Alunni con DSA, a Modena piu' 183 per cento in 6 anni. E' allarme?

OrizzonteScuola.it del 25.07.2019


Il report dell’Ufficio scolastico regionale, con i dati sui DSA, di cui abbiamo riferito nei giorni scorsi, non lascia spazio a dubbi, ed è lo stesso documento – una Nota del dirigente, Stefano Versari – a definire “impetuoso” il trend. In questo territorio regionale, come abbiamo già riferito, e sempre stando alle rilevazioni dell’ufficio scolastico regionale riportate sulla nota, nel 2018/19, le segnalazioni di DSA sono 29.812, pari al 4,8% degli studenti (615.5471 la platea totale) delle scuole di ogni ordine e grado statali e paritarie. A livello provinciale, il livello più alto è registrato a Modena con 6.736 segnalazioni su 105.334 studenti, pari al 6,4 per cento. Se poi si considera anche il dato dell’anno precedente, l’incremento nel biennio è stato del 18,6 per cento, per arrivare addirittura a un aumento dei DSA nel corso degli ultimi 6 anni pari al 183 per cento in questo territorio. Le segnalazioni maggiori di DSA si verificano nella scuola secondaria di II grado (48,3 per cento), dove è stato registrato anche il maggiore incremento: dal 2012/13 al 2018/19 la crescita è stata del 346 per cento.

Ma che cosa succede a Modena? Si può parlare, dicevamo prima, di un caso Modena? Evidentemente sì, visti i numeri. Numeri che ogni anno fanno registrare un nuovo primato. Tuttavia, già la nota dell’Usr emiliano spiega che si tratta dell’effetto incrementale delle segnalazioni. In realtà, se si considera che alcuni studi stimano attorno tra il 5 e il 15 per cento la percentuale di alunni Dsa a livello nazionale, va a finire che il dato “impetuoso” di Modena sarebbe anche sottostimato. E a questo punto si comprenderebbe quanto ci sia da fare nelle altre regioni.

La questione merita dunque un approfondimento. A Modena da parecchi anni e prima della legge 170 le autorità sanitarie e scolastiche adottano percorsi di individuazione precoce, comunemente definiti screening. Si tratta di prove di lettura e scrittura che si svolgono fin dai primi anni di scuola volti a rilevare una difficoltà nel meccanismo della letto-scrittura. “Alla primaria ci facevano fare delle prove di lettura con il cronometro”, ci raccontano alcuni bambini modenesi. “Il nostro progetto – spiega il Comune di Modena – è stato avviato 20 anni fa dal Comune, assieme ai dirigenti scolastici e all’Azienda Usl di Modena, con la supervisione del Centro regionale per le abilità linguistiche e cognitive dell’Ausl di Bologna. Ogni anno, circa 250 insegnanti vengono formati su come monitorare i percorsi di apprendimento della lettura e della scrittura dei bambini, su come intervenire ed eventualmente programmare ulteriori approfondimenti. Le prove utilizzate sono le stesse per tutti i bambini e con i risultati si sta costruendo una banca dati. L’obiettivo delle prove è individuare precocemente i bambini che mostrano difficoltà di lettura e scrittura, per avviare prima possibile gli interventi necessari”. 

A Modena, in sostanza, sono i primi in classifica per numero di DSA perché sono i primi della classe sul piano delle segnalazioni, e di conseguenza su quello dell’intervento precoce? È la dottoressa Antonella Riccò, responsabile Ausl del Gruppo aziendale sui Disturbi specifici dell’apprendimento, a confermare in un’intervista alla Gazzetta di Modena come stiano le cose. Ma come stanno le cose a Modena? “Che siamo i migliori in Italia”, spiega. Questi numeri, prosegue, “sono il risultato di un grande lavoro di collaborazione tra Asl, scuole, associazioni, pediatri di libera scelta e specialisti di medicina generale. Noi già da prima dell’uscita della legge 170, applichiamo costantemente, in quasi tutte le scuole, percorsi di individuazione precoce, definiti screening. Si tratta di prove di lettura e scrittura che si svolgono in prima e seconda elementare: se si rivela una difficoltà nel meccanismo della letto-scrittura c’è un potenziamento didattico. Nel caso in cui non dia buoni risultati c’è un invio ai servizi tramite impegnativa del medico. Così si accede al percorso di valutazione dei DSA. Siamo i migliori perché questa applicazione costante di un metodo è stata la chiave di volta per avere questi numeri”. D’altronde, e riprendiamo qui un aspetto già anticipato, “gli studi ci dicono che i DSA sono compresi tra il 5 e il 15 per cento della popolazione scolastica: noi siamo al 6, quindi non siamo fuori target. Nel giro di qualche anno si arriverà ad una omogeneità delle percentuali su tutto il territorio nazionale”.

Insomma, il caso Modena c’è e non c’è. E se c’è e perché “siamo la punta di diamante”, insiste la dottoressa Riccò. “Questa è la spiegazione. Li intercettiamo prima e diamo loro gli strumenti per procedere nel percorso scolastico. È un buon risultato”. Risultato che consente di intervenire a scuola tempestivamente con gli strumenti dispensativi e compensativi previsti dalla normativa. “Con questi strumenti – assicura Riccò – tutti i DSA hanno una carriera scolastica uguale agli altri, tanto che abbiamo riscontrato un aumento di iscritti all’università. Peraltro, il tasso di utilizzo del servizio di Neuropsichiatria infantile in provincia di Modena è uno dei più alti in Italia: “Tocchiamo il 10/12 per cento della popolazione target. Significa che c’è fiducia verso l’istituzione e soprattutto così c’è una maggiore prevenzione”.

Ma quali sono le cause dei disturbi specifici di apprendimento? Sono cause genetiche o l’ambiente ci mette del proprio? E se l’ambiente in cui il bambino vive ci mette del proprio, siamo sicuri che la famiglia e la scuola non possano fare di più per migliorare la situazione di questi alunni? Cosa si fa davvero a scuola con i bambini più a rischio DSA fino all’epoca in cui si fanno gli screening? E dopo la diagnosi? Domani la seconda puntata del nostro servizio.

di Vincenzo Brancatisano



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