Jens, il campione
che viene da lontano
Nato in
Ghana, vive a Modena. È considerato una promessa dell’atletica
italiana
Stefania Prandi
MODENA Jens Amanfu è
un campione che viene da lontano, dalla terra del Ghana. È arrivato il Italia da
piccolo, quando aveva 5 anni. A 7 è andato a vivere a Modena con i genitori e
proprio lì, mentre frequentava la terza alle professionali, ha scoperto la
passione per l’atletica. È stato l’insegnante di ginnastica ad accorgersi che
quel ragazzo con gli occhi grandi e scuri aveva la stoffa del campione. Così
Jens ha cominciato a correre, ogni giorno sempre più veloce. Andava a scuola e
poi in pista. Con costanza ha educato il suo corpo già forte e muscoloso allo
sport. Il fisico diventava potente e lui sempre più veloce.
Non ha smesso di
correre nemmeno quando ha cominciato a lavorare in una cooperativa che fabbrica
bilance. Otto ore di lavoro al giorno e poi, senza tornare a casa, subito in
pista a correre a perdifiato per migliorare, per ridurre il tempo che ci vuole
per coprire i 400 metri. D’estate e d’inverno, sotto l’occhio vigile
dell’allenatore Mario Romano che da sempre lo segue.
Come certi fiumi
dell’Africa, gli uadi, che scorrono in superfice e poi scompaiono all’improvviso
nella sabbia per rinascere dove capita con più forza e potenza di prima, così ha
fatto Jens. Nel tempo che va da quando le sue qualità sono state scoperte fino
alla possibilità di gareggiare come italiano non s’è mai perso d’animo e si è
allenato in silenzio, con determinazione. Infatti, nonostante molti si fossero
accorti che Jens era un potenziale campione, lui non aveva mai potuto
partecipare a gare importanti perché era «sprovvisto» di cittadinanza
italiana.
Ci sono voluti ben 4 anni di moduli e richieste per ottenere quel
pezzo di carta che lo rende a tutti gli effetti italiano. Alla domanda sul
perché, secondo lui, c’è voluto così tanto tempo Jens risponde con calma
rassegnazione: «È la burocrazia». Poi ride e dice che «è inutile recriminare sul
tempo perduto perché l’importante è che ora sia tutto a posto e che io possa
diventare sempre più forte». L’anno scorso, quando a 22 anni Jens è «diventato
finalmente italiano», ha potuto partecipare alla prima gara non regionale della
sua vita, la Coppa Europa dove ha ottenuto risultati molto buoni.
Subito dopo
i tempi raggiunti in Coppa Europa, Jens è stato chiamato dalla Federazione
italiana di atletica leggera per entrare a far parte della squadra dei «grandi».
«Pensare di correre con campioni del calibro di Tiziano Longhi è stato davvero
una sorpresa, una conferma di quello che gli altri si aspettano da me», racconta
Amanfu. La seconda gara che ha confermato le sue capacità atletiche è stata
quella dello scorso luglio ai Campionati italiani di Firenze dove è arrivato in
finale nei 400 metri piazzandosi in quinta posizione. Aveva cercato di superare
anche le selezioni per partecipare alle Olimpiadi di Atene, ma senza successo.
«Ho provato a qualificarmi per la staffetta 4x4 con i miei compagni di squadra
Luca Galletti, Andrea Barberi e Marco Salvucci- spiega Jens- ma non è andata
bene.
Infatti per rispettare i tempi stabiliti dalla Fidal avremmo dovuto
percorrere individualmente i 400 metri in minimo 45 secondi e massimo 50». Per
un soffio Jens non ce l’ha fatta. I suoi tempi sono stati 46 e 68 secondi. «Non
credo che sia giusto stabilire dei tempi di qualificazione così stretti- dice
Jens- in questo modo non ci lasciano la possibilità neanche di tentare di
dimostrare quanto può valere una quadra formata da quattro atleti che gareggiano
tutti insieme per la vittoria». L’exploit di ogni atleta, infatti «arriva un
giorno, così, senza che te lo aspetti. Dopo tanto allenamento il superamento dei
propri limiti accade all’improvviso».
Il prossimo obiettivo di Jens è
smettere di lavorare per dedicarsi anima e corpo allo sport. «Tra poco farò
domanda per entrare in un corpo militare, come l’areonautica o i carabinieri-
racconta Jens- così avrò il tempo per sviluppare tutte le mie potenzialità» che
secondo l’allenatore, a volte «restano un po’ latenti perché il ragazzo vale
molto e può fare ancora di più».
Jens dunque è un campione italiano, ma per
lui non è sempre stato facile vivere in questo Paese. E non certo per colpa sua.
«Io non ho mai avuto problemi ad ambientarmi, semmai sono stati gli altri a
mettere dei paletti». Sono stati «i visi pallidi» (come li chiama il suo maestro
delle elementari Arturo Ghinelli) a alzare le barriere, a considerarlo
«particolare» solo per la sua pelle scura e le origini africane. Ma lui,
correndo, ha dimostrato che il colore della pelle non conta perché quando sei in
pista basta andare più veloci degli altri. Quando è arrivato a Modena era
l’unico nero nella scuola. Ora le cose sono cambiate, i bimbi stranieri in
Italia sono molti di più, ma certe forme di discriminazione sono purtroppo
ancora presenti. Ora, però, quei bambini possono pensare che c’è Jens, uno che
non ma mai smesso di credere in se stesso e che al traguardo c’è arrivato,
l’ultima volta, in 47 secondi.
L'Unità, 24 agosto
2004