Anief: Sostegno, 270 mila alunni disabili; i servizi latitano e l'inclusivita' passa per i tribunali

OrizzonteScuola.it del 17-02-2019


Anief invita il Parlamento ad approvare una legge che trasformi i posti in deroga in organico di diritto, risponda alle richieste di personale ogni anno inoltrate delle scuole e passi gli assistenti all’autonomia a ruoli statali e non stagionali. 

Così si garantisce il diritto all’istruzione e la continuità didattica, non certo con inutili blocchi quinquennali sui trasferimenti.

Ma per i ricercatori “i dati visti finora ancora non ci informano sulla effettiva inclusione delle ragazze e dei ragazzi con disabilità nelle scuole italiane”, con fenomeni compensativi tra docenti di sostegno e assistenti all’autonomia e comunicazione. Così “l’inclusione del minore con disabilità rischia di restare solo sulla carta”. Marcello Pacifico (Anief): È l’ennesimo abuso nei confronti di alunni che meriterebbero ben altre attenzioni. Proprio per denunciare queste situazioni, con l’inizio del 2019 abbiamo lanciato il progetto Operazione verità. E continuano i ricorsi gratuiti per le famiglie con l’iniziativa Anief “Sostegno, non un’ora di meno!”.

Hanno raggiunto quota 272.167 gli alunni con diritto all’insegnante di sostegno che frequentano la scuola italiana, da quella d’infanzia alle superiori, il 46% dei quali per una disabilità intellettiva: complessivamente si tratta del 3,1% degli allievi che frequentano le scuole italiane. Non sempre hanno il docente di sostegno e l’assistente previsti dalla legge e in questi casi in loro soccorso, anziché l’Amministrazione, intervengono i tribunali. È quanto risulta dal report nazionale dell’Osservatorio sulla povertà educativa, pubblicato in queste ore, dal titolo “L’inclusione degli alunni con disabilità nelle scuole”, realizzato su dati ufficiali Istat e dall’associazione “Con i bambini” e “Fondazione Openpolis”.

Entrando nel dettaglio delle disabilità tra iscritti ai vari cicli scolastici, i ricercatori hanno rilevato che “la metà degli studenti con sostegno (48%) presenta più di una disabilità o disturbo. In particolare gli alunni con disabilità intellettiva nel 61% dei casi hanno anche altri problemi di salute”. Inoltre, “l’11% degli alunni con sostegno ha una disabilità motoria”. Dopo avere ricordato che la Legge 104/1992, art. 12, a tutela dei disabili, prevede che l’esercizio del diritto all’educazione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né di altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap, il report si sofferma su come gli alunni disabili certificati siano notevolmente aumentati nel corso degli ultimi 30 anni, a testimonianza della maggiore inclusività del sistema.

Le norme a loro tutela, purtroppo, non sono ancora sufficientemente adeguate e a garantire tale principio sovrano sono state principalmente le aule di giustizia. A tal proposito, nel report viene realizzato un focus sugli interventi normativi per l’inclusione, nel quale si sottolinea come “dal punto di vista giuridico, un passaggio importante è stata una sentenza della Corte Costituzionale (n. 215/1987). Quel pronunciamento ha ribadito con chiarezza il diritto incondizionato per tutti gli studenti portatori di disabilità di poter frequentare le scuole di ogni ordine e grado”. “Da allora – continua il rapporto – si sono succeduti diversi interventi normativi con l’obiettivo di assicurare (e non solo facilitare) la frequenza della scuola da parte degli alunni disabili. Ma i dati visti finora ancora non ci informano sulla effettiva inclusione delle ragazze e dei ragazzi con disabilità nelle scuole italiane. Come e quanto viene garantito l’accesso a scuola e la partecipazione alle attività didattiche?”. Inoltre, permangono dei problemi sulla formazione dei docenti: dallo studio risulta che nel “13% delle scuole con alunni con sostegno nessun insegnante ha frequentato corsi sulla didattica inclusiva”.

PERSONALE A SUPPORTO.PARAMETRI DA RISPETTARE.
Su questo punto, che rimane fondamentale per un efficace “percorso educativo e di formazione degli alunni con disabilità”, i ricercatori dicono che “è affidato principalmente a due figure professionali: gli insegnanti di sostegno e gli assistenti all’autonomia e comunicazione. I primi vengono assegnati alla classe dell’alunno disabile e, insieme agli altri insegnanti, elaborano la programmazione didattica per l’allievo e per la classe. Sono il fulcro del percorso di inclusione, perciò la legge prescrive che non si possa scendere sotto la quota di almeno un insegnante di sostegno ogni due alunni disabili”.

PERSONALE A SUPPORTO: PARAMETRI DA RISPETTARE.
Il riferimento sui parametri da rispettare è sempre la Legge 244/2007, art. 2 comma 413, secondo la quale “tali criteri e modalità devono essere definiti con riferimento alle effettive esigenze rilevate (…) in modo da non superare un rapporto medio nazionale di un insegnante ogni due alunni diversamente abili”. Inoltre, “gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione coadiuvano l’attività dell’insegnante di sostegno, in particolare nelle relazioni tra il bambino e i compagni di classe e nella partecipazione alle attività della scuola. A differenza degli insegnanti di sostegno, questo servizio è generalmente finanziato dagli enti locali. Rispetto alla presenza di queste due figure, emergono delle differenze tra i territori”.

