Dal Redattore sociale: a che punto siamo con i tagli al sostegno

Tagli al sostegno: l’Anffas chiede un incontro col ministro Gelmini

L’Associazione vorrebbe concordare un piano d'azione con il governo per stabilizzare il tetto massimo di alunni per classe e autorizzare le ore di sostegno necessarie. Speziale: ''Altrimenti ci mobiliteremo''

L’Anffas (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) chiede un incontro con il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini per concordare un piano d’azione che stabilizzi il tetto massimo di alunni disabili per classe, autorizzi le ore di sostegno necessarie, assicuri la presenza di personale qualificato e garantisca l’agibilità delle aule.
“L’incontro dovrà avvenire prima che le associazioni si mobilitino per far valere i diritti degli alunni”, annuncia Roberto Speziale, presidente dell’Anffas. Non si tratta solo di diritto allo studio, ma anche e soprattutto di “diritti umani, civili e costituzionali”. “L’anno scolastico è appena iniziato e già iniziano a manifestarsi le prime avvisaglie di quello che si potrebbe definire come un ‘disastro annunciato’ - si legge in una nota della onlus -. Già la totale assenza del ministro per l’Istruzione ai Tavoli di confronto istituzionali non faceva ben sperare e, purtroppo, dobbiamo constatare con preoccupazione che gli allarmi lanciati dalle famiglie nei mesi scorsi sono stati confermati. In questi giorni si susseguono, infatti, notizie a dir poco sconcertanti”.“La riduzione del numero dei docenti, imposta dalla necessità di tagliare le spese, ha significato una conseguente riduzione del numero delle classi aumentandone automaticamente il numero degli studenti e, in proporzione, anche la presenza degli alunni disabili. Già l’anno scorso le ore di sostegno erano state ridotte dagli Uffici scolastici, ma quest’anno, stando alle quotidiane e numerose segnalazioni da parte delle famiglie, la situazione è precipitata. In aggiunta, la promessa di mantenere invariato il numero degli insegnanti di sostegno ha fatto da specchietto per le allodole”, dice l’Anffas. Nonostante la ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, le Linee guida sull’integrazione degli alunni disabili del ministero e il più recente Atto di indirizzo dello scorso 8 settembre, nel quale il ministro Gelmini dichiarava di voler dare la massima attenzione alla qualità dell’inclusione, “ci troviamo davanti ad una situazione di ‘ghettizzazione’ autorizzata, oltre che a un velato ritorno delle classi speciali, nel principio del contenimento della spesa e dell’autonomia scolastica”, commenta Speziale.

Ore di sostegno diminuite in quasi tutte le scuole d'Italia

La denuncia di molti genitori di bambini disabili - alcuni minacciano già il ricorso al Tar - e dallo Sportello nazionale scuola dell’Anffas. Manganaro: ''Dove non arrivano gli insegnanti di sostegno dovranno arrivare altri docenti''

Ore di sostegno diminuite in quasi tutte le scuole d’Italia se non addirittura dimezzate, com’è accaduto a un bambino disabile di Como e a un altro alunno di Firenze. Da 22 ore settimanali che erano l’anno scorso sono diventate 11. A Bellizzi, invece, in provincia di Salerno, a un bimbo down di 10 anni che frequenta la terza elementare gliene sono state assegnate soltanto due. Dopodichè “resta 'da solo’ in classe disturbando gli altri bambini e l'insegnante perché cerca attenzione”, dice la zia. Nella bagarre dei numeri, le lamentele questa volta arrivano dai genitori, o comunque dai parenti, dei diretti interessati che, constatata la situazione dopo l’inizio delle scuole, hanno scritto alcune lettere alla redazione di Superabile.it, il contact center dell’Inail per la disabilità. E a confermare la tendenza c’è anche lo Sportello nazionale scuola dell’Anffas (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale). Quest’anno mio figlio, che è autistico e frequenta il terzo anno in una scuola primaria in provincia di Como, ha solo 11 ore di sostegno settimanali contro le 22 dell’anno scorso. Dubito fortemente che riuscirà a mantenere la media dell'otto in italiano e matematica senza l'aiuto della sua insegnante che lo assiste nella scrittura facilitata e nella lettura. Qualcuno mi sa spiegare in che senso sono stati scongiurati i tagli?”, scrive una mamma. Il padre di un bimbo di 9 anni che frequenta la terza elementare in una scuola di Firenze, a cui hanno ridotto le ore di sostegno da 22 a 10, vorrebbe invece “fare ricorso al Tar della Toscana”, si legge nella lettera, così come anche i genitori del bambino di Bellizzi hanno intenzione di “procedere legalmente”.
Circa la diminuzione delle ore di sostegno “stanno arrivando molte segnalazioni da tutte le parti del Paese”, commenta Lilia Manganaro, responsabile dello Sportello nazionale scuola dell’Anffas. Le ore sono state “dimezzate solo in alcune scuole, ma la tendenza a una diminuzione del sostegno è comunque generalizzata un po’ dappertutto. Un problema che ha sollevato anche il Coordinamento italiano degli insegnanti di sostegno. “E tocca ai dirigenti delle singole scuole farsi valere nei confronti degli uffici scolastici provinciali e regionali per ottenere qualcosa di più. Altrimenti saranno gli insegnanti curriculari a dover farsi carico degli alunni disabili per il resto delle lezioni”. Ma per la responsabile dello Sportello scuola dell’Anffas non è solo una questione di ore. “C’è anche il problema del sovraffollamento delle classi e dei docenti di sostegno che devono seguire più ragazzini disabili”. Come ad esempio è capitato alla professoressa Camilla De Guglielmis dell’istituto alberghiero “Rossi Doria” di Avellino, che l’anno scorso seguiva tre studenti disabili e quest’anno quattro. “Così si spiegherebbe perché calano le ore di sostegno”, commenta Lilia Manganaro. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini continua però a tranquillizzare che "in Italia c'è un docente di sostegno ogni due studenti disabili e che nei casi di necessità il rapporto è di uno a uno". "Ci sono state strumentalizzazioni e parecchia disinformazione che hanno prodotto solo un’inutile confusione”, aveva dichiarato pochi giorni fa all’inaugurazione del nuovo anno scolastico nel carcere minorile di Nisida a Napoli. (mt)

