagione migliore per viaggiare nella letteratura d’avventura è l’adolescenza. Hauff scrive fiabe d’ambiente arabo, individua l’”altrove” e lo descrive.


Steinbeck coglie l’avventura presente nei luoghi e nelle ambientazioni che ha sempre vissuto. Negli anni 40-60 nel cinema e nella televisione la peripezia avventurosa è la dimensione principale in cui si rappresentano mondi estranei, esotici, lontani, inesplorati. Negli anni 80 si parte da un’ambientazione fantastica di film, dove il racconto evolve da premesse dottrinali, quindi non storie raccontate per piacere narrativo, ma sfiducia nella possibilità del racconto avventuroso, in quanto l’avventura tout court è resa da effetti speciali e non da potenzialità umane.


Nella scuola il modello didattico è isolante rispetto all’esterno e trasmissivo con la ripetizione delle solite nozioni, mortificando i vissuti individuali, sterilizzati e allontanati dalla società.
L’avventura è in ognuno di noi e di cui non bisogna beffarsi. La vacanza è un periodo vuoto che l’uomo tende a riempire con attività che lo occupano: ciò indica come l’essere umano non sa stare in silenzio, la riflessione intima e solipsistica. Nella nostra società le immagini sono il mezzo più rapido di comunicazione, usate per diffondere parvenza d’avventura, ma i mass media appiattiscono il significato e suscitano solo desiderio d’evasione. Il linguaggio pubblicitario si è impadronito del termine “avventura” con funzioni esortative e richiami emotivi, dai paesaggi misteriosi ed esotici, all’esaltazione estetica ed edonistica del corpo nella sua fisicità sfalsata.


L’Associazionismo Educativo, che comprende anche l’ARCI, mette in atto il massimo esercizio di autonomia, protagonismo e responsabilità sociale e culturale dei ragazzi, privilegiando la dimensione della vacanza come specifica ragione educativa e non come ambito di mera vacuità.
Le esperienze nei soggiorni di vacanza sono gestite da enti pubblici, dalle grandi aziende, dalle organizzazioni cattoliche di scala nazionale che si differenziano dagli oligopolisti, ma si assiste ad una nascita di enti, di cooperative e associazioni private, dove non si trova più l’aspetto assistenziale, ma vengono valorizzate e poste in primo piano le esigenze dei ragazzi di vivere esperienze autonome lontano dai genitori. Il target non è più costituito da bambini piccoli, ma da preadolescenti e adolescenti. Le caratteristiche comuni ai soggiorni di vacanza sono il tempo libero organizzato, la vacanza di gruppo e il turismo.


Nel 1978 il Comune di Milano promuove l’iniziativa scuola-natura, organizzando gite ed escursioni nelle scuole. Questa avventura è stata occasione per interessarsi a ciò che circonda la vita dell’uomo. Erano previsti obiettivi educativi di carattere affettivo (conoscenza di sé), relazionale (conoscenza del gruppo), cognitivo (modalità d’apprendimento).


In passato si viaggiava per necessità lavorativa. Oggi anche per piacere ed evasione dalla routine. Il turismo ha una funzione esterna ed interna: conoscere usi e abitudini “altri”, differenti, diversi, divergenti rispetto alla personale identità e di conseguenza indispensabili nella formazione della propria personalità.


Il turismo giovanile organizzato  prevede viaggi per i più facoltosi o la vacanza libera, tipica degli anni 70 o semi-organizzata.


Le vacanze itineranti di gruppo dalla forte accentuazione sportiva prevedono il contatto diretto con la natura. Queste forme organizzative, pur avendo base gestita e diretta, lasciano spazio a scelte determinate prese dal gruppo e dai singoli. L’avventura è vissuta come ricerca di confronto tra proprie forze e quelle della natura, dove il giovane è disposto ad accettare disciplina comportamentale e fisica.


I campi di lavoro non offrono retribuzione e presentano una vasta gamma di attività agricole, ecologiche, archeologiche, edilizie.
Le vacanze studio per apprendere una lingua straniera costituiscono una facile opportunità per socializzare e per sviluppare capacità di adattamento.


L’incontro interculturale consiste in un programma di attività organizzate da diverse associazioni con l’intento di attivare conoscenza reciproca in grado di sradicare pregiudizi e stereotipi.
I giovani non sembrano attualmente poter tematizzare l’avventura in modo personale riappropriandosi di ciò che essa può voler dire e significare per ciascuno. I giovani accolgono suggestioni di chi propone modelli di pseudo avventura, come agenzie, associazioni, enti, mass media. I giovani dovrebbero riappropriarsi del vero significato di avventura, quale evasione, passaggio, transizione in aspetti evolutivi e creativi che costruiscono la dimensione più genuina e vera dell’essere umano. Per questo il ruolo precipuo deve essere assunto dalla scuola e dall’animazione extrascolastica.



 


Laura Tussi


email:tussi.laura@tiscalinet.it



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