Cecenia
Un popolo dimezzato
Ammissione ufficiale: 300 mila ceceni morti e 200 mila spariti nel nulla
Enrico Piovesana
Quanti civili ceceni sono morti nelle due guerre che negli ultimi undici anni hanno insanguinato quella piccola repubblica del Caucauso?
Fino a oggi l’unica cifra nota erano le stime delle organizzazioni non governative cecene e russe: 80-100 mila civili ceceni uccisi nella prima guerra russo-cecena (1994-1996) e molti di più nella seconda (iniziata nel 1999), per un totale di circa 250 mila morti, vale a dire un quarto dell’intera popolazione cecena, che prima della guerra superava di poco il milione.
Questa cifra è sempre stata seccamente smentita dalle autorità russe, che si sono sempre rifiutate di parlare dei costi umani della guerra in Cecenia, non solo di quelli ceceni, ma anche dei caduti russi (almeno 25 mila morti secondo l’associazione delle madri dei soldati russi).
La dichiarazione di Dukvakha Abdurakhmanov. Ma domenica è arrivata da parte russa una dichiarazione che non solo conferma quella cifra, ma la supera di parecchio.
Dukvakha Abdurakhmanov, vice primo ministro del governo ceceno filorusso di Grozny, durante un discorso pubblico tenuto in Daghestan ha ammesso che sono addirittura 300 mila i ceceni morti negli ultimi dieci anni di guerra, e che a questi vanno aggiunti anche 200 mila ‘desaparecidos’. Essendo Abdurakhmanov un uomo di spicco dell’amministrazione cecena appoggiata dal Cremlino è legittimo pensare che abbia basato la sua eclatante affermazione su dati ufficiali in possesso delle autorità filorusse.
Meno chiaro appare il motivo per cui abbia deciso di rivelare questi dati.
Un paragone per convincere i daghestani. Abdurakhmanov domenica era in Daghestan per cercare di convincere i mille profughi del villaggio di Borozdinovskaya a tornare alle loro case. Da due settimane questi rifugiati di origine àvara (dagehstana) vivono accampati in un prato subito al di là del confine, alla periferia di Kizlyar. Sono fuggiti dalla Cecenia dopo un violenta spedizione delle forze russe (o delle milizie cecene filorusse di Kadyrov, non è ancora chiaro) durante la quale quattro case sono state incendiate, un anziano è morto carbonizzato e undici uomini sono stati portati via con la falsa accusa di essere ‘fiancheggiatori dei ribelli’.
Abdurakhmanov ha parlato dei 300 mila morti ceceni per dimostrare che, in confronto ai ceceni, la minoranza dagehstana che vive in Cecenia se la passa bene e quindi non ha ragione di fuggire: “Voi avete perso solo undici persone, mentre ogni ceceno ha decine di parenti uccisi o spariti”.
Intanto la guerra continua. Ieri soldati russi e ceceni del battaglione ‘Zapad’ comandati del fanatico collaborazionista ceceno Said-Magomed Kakiev (un criminale di guerra con un occhio di vetro, il naso troncato e lo scheletro di titanio) hanno ingaggiato un combattimento con i guerriglieri ceceni nel villaggio di Pervomayskaya, alla periferia est di Grozny. Dopo ore di scontri a fuoco, in cui è stata impiegata anche l’artiglieria pesante e i carri armati, due indipendentisti sono stati uccisi.
Secondo fonti dei ribelli ceceni, sempre ieri altri scontri si sono verificati nella regione di Grozny tra guerriglieri e soldati dell’altra unità speciale russo-cecena, il battaglione ‘Vostok’ comandato dal Sulim Yamadaev, che fino al 1999 combatteva dalla parte degli indipendentisti. Almeno tre soldati sarebbero stati uccisi. Altri otto, secondo i guerriglieri, sarebbero morti in altri scontri verificatisi nei distretti di Urus-Martan e Itum-Kalé.
E non si fermano nemmeno i rapimenti: ieri nel centro di Grozny le forze russe hanno portato via altri due civili ceceni, Rezvan Isayev e Rustam Taipov.
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