Sardegna, famiglie pronte a ''citare per danni'' il ministero per i tagli al sostegno

Le famiglie dei bambini disabili pronte a ricorrere al Tar. Vogliono anche citare in giudizio il ministero dell'Istruzione per i tagli al sostegno. L'Abc Sardegna denuncia: quest'anno l'integrazione si farà in Tribunale?

Cattedre di sostegno dimezzate nell’Isola. I tagli annunciati al personale docente e non docente hanno, di fatto, cambiato il volto del sostegno nelle scuole sarde. Classi più numerose, sostegno agli alunni con disabilità di 9 ore o addirittura di quattro ore e mezzo alla settimana, ma anche collaboratori scolastici insufficienti per coprire le esigenze degli studenti che necessitano di un’assistenza continua negli istituti. A denunciarlo sono i volontari dell’Associazione bambini celebrolesi (Abc Sardegna), pronti non solo a scendere in piazza ma anche a rivolgersi ai tribunali per scongiurare il pericolo di vedere i loro figli senza un adeguato sostegno scolastico. “Siamo disposti – dice Luisanna Loddo, presidente di Abc – a ricorrere al Tribunale contro Il Ministero per difendere il diritto allo studio dei nostri figli. Siamo consapevoli che la battaglia per uno solo dei nostri ragazzi è una battaglia per i diritti di tutti”.
“È lo stesso Consiglio di Stato – fanno sapere dall’Abc – con ordinanza del 24 febbraio scorso, ha confermato quanto i tribunali stanno continuamente ribadendo: cioè che il rapporto di sostegno,  nonostante quello medio di uno a due indicato dalla finanziaria nazionale, non escluda attente valutazioni  caso per caso in base alle esigenze reali rilevate”. A sollecitarlo è anche Francesca Palmas, responsabile Scuola dell’associazione: “Certo è terribile per le famiglie trovarsi di fronte ad un tribunale e sostenere spese e  stress per ottenere un diritto che è costituzionalmente garantito – aggiunge – si stanno verificando casi gravissimi come quello emblematico di una scuola di Vercelli in cui sono presenti 7 alunni con disabilità, una “classe speciale” all’interno di una scuola pubblica non è integrazione. Si prospetta la possibilità di fare ricorso anche rispetto alla normativa sulla sicurezza nelle classi. Potrebbe pertanto verificarsi che, a causa della scarsa attenzione degli Uffici scolastici, molte classi vengano dichiarate inagibili, con conseguente interruzione dell’attività didattica, sino al raggiungimento di soluzioni legittime”. Pronti dunque a lunghe battaglie legali, ma anche a proteste davanti ai principali centri di gestione della scuola sarda. “Stiamo lavorando sia a livello nazionale, nella consulta ministeriale sull’integrazione scolastica  – conclude Luisanna Loddo – che in quello regionale. Ma occorre un cambio deciso di linea politica sull’argomento: su questo punto non ci saranno sconti per nessuno perché parliamo del diritto dei nostri figli, non di una concessione”. Per questa ragione, annunciano, molte famiglie sono pronte a presentare citazioni per danni contro il Ministero. (fp)

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