La cancellazione del debito non è la soluzione ai problemi dell'Africa - James Shikwati
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Aiuti internazionali, ciclo della povertà, corruzione
La cancellazione del debito non è la soluzione ai problemi dell'Africa

Invece di essere attratti da idee estremamente sensuali come la cancellazione del debito, l'Africa dovrebbe urgentemente cambiare direzione e affrontare i suoi problemi interni.

James Shikwati

 

Fonte: Africa Infoserve - 16 giugno 2005 - 6 luglio 2005

Avendo visitato molte zone del mondo, trovo difficile credere all'onestà dei paesi ricchi quando chiedono di cancellare i debiti dei paesi poveri.
Mi sembra strano che gli stessi paesi che parlano di democrazia, rispetto delle leggi, buon governo e responsabilità, possano cancellare il debito senza mettere in discussione il genere di transazioni finanziarie che hanno condotto al debito.
Forse qualche cittadino, in uno dei paesi cui è stato cancellato il debito, ha chiesto al proprio governo un'inchiesta per verificare le entrate effettive?

L'aiuto esterno è stato stanziato solo per tappare il buco che esiste tra il salvataggio domestico interno e gli investimenti esteri.
Alla base di tale scelta c'è la teoria, non riconosciuta, del ciclo della povertà, secondo la quale la povertà continua a colpire alcune zone, fino a quando, grazie a degli aiuti esterni, l'economia riparte. Oggi, dopo 40 anni di aiuti esterni, il ciclo della povertà continua.

Attualmente, le nazioni sviluppate hanno diffuso una teoria ancora più assurda che, volgarmente, è detta "Potere della Stella". Secondo questa visione, le nazioni sono divise in quattro gruppi: le stelle, i quadrati, i cerchi e i triangoli.
Ad ogni nazione corrisponde un certo punteggio, per cui, ad esempio, i paesi industrializzati hanno i punteggi più alti mentre quelli poveri hanno i punteggi più bassi.
Secondo questo punto di vista, solo le nazioni economicamente floride possono salvare quelle che hanno il punteggio più basso.
Con il fine di convalidare tale ipotesi, si educano le elite delle nazioni povere in modo tale da far credere loro che l'aiuto dei paesi ricchi è la soluzione più efficace per uscire dalla situazione di sottosviluppo in cui si trovano.

Si ritiene che, negli ultimi 40 anni, i leader africani abbiano rubato e messo al sicuro più di 140 milioni di dollari in conti aperti nelle banche delle nazioni ricche.
I paesi africani devono ancora pagare circa 295 milioni di dollari alle nazioni ricche.
Il debito che queste ultime hanno deciso di cancellare per aiutare l'Africa ammonta a 40 milioni: in parole povere, quei pochi paesi che ne beneficeranno avranno la possibilità di costruire ospedali e asili, assumere maestri ed indebitarsi subito dopo.

Coloro che propongono l'annullamento del debito non dicono che è il mondo intero a beneficiare di tali transazioni finanziarie.

Infatti, i prestiti delle nazioni ricche hanno avuto a che fare in larga misura con forti condizionamenti economici, i quali fanno tornare indietro ai donatori almeno due terzi del prestito totale, tramite l'acquisto di apparecchiature, l'assunzione di espatriati, le commesse e i controlli delle politiche commerciali.
Quel poco che cade nella ciotola è rubato dalle leadership africane e depositato nelle banche delle solite nazioni ricche.

E' possibile per i cittadini delle nazioni povere portare davanti alla corte internazionale le nazioni ricche perché queste hanno consapevolmente tenuto in custodia del denaro rubato?

Le regole internazionali che attualmente riguardano i depositi bancari sono estremamente attente nel controllo dei trasferimenti di denaro che potrebbero essere collegati al terrorismo o al traffico di droga. Le nazioni ricche farebbero un grande favore a quelle povere se esaminassero gli acconti di quei leader africani che, come loro sanno benissimo, si appropriano indebitamente del denaro dei loro cittadini.
Nel 2004 un'inchiesta dell'Unione Africana ha evidenziato che l'Africa perde 148 milioni di dollari americani solo a causa della corruzione. Altri studi hanno scoperto che 20 milioni di dollari vanno persi per fluttuazione del capitale, 15 milioni per danni dovuti alle guerre civili, 18 milioni per importare cibo, 15 milioni per le spese militari e l'acquisto di armi, 216 milioni per perdite varie.
Di quanto aiuto abbiamo bisogno noi africani per rispettare le nostre stesse leggi, sconfiggere la corruzione e, semplicemente, mettere davanti a tutto le nostre priorità?

Il contadino africano è spremuto sia dai suoi capi che dalle nazioni ricche. Il contadino, infatti, deve lottare per avere una degna rappresentanza politica in parlamento così come deve lottare per la difesa della sua produzione agricola all'interno delle leggi di mercato.
Nonostante ciò, le nazioni ricche continuano ad imporre i loro sussidi agricoli e ad alimentare un'economia con i loro prodotti che, in quanto aiutati dai sussidi, non rispettano una giusta competizione economica.
Gli intellettuali dei paesi sviluppati stanno facendo pressione per far sì che la gente dei paesi poveri non sfrutti le risorse naturali a sua disposizione, come ad esempio i carburanti fossili, le foreste e, soprattutto, la natura incontaminata.
D'altro canto, le elites delle nazioni in via di sviluppo sono molto impegnate in uno scontro con le nazioni ricche poiché quest'ultime derubano i contadini, sia tramite dei contratti inflazionati, sia incentivando, semplicemente, dei progetti agricoli che loro sanno non potranno mai funzionare.

Strategicamente le nazioni ricche dicono a quelle povere di fare affidamento sull'aiuto esterno, per dei motivi che sono sconosciuti a coloro che lo riceveranno.

Non viene mai raccontata la lotta quotidiana dei contadini africani i cui raccolti sono distrutti dalle pestilenze, quella dei villaggi che vanno avanti senza poter disporre di acqua o delle famiglie che cercano medicine per i loro figli, colpiti da malattie prevenibili, come la malaria.

L'Africa è ricca di minerali come la tantalite, il vanadio, il palladio, l'uranio, il cromo, il petrolio e i diamanti.
Una buona parte dei terreni africani è coltivabile, con un clima mite.
L'Africa non è particolarmente sovrappopolata, se la paragoniamo con i paesi asiatici.
Inoltre, non è ancora stata sfruttata appieno la potenzialità della popolazione africana, specialmente quella delle donne e dei giovani.

Invece di essere attratti da idee estremamente sensuali come la cancellazione del debito, l'Africa dovrebbe urgentemente cambiare direzione e affrontare i suoi problemi interni.
Dobbiamo aprire l'Africa agli uomini d'affari africani e a coloro che vogliono cambiare le cose.
Dobbiamo chiedere ai nostri amici delle nazioni ricche di permetterci di viaggiare e imparare.
Dobbiamo imparare a fare affari con le nazioni ricche e decidere di eliminare quelle relazioni basate sul concetto di manna dal cielo.

C'è la possibilità che una nuova generazione di africani salverà questo continente dalla stagnazione, dovuta al fatto di essere rimasti fissi sull'idea di un meccanismo di supporto esterno che va avanti nel nome dell'aiuto internazionale.

I leader africani si trovano adesso di fronte alla sfida più grande: offrire la loro leadership seriamente oppure, più semplicemente, difendere gli interessi delle nazioni ricche.







Note:

Tradotto da Roberta Casillo per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
fonte,l'autore e il traduttore

http://italy.peacelink.org/conflitti/articles/art_11858.html



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