Si sottolinea, poi, che “il rapporto di 2 alunni per insegnante viene rispettato in quasi tutte le regioni italiane. Allo stesso tempo però i dati rilasciati da Istat indicano come gli insegnanti effettivamente specializzati per il sostegno siano poco meno di 2/3 del totale. Ciò pone un tema di formazione ineludibile, che varia molto tra le diverse regioni. Le carenze maggiori di insegnanti specializzati si rilevano nelle regioni del nord, mentre il fenomeno è più contenuto nel mezzogiorno”.

“Altro aspetto da rilevare è che, nonostante le due figure professionali abbiano ruoli distinti, si nota una certa complementarità tra la presenza di insegnanti di sostegno e gli assistenti. La presenza di insegnanti di sostegno è relativamente più diffusa nelle regioni del sud (ad esempio in Molise, 1 ogni 1,1 alunni)”. Una tendenza su cui si erano soffermati, ad inizio 2019, anche i ricercatori dell’Istat, per i quali “nel complesso sembra verificarsi un fenomeno compensativo: dove persiste una carenza di figure a supporto degli alunni offerte dagli enti locali, come nel caso del Mezzogiorno, le scuole sopperiscono con un maggior numero di insegnanti per il sostegno”. Ma esiste, come ben sappiamo, anche il processo contrario.

GLI OBIETTIVI MANCATI.
Poiché “senza servizi non ci può essere inclusione”, nel rapporto si auspica che le prerogative a tutela dei disabili si concretizzino “in precise attività e servizi che devono essere garantiti a queste ragazze e ragazzi, definiti dai documenti ufficiali “alunni con sostegno”. Come “l’eliminazione delle barriere architettoniche, che precludono l’accesso a scuola. L’affiancamento di insegnanti di sostegno, docenti specializzati che possono aiutare l’alunno nel suo percorso di apprendimento, con percorsi didattici personalizzati” e “la presenza di assistenti all’autonomia, che supportino non solo nella didattica ma anche nella partecipazione alle attività della classe, per favorire l’inclusione anche a livello relazionale e sociale. Senza questi servizi e altre tutele, l’inclusione del minore con disabilità rischia di restare solo sulla carta. Perciò è importante monitorare, dati alla mano, quali misure vengono adottate per l’integrazione nelle scuole di questi bambini e adolescenti”.

MARCELLO PACIFICO (ANIEF): LA VERITÀ VA PORTATA A GALLA.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, questi dati confermano la tendenza del Miur a sopperire in tutti i modi alla mancanza di insegnanti di sostegno specializzati. Non solo, una cattedra ogni tre continua ad essere affidata a docenti precari: ora si scopre che ci sono delle aree del Paese dove gli assistenti all’autonomia e comunicazione vengono utilizzati per coprire le ore di mancata presenza dei docenti specializzati e viceversa, visto che l’Istat parla di compensazione sostanzialmente reciproca. Si tratta, chiaramente, dell’ennesimo abuso nei confronti degli alunni che meriterebbero ben altre attenzioni dall’amministrazione centrale e periferica”.

“Anche per denunciare queste situazioni – continua il presidente nazionale Anief – con l’inizio del 2019 abbiamo lanciato il progetto Operazione verità, , con l’obiettivo di andare proprio a verificare la situazione in ogni istituto italiano dove sono state elette le nostre RSU per capire quale sia la vera situazioni degli organici, ad iniziare da quelli di sostegno che si ripercuotono in modo diretto sul diritto allo studio e all’inclusione degli alunni disabili. Nel frattempo continuano i ricorsi gratuiti per le famiglie in caso di attribuzione illegittima di ore inferiori a quelle necessarie e previste dal PEI con la nostra iniziativa “Sostegno, non un’ora di meno!”.

L’AZIONE DELL’ANIEF IN TRIBUNALE.
Anief, infatti, ricorda che anche per quest’anno è stata riproposta l’iniziativa gratuita “Sostegno, non un’ora di meno!” che solo lo scorso anno ha prodotto centinaia di vittorie in tribunale a tutela dei diritti degli alunni disabili ottenendo l’aumento, spesso il raddoppio delle ore di sostegno riconosciute. Famiglie, docenti e dirigenti scolastici possono segnalare – senza affrontare spese – ogni mancata tutela dei diritti degli alunni sul numero di ore di sostegno attribuite scrivendo all’indirizzo [email protected].

Il giovane sindacato, infine, rammenta che con il Decreto n. 92/2019, il Miur ha fissato le norme per partecipare al corso di specializzazione (ex Tfa) per il sostegno agli alunni disabili: viene confermata l’esclusione degli insegnanti Afam, i dottori di ricerca e gli educatori. Il sindacato contesta anche la soglia di sbarramento nel test pre-selettivo utile all’accesso alle prove scritte. Per ulteriori informazioni e aderire ai ricorsi Anief per il TFA Sostegno, clicca qui.


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