Redattore Sociale - Autismo, boom di titoli: ecco perche' piace tanto a editori e registi

ROMA. Solo negli ultimi cinque anni, in Italia, piccoli, grandi e medi editori hanno pubblicato circa una cinquantina di titoli sull’autismo. Non si tratta di manuali tecnico-scientifici, anche essi esposti in grandi quantità sugli scaffali delle librerie specializzate, ma di diari, opere narrative e saggi divulgativi. A chiedersi il perché di questo boom editoriale un’inchiesta di Antonella Patete, che sarà pubblicata nel numero di aprile del magazine SuperAbile Inail, di cui Redattore sociale anticipa alcuni contenuti.

box Per Sante Bandirali, direttore editoriale di Uovonero, casa editrice specializzata nell’autismo, “se i soggetti con Asperger piacciono tanto agli editori è perché interessano in primo luogo agli scrittori”. Nei suoi sette anni di vita Uovonero ha pubblicato, fra gli altri, quattro romanzi e cinque volumi di saggistica divulgativa, oltre a una serie di albi illustrati scritti con il metodo della comunicazione aumentativa alternativa, e quindi accessibili a ragazzi autistici o con altre difficoltà cognitive. “Ciascuno ha dei tratti unici e individuali che rendono ogni personaggio diverso dall’altro – nota Bandirali –. Nello stesso tempo l’autismo ad alto funzionamento ci porta a interrogarci su questioni come quella della comunicazione e delle relazioni con gli altri che riguardano qualsiasi persona: tutti noi siamo dovuti passare per la scoperta delle regole non scritte dell’interazione sociale, e non è stato un passaggio indolore”. Come altri, Sante Bandirali è convinto che la proliferazione di titoli sull’autismo negli ultimi anni sia dovuta soprattutto all’incremento esponenziale delle diagnosi, alle maggiori conoscenze scientifiche in merito e al fatto che si tratta di un argomento di cui si parla sempre di più. Ma ha anche una sua visione personale delle cose, che ridimensiona, almeno in parte, la portata del boom editoriale: “Secondo uno studio statunitense del 2015, le persone autistiche sono una su 88. E siccome questo rapporto non trova riscontro nei libri, si può dire che di autismo si parla ancora troppo poco”.

Il pregio più grande della produzione narrativa e cinematografica degli ultimi anni è stato forse proprio quello di ampliare lo spettro della rappresentazione. “Fino a qualche tempo fa c’era soltanto Rain Man, che ha condizionato profondamente l’immaginario sull’autismo nel nostro Paese”, sottolinea Giuseppe Cacace, direttore artistico dell’As Film Festival, una manifestazione nata a Roma e oggi diffusa in molte città della Penisola, che in quattro anni ha portato in Italia circa 100 cortometraggi sulla condizione autistica provenienti da tutto il mondo. A volte i cortometraggi vengono prodotti dalle associazioni, ma più spesso sono i familiari a girarli, in particolare fratelli e sorelle, e in alcuni casi le stesse persone autistiche ad alto funzionamento, che vogliono raccontare il loro punto di vista sull’autismo. Lo stesso As Film Festival d’altra parte, fatta eccezione per il direttore artistico, è interamente gestito da giovani con la sindrome di Asperger, che come Marco, Adriano e Nicola prestano la loro opera in maniera volontaria nel corso dell’anno e ricevono un compenso vero e proprio durante i giorni della manifestazione. E per alcuni di loro il cinema è diventato la passione più travolgente della propria vita. Ma questa è un’altra storia, ancora tutta da raccontare.

Tommy e gli altri. E’ in onda in questi giorni sui canali Sky “Tommy e gli altri”, il docu-film realizzato dal giornalista e scrittore Gianluca Nicoletti insieme al regista Massimiliano Sbrolla. Il documentario segue due libri autobiografici firmati dallo stesso Nicoletti, “Una notte ho sognato che parlavi” e “Alla fine qualcosa ci inventeremo”, entrambi best-seller con decine di migliaia di copie vendute e oggi pubblicati in edizione Oscar. Il film racconta il viaggio dell’autore insieme al figlio Tommaso, un giovane autistico da poco entrato nella maggiore età. Ma la storia di Tommy, figlio Tommaso da Nord a Sud della Penisola, un pretesto per raccontare l’autismo nascosto, ovvero la vita di tanti giovani autistici e delle loro famiglie. “In qualsiasi posto d’Italia, qualunque possa essere la condizione economica delle famiglie, la conclusione e` sempre la stessa – spiega Nicoletti –Non hanno alternativa: o restano con i genitori o non si sa dove vanno a finire”.

La vita di Gioele in un diario fotografico lungo tre anni. Quando ha incontrato per la prima volta l’undicenne Gioele, Fabio Moscatelli, fotografo romano con spiccata sensibilità per le periferie geografiche ed esistenziali, non aveva un’idea chiara di cosa fosse l’autismo. E non aveva mai pensato di porre la condizione autistica al centro di uno di quei lunghi progetti fotografici che contraddistinguono da sempre il suo lavoro. A colpire la sua attenzione Gioele, quel bambino “forse un po’ cresciuto per lo scivolo e l’altalena”, a cui Moscatelli ha dedicato un diario fotografico durato tre anni. Così, quando nel 2016 “Il quaderno del tempo libero di Gioele” è arrivato finalmente alle stampe in una curatissima edizione di sole mille copie (Doll’s Eye Reflex), qualcuno ha commentato che si trattava sicuramente di un bel lavoro, ma Gioele non sembrava affatto autistico. “Probabilmente voleva essere una critica, ma per me ha rappresentato il complimento più grande”, racconta il fotografo. E, infatti, fin dal principio l’intento non è stato quello di “rendere protagonista l’autismo”, ma di raccontare la vita di un ragazzo nel delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Il volume, che è andato subito esaurito, è da considerarsi solo il primo capitolo di un lavoro tutt’altro che concluso: “Gioele è ormai un adolescente e vorrei realizzare un secondo quaderno incentrato, appunto, su questa fase di passaggio e cambiamento – conclude l’autore –. Un quaderno, quindi, non più di un bambino ma di un ragazzo”.

Madri, padri e figli: gli ultimi titoli in libreria. S’intitola “Una bambina di nome Iris Grace” l’ultimo volume pubblicato da Tea, la casa editrice di libri economici del Gruppo editoriale Mauri Spagnol. Scritto dalla fotografa inglese Arabella Carter-Johnson, il libro racconta la storia vera della piccola Iris Grace che, all’età di poco più di un anno, riceve una diagnosi di autismo severo. Grazie all’ostinazione della madre e all’arrivo della gattina Thula, la bambina comincia a comunicare e a dipingere, dimostrando uno sguardo unico sulla natura e sulle cose. E del rapporto madre-figlio tratta anche “Francesco che arrivò un giorno d’inverno”, libro pubblicato dalle edizioni Terra Santa e firmato da Maia Consonni, uno pseudonimo collettivo dietro il quale si celano tre operatrici della Fondazione Sacra famiglia, struttura impegnata da oltre un secolo nella cura di persone con disabilità gravi e gravissime. “Corri con me”, infine, scritto da Giovanni Berti per le Edizioni Beccogiallo, racconta la storia di Alessandro, un bambino con sindrome di Asperger, e di suo padre Giovanni, farmacista e grande appassionato di corsa. Sarà proprio l’abitudine di correre fianco a fianco a creare uno spiraglio di comunicazione tra padre e figlio, dando a Giovanni il coraggio per realizzare il sogno di una vita: partecipare a una vera maratona.
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