Signor ministro .....

Inviato da Rolando Alberto Borzetti - Corrispondenza - 04.11.2008

Sono un' insegnante in pensione, ma emotivamente mai andata in pensione. Non ho mai scritto una mail ad alcuno, se non ad amici, ma questa volta, mi creda, è un’emergenza. Non ho colore politico in questo momento perché credo che tutti, indistintamente, realizzino progetti positivi e non: nessuno è esente da errori… nessuno è totalmente nell’errore.

Quando ci si inoltra nella fase della progettualità, bisognerebbe sempre chiedersi: dove sto sbagliando… dov’è il punto debole?

Perché c’è, mi creda… inevitabilmente il punto debole o errato, c’è.

Questa domanda mi ha accompagnato nel lungo viaggio, fantastico e misterioso che l’infanzia propone a noi adulti. Nonostante questo ho certamente sbagliato. Non sono stata missionaria, ma solo e sempre una professionista; ho ingurgitato libri, ho collaborato con associazioni della scuola, ho partecipato a seminari, corsi di aggiornamento, anche d’estate, quando altri erano in vacanza, a corsi triennali di informatica già nei lontani anni ’80, ho interagito con i colleghi perché più intelligenze potessero sbagliare di meno. Lavorare in equipe e poi in team nelle classi era di fondamentale importanza perché solo così si creava una osmosi culturale che gli alunni percepivano.

L’insegnante unica è appartenuta alla mia infanzia… mi ha dato una grossa fetta di strumentalità in lingua italiana, in aritmetica e geometria… e tanta tristezza… Un insegnante può essere eclettico e creativo, ma anche spento e piatto. Un insegnante unico non può soddisfare le molteplici conoscenze che la società propone, non può soddisfare le infinite potenzialità intellettuali che il bambino possiede.

Signor Ministro, mi creda, il bambino è immerso in uno straordinario mondo di stimoli culturali: giochi elettronici, computer, vacanze e viaggi internazionali, palestre, campi di calcio, pomeriggi con gruppi di coetanei… è abituato a relazionarsi con adulti della famiglia, della scuola, del tempo libero… non lo rinchiuda in un’aula con un solo insegnate che non può detenere, da solo, le sfumature della metodologia e della didattica di quasi tutte le discipline.

Si insegnava lingua italiana… si insegna da anni linguistica con i linguaggi della comunicazione verbale e non; si insegnava aritmetica e geometria… si insegna da anni matematica con i linguaggi propri di essa… c’è poi il settore storico-antropologico-scientifico per il quale è possibile tuffarsi nell’ambiente dell’archeologia, negli ecosistemi che pullulano intorno al bambino, nel magico mondo del laboratorio scientifico dove microscopi, provette, beute e pipette aprono spazi illimitati di conoscenza. C’è il mondo dei colori e dei suoni che proiettano nella dimensione dell’arte: la mia generazione, con il maestro unico è cresciuta senza di essi. La gestione della classe da parte di più insegnanti è una straordinaria palestra di vita e democrazia: si immettono in essa le peculiarità di ciascun docente, i linguaggi, l’emotività, il temperamento, la gestualità, le possibili divergenze di opinioni e diversi stili di intervento, tutto ciò amplia il linguaggio, prospetta soluzioni diversificate, insegna il confronto e lo scontro dialettico, nell’interesse di un comune obiettivo.

L’uomo di domani , l’uomo del mondo del lavoro dovrà avere una variegata gamma di conoscenze, una pregnante valenza culturale ed emotiva, la  fluidità mentale indispensabile ad individuare soluzioni multiformi in breve tempo.

La scuola elementare ha voluto e formato insegnanti specializzati nei vari settori, ormai da anni. Non permetta che tutto questo si disperda: ogni insegnante, solo con se stesso e la classe, si cimenterà maggiormente dove si stente più esperto tralasciando o peggio ancora, trasmettendo le proprie insicurezze nelle altre discipline. I processi cognitivi si attivano in un contesto di relazioni: in un ambiente familiare deprivato culturalmente, il bambino, fin dalla nascita avrò una scarsa valutazione di se stesso e una limitata integrazione sociale. Il maestro unico non può che impoverire culturalmente tale contesto come non può, per la numerosità delle classi, per gli impegni didattici da portare a compimento, soffermarsi sugli infiniti risvolti di ordine psicologico intessuti nei bambini.

Signor ministro, gli alunni sono persone dalla nascita e crescono, troppo spesso, trascinandosi dietro le incoerenze, le ambiguità, le intolleranze, le lacerazioni intime dei loro genitori (quando ci sono). Mi fanno compagnia da anni le parole di un bambino: Grazie maestra, per quello che hai fatto per me. Lo disse avvicinandosi, com’era solito fare per trovare un conforto, un rifugio rassicurante. Il padre era morto di overdose e lui, bambino, aveva bisogno di capire. Ho parlato con lui perché la condivisione della classe con altre colleghe lo ha reso possibile.

Devi ringraziare te stesso – risposi – Le mie parole sarebbero andate via col vento se tu non fossi stato disponibile ad ascoltare. In ogni classe gravitano penose vicende umane…. In ogni classe ciascun bambino ha bisogno e diritto di esprimere gioie ed angustie. Vicende umane di ordinaria follia, ma anche di straordinaria emergenza di vita. Mi riferisco agli ormai tanti bambini di colore o di altra religione e cultura che vengono a noi senza conoscere la lingua, intimoriti da quanto succede.

L’incontro con loro è per noi una ricchezza inestimabile, ma quanto tempo dovrà trascorrere prima che ne abbia una piena consapevolezza!

Signor ministro, tenti una riforma della scuola secondaria e sia presente nelle facoltà di ordine pedagogico preposte all’insegnamento perché è lì che bisogna creare i docenti adeguati a soddisfare le molteplici esigenze di una società in progressiva evoluzione, ma anche confusa e disorientata.

Quanto un ragazzo esce da un luogo di divertimento e si schianta contro un albero perché le sostanze che circolano in lui ne hanno alterato la psiche, quando i ragazzi si dilettano ad umiliare, a danneggiare un loro compagno… non si può intervenire con lezioni di educazione stradale o con un voto, sic et sempliciter, di condotta perché il problema è di portata enorme: è l’essenza dell’uomo, della sua valenza sacra ed insostituibile che va costruita con progetti educativi, in interazione con gli organismi sociali presenti sul territorio.

La scuola si può riformare solo tenendo conto che essa vive dietro una cattedra non dietro una scrivania.

A Lei, signor ministro…buon lavoro.

SANDRA RASPETTI

-

Nessun commento



Lascia un tuo commento





<